Una nuova vita

FanFiction by sahany09

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  1. sahany09
     
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    Voglio fare subito una premessa: sebbene non abbia commentato sempre le vostre FF, questo non vuole assolutamente dire che non mi siano piaciute, anzi! Siete bravissimi/e.
    E adesso scendo in campo anch'io con una mia che vuole essere una sorta di inizio personale della prossima 6a stagione, visto che qualcuno ha già giustamente compiuto qualche piccolo tentativo di immaginarsi come potrebbe iniziare la prossima season.
    Tra l'altro può essere benissimo una terapia anti ansia e anti stress da astinenza della nostra serie preferita.

    L'azione si svolge ovviamente nella cittadina dove abita Lisa, (che non mi ricordo qual è, ma non credo che sia importante), e il lasso di tempo cronologico è riconducibile a qualche mese dopo l'ultimo episodio della 5a stagione.
    (attenzione spoiler)


    E' un pò lunga, ma la scena dovrebbe coprire circa una mezza puntata (forse!)
    Comincia in modo un pò traumatico, con un incubo.
    Non meravigliatevi se la parte centrale risulta piuttosto "apple pie life", dove pare che tutto vada più che bene. Andate avanti fino alla fine, e scoprirete che.....
    Ovvviamente è ciò che io ho immaginato.
    Ho scritto questa FF parlando al passato, come fosse un racconto vero e proprio.
    Non dico altro.
    Leggete, se volete, e sempre se volete, recensite. Altrimenti, amici come prima, spero!!



    UNA NUOVA VITA

    Era inchiodato alla ruota, sciolto dal calore delle fiamme, il corpo sconvolto dal dolore.
    Alastair era di fronte a lui e brandiva un coltello di cui aveva passato la lama sulla fiamma di un braciere, e infieriva spietato sulla sua carne, ridotta ad un grumo sanguinolento, ripetendo sadicamente la solita litania:
    “Tuo padre ha resistito cento anni senza cedere mai alla mia proposta”.
    Poi, come in una dissolvenza incrociata, il suo corpo e il suo volto si tramutarono in quelli di Sam.
    Ora c’era lui su quella ruota. E non aveva potuto evitarlo, poiché era stata una scelta del fratello, che lo aveva molto gentilmente, ma chiaramente minacciato di non ostacolare il suo progetto, e di non muovere un dito per tirarlo fuori da lì.
    Oltretutto, non sapeva neppure se il gioco avesse valso la candela.
    Dean si svegliò di colpo, in un bagno di sudore, facendo sussultare anche Lisa, stesa sotto le coperte, accanto a lui.
    Tutto intorno a loro era ancora buio.
    Le cifre digitali blu, sulla sveglia, segnavano le due e mezza di notte. E l’incubo si era riaffacciato dopo mesi, forse anni. Due anni.
    Il suo respiro affannoso mise Lisa all’erta.
    “Tutto bene, Dean?” chiese Lisa, riuscendo a contenere bene l’ansia, cercando allo stesso tempo di tranquillizzare il suo uomo, in apparente stato di autentico panico.
    “Si. – rispose Dean, mentendo, passandosi una mano fra i capelli umidi – Credo di si”. Ma faticava a riprendere la regolarità del respiro.
    “Sicuro?” insisté Lisa, accarezzandogli una spalla.
    “Si. – rispose Dean, persistendo nella menzogna – Non preoccuparti. Sto bene”.
    Si alzò, andò al bagno, riempì un bicchiere d’acqua e lo scolò d’un fiato. Poi si guardò allo specchio. L’immagine che lo specchio restituiva era sempre piacevole, ma i suoi occhi tradivano un’inquietudine che non lo aveva abbandonato.
    Si appoggiò al lavandino e abbassò la testa.
    Da sei mesi non aveva più visto mostri, fantasmi, demoni, vampiri, muta forma o altre creature a cui aveva dato la caccia per quasi una vita intera. Le figure umane che vedeva tutti i giorni erano quelle rassicuranti e dolci di Lisa, di Ben, e dei vicini di casa, che lo salutavano allegramente, ed ai quali lui rendeva un sorriso, felice, tutto sommato, di vederli poiché facevano ormai parte della sua nuova vita.
    Quando si girò verso la porta, Lisa era lì, in piedi, appoggiata allo stipite, che lo guardava con i suoi occhi intensi di velluto nero. Uno sguardo dolce e apprensivo, che però gli ricordava dov’era e cosa faceva, in un’esistenza e in un mondo diversi da quelli in cui aveva vissuto per quasi trent’anni.
    In certi momenti, quella nuova condizione gli sembrava un sogno, un bel sogno dal quale, a tratti, aveva avuto, e aveva ancora, paura di ridestarsi.
    I primi giorni erano stati duri.
    Si era sentito una specie di reduce da una guerra di cui nessuno era stato al corrente, ma che era stata forse peggiore del conflitto in Iraq o in Afghanistan. Una guerra dall’esito non definitivo, che si era consumata dietro le quinte di un palcoscenico in un’altra dimensione.
    Ma poi però, lentamente, l’eco di quella guerra si era allontanato, facendosi sempre più flebile fino a sparire dentro una nebbia grigia da cui era uscito per atterrare finalmente sulla Terra, e vivere il presente, che non si era rivelato vuoto come aveva temuto.
    La pazienza e l’affetto di Lisa e del bambino avevano fatto il resto, contribuendo a compiere su di lui un piccolo miracolo.
    Così almeno loro credevano.


    Qualche ora dopo, seduti intorno al tavolo della cucina, si ritrovarono a consumare la colazione e a scambiarsi i programmi per la giornata. Una vera e propria apple – pie – life, come l’aveva definita Sam, ma non era quella che lui aveva sempre sognato?
    Sam , dove sei? Credi veramente che ti lascerò laggiù? Non posso pensare che forse stai passando quello che ho passato io. Non posso permetterlo. Ma devo solo trovare un modo per ripescarti. Senza fermarmi agli incroci.
    Solo qualche anno prima non si sarebbe fatto scrupolo a scendere a patti col Maligno per lui, e l’aveva fatto. Ma adesso le cose erano cambiate. Lui era cambiato.
    Dopo colazione, tutti e tre uscirono di casa, ognuno per raggiungere la propria destinazione: Lisa, al suo lavoro, Ben a scuola, Dean ad un’officina poco distante, dove il proprietario lo aveva assunto su due piedi, dopo che era riuscito a rimettere a nuovo un catorcio di macchina data per spacciata in seguito ad uno scontro frontale con un autocarro.
    Un altro giorno normale. Come aveva sempre desiderato.
    Forse.
    Ma anche quel giorno lui compì il suo dovere senza, tra l’altro, provare troppa sofferenza.
    Mettere le mani nei motori, per lui, era quasi terapeutico. Senza contare che per Dean Winchester, i motori non avevano segreti. E registrò un altro miracolo.
    Eseguì il suo lavoro canticchiando, tuttavia, in certi momenti, aveva l’impressione di non essere lui a muoversi sotto la macchina, anzi! Si vedeva vicino a quell’automobile, ridotta alla dimensione di una scatola di biscotti, ad osservare se stesso, steso sul carrellino ad armeggiare con le viscere me-talliche della vettura ferita. Per fortuna questo sdoppiamento durava pochi secondi, ma a volte si verificava. Poi, tutto tornava alla normalità.
    Al termine di quel lavoro, uscito da sotto l’auto, il proprietario, un uomo dalle forme rotondeggianti e il faccione largo, ma simpatico, lo aspettava con una birra.
    Anche quel giorno il rito si ripeté, con una variante.
    “Che ne dici se ci mettessimo in società? Da quando sei qui, gli incassi sono lievitati. E la lista dei miei clienti si è allungata di parecchi nomi” fu la proposta.
    Dean non rispose subito. Bevve un lungo sorso di birra e si leccò le labbra. La proposta era onorevole ed allettante ma…. Sentì lo stomaco contrarsi. In realtà non aveva la minima idea di quanto tempo si sarebbe fermato lì. Avrebbe potuto essere per sempre, o solo per qualche mese.
    La caccia non gli mancava molto. Gli mancava Sam.
    E prima o poi sarebbe ripartito a cercarlo, che l’avesse voluto o no.
    In fondo, aveva mantenuto la promessa. La stava mantenendo.
    Vita tranquilla e familiare. Però non aveva specificato la durata.
    “Mi ci lasci pensare?” chiese alla fine della riflessione.
    “Si. – rispose il proprietario dell’officina – Ma non troppo. Ti do al massimo una settimana”.
    Dean rimase un attimo senza fiato. Si sentì preso al laccio.
    All’improvviso, nel suo cervello e nel suo cuore, udì una voce che gli disse: hai un lavoro da fare.
    Il respiro tornò, e lo protrasse fino a sentirlo arrivare allo stomaco.
    “Okay. – disse – In settimana te lo faccio sapere”.
    Il faccione del proprietario si allargò ulteriormente, e si illuminò in un sorriso a 64 denti.
    Si salutarono.
    Anche per quel giorno aveva finito.
    Chiamò Lisa per chiederle se avesse dovuto andare lui a prendere Ben al baseball.
    Il cellulare squillò a lungo, a vuoto, e Lisa non rispose.
    Pensò che fosse lontano dal telefono e non lo sentisse.
    Pensò che si trovasse in una zona senza campo.
    Chiuse il cellulare e tornò alla macchina. Ma prima di rimettere in moto, riprovò a chiamarla.
    Niente.
    Nessuno rispose.
    Provò a chiamare Ben.
    Nessuna risposta nemmeno da lui.
    L’angoscia e il fiuto del cacciatore esplosero come un vulcano dormiente da secoli.
    Salì in auto e partì a tavoletta. L’officina non era molto lontana, e fu a casa in pochi minuti.
    Si fermò facendo stridere i freni, e notò subito un primo elemento negativo: tutte le luci spente,
    nonostante fosse già il tramonto, e un silenzio che metteva i brividi.
    Compì un altro tentativo col telefono, e anche stavolta, silenzio.
    Chiamò, disperato, le due persone che ora erano diventate i capisaldi della sua nuova vita.
    Non sentì pronunciare il suo nome. Non sentì essere chiamato papà.
    Fece fatica ad aprire con le chiavi il cancello che introduceva nel piccolo giardino davanti alla villetta di legno. Le mani gli tremavano, ma alla fine ci riuscì, e corse alla porta gridando i nomi dei suoi cari.
    E nel coprire quel breve tratto fra il cancello e la porta, la coda dell’occhio sinistro intercettò una forma umana, anch’essa familiare.
    Molto familiare.
    Un giovane molto alto, coi capelli scuri, sostava sotto il lampione del giardino, e sorrideva.
    Era vestito come al solito, come l’ultima volta che lo aveva visto: jeans, camicia a quadri a fondo chiaro, giubbotto beige. E quella figura parve riuscire a frenare la forza dell’uragano di angoscia che ormai lo aveva pervaso.
    “Sammy!” riuscì appena a sussurrare.
    “Ciao, Dean” lo salutò Sam.
    Dean non pensò ad altro, si avvicinò a lui e lo abbracciò con tutta la forza che aveva.
    Ma non ebbe risposta di uguale intensità, e si scostò da lui quasi subito, tastandogli le braccia per sincerarsi della sua condizione “umana”.
    “Stai bene? – gli domandò poi – Sei riuscito a scappare dal buco? Come? Quando? Perché non mi hai detto niente?”.
    “Non è stato molto difficile uscire da laggiù. – rispose Sam, calmo e freddo – Poi ti racconterò".
    “Bene. – dichiarò Dean, momentaneamente soddisfatto – Ma…perché non mi hai avvertito? Hai chiamato Bobby, forse?”.
    Sam torse la faccia in una smorfia che si sarebbe definita quasi di fastidio.
    “No. – disse – Bobby non l’ ho sentito. Non so neanche dov’è”.
    “Sei arrivato adesso?” chiese Dean, sempre ansioso.
    “No. – rispose Sam – Sono qui dal giorno dello scontro”
    Dean dilatò gli occhi dalla sorpresa.
    “Vuoi dire che sei tornato indietro subito?” esclamò, sbalordito.
    “Si” rispose Sam, mantenendo il suo tono scostante.
    “E non mi hai detto niente? – urlò Dean – Io ti ho sognato inchiodato a quella maledetta ruota!”
    “Non ci sono stato neanche un secondo” continuò Sam, tranquillo.
    Dean si sorprese a sbuffare di sollievo. Ma nel momento successivo, s’incazzò.
    “Se sei tornato indietro subito, perché non ti sei fatto vedere? – proseguì Dean ad alta voce - Perché non mi hai avvertito? – si fermò di colpo, fulminato da un sospetto - Volevi vedere se avrei mantenuto la promessa, eh? E’ così? - vedendo Sam sogghignare, preso da un raptus, afferrò il bavero del giubbotto, e incollò Sam al lampione – L’ ho mantenuta, Sam. Niente più caccia. Una vita schifosamente normale: la mattina, colazione insieme, poi il lavoro, la scuola, le partite di baseball, le gite al lago la domenica, e tante torte di mele, da avere la nausea al solo vederle! Ma l’ ho fatto Sam! L’ ho fatto per te. Perché me lo avevi chiesto!”.
    “Okay, Dean. Ho visto. – disse Sam cercando di riportare Dean alla calma – So che hai mantenuto la promessa. Perché ogni sera, da quella sera, vengo qui a vedere. E so che lo hai fatto”.
    Dean lasciò il giubbotto di Sam, ma rifilò al fratello un pugno in piena faccia. Malgrado quella reazione, Sam sorrise, pulendosi il sangue dalla bocca con la manica del giacchetto.
    “Dove sono Lisa e Ben, Sam?” lo inchiodò Dean, furente.
    “Non lo so. – rispose Sam, ricomponendosi, e riprendendo l’atteggiamento freddo e distaccato - Sono usciti, credo”.
    “Dove sono andati?” chiese Dean in tono incalzante.
    “Non ne ho idea” rispose Sam, nuovamente calmo.
    Dean li chiamò al telefono uno dopo l’altro, ma non ricevette risposta. I telefoni erano muti.
    “Cosa è successo, Sam? – lo incitò Dean, sempre più alterato – Se non tornano, io…”
    “Torneranno, Dean. – disse Sam con una calma inquietante – Un giorno torneranno”.
    Pur essendo scesa la sera, e pur essendo spento il lampione, Dean fu sicuro di vedere gli occhi scuri di Sam diventare tutti neri.

    Edited by (Jesse) - 2/6/2010, 22:54
     
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  2. †† Passion Gothic ††
     
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    E' bella, Dean che fa il meccanico, gli incubi, la nausea per le torte di mele... ma Sam demone NOOOOOOO! Ti prego :cry:
     
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  3. Tanis_mezzelfo#21
     
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    Ma...ma....ma....
    E mi lasci cosi?!?!??
    O____o
    continua presto o ti mando un cass puntata cento version a cercarti!!!!

    Scherzi a parte bravissima!! Molto coinvolgrnte! E SAm dsrk mi piace sisimi piace molto
     
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  4. †† Passion Gothic ††
     
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    Anche io voglio un Cass che venga a cercarmi XD

    No, è bella però mi ha distrutto! Sam così gelido con Dean :(
     
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  5. Dean-Winchester
     
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    CITAZIONE (†† Passion Gothic †† @ 24/5/2010, 09:39)
    E' bella, Dean che fa il meccanico, gli incubi, la nausea per le torte di mele... ma Sam demone NOOOOOOO! Ti prego :cry:


    però a pensare a sam che x tutto il tempo ha visto il fratello disintegrarsi e un pò :cry: ......
    veramente l'inizio di come sarà il loro incontro mi sta mandando fuori :wacko:
     
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  6. *pinki*
     
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    Che bella!!! Continua presto che sono curiosissima di leggere quello che succederà.... :-)
     
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  7. sahany09
     
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    Grazie. ragazzi! Pensate che l' ho scritta un pò di getto,
    senza star troppo a sofisticare sui particolari.
    Comunque, il mio cervellino un pò bislacco ha partorito un'idea ed un'iniziativa, - se lo staff di SL è d'accordo -, che vorrei proporre anche a voi. Purtroppo io sono piuttosto impegnata, e a volte mi è difficile trovare 5 minuti liberi per scrivere qualcosa, benché la voglia di scrivere sia fortissima. Volevo quindi proporvi, se volete, se avete idee, di dare una continuazione a questa storia.
    In altre parole, questo non vuol dire che io non scriverò più, ma se qualcuno di voi, in questo momento, avesse un'idea per proseguire, può farlo.
    In breve, in attesa della 6a stagione, per alleviare l'astinenza, scriviamo noi la "nostra" 6a stagione, vi va la pensata? Fatemi sapere. Tanto per cambiare, ora devo andar via per un impegno.
    Ci vediamo stasera sul tardi.
    Tanis, mettici pure Castiel. Anch'io avevo pensato a lui, ma al momento di scrivere non sapevo dove collocarlo.
     
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  8. Tanis_mezzelfo#21
     
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    se lo staff è d'accordo puoi contarci!
     
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  9. sahany09
     
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    Okay, ragazzi. Intanto che pensate a come eventualmente continuare la storia, aspettando un "nulla osta" da parte dello staff per la possibile realizzazione di questo mio folle progetto, per non farvi stare troppo male, vi regalo la 2a parte della mia FF.
    Per aiutarvi, incollo le ultime due righe della 1a parte.

    2a parte
    Pur essendo scesa la sera, e pur essendo spento il lampione, Dean fu sicuro di vedere gli occhi scuri di Sam diventare tutti neri.
    Chiuse i suoi occhi.
    E per un drammatico lasso di qualche secondo, gli tornarono in mente le parole terribili di suo padre, sussurrate all’orecchio dopo il suo “miracoloso risveglio” all’ospedale in seguito allo spaventoso incidente che lo aveva portato vicino alla soglia del non ritorno: “Proteggi Sam, prenditi cura di lui. Ma se dovessi vedere che diventa qualcosa di malvagio senza speranza, uccidilo!”
    Ecco, pensò, dovrò farlo!
    E questo pensiero si rafforzò, sentendosi prendere per la giacca ed essere spinto verso la parete della casa, con la solita atroce pressione su tutto il corpo; quella pressione che produceva un dolore infernale, dando la sensazione che gli organi finissero in poltiglia. Eppure, con le poche forze che quel trattamento lasciava, estrasse l’unica arma che aveva: un temperino, dopo che le armi usate per la caccia erano state riposte a riposo, in un remoto angolo di un armadio a muro nel garage. Forse non sarebbe bastato in quel caso, ma il solo pensiero che si formò nella sua mente indebolita era che doveva essere lui a sopravvivere per Lisa e Ben.
    Ma dov’erano adesso?
    Se fosse stato Sam ad averli portati via....rapiti.... spediti chissà dove? Se avesse ucciso Sam non l’avrebbe mai saputo. Ma se fosse morto lui, non lo avrebbe saputo mai più. Muscoli, ossa e organi sembravano andare in frantumi; la decisione che stava per prendere faceva ancora più male, ma credette di non avere alternative. Quel momento che lui aveva tanto temuto potesse giungere, era giunto. Le lacrime dagli occhi scesero da sole mentre alzava il braccio per colpire, sebbene non fosse affatto convinto che sarebbe servito a qualcosa. Non era un pugnale anti – demoni; era solo un coltellino, ma ciò che muoveva il suo braccio era l’atavico istinto di sopravvivenza e conservazione.
    Non solo.
    La sua lunga esperienza di lotta coi demoni gli stava ricordando che quella piccola arma avrebbe potuto volargli via dalle mani in virtù della straordinaria forza in possesso a quegli esseri.
    E invece non accadde.
    Poi, d’improvviso tutto finì.
    Il corpo fu liberato dalla morsa del dolore e, con gli occhi ancora chiusi, si sentì scuotere, e, da una voce familiare, udì pronunciare il suo nome, ripetuto poi, a timbro sempre più alto, finché non ritornò completamente in sé.
    Davanti a lui c’era sempre Sam, ma il suo sguardo non era più né nero, né malvagio.
    Era tornato il solito Sam, il suo fratellino, che lo scrollava e continuava a chiamarlo.
    “Sto bene, Sam. – lo rassicurò con un filo di voce – E tu?”.
    “Io sto bene, Dean, - rispose Sam – ma che ti è preso?”.
    “Non lo so. – disse Dean, cercando di riprendersi – Ti ho visto diverso. - Ormai libero, si ricompose aggiustandosi la giacca – Per favore, dimmi che la mia è stata solo un’allucinazione” .
    Entrambi si mossero, tornando in mezzo al giardino. Il lampione si riaccese e non si spense più.
    E sotto il lampione Dean poté di nuovo scorgere negli occhi fraterni, la solita luce buona e tenera, da cucciolo indifeso, ma anche un fondo di grande tristezza.
    “Sam, dove sono Lisa e Ben?” gli domandò.
    Non aveva finito di dirlo, quando sentì la voce squillante del ragazzino che lo salutava dalla macchina. Il sospiro che Dean tirò fu simile ad un tornado. Invitò Sam ad entrare in casa, a rimanere a cena con loro, ma Sam, sempre tristemente, declinò.
    “Non posso, Dean. – rispose – Non ancora”. E nel dirlo, Sam si allontanò, stranamente non verso il cancello, bensì verso il retro della casa.
    “Ti rivedo, Sam?” gli gridò dietro Dean.
    Sam si fermò e si girò.
    “Ogni tanto guarda dalla finestra” rispose.
    E voltato l’angolo, sparì oltre la casa.
    Dean si sentì toccare su una spalla. Fece un salto.
    Il volto leggermente teso, e gli occhi scurissimi di Lisa erano di fronte a lui.
    “Dean, - gli si rivolse lei, corrugando la fronte – con chi stavi parlando?”.
    Dean dilatò gli occhi e li richiuse.
    Oddio! Aveva veramente le allucinazioni? Aveva visto davvero Sam, o lo aveva sognato?
    Riuscì a sorridere.
    “Con nessuno. – rispose – Mi era solo sembrato di vedere una vecchia conoscenza”.
    Lisa gli sorrise. E non era un sorriso di compassione.
    Rientrarono in casa abbracciati. Ben andò loro incontro e abbracciò Dean.
    Un’altra giornata normale volgeva al termine.
    Eppure quel dolore non era stato un sogno.



    Bene. Ora vado a nanna. Leggete quando volete, recensite se volete, e pensate a come continuare, se avete qualche idea. Altrimenti, aspettate che vengano a me, impegni permettendo. Ma questa settimana dovrei essere più libera. Comunque, il condizionale è sempre d'obbligo.
    'Notte, ragazzi!
    Attendo vostre performances. Sempre che lo staff sia d'accordo.
     
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  10. sahany09
     
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    Ok. Vado avanti.
    Per le Castiel's Addicted, entra in scena il nostro angelo preferito (non sono addicted, ma Castiel mi piace moltissimo, e spero tanto che ci sia anche nella 6a stagione. Ma pare di si).

    RICHIESTE DI AIUTO


    Qualche giorno dopo

    Dean aveva continuato a pensare a quella visita di Sam, e a quel che era accaduto quella sera.
    Era felice per averlo rivisto apparentemente integro ed in forma, ma inquieto perché si domandava ancora chi, e“cosa” fosse realmente. Aveva visto e rivisto, nella sua testa, come in un video su Youtube, l’intera sequenza dell’incontro per sincerarsi che non fosse stata davvero un’allucinazione, dal momento che sembrava lo avesse visto solo lui, ma ripensando poi al dolore della pressione che aveva sentito sul corpo, no, quella non era stata un’illusione, dunque, lui aveva visto Sam. Sam era vivo, senza alcun dubbio, e questa già era una buona notizia.
    Le conseguenze di quell’evento si fecero sentire nella vita quotidiana ed anche in famiglia.
    Quella notte stessa, dopo l’episodio, il sonno di Dean fu più lungo e non disturbato da incubi, e nei giorni successivi, Lisa lo vide col morale più alto, con maggior voglia di fare qualunque cosa.
    E quella mattina si dimostrò più allegro ed affettuoso che mai con Ben, quando lo accompagnò a scuola prima di andare in officina.
    Poi, mentre ci si recava, in macchina, si mise a cantare su “Hotel California” degli Eagles, trasmessa da una radio locale specializzata in classici del rock.
    Ma, girandosi un attimo a destra, per lanciare una veloce occhiata all’insegna che indicava il suo luogo di lavoro, si rese conto di colpo di non essere più solo.
    Vicino a lui, sul sedile del passeggero, con una faccia estremamente soddisfatta, sedeva quello che per un periodo della sua vita avrebbe potuto considerare il suo “angelo custode”.
    Per la sorpresa, rischiò di investire un paio di pedoni che si espressero vivacemente a parole e a gesti nei suoi confronti.
    Elencò a mitraglia una lunga sequela di scurrilità, alla quale Castiel reagì rimanendo imperturbabile, quasi divertito, dopodiché, passati i pedoni, proseguì di un centinaio di metri oltre l’officina, scegliendo una rientranza sul ciglio della strada per fermarsi con la macchina.
    “Porca puttana, Cass! – esclamò su tutte le furie – Mi hai quasi reso un assassino! Avvertire no, eh?”
    “Non ho più bisogno del cellulare, adesso. - rispose Castiel, sorridendo . – Ho di nuovo i miei poteri”.
    “Appunto. - ribatté Dean sempre furioso – Almeno prima avevi preso la buona abitudine di lasciare un avviso sulla segreteria dei miei sogni”.
    “Già. – ammise Castiel – E’ vero, scusa”.
    Dean riuscì ad assumere il pieno controllo del suo respiro, e lanciò una torva occhiata traversa all’amico celeste, sempre sorridente.
    “Beh, - disse poi – come va lassù? C’era Dio quando sei tornato?”.
    Il sorriso si spense sul volto dell’angelo, sostituito da un’espressione dolente.
    “No, Dean. – rispose Castiel – Non c’era”.
    “Hai provato alle Hawaii? “ suggerì Dean sarcastico.
    Ma Castiel non parve cogliere l’ironia.
    “Okay. – tagliò corto Dean – Non sei qui solo per farmi un saluto. Cosa c’è?”
    Ora, gli occhi di Castiel erano quasi lucidi.
    “Dean, - disse – aiutami”.
    Dean sgranò gli occhi.
    “A far cosa?”
    “A trovare Dio” .
    Dean spalancò gli occhi ancor di più.
    “E lo chiedi a me?” esclamò, allibito.
    “Si. – rispose Castiel, contenendo con dignità una mal celata disperazione – Perché so che lo cerchi anche tu”
    “Chi te l’ ha detto?” lo bruciò Dean.
    “Tu. – rispose Castiel – L’ultima volta che ci siamo visti, hai detto che era al secondo posto nella tua lista di persone da cercare, dopo Sam”.
    Dean scosse la testa, sconsolato.
    “Era una battuta, Cass!”
    “No, Dean. – ribatté l’angelo con energia – Non era una battuta. Ormai ti conosco, e ora capisco il tuo umorismo a volte discutibile. Io so che lo stai cercando, come stai cercando Sam, che però hai trovato. O meglio: è lui che ha trovato te”.
    Dean tornò a guardar male il suo amico.
    “Non vi sfugge niente lassù. – commentò amaro – Quindi hai visto tutto. Hai anche visto che stava per uccidermi, ma non sei intervenuto!” .
    “Non ho potuto” si scusò Castiel.
    “Non hai potuto, o non hai voluto?” lo aggredì Dean.
    Castiel abbassò gli occhi.
    “Non ho voluto” confessò.
    “Fammi indovinare: era un altro test, vero? - Il silenzio di Castiel gli diede la risposta.
    A quel punto, Dean si girò completamente verso di lui, fissandolo negli occhi fin quasi a inchiodarlo sul sedile, afferrandogli il bavero dell’impermeabile. - Cass, - sibilò – se sai tutto, dimmi la verità. Chi è Sam? Cos’è Sam? Cosa devo pensare di lui? Posso considerarlo ancora mio fratello, o devo pensare che mi sia diventato nemico? Dovrò ucciderlo come mi aveva detto nostro padre? Dimmelo, per favore!”.
    Castiel rimase immobile, senza distogliere mai lo sguardo azzurro da quello verde e incavolato di Dean.
    “Devi avere pazienza, Dean. – rispose poi con calma – Sam ha preso una sbornia colossale di sangue demoniaco, e gli effetti non sono gli stessi di una comune sbronza da whisky o gin, che si smaltisce in una notte. Per disintossicarsi dal sangue demoniaco possono volerci mesi, o anni, sempre che non abbia superato il punto di non ritorno”.
    Dean perse del tutto la sua arroganza.
    “Non m’importa se fa del male a me, - disse, avvilito – ma non deve toccare Lisa e Ben”.
    “Non li toccherà, Dean, - lo rassicurò l’angelo – Loro fanno parte della promessa che tu gli hai fatto. Pensaci un attimo. Sam è lì, davanti alla vostra casa, tutte le sere, senza farsi notare da loro.
    E’ venuto da te quando loro non c’erano, e se n’è andato quando sono arrivati. Se facesse loro del male, sa che tu infrangeresti la promessa e lui non lo vuole”.
    “Questo vuol dire che non ….” accennò Dean, affranto.
    “Questo vuol solo dire che dovrai aspettare prima di riunirti a lui. – disse Castiel – Non credere che Sam stia meglio di te. Abbi pazienza, Dean. E fede. Non perdere la speranza”
    Dean tornò a guardare davanti a sé, oltre il parabrezza.
    “Hai ragione, Cass” se ne uscì.
    “Su cosa, Dean?”
    “Anch’io cerco Dio”.
    “Lo so”.
    “E quando lo troverò, - proseguì Dean, fissando un punto lontano all'orizzonte - lo legherò ad una sedia, e gli farò un bel, lungo discorso”.
    “Chiamami se lo trovi tu per primo. – disse Castiel – Voglio esserci anch’io”.
    “Si, certo. – replicò Dean, acido – Contaci”.
    Ma quando si voltò di nuovo, Castiel era sparito, e con lui, anche il buon umore.
     
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  11. dani61
     
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    Bellissima!!! Molto coinvolgente ed è scritta divinamente - complimenti davvero !!!! Ma il povero cucciolo da solo ????
     
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  12. Amariah
     
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    Oddio è stupenda!!!!

    Complimenti!!! Che bello! sono ritornati proprio tutti : Cass, Sam, Dean! Manca solo Bobby!!!!

    Ti prego, aggiorna al più presto!!!
     
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  13. dani61
     
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    Scusa rispondo qui a quello che hai detto nell'altro spazio - non mi ero accorta che qui avevi lanciato l'idea di una continuazione comune a questa storia - almeno così ho capito - ma io non posso aderire - non per mancanza di tempo sinceramente - ma è perchè non si sono molto portata - anche per il fatto che riesco a stare sul pc solo per tempi molto spezzettati - quindi scrivere un capitolo mi risulterebbe un po' difficile - comunque a me piace molto come hai impostato la storia e come hai scritto i due capitoli precedenti e spero che riuscirai - impegni permettendo - a continuare seguendo la linea che hai impostato e con il tuo stile personale - spero che altre tue "colleghe" di scrittura facciano altrettanto - ma non in questa storia ma costruendone altre - ognuna avrà idee differenti sul come interagiranno i personaggi nella sesta stagione - e tutte hanno stili diversi -
     
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  14. sahany09
     
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    Grazie carissima. Sai, in un primo momento mi era venuto il dubbio che tu avessi risposto a Tanis, e che io mi fossi introdotta a cavolo.
    Comunque, si, avevo lanciato questa idea, per riempire un pò il vuoto lasciato da questa ultima bellissima stagione. Se non puoi, non ti preoccupare. Capisco perfettamente la tua situazione. Anche per me non sarà certo facile scrivere un capitolo tanto spesso. Anch'io ho impegni ma, nel frattempo, se c'è qualcuno/a che avesse qualche idea, e un pò di tempo libero, può farlo, se vuole. Oppure, come dici giustamente tu, scrivere altre storie, ma credo che questo, in parte, lo stiano già facendo, specialmente Tanis e Amariah. Vedremo che succederà.

    Adesso rispondo a chi altri ha lasciato i suoi commenti e ringrazio veramente per l'apprezzamento di questa mia personale versione su quanto potrebbe accadere nella prossima season. E' logico pensare che le cose potrebbero essere molto diverse. Il massimo sarebbe poter leggere nelle menti degli autori, ma purtroppo non sono dotata di questo straordinario e, in questo caso, comodo potere, quindi, vado per intuito. Causa impegni, non ho potuto proseguire, ma posso anticipare che mi sta venendo in mente qualcosa su Sam. Spero di postare il mio raccontino più presto possibile, e intanto, se anche voi avete qualche idea, tiratela fuori
     
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  15. dani61
     
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    Grazie a te - per tutto l'impegno che ci metti !!!! Un bacione!!
     
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72 replies since 23/5/2010, 23:59   828 views
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