Roadhouse's Adventures

FanFiction by Amariah

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  1. Amariah
     
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    PREMESSA:
    SPOILER 5° STAGIONE
    Salve a tutti... eccomi pronta per una nuova fanfiction. Questa storia inizia quattro mesi dopo l'ultimo capitolo ( non quello alternativo) di Daddy's Little Hunter e racconta le avventure di Liv alle prese con la nuova Roadhouse e i rimasugli dell'apocalisse alle spalle. Dato che la storia è incentrata su Liv, Sam e Dean se compariranno, lo faranno poco (almeno all'inizio).
    In compenso, ho introdotto nuovi (e alcuni lasciati in sospeso) personaggi.
    Devo ancora strutturare bene la fanfiction quindi se qualcuno avesse dei consigli da darmi (in negativo o in positivo), e nuove idee, per favore lo faccia.

    Se la vostra reazione a questa storia è "Oddio, ancora lei, ci annoia ancora con questa storia?!" vi prego, ditemelo!!!!!!!!!!!!!

    BUONA LETTURA!!!

    CAPITOLO 1



    Elisheva Robynn Singer è a dir poco stravolta. E’ seduta al bancone di legno della nuova Roadhouse intenta a mordicchiare il tappo di una penna mentre consulta l’inventario.
    Il suo fornitore sarebbe arrivato tra pochi giorni ma aveva già esaurito la riserva di whiskey, così segna sul quaderno un aumento della razione. Si era dimenticata quanto bevessero i tipi come lei.
    Da quando ha ufficialmente aperto il locale, non c’è voluto molto affinché buona parte dei cacciatori del Paese facessero un salto per trovare un piccolo rifugio, dove si sarebbero sentiti sempre i benvenuti e avrebbero potuto raccontare con baldanza e una certa dose di umorismo degli aneddoti sull’ultima caccia.
    E’ così che Liv si ricorda la vecchia Roadhouse, ed è così che vuole che sia il suo nuovo locale. Il progetto è molto simile al precedente, c’è persino un vecchio juke box all’angolo. Ciò che manca è l’odore del sangue mischiato a birra e noccioline, ma presto (Liv ne è assolutamente certa) sarebbe comparso anche quello.
    Di certo non mancano anche clienti “normali”, ma entrano a bere qualcosa solo di giorno, come se riescano a percepire che di notte non è il posto giusto per loro.
    Liv chiude di scatto il quaderno, pronta a salire le scale per raggiungere la piccola stanza da letto con la testa che le gira per la stanchezza. Guarda l’ora sull’orologio da polso: sono le quattro del mattino.
    Il lavoro è molto e lei è l’unica a gestire il locale. Forse, pensa, è ora di trovare qualche aiutante.
    Senza accendere la luce, si sdraia sul letto con la stessa grazia di una foca sul bagnasciuga, senza nemmeno togliersi i vestiti.



    BAM! BAM! BAM!
    Liv salta fuori dalle coperte di scatto, imprecando a piena voce e si strofina gli occhi gonfi. La testa le gira ancora, come se non avesse dormito per niente.
    Accende la luce sul comodino e guarda l’ora: sono le cinque.
    BAM! BAM! BAM!
    “Ma che cazz... ARRIVO!!!”
    La ragazza si infila una felpa a caso e scende i gradini di legno due alla volta. Accende la luce del locale e prende uno dei coltelli sul bancone: la prudenza non basta mai.
    Arrivata all’entata, rompe la linea di sale e apre la porta.
    Davanti a lei c’è un uomo sulla quarantina, con la camicia imbrattata di sangue.
    “Elisheva” la saluta.
    “Scusa, ma sono le cinque del mattino e mi sono addormentata un’ora fa. Cerca un altro posto per...”.
    La ragazza non fa in tempo a finire la frase, che l’uomo scivola in avanti e cadrebbe a terra se Liv non fosse pronta a sorreggerlo.
    “Wow... sei ridotto proprio male, eh?”.
    “ Mi darai una mano?” chiede il cacciatore con un filo di voce.
    “Certo, ma voglio gli interessi quando sarai in grado di reggerti in piedi”.
    Con tutta la forza che ha, Liv trascina l’uomo per il locale, portandosi un suo braccio sopra le spalle e lo fa entrare in un corridoio stretto, che porta a cinque stanze, utilizzabili in caso di emergenza.
    “Resisti, ci siamo quasi”.
    Liv lo fa sedere su una brandina blu scuro e lo aiuta a togliere la camicia con delicatezza.
    “Ouch” commenta la ragazza. L’uomo ha uno squarcio di cinque centimetri a livello dello sterno.
    “Aspetta qui, vado a prendere qualcosa per medicarti”.
    Il più velocemente possibile, maledicendo quel cacciatore in tutte le lingue antiche che conosce, recupera la fiaschetta di whiskey per le emergenze, un ago da cucire e del filo interdentale.
    “Devo ricordarmi di prendere una cassetta del pronto soccorso” mormora mentre entra di nuovo nella stanza.
    “Eccomi qui. Butta giù questo, immagino tu sappia quale sia la procedura” gli dice la ragazza.
    L’uomo annuisce e si sdraia, portando la bottiglietta alle labbra.
    “Come ti chiami?” gli chiede Liv.
    “Jason. Jason Fraiser”.
    Quando l’alcol comincia ad entrare in circolo, Liv prepara ago e filo.
    “Bene Fraiser, sentirai un po’ male, ma credo che tu possa sopportarlo. Stringi i denti” e Liv comincia a saturare la ferita nel miglior modo possibile.
    “AHH! Vacci piano ragazzina!” grida a denti stretti Fraser.
    “Ho quasi finito, un attimo di pazienza!”
    “Te l’hanno mai detto che hai la delicatezza di uno scaricatore di porto?” continua a lamentarsi l’uomo.
    “Veramente, quando mi trovo in queste situazioni, generalmente mi dicono “grazie per avermi salvato il culo” ribatte la ragazza.
    “Hai ragione, forse non ho bevuto abbastanza” si scusa Fraiser “Comunque, grazie per l’aiuto. Non sarei riuscito a guidare fino all’ospedale più vicino” spiega “e ho finito il mio filo interdentale” aggiunge con un ghigno.
    Liv prende le piccole forbici di metallo e taglia le estremità del filo “Ecco fatto. Ora ci verso sopra un po’ di disinfettante. Ci manca solo che muori per un’infezione e mi fai scappare tutti i clienti”.
    Fraser strinse i denti per il dolore mentre il liquido trasparente gli scivola sulla ferita.
    “Ora vado a dormire e cerca di riposare anche tu” gli dice Liv, appoggiandoli addosso una coperta “Tra un paio d’ore devo aprire la baracca”.



    La musica lenta del juke box la culla come una dolce ninnananna, anche se probabilmente, dopo un'intera nottata in piedi, Liv si potrebbe addormentare anche con "Hell Bells" degli AC/DC. Il locale è vuoto e lei si ne sta seduta al bancone, proprio come qualche ora prima.
    “Emh, sei viva?”
    Liv alza stancamente la testa dal bancone “Sì” risponde Liv, ma la voce le viene meno quando incontra un paio di occhi color zaffiro. Il suo cuore comincia a battere furiosamente, mentre quel colore celestino le fa emergere ricordi, alcuni belli, altri dolorosi, che per mesi la ragazza non ha fatto altro che ricacciare nel suo subconscio.
    “Sei sicura di stare bene?” chiede gentilmente il ragazzo davanti a lei. E' affascinante, sul metro e ottanta e deve avere all'incirca ventisei, ventisette anni.
    Liv si schiarisce la voce, cercando di annullare mentalmente i tratti di quel tizio che le ricordino Castiel, anche se però è un'impresa ardua. Ha gli stessi occhi blu dell'angelo e gli stessi capelli castano-scuro, anche se più lunghi.
    “Sì, sto bene, ho solo passato l’ennesima nottata in bianco” spiega accennando ad un sorriso.
    “Conosco la sensazione”.
    Liv si alza dallo sgabello “Allora, vuoi la lista dei panini o vuoi solo bere qualcosa?” chiede Liv.
    Il ragazzo fa per rispondere, quando la porta d’ingresso si apre e una ragazza, più o meno della stessa età di Liv ma più alta, entra nel locale. Liv non può fare a meno di notare che è la versione femminile del ragazzo davanti a lei.
    “Veramente, abbiamo visto il cartello appeso alla porta. Stai cercando aiuto, vero?”.
    Liv fa le spallucce “ho fatto male i miei conti. Lavorare in un bar non è per niente facile come pensavo”.
    La ragazza ride “Andiamo, non può essere più faticoso che far fuori demoni, no?”
    Liv la studia con attenzione. Bene, bene. Cacciatori.
    Liv sorride “Avete passato la prima fase dell’audizione. Siete cacciatori”.
    Entrambi annuiscono.
    “Bene, perché non ci prendiamo qualcosa da bere e intanto parliamo?”.
    Liv prepara tre birre e lei e i due cacciatori si siedono ad uno dei tavoli.
    “Mi chiamo Kieran Gallagher e lei è mia sorella Aisling” inizia a raccontare il ragazzo.
    Liv li guarda con interesse. I loro nomi non sono molto diffusi.
    “I nostri genitori si sono trasferiti appena poco la mia nascita dall’Irlanda” spiega la ragazza, Aisling, intuendo la curiosità dell’altra.
    “Okay. Come mai volete cimentavi in questa nuova attività?”
    I due fratelli si fissano per un istante, poi Aisling risponde “Un anno fa siamo andati a caccia insieme per vendicare la morte di nostro padre. Demoni” rabbrividisce al pensiero “E sono rimasta ferita gravemente. Non solo persi molto sangue, ma le ferite mi causarono un problema al sistema nervoso”.
    Aisling sospira dolorosamente mentre Kieran le prende una mano e continua il discorso per lei “Ha dovuto passare sei mesi su una sedia a rotelle prima di riuscire a camminare di nuovo. Ancora oggi deve prendere pastiglie su pastiglie e non può fare sforzi eccessivi”.
    " E... vostra madre...?".
    "E' morta" replica Kieran in tono piatto "Un'incidente d'auto, tre anni fa".
    Liv guarda Aisling con compassione, pensando che deve essere stato molto doloroso per lei. Il suo sguardo si sposta poi sul fratello con lo sguardo affranto, percependo quanto il loro legame sia forte.
    “Vogliamo solo un po’ di pace, Elisheva” conclude la ragazza.
    Liv si alza e recupera dei moduli da sotto il bancone insieme a due penne e ritorna dai Gallagher.
    “Ecco qui” dice, mentre i due fratelli si guardano stupiti.
    “Ma... non ci metti nemmeno alla prova? Non sai nemmeno se riusciamo a tenere in mano un vassoio!” commenta Kieran.
    Liv sfodera un sorriso a trentadue denti “Diciamo che mi fido di voi”.
    “Allora affare fatto” risponde Aisling, scostandosi i capelli lisci dal viso e cominciando a compilare gli spazi bianchi.
    "Però d'ora in poi la birra la scelgo io. Questa fa schifo!" commenta Kieran.
    Liv sorride furbescamente "Colpa mia. L'ho annacquata con l'acqua santa". Il sorriso del ragazzo si trasforma in una smorfia di offesa, ma poi Kieran sorride di nuovo "Non si è mai troppo prudenti" commenta "mi piace il tuo stile".
    Dopo un attimo di silenzio, il ragazzo appoggia i gomiti sul tavolo, curioso.
    “Allora, è vero quello che si dice in giro?” le chiede.
    Liv si appoggia allo schienale della sedia, portandosi la bottiglia di birra alle labbra “Dipende. Ci sono in giro tante di quelle voci. A che cosa ti riferisci?”.
    “E’ vero che hai combattuto in prima linea contro Lucifer l’anno scorso?”.
    Liv rabbrividisce. E’ l’ultimo argomento del quale vuole parlare, soprattutto a degli estranei. Oltretutto, ha fatto in modo che nessuna voce sulla sua natura “angelica” venisse ascoltata dalle sensibili orecchie dei cacciatori. Se qualcuno sapesse che Elisheva Singer è un Nephilim, avrebbe presto avuto una taglia sulla sua testa considerata la leggendaria natura sanguinosa dei Nephilim e la scarsa fiducia, buona considerazione che i cacciatori hanno nei riguardi degli angeli. Insomma, i messaggeri celesti, agli occhi dei cacciatori, sono dei menefreghisti che godono nel vedere l’umanità massacrata da demoni e compagnia bella. Definizione che calza a pennello con i deceduti Zachariah e Uriel, “ma non per altri angeli” le ricorda una vocina nella sua testa “In particolare un angelo dagli occhi blu”.
    Il cuore di Liv si stringe in una morsa dolorosa al pensiero di Castiel. Sono passati quattro mesi, ma ancore lei non lo ha dimenticato.
    “Sì, anche se non sono stata una delle due pedine trionfanti” replica Liv.
    “I Winchester” dice Aisling, più come un’affermazione che una domanda.
    Liv si porta nuovamente la bottiglia alle labbra, lasciando al silenzio la risposta.
    Kieran firma in basso al foglio e dà il modulo a Liv “Ho sentito quello che è successo a Sam. Mi dispiace”.
    Liv si alza e raccoglie le bottiglie vuote dal tavolo e i moduli firmati “Quello che è passato è passato” replica con un tono più distaccato possibile. “Ora mettiamoci al lavoro”.
    Dopo un paio d’ore, Liv ammette che è una vera fortuna aver trovato qualcuno che l’aiuti alla Roadhouse. Il lavoro è incredibilmente più leggero e ha l’occasione di chiacchierare con qualcuno che non siano i soliti clienti.
    Mentre Kieran e Aisling puliscono il locale, Liv va in città per comprare il kit di primo soccorso per i cacciatori feriti e nel contempo, accompagna un Fraiser dall’aspetto rinvigorito da dei suoi amici giunti in città a recuperarlo.
    Finite le compere, Liv esce dalla farmacia con uno scatolone pieno di garze sterili, disinfettanti, siringhe e altro ancora sotto lo sguardo scioccato della proprietaria. D'un tratto, mentre va alla macchina, vede una piccola figura incappucciata scappare a rotta di collo nella sua direzione, percorrendo una stradina secondaria con in mano una pagnotta, inseguita da un’altra figura più massiccia.
    Il sesto senso di Liv le dice di aiutare quella piccola figura, anche se la ragione le urla il contrario: già il suo locale non è ben visto dagli abitanti di Broken Bow, figuriamoci cosa direbbero i cittadini se la proprietaria di quel locale aiutasse un piccolo ladruncolo.
    Ma lei è una Singer e le decisioni avventate sono sempre quelle che prede.
    La ragazza apre di scatto la portiera e incita la figura a correre più velocemente “Di qua, presto!”.
    Il bambino si tuffa letteralmente nell’auto, rannicchiandosi.
    Il panettiere, il signor McHuges, arriva dopo qualche secondo, paonazzo e ansimante, tenendosi un fianco. “Dove... dove...?"
    “Da quella parte” gli sorride Liv, indicando un’altra strada, ancora più stretta.
    Il panettiere, senza degnarla di un’altra occhiata, si getta all’inseguimento del ladro.
    Liv apre la portiera e aspetta che il bambino si metta a sedere.
    “Lo sai che rubare è una cosa brutta, piccolo?”.
    Il bambino sbuffa ironico, mentre si toglie il cappuccio.
    “Quante volte ti devo ripetere che io non sono un bambino?”.
    A Liv, per la sorpresa, cade di mano il sacchetto, che però rimane sospeso per aria per qualche secondo, prima di cadere fra le braccia del ragazzino.
    Liv fa un passo indietro e apre e chiude la bocca più volte prima di dire “Jesse?”.
    Il bambino, Jesse Turner, l’Anticristo, le sorride calorosamente, un sorriso che si estende anche ai suoi grandi occhi pieni d’innocenza.
    “Ciao Liv, è bello rivederti”.



    Ecco come mi immagino i personaggi....
    Elisheva Robynn Singer



    Kieran Gallagher



    Aisling Gallagher



    Jesse Turner








     
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  2. sahany09
     
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    Bbbrrrraaavissima Amariah! Ottimo.
    SPOILER (click to view)
    Anch'io avevo pensato a far apparire Jesse, ma va benissimo che l' abbia fatto tu

    Piuttosto: in questa tua nuova fanfiction, il personaggio di Elisheva mi ricorda un pochino Joe Harvelle. Spero tu non la prenda per una critica. Il mio è solo un commento. Positivo.
    Vai così!
     
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  3. Amariah
     
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    Grazie sahany!!!!!
    Non preoccuparti: ti sei spiegata bene, il tuo commento non l'ho presa come una critica!!! Anzi!

    Inoltre, dato che Jo era la migliore amica di Liv, hanno alcune cose in comune!

    Grazie mille per aver commentato questo capitolo, mi fa molto piacere che ti sia piaciuto e sono strafelice di ricevere consigli e opinioni !!!!

     
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  4. eli*dreamer
     
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    aaaaaaaaaaaah!!!
    Mi piaceeee...anche a me ricorda Jo (che adoravo) ma rimane pur sempre quel tratto caratteristico della Liv che ho amato nell'altra FF...e mi incuriosiscono molto i due fratelli Gallagher (come Liam e Noel *.*)...e poi...Jess...amore della ziaaaaa.
    Si si bravissima!!!!
    P.S. mica male Kieran XD
     
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  5. Tanis_mezzelfo#21
     
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    bella bella bella bella!!!!
    continua presto!!!
     
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  6. dani61
     
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    Bellissima questa tua nuova storia - mi piace molto l'idea del ritorno di una nuova Rodhouse - mi è spiaciuto la sua distruzione - credo che con Liv e company da quel posto partiranno avvincenti avventure - vero? Interessanti anche i nuovi personaggi - io spero in uno sviluppo anche di Fraiser - non so perchè - ma quel cacciatore ha un non so che - comunque bravissima come al solito !!!!!
     
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  7. Vivaldi4love
     
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    Wow che bello questo capitolo, devo recuperare i precedenti episodi, complimenti!
     
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  8. Amariah
     
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    PREMESSA:

    Grazie a tutti!!!! Sono felice che abbiate risposto con entusiasmo a questo seguito!
    Mi spiace per il ritardo nell'aggiornare ma presto, molto presto, troppo presto, inizieranno gli esami di maturità e riesco praticamente a scrivere una frase al giorno con tutto quello che devo studiare!!!!


    BUONA LETTURA!!!!!!!!



    Il locale non è molto affollato, a parte qualche persona “normale” che si gode la pausa pranzo lavorativa. Kieran e Aisling si sono presi una pausa (veramente, sono stati obbligati da Liv a fare un giro turistico della città).
    “Ecco qua” Liv posa coca cola, hamburger e patatine davanti ad un piccolo Jesse affamato.
    “Non ho soldi, Liv” mormora il bambino, con gli occhi bassi e vergognosi.
    “Per te offre la casa, Jesse, non preoccuparti” lo tranquillizza la ragazza, sorridendo.
    Il bambino comincia a mangiare con foga, come se non toccasse cibo da giorni, proprio come la prima volta che si sono conosciuti.
    Liv sorride, guardandolo con tenerezza. Jesse le ha sempre suscitato un sentimento di affetto, addirittura quasi materno. Anche se hanno passato solo un giorno insieme, è come se si conoscessero da una vita. Dopotutto, sono molte le somiglianze che legano l’Anticristo e la Nephilim: entrambi sono figli di un’unione blasfema, entrambi seno visti con sospetto da entrambe le razze dalle quali discendono ed entrambi hanno scelto di combattere, anche se in modi diversi, contro i pregiudizi che li etichettano come “abomini”.
    “Allora, come te la passi?” chiede Liv “A parte rubare il pane?”.
    Jesse scrolla le spalle “Non male. Ho incontrato i demoni solo una volta e sono riuscito a mandarli via” i suoi enormi occhioni si posano sul suo avambraccio e posa l’hamburger sul piatto per tirare su la manica della felpa. Una sottile ma visibile cicatrice risalta sulla pelle pallida del bambino.
    “Mi sono fatto solo un graffio” conclude orgoglioso.
    “Bravo, Jesse” commenta Liv, poi abbassa la voce per non farsi sentire dagli altri clienti. “Ascolta, ora che l’apocalisse è finita cosa vuoi fare? Sei un bambino, straordinario certo, ma solo un bambino. Non puoi scappare per sempre”.
    Jesse posa la coca cola ancora prima di averla assaggiata e la guarda leggermente intimorito “Allora è vero?” chiede con un moto d’ immensa speranza “E’ veramente tutto finito?”.
    Liv non sa cosa rispondergli. Vorrebbe tranquillizzarlo, dirgli che i demoni ora compariranno solo nei suoi incubi ma non è quello che il bambino vorrebbe sentirsi dire. Lui vuole la verità.
    “Lucifer è di nuovo imprigionato e non ci sarà la fine del mondo” a queste parole Jesse si rilassa un po’ “Ma i demoni sono ancora in circolazione”.
    Il bambino si mette in bocca l’ultimo boccone di hamburger e si pulisce le labbra con un tovagliolo.
    “Voglio tornare dai miei genitori; è da molto che sono via e staranno impazzendo”.
    Jesse pronuncia questa frase tentennando, come se volesse davvero andarci ma avesse paura di ciò che lo aspetta.
    “Vuoi che ti accompagni?” propone Liv “Da quello che mi hai detto l’altra volta, casa tua non è molto lontana”.
    Gli occhi di Jesse s’illuminano improvvisamente dalla felicità “ Grazie Liv!”.
    La ragazza gli sorride in risposta e si alza dal tavolo mentre i fratelli Gallagher entrano dalla porta d’ingresso.
    “Ragazzi, mi servirebbe un altro immenso favore. Lo so che è il vostro primo giorno di lavoro, ma ho bisogno di allontanarmi per un giorno da Broken Bow”.
    Kieran e Aisling si guardano perplessi poi il ragazzo sorride “Nessun problema. Mi chiedo solo che scheletri la piccola Elisheva Robynn tiene nascosti nel suo armadio” risponde Kieran.
    Aisling sorride con fare misterioso “Io credo di saperlo”.
    Liv sbianca di colpo. Com’è possibile che Aisling si sia accorta che lei è un Nephilim? E’ sempre stata attenta, non ha rotto vetri in un moto di rabbia, non ha fatto volare bottiglie di birra per il locale, allora come ha fatto?!
    “Eddai, Elisheva. Chi è il fortunato?”
    Liv strabuzza gli occhi “Come scusa?”
    Aisling alza gli occhi al cielo. “Non serve un genio per capire che c’è qualcuno ad aspettarti fuori da questo piccolo locale. Il principe azzurro, magari?”
    Liv scoppia a ridere, di nuovo tranquilla. “Sei totalmente fuori strada, Aisling. Quel bambino là” risponde Liv facendo un cenno verso Jesse “vuole ritornare a casa e io lo accompagno. Ha... litigato con i suoi e ora sente la loro mancanza”.
    Aisling fa le spallucce “Allora okay” ma poi la scruta di nuovo con quel buffo fare misterioso “Sappi che scoverò i tuoi segreti, Elisheva Robynn” e si allontana per prendere un’ordinazione.
    Kieran sbuffa “Lasciala perdere, Elisheva. Da quando ha smesso di cacciare rompe l’anima a tutti”.
    Liv sorride “Farei anch’io la stessa cosa se fossi in lei”.
    “Allora, è vero che non c’è nessuno fuori di qui ad aspettarti?”.
    “Nessun ragazzo, se è questo che intendi” risponde Liv arrossendo, anche se sa che in quel preciso momento, qualcuno la sta probabilmente osservando dall’Alto.
    Pensando a Castiel, Liv schiaccia con troppa forza la bottiglietta del ketchup che ha in mano e il contenuto, invece che finire sul panino, le schizza la camicetta.
    “Dannazione!” sibila, mentre posa di nuovo il ketchup sul bancone e guarda la macchia rossa allargarsi sul tessuto a livello dello sterno.
    Kieran prende un fazzolettino e lo inumidisce con dell’acqua per poi passarlo sulla camicia di Liv.
    La ragazza si irrigidisce a quel contatto e se ne accorge anche Kieran “Scusa” dice “non volevo turbarti”.
    “No, scusami tu. Sono un po’ stressata in questi giorni” risponde Liv e scappa a prendere una maglietta pulita.
    A Kieran, però, non sfugge la patina umida che si è formata negli occhi di Liv.



    Il giorno dopo, Liv e Jesse sono in macchina. Il paesaggio dorato del Nebraska è sempre uno spettacolo mozzafiato: praterie senza fine si alternano a piccoli boschetti, ma il paesaggio rimane comunque piatto e regolare. Nessun pensiero affolla la mente di Liv ma il bambino accanto a lei la riporta alla realtà.
    “Liv, che ne è di Sam e Dean?” chiede ad un tratto Jesse.
    La macchina sbanda impercettibilmente di lato “Dean si è ritirato dalla caccia e ora vive a Cicero, in Indiana” risponde freddamente Liv. “Sam è morto”.
    Jesse sgrana gli occhi, agitandosi sul sedile “M-morto? Come?”.
    Liv sospira senza distogliere gli occhi dalla strada e, ad ogni parola che pronuncia, il tono della sua voce si alza. “Lucifer lo ha posseduto e, mentre stava per uccidere Dean, Sam è riuscito a prendere il controllo, ha aperto la prigione infernale, ed è saltato dentro, sacrificandosi per salvare il mondo e Castiel, quell’idiota alato, mi ha lasciata qui mentre lui è ritornato nel regno delle Bianche Nuvolette”.
    Jesse posa una piccola mano su quella di Liv, in quel momento stretta con una morsa ferrea attorno alla leva del cambio.
    “Mi dispiace”.
    In un momento, tutte le barriere protettive che Liv aveva eretto attorno a lei per mesi vanno in frantumi. Comincia a fremere, stringendo le mani sul volante.
    I vetri della macchina tremano producendo un sinistro tintinnio; l’autoradio, prima sintonizzata su “classic rock” ora crepita, cambiando continuamente stazione e l’acchiappasogni appeso allo specchietto retrovisore gira come impazzito.
    Jesse si irrigidisce e si mette a guardare a destra e a sinistra, come se si aspettasse un attacco da un momento all’altro.
    “Liv, te lo giuro, non sono io!”.
    “Lo so” Liv respira profondamente, mentre le mani tremano sul volante. Con una rapida sterzata si ferma sul ciglio della strada e appoggia la fronte sul volante. “Sono io”.
    Jesse la fissa confuso, ma poi intuisce ciò che è accaduto. “Scusa, Livy. non volevo farti soffrire”.
    “Lo so, Jesse. Sono io che devo ancora imparare a controllare le mie emozioni”.
    Jesse le accarezza i capelli per calmarla. Lui più di tutti sa quanto sia importante non lasciarsi trascinare dalla rabbia o dal dolore quando si hanno quelle capacità.
    “Non sapevo avessi anche tu dei poteri”.
    Liv alza la testa dal volante “Si sono sviluppati all’incirca quattro mesi fa. Non è che fino adesso mi siano stati di grande aiuto”.
    Jesse le porge un fazzoletto “Se vuoi possiamo fare una pausa”.
    Liv scuote la testa “No, sto bene e poi non vorrai far aspettare ancora di più i tuoi genitori, vero?”
    Con decisione, Liv ingrana la prima e riprende il viaggio.
    Verso l’una del pomeriggio, finalmente arrivano ad Alliance.
    Mentre Liv parcheggia sul ciglio della strada, Jesse guarda con malinconia la casa verniciata di bianco, affiancata da un giardino non molto curato, il luogo in cui ha trascorso, più o meno felicemente, la sua infanzia.
    Sa che i suoi genitori gli vogliono bene, ma ha sofferto molto la solitudine di quei pomeriggi passati a guardare la tv o i pranzi a base di minestra senza nessuno che gli chiedesse come fosse andata la giornata. Razionalmente, il bambino sa che i suoi genitori devono lavorare ma in fondo al cuore pensa che qualche pick-nick o qualche gita al lago la domenica come fanno tutte le persone normali potevano anche organizzarla.
    Jesse sente una mano posarsi dolcemente sulla sua spalla. Alza gli occhi e vede Liv sorridergli incoraggiante. Gli piace quella ragazza, non solo perché non è totalmente umana, proprio come lui, ma perché lo ascolta, lo capisce senza avere pregiudizi nei suoi confronti.
    In più lo protegge con un fare materno che lo spiazza e lo rende felice allo stesso tempo.
    “Sei pronto?”
    Jesse annuisce appena perché un nodo alla gola gli impedisce di parlare.
    Insieme, attraversano il vialetto e si fermano davanti alla porta.
    “Non credo di riuscirci, Livy”.
    La ragazza gli scompiglia i capelli e bussa alla porta che, cigolando, si apre.
    Jesse guarda Liv, confuso “Strano. Mamma e papà non lasciano mai la porta aperta”.
    “Entriamo” risponde Liv con uno strano presentimento.
    La casa è fredda, troppo silenziosa. L’unico rumore che si sente sono i passi agitati di Jesse che corrono per ogni stanza in cerca dei genitori.
    Quelli di Liv, invece, si sono fermati davanti alla camera da letto dei coniugi Turner e la ragazza non può fare a meno di rimanere ipnotizzata davanti a quell’orribile vista.
    I corpi dei genitori del piccolo Jesse giacciono scomposti a terra in una pozza di sangue. L’odore della morte è forte tanto quanto quello acre dello zolfo che impregna ogni cosa, dall’aria immobile alla moquette celeste.
    Liv si riscuote e dà le spalle a quella vista, pensando solo ad una cosa: Jesse non deve vederlo.
    La ragazza si allontana dalla camera ma la voce di Jesse si avvicina a lei.
    “Mamma? Papà? Liv, non ci sono, eppure la macchina è nel garage”.
    Jesse svolta l’angolo e per poco sbatte contro Liv.
    “Oh, eccoti, sai...” la voce del piccolo muore tra le sue labbra, mentre vede l’espressione sconvolta sul volto della ragazza “Liv... cosa...”
    “Andiamo via, Jesse”.
    Il bambino sposta lo sguardo da lei alla camera in fondo al corridoio e fa due più due.
    In un lampo, corre verso la stanza, ignorando le grida di Liv.
    La ragazza riesce a raggiungerlo e lo stringe in un abbraccio ferreo per trascinarlo lontano da quello scempio ma il bambino si dimena.
    “Lasciami! LASCIAMI!” grida, spingendo Liv e facendola volare con i suoi poteri contro la parete opposta.
    Poi, Jesse corre fino alla camera e rimane paralizzato alla vista dei suoi genitori adottivi. “MAMMA! PAPA’!!!” grida scoppiando in lacrime. I suoi singhiozzi e le sue grida di dolore incitano Liv ad alzarsi da terra e a raggiungerlo. Lo trova in uno stato a dir poco pietoso: è a terra, inginocchiato su sua madre e cerca inutilmente di svegliarla scuotendole con delicatezza le spalle.
    “Mamma, ti prego, svegliati Ti giuro che non scapperò più. Mammy?”.
    Liv sente lacrime di compassione rigarle la pelle e si chiede quando riuscirà a smettere di versarle. Per tutta la sua vita ha pianto e ora è stufa.
    “Jesse, ti prego ascoltami. Dobbiamo andarcene”.
    Il bambino si alza e la sua espressione si fa terribile. “Sono stati i demoni, vero? Li hanno uccisi perché volevano me!” grida. I muri della casa si riempiono di crepe e le finestre vanno in frantumi, cadendo come pioggia su di loro.
    “Sì, ma ora dobbiamo andarcene” grida Liv per farsi sentire dal bambino. Il frastuono in quella casa è terrificante. Liv sapeva già che Jesse è molto potente, ma non avrebbe mai pensato che lo fosse così tanto.
    Non ottenendo una risposta dal bambino, Liv lo prende in braccio e corre giù dalle scale, questa volta senza incontrare resistenza da parte di Jesse.
    Coprendosi gli occhi con le spalle del piccolo, per evitare che qualche vetro le arrivi in un occhio, esce sul portico e corre fino alla macchina, appena in tempo per vedere la casa venire rasa al suolo dalla furia e dal dolore di Jesse.
    Senza guardarsi indietro, Liv fa sedere il bambino sul sedile anteriore per poi mettersi al volante e percorrere le strade di Alliance superando di gran lunga il limite di velocità.
    “Devi imparare a controllarti Jesse. E’ difficile credimi, parlo per esperienza personale, ma non puoi continuare a radere al suolo gli edifici”.
    Poi, vedendo lo sguardo vuoto di Jesse, si dà mentalmente dell’idiota. Non può sgridarlo così dopo che ha visto i cadaveri dei suoi genitori. Non può nemmeno consolarlo, non servirebbe a niente.
    “Ti giuro che troveremo quei demoni, Jesse. Ti do la mia parola che ti aiuterò a stanarli, fosse l’ultima cosa che faccio”.
    Per tutto il viaggio di ritorno, Jesse non parla. Resta appoggiato al finestrino, fissando i campi del Nebraska senza vederli realmente.
    Ogni tanto, Liv cerca di strappargli qualche monosillabo dalle labbra ma senza risultato.
    Entrambi rimangono in silenzio fino al loro arrivo a Broken Bow, verso le nove di sera.
    Quando entrambi entrano alla Roadhouse, il locale è pieno zeppo di cacciatori che guardano con interesse il bambino. Istintivamente, Liv passa una mano attorno alle spalle di Jesse: se i cacciatori le renderebbero la vita un inferno se scoprissero che lei è un Nephilim, figuriamoci cosa cercherebbero di fare all’ Anticristo.
    “Ehi, Elisheva, quel bambino non è un po’ piccolo per venire da queste parti a quest’ora? O vuoi unirti a noi, bimbo, a festeggiare la morte di un demone?” grida un cacciatore, probabilmente già ubriaco.
    Jesse si aggrappa al fianco della ragazza, spaventato.
    “Se Elisheva lo vuole ospitare è affar suo McCarthy e piantala di bere, altrimenti dovrò portarti in macchina a forza di calci” gli risponde Kieran incontrando lo sguardo di Liv. La ragazza lo ringrazia con un cenno e guida Jesse fino alla sua stanza.
    “Eccoci arrivati” gli sorride Liv. “Puoi dormire qui stanotte e domattina decideremo cosa fare. Hai fame?”.
    Il bambino non risponde. Liv sospira e fa per uscire dalla stanza.
    “Scusa” mormora Jesse, richiamando l’attenzione della ragazza.
    “Per cosa?” chiede Liv e si rigira verso di lui.
    “Per averti fatto male, di nuovo. Mi dispiace di averti spinta così forte, è che non sono riuscito a controllarmi”.
    Liv scrolla le spalle “Jesse, l’unico realmente ferito sei tu. E lo squarcio nel tuo cuore è così profondo che solo il tempo, moltissimo tempo, può curare. Ci sono passata anch’io, così tante volte che oramai ne ho perso il conto”.
    Jesse le fa un timido sorriso “Grazie per tutto”.
    “Buonanotte Jesse”.
    La ragazza si chiude la porta alle spalle per isolare Jesse dal fracasso che solo un gruppo di cacciatori ubriachi o un branco di bufali in gioielleria può fare.
    La serata continua tra birra, musica rock prodotta dal juke box e racconti sulla caccia simili alle storie dell’orrore che nemmeno i bulletti delle scuole elementari raccontano ai bambini più piccoli.
    “La vedete questa cicatrice?” chiede Jason Fraiser, lo stesso che Liv ha curato due sere prima. L’uomo si è sollevato la manica fino all’avambraccio, rivelando una ferita vecchia e quasi completamente rimarginata.
    “E’ stata una maledetta strega. Voleva sacrificarmi per qualche suo demone, meno male che il mio amico Jack qui le ha piantato due proiettili nel cuore prima che terminasse il rituale, vero Jack?” chiede conferma il cacciatore, tirando due amichevoli pacche sulla schiena al suo amico, Jack Sawyer, che replica “Mi sento una babysitter. Sempre a pararti il culo. Prima o poi ci lasci le penne amico mio”.
    “Beh, brindiamo affinché avvenga il più tardi possibile” grida Fraiser.
    Dall’altro lato del locale, Liv sta servendo cinque bicchierini di Whiskey.
    “Ma ci credi, se l’è fatta con una vampira! Ha detto che si chiamava Lenore. Quando l’ha scoperto gli è quasi venuto un infarto. Che idiota” sta dicendo Logan Reece, uno dei cacciatori che Liv mal sopportava nel suo locale, insieme alla sua fidanzata Frances. Ma i clienti sono clienti e vanno trattati bene. Tutti quanti.
    “Tu cosa ne pensi, Elisheva?” le chiede Logan.
    “Beh, non è che appena incontri una ragazza gli chiedi “scusa, mi fai vedere i canini affilati?”. Certo, poteva stare più attento, ma la vampira in questione non gli ha fatto niente... anche loro possono amare”.
    Logan sospira “Ellie, Ellie. Non dirmi che sei una fan di Twilight! Quelle cazzate sull’amore tra un mostro e un umano non stanno ne in cielo ne in terra, ma per favore!”. Il vassoio con i bicchieri vuoti tintinnano quando le mani di Liv cominciano a tremare.
    “Personalmente” continua Logan al suo piccolo pubblico “Ucciderei chiunque non sia umano puro al cento percento”.
    “Calmati, calmati” si ripete Liv mentre appoggia un sandwich sul tavolo.
    “Ma sai cosa ci dice in giro? Che un altro insospettabile mostro sia appena morto, ed era uno che noi conoscevamo bene!”.
    Frances pende letteralmente dalle sue labbra “Chi?”.
    “Non ci crederai mai! C’è chi dice in giro che Sam Winchester fosse metà demone! Se è così ha fatto bene a farsi ammazz...”
    Logan annaspa mentre la mano di Liv si chiude stretta sulla sua gola. Nel locale scende il silenzio, anche il juke box finisce di riprodurre la canzone selezionata proprio in quel momento.
    “NON TI AZZARDARE MAI PIU’ AD OFFENDERE LA MEMORIA DI SAM WINCHESTER!” grida Liv, colpendo il cacciatore con un pugno. Il suo naso si rompe con un sonoro schiocco, schizzando sangue sul pavimento.
    “LUI ERA UN EROE, HAI CAPITO?! E’ MORTO PER SALVARCI, E PER SALVARE ANCHE TE, IMBECILLE CHE NON SEI ALTRO!”.
    Liv si pulisce la mano insanguinata con il tovagliolo di Logan e glielo getta addosso. “Ti voglio fuori di qui entro tre secondi, figlio di puttana” gli dice per poi girarsi verso gli altri cacciatori “Chi pensa di infangare i Winchester con queste stronzate porti immediatamente le sue chiappe fuori dal mio bar. Se siamo ancora vivi è grazie a loro”.
    Dopo un attimo di pausa, il gruppo degli amici di Logan si alza dal tavolo, gettando qualche dollaro ai piedi di Liv ed esce dalla locanda a passo spedito. “Non finisce qui, Elisheva” sibila Frances, gettando i lunghi capelli rossi all’indietro e aiutando il suo ragazzo ad alzarsi.
    Tutti gli altri cacciatori guardano Liv, leggermente intimoriti. “Noi rispettiamo i Winchester, Elisheva” interviene Maggie Stewart, seduta al tavolo insieme a suo padre, il quale rompe il ghiaccio dopo qualche secondo “Allora, Elisheva, questa birra arriva? Non ho tutta la notte!”
    L’atmosfera si risolleva e Liv ritorna dietro al bancone, ancora scossa.
    “Devo ricordarmi di non contraddirti mai, Singer” commenta con un ghigno Kieran, passandole un bicchiere vuoto, mentre sua sorella la guarda con ammirazione.
    “Basta non offendere i miei fratelloni e tutto è okay”replica Liv.
    “Posso chiederti chi è il bambino?” chiede Aisling “Non per farmi gli affari tuoi, ma mi è sembrato così triste”.
    Liv sospira “Si chiama Jesse e ha appena scoperto di essere diventato orfano. Demoni”. I Gallagher incrociano i loro sguardo, per poi abbassarli. Nessuno meglio di loro sa quanto dolore i demoni possano provocare.
    La serata prosegue tranquilla fino a che, verso le cinque del mattino, tutti i cacciatori sono ripartiti, ognuno per la propria strada.
    Aisling si esibisce in un enorme sbadiglio “Un’altra ordinazione e svengo per terra”.
    Liv ride mentre finisce di passare uno straccio bagnato sul bancone. “Vai pure a dormire. Ci penso io a chiudere”.
    La ragazza non se lo fa dire due volte e in un lampo scompare dalla sua vista.
    “Serata movimentata, eh?” chiede Kieran, spostando le ultime sedie sotto i tavoli e camminando verso di lei.
    “Lo spettacolo è stato di tuo gradimento?” replica con sarcasmo l’altra.
    “Scusa, è che mi piace il tuo atteggiamento. Non ti fai mettere i piedi in testa da nessuno”.
    Liv arrossisce quando si rende conto della sua vicinanza.
    “Sono sempre stata così” fa le spallucce Liv.
    “Come ho appena detto, mi piace”.
    Kieran le prende il viso fra le mani, sollevandolo per studiare ogni più lineamento. Poi, le sue labbra carnose si congiungono a quelle della ragazza, assaporandone il calore e l’aroma alla ciliegia del lucidalabbra di lei.
    Liv, che un attimo prima era come in trance, s’irrigidisce tra le braccia di Kieran e sposta il viso verso il basso per rompere qual contatto “Io… non posso… scusa”.
    Kieran si allontana di un passo “No, scusami tu. Dovevo chiederti il permesso, non faccio mai così; non so cosa mi sia preso. Buonanotte Elisheva” dice e si avvia a grandi passi verso il corridoio che porta alla sua stanza.
    Liv fa per chiamarlo, ma un suono secco e ripetuto la fa sobbalzare e girare verso la porta irritata: il cartello “Siamo Chiusi” non lo legge mai nessuno?
    “Arrivo” grida Liv mentre toglie il catenaccio e apre la porta di legno.
    “Oddio!” esclama sentendo il calore del sangue svanire dal volto.
    Il ragazzo davanti a lei sorride triste “Non proprio”.
    Liv indietreggia e cerca con lo sguardo un luccichio nell’oscurità ma è inutile: nessun coltello d’argento nei paraggi o, molto più utile, il suo pugnale angelico.
    “Non voglio farti del male”.
    La ragazza scoppia a ridere, una risata isterica, terrorizzata “L’ultima volta me l’hai fatto”.
    Un’espressione dolorosa compare sul volto dell’altro e i suoi occhi diventano così dolci da sciogliere anche il cuore più duro.
    “Mi dispiace”.
    “Risparmiati le scuse” ringhia Liv, per tutta risposta “Ora lascialo andare o ti giuro su Dio che questa volta riuscirò ad ammazzarti!”.
    Il ragazzo davanti a lei spalanca le braccia, sembrando ancora più alto del normale.
    “Sono io Livy. Sono davvero Sam”.




    Piaciuto??????


    Edited by Amariah - 17/6/2010, 21:50
     
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  9. Vivaldi4love
     
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    Bellissimo!!!!!!!! Soprattutto tutta la scena dentro il locale... complimenti!
     
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  10. Tanis_mezzelfo#21
     
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    molto bella!!!
    e brava Liv!!
    Però che cavolo! per colpa di Cass non riesce a ricambiare il bacio :(
     
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  11. eli*dreamer
     
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    a me è piaciuta molto...un pò meno al mio sedere dolorante visto che sono caduta dalla sedia per il finale (non scherzo...ma è anche vero che mi siedo in modo barbaro e che la sedia è di quelle con le rotelline...però che finalone di capitoloooo)!!!
    Brava brava...mi piace Jesse...mi piacciono i Gallagher (cavolozzi Kieran mi ispira troppo) e amo Liv!!!
    Saaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaam
     
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  12. Amariah
     
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    @Vivaldi4love: grazie mille! Sì, la scena alla Roadhouse mi ha particolarmente entusiasmata. Ho cercato di vedere con la lente d'ingrandimento il mondo dei cacciatori e soprattutto ho cercato di far capire quanto ancora Liv sia legata al suo mondo pre-apocalisse, quando era ancora vicina a tutti quelli che amava.

    @Tanis: Grazie! Cass si è proprio comportato male nei suoi confronti, lo so, ma presto Liv aprirà di nuovo il suo cuore... non preoccuparti! ;) Inoltre, presto comparirà canche un'altra sorpresina che strapazzerà ancora di più la vita di Liv.

    @Eli*dreamer: sono contenta che ti piacciano tutti i personaggi, soprattutto i Gallagher ( è sempre più difficile scrivere di nuovi personaggi, dei quali devi inventare storia, carattere, etc che di personaggi, come dire, già impostati).
    P.S. per questa storia credo che ci sarà un finale coi fiocchi ad ogni capitolo, quindi mi raccomando: siediti bene!!! Non voglio averti sulla coscienza!

    Purtroppo non ho molto tempo per scrivere (maledetti esami!!!!!!!!!!) quindi non so quando scriverò il prossimo capitolo!

     
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  13. sahany09
     
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    Eccomi!!! L'ho letto. Si, accidenti, mi è piaciuto!!! Mi è sembrato proprio di essere alla Roadhouse. Anche tu, abile coi cliffhangers!!!
    Sono la mia passione.

    CITAZIONE
    Dean si è ritirato dalla caccia e ora vive a Cicero, in Indiana

    Sicura? Cercavo infatti disperatamente dove abitava Lisa.
    Comunque, fantastica!!!!
     
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  14. dani61
     
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    Per prima cosa WW il piccino è tornato!!!
    Adesso - capitolo stupendo - mi è piaciuto tantissimo - molto commovente quando Liv si è lasciata andare per un attimo - ed anche quando Jesse si è precipitato dai genitori - poi grande Livy quando ha preso per la gola il cacciatore che aveva offeso la memoria di Sam - grandiosa quella scena - poi il fratellino "innamorato"? - Veramente un capitolo molto molto bello e scritto perfettamente - riBravissima!!!!!!!!!!!!!
     
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  15. Amariah
     
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    PREMESSA:

    Ora che le mie torture sono finite ( esami di maturità) posso ricominciare a scrivere!!!!
    Questo è un capitolo molto denso, pieno di colpi di scena e finisce anche questo con un cliffhanger.

    Buona lettura!!!




    Liv tentenna ancora sulla porta, spostando il peso da un piede all’altro.
    “Liv” le sorride gentile Sam “Sono davvero io”.
    “Come faccio ad esserne sicura?” chiede pronta la ragazza.
    Sam sospira, un velo di rammarico gli vela gli occhi “Credo che tu sappia riconoscere il mio sguardo, Liv. Sai bene che non è più Lucifer a manovrarmi”.
    Liv fa un passo indietro. E’ vero, riesce a distinguere lo sguardo affettuoso e caldo di Sam da quello gelido di Lucifer.
    “Lo so, che sei davvero Sam Winchester. Ma scusa la schiettezza: come cazzo hai fatto a scappare dall’inferno?”.
    Sam si guarda intorno, nervoso “Possiamo parlarne dentro?”.
    Non del tutto convinta, Liv apre di più la porta per lasciar passare Sam, ricordando la presenza di due potenziali cacciatori dal sonno leggero poco lontani da loro.
    Sam rimane sulla porta e fissa Liv di nuovo con quello sguardo addolorato.
    “Liv, dovresti rompere la linea di sale”.
    La ragazza s’irrigidisce istintivamente e osserva con più attenzione il volto del giovane Winchester: effettivamente, Sam è molto più pallido del solito ma per Liv è una cosa normale. Chiunque non avrebbe una bella cera se fosse appena evaso dall’inferno.
    “P-perchè?”
    “Liv, devi promettermi che non farai nulla di avventato e che mi lascerai spiegare. Non ti farò del male ma devi lasciarmi entrare”.
    Liv non si muove di un centimetro e Sam si passa una mano fra i capelli “Ti prego, fidati di me Livy”.
    La ragazza cede e si inginocchia per sollevare il sottile asse di legno sotto il quale s nasconde la barriera difensiva al sale e infine separa la linea.
    Prima che Sam possa entrare, Liv si alza di scatto e arretra di qualche passo.
    “Che cosa vuoi?” domanda Liv con voce tremante mentre una parte di lei si chiede se ciò che ha fatto non sia stata una mossa avventata.
    “Non voglio farti del male” ripete Sam sempre con quello sguardo addolorato.
    “Sei uno spirito?”
    Sam distoglie lo sguardo da Liv a quella domanda.
    “Liv...”.
    “Rispondimi!”.
    “Sì”.
    Nella stanza scende il silenzio e Sam si avvicina di un passo a lei, tendendole la mano.
    Liv la osserva poi, lentamente, allunga il braccio fino a che le sue dita incontrano quelle del ragazzo che considerava suo fratello.
    La pelle di Sam è morbida, viva, ma innaturalmente gelida, come se il ragazzo fosse stato rinchiuso per ore in un congelatore.
    Liv si ritrae di scatto e Sam riabbassa la mano, quasi deluso.
    “Livy, lasciami spiegare. Non so come, sono riuscito a scappare dall’inferno, ma il mio corpo è stato disintegrato quando Lucifer e Michael sono finiti nella gabbia”.
    “Che cosa ti ricordi?” chiede la ragazza, riabbassando lentamente la guardia.
    “Onestamente?” dice Sam passandosi di nuovo la mano tra i capelli “Nulla. I miei ricordi si interrompono poco prima dell’esplosione del mio corpo e ricominciano di notte nel cimitero di Lawrence. In entrambi i casi ero avvolto da una luce accecante”.
    Liv incrocia le braccia al petto “angeli?”.
    “E’ l’unica spiegazione razionale”.
    “Rivedi la definizione di “razionale”, Sam”.
    Il ragazzo abbozza un sorriso, lieto che Liv abbia cessato, almeno in parte, l’ostilità verso di lui.
    “Sei diverso dagli altri spiriti” commenta la ragazza, osservandolo con circospezione.
    Sam sorride “Ho fatto tanta pratica. È da poco che sono riuscito a diventare... più solido”.
    “Dean cosa ne pensa?”
    Sam irrigidisce la mascella “Dean non mi ha ancora visto”.
    “E che cosa apetti?” chiede Liv “Perché sei venuto da me? Insomma, non che ne sia infelice, ma è tuo fratello ed è ferito per quello che ti è successo! Sei appena tornato dall’inferno! Dovresti stare con lui, adesso”.
    Sam abbassa lo sguardo, mormorando qualcosa di incomprensibile.
    “Cosa?”.
    “Non sono appena tornato. Sono tornato sulla terra quattro mesi fa”.
    Liv s’irrigidisce indignata “E dimmi: cosa aspettavi a farti vedere?!”.
    “Liv...” cerca di spiegare Sam ma è tutto inutile.
    “Quattro mesi! Io, noi, continuavamo a chiederci in che condizioni eri, oggi ho persino sbattuto fuori dei cacciatori che hanno insultato la tua memoria e tu ti presenti qui dicendo tranquillamente che è da quattro mesi che sei tornato?!”.
    “Lo so, Liv. Ha tutto il diritto di essere arrabbiata, ma non volevo rompere l’equilibrio che si è creato durante la mia... assenza. Tu lavori qui, Dean a la sua nuova vita con Lisa e Ben. Non serve che sappia che sono ancora vivo, in un certo senso”.
    Liv si gira di scatto e va fin al bancone per sedersi su uno sgabello: le tremano le gambe dalla rabbia.
    “Credi che Dean stia bene? Credi che sia felice? Sei il primo a non crederci, non negarlo. Se pensi che la sua vita ora sia tutte rose e fiori non conosci per niente tuo fratello”.
    Sam abbassa la testa e trascina stancamente i piedi fino allo sgabello accanto a quello di Liv.
    “Almeno è al sicuro” sussurra.
    Liv non sa cosa rispondergli, così gli prende di nuovo una mano, rabbrividendo al freddo che essa emana.
    “Mi dispiace per averti uccisa in quel modo. Dev’essere stato orribile” commenta d’un tratto Sam.
    La ragazza scuote la testa “Non sei stato tu, lo sai” ma la mente di Liv viene percorsa dal ricordo del gelo e del dolore nelle schegge di ghiaccio che le hanno trafitto la gola quando ha combattuto contro Lucifer.
    D’un tratto Sam solleva la testa confuso “Liv…non siamo gli unici due esseri soprannaturali qui alla Roadhouse, vero?”.
    Liv scuote la testa “ No, mi sto prendendo cura di Jesse Turner... credo che tu l’abbia già incontrato”.
    “Jesse... l’Anticristo?”
    “Sì. L’ho incontrato per la prima volta quasi un anno fa e adesso l’ho rincontrato. Insieme siamo andati dalla sua famiglia, ma i demoni hanno massacrato i suoi genitori”.
    “In pratica, l’hai adottato?”
    Liv scrolla le spalle in risposta “Non è pericoloso, Sam. Non vuole farmi del male”.
    “Lo so, Liv. Non ho mai detto il contrario” ribatte il ragazzo.
    “Allora, come mai dopo quattro mesi, hai voluto farti vedere proprio da me?”.
    Sam tira fuori dalla giacca alcuni ritagli di giornale “A Cicero, Indiana ci sono state delle sparizioni e Dean sta pensando di andare a caccia, di nuovo. Ho bisogno che tu lo raggiunga e lo aiuti. Non voglio che cacci, lo sai”.
    Liv legge con attenzione gli articoli “Sembrerebbe un fantasma”.
    “Esatto” conferma l’altro cacciatore “Me ne occuperei io, ma non posso toccare né il metallo né il sale. Ho provato a parlarci, ma quello spirito è davvero impazzito”.
    “D’accordo, andò in Indiana”.
    Sam si alza dallo sgabello “Bene. Ora è meglio che vada, hai bisogno di riposare”.
    “Sam?” lo chiama la ragazza.
    “Sì?”
    “Sai se c’è qualche modo per riavere il tuo corpo?”.
    Il ragazzo sospira con l’aria di uno che ha pensato troppe volte a quella possibilità “Se c’è, non l’ho ancora trovato”.
    “Se vuoi, lo troveremo insieme”.
    Sam le sorride dolce “Grazie Livy. Ah, un’ultima cosa. Non dire a Dean del nostro incontro”.
    Liv fa una smorfia, contrariata “Lo fai soffrire così, lo sai?”
    “Lo so, ma è meglio così, Liv. Ha bisogno di una vita tranquilla dopo tutto quello che ha passato.
    Buonanotte Liv”.
    Liv gli sorride e lo accompagna alla porta per rispostare la linea di sale “Ci vediamo Sam”.




    Verso mezzogiorno del giorno dopo, Liv scende dalle scale con un borsone sotto il braccio.
    “Liv, perché non posso venire anch’io!?” si lamenta Jesse dietro di lei.
    “Perché è pericoloso” gli ripete lei per la centesima volta.
    “Ma posso aiutarti! Lo sai benissimo che non sono debole!”
    Liv si volta e si china verso di lui “Lo so benissimo, ma non voglio che tu ti cacci nei guai. Devi imparare a difenderti senza poteri e questo ancora non lo sai fare”.
    Jesse abbassa i suoi grandi occhi umidi “Ma potrei imparare”.
    Liv sospira: Jesse è esattamente com’era lei alla sua età “Facciamo così: quando torno ti insegno qualcosa sull’auto difesa, va bene?”.
    Jesse annuisce, non del tutto convinto mentre Liv finisce di scendere gli ultimi gradini.
    Aisling è dietro al bancone con una pila di menù in mano.
    “Vai a caccia?” chiede preoccupata.
    “Sì. Un vecchio amico ha chiesto il mio aiuto. Mi dispiace lasciarvi sempre a gestire il locale da soli”.
    “Non preoccuparti” la rassicura la ragazza con un sorriso “Ci hai assunti per questo, no? E poi, ora ho tutti i motivi per chiederti un aumento”.
    “Qualcuno ha detto “caccia”?”.
    Kieran si catapulta letteralmente fuori dalla sua stanza con un borsone simile a quello di Liv sulle spalle.
    “Vuoi venire con me?” chiede Liv scettica.
    Il ragazzo risponde con una scrollata di spalle “Mi sembra ovvio”.
    “Kieran!” lo rimprovera la sorella.
    “Voglio solo divertirmi un po’ per spezzare la monotonia che regna nel Nebraska. Tutto qui” la rassicura il ragazzo.
    “Non so se è una buona idea” commenta Liv.
    “Mettiamola così” la interrompe Kieran “Se non mi porti con te ti seguirò comunque”.
    Liv fa vagare lo sguardo su quello determinato del ragazzo e quelli seccati di Aisling e Jesse.
    “Kieran, carica la roba in macchina”.
    Aisling la guarda con un’espressione tradita.
    “Aisling, ti prometto che non accadrà niente a tuo fratello. Ti fidi di me?”
    Gli occhi color ghiaccio della ragazza si ammorbidiscono quasi all’istante “Ma certo che mi fido di te, Elisheva”.
    Liv le sorride poi scompiglia con una mano i capelli corti di Jesse “Fai il bravo, mi raccomando”.
    “Certo Livy. Tu però stai attenta e saluta da parte mia... il tuo amico”.
    “Okay. Ci vediamo!”




    Liv guida a tutta velocità, cercando di tenere gli occhi fissi sulla strada e non sul ragazzo accanto a lei.
    L’autoradio a tutto volume, riproduce “I love rock and roll” e Liv per distrarsi dal pensiero della caccia, del fatto di rivedere Dean, e del bacio che lei e Kieran si stavano per scambiare la sera prima, comincia a cantare “I saw him dancing there by the record machine
    I knew he must have been about seventeen
    The beat was going strong, playing my favorite song
    And I could tell it wouldn't be long
    till he was with me, yeah, me
    And I could tell it wouldn't be long
    till he was with me, yeah, me, singin'
    I love rock 'n' roll
    So put another dime in the jukebox, baby
    I love rock 'n' roll
    So come and take your time and dance with me”.
    “Wow” commenta Kieran “Bella, coraggiosa e pure brava a cantare... sei il modello di ragazza perfetta, Elisheva”.
    La ragazza arrossisce ma tiene gli occhi sulla strada “Non sono così perfetta come credi” si lascia scappare.
    Kieran la guarda incuriosito “Davvero? Hai molti segreti?”.
    “Ne basta uno per rovinare tutto”.
    Liv si rende conto di cosa ha appena detto e preme ancora di più l’acceleratore.
    Kieran capisce che non è il caso di approfondire l’argomento, così si appoggia al finestrino e chiude gli occhi, pensando a quanto quella ragazza accanto a lui sia misteriosa e a quanto, nonostante i suoi segreti, si senta attratto da lei.
    Dopo qualche ora, Kieran viene svegliato da una mano delicata che gli scuote la spalla.
    “Mmm... siamo già arrivati?” chiede.
    Liv gli sorride “siamo in Indiana ma ho pensato di passare la notte qui. Non ha senso andare a caccia se siamo stanchi, ci faremmo uccidere”.
    “Giusto” Kieran prende la borsa e scende dalla macchina con difficoltà, sgranchendosi le gambe.
    “E’ questo il meglio che sei riuscita a trovare?” chiede osservando il motel: persino l’insegna è storta.
    “Il mio budjet è limitato, Kieran” risponde la ragazza.
    Insieme entrano nella reception e si avvicinano al responsabile del motel, un uomo sulla quarantina con la barba sfatta e l’aria di uno appena evaso di prigione.
    Liv si fa coraggio, dicendosi che lei è l’ultima che può farsi dei pregiudizi considerato che, per fortuna, il suo partner per questa caccia non sa niente di lei.
    “Salve, vorremmo due stanze singole”.
    L’uomo la squadra dall’alto in basso, sfregandosi la barba con le unghie. Liv trova quel rumore fastidioso tanto quanto le occhiate che il proprietario del motel le sta rivolgendo.
    “Mi dispiace ma siamo a corto di camere. Ne rimane solo una matrimoniale”.
    Liv e Kieran si fissano domandandosi reciprocamente la stessa cosa con lo sguardo.
    “Per me non è un problema” dice Liv.
    “Nemmeno per me” risponde l’altro.
    “Prendiamo quella matrimoniale”.
    L’uomo prende le chiavi della stanza numero 66 e la porge al ragazzo “Fanno trenta dollari a notte” dice, poi il suo sguardo si posa languido su Liv “A meno che non vogliate pagare a ore”.
    Liv sta per rispondergli male ma il ragazzo accanto a lei l’anticipa: prende l’uomo per il colletto della camicia rovinata che indossa e lo costringe a mettere la testa sul bancone.
    “Non farti idee strane, pervertito!” gli sibila in un orecchio, poi prende la chiave e getta una manciata di banconote sul bancone.
    “Vieni Elisheva”.
    Entrambi percorrono il corridoi con passo affrettato ed entrano nella stanza: è messa meglio del resto del motel e non c’è puzza di acqua di colonia invecchiata di vent’anni che c’era all’entrata.
    “Sai, posso anche difendermi da sola” dice Liv, sbattendo la borsa sul letto.
    “Lo prendo per un grazie” replica l’altro facendo lo stesso. “Si può sapere perché sei sempre così irascibile? Ho solo cercato di darti una mano”.
    “Ce la faccio benissimo da sola, non voglio essere trattata come una damigella in difficoltà e non ho bisogno di un cavaliere!”.
    Kieran prende la borsa e la lascia cadere con stizza sul pavimento “Lo so che te la cavi da sola, mi è solo sembrato gentile insegnare a quell’idiota a non fare pensieri sconci su una ragazza così giovane che potrebbe essere sua figlia ”.
    “Non è solo questo. Credi che non sappia la ragione per cui sei voluto venire con me?” lo attacca Liv.
    Kieran sembra non capire “Cosa?!”.
    “Andiamo Kieran! Ci stai provando con me, lo vedrebbe anche un cieco!”.
    Il ragazzo la guarda senza rispondere, dandole la conferma di ciò che prova per lei “E anche se fosse?”.
    Liv apre la bocca e la richiude più volte, colpita da tanta franchezza “Non voglio...”.
    “Sì, invece” la corregge l’altro “Stavi per baciarmi la scorsa notte, poi ti sei bloccata. E non dirmi che non è vero perché so che sarebbe una bugia”.
    Ora Liv ha le lacrime agli occhi. Tutto quello che ha detto Kieran è vero, prova qualcosa (che non sa bene se è attrazione fisica o amore) per lui ma il ricordo di Castiel, dei suoi occhi così simili a quelli di Kieran, non le permette di voltare pagina.
    “Kieran, io...” cerca di dire Liv, ma il ragazzo le prende il viso fra le mani.
    “Qualcuno ti ha ferito, si vede lontano un miglio, ma non puoi continuare a vivere nel passato. In questo modo ti distruggi. Ci sono passato anch’io: quando sono morti i miei genitori, quando Aisling ha avuto quell’incidente ho sotterrato quegli eventi e ho continuato a comportarmi come se non fosse successo niente finchè lei mi ha aperto gli occhi” con le dita, asciuga le lacrime che sono scese dalle palpebre della ragazza “Quello che voglio dirti, è che devi andare avanti e lasciati il dolore alle spalle”.
    Ancora una volta, Liv si trova privata delle difese che ha eretto davanti a se per mesi e si sente come nuda sotto lo sguardo di Kieran. Senza nemmeno sapere il perché, lo abbraccia, nascondendo il viso nel suo petto e singhiozzando come una bambina.
    “Shhh... sono qui Elisheva”.
    Una volta calmatasi, Liv alza nuovamente lo sguardo e lo fissa come se lo vedesse per la prima volta. Fa scorrere le mani sul suo petto fino a raggiungere le guance “Grazie” gli sussurra. Poi, si alza in unta di piedi e lo bacia.
    Le labbra di Kieran sono calde e frementi contro le sue e, dopo un attimo di confusione per quel repentino cambiamento, si schiudono con passione.
    Le sue mani circondano i fianchi di Liv e la sollevano per prenderla in braccio. Liv sente come una scarica elettrica mentre accarezza con le dita i capelli del ragazzo e le mani di Kieran si intrufolano lentamente sotto la sua camicetta.
    Kieran si sbilancia ed entrambi cadono sul letto, che emette un prolungato cigolio. Poi, il ragazzo si sistema sopra Liv e con lo sguardo le pone una muta domanda alla quale lei risponde con un sorriso dolce come il miele.
    Mentre Kieran aiuta la ragazza a svestirsi con movimenti sempre più frettolosi, il cielo sopra il motel si addensa di nuvole per dare vita a uno degli ultimi temporali estivi della stagione.
    Mentre la pioggia scroscia coprendo tutti gli altri suoni, solo un leggero fruscio si propaga nell’aria.
    Tutte le persone sono rientrate in fretta e furia per non bagnarsi; solo una di loro rimane nel parcheggio del motel, incurante dell’essere bagnata fradicia. Il suo sguardo è fisso in alto, rivolto alla finestra della camera 66. Benchè i suoi occhi color cobalto sono freddi e privi di emozione, un lampo di gelosia misto a dolore vi risplende per un attimo. Poi, senza proferire parola, l’uomo si volta sistemandosi meglio l’impermeabile beige lungo fino alle ginocchia e scompare nell’aria, veloce come un battito di ciglia.




    Il giorno dopo, Liv si sveglia con il profumo di caffè appena fatto e brioches. Kieran sistema due bicchieri su un vassoio insieme alle broches e lo porta a Liv con un enorme sorriso a trentadue denti.
    “La ragazza alza gli occhi al cielo “Cosa ti ho detto ieri sera sul fatto di viziarmi?”. Il ragazzo si appoggia un dito sul mento con fare pensoso “Sinceramente, non ricordo molto della conversazione di ieri sera. Temo che ciò che è successo dopo, che è ancora impresso nella mia mente, abbia cancellato tutto il resto”.
    Liv sorride “Ti avevo detto che riesco a cavarmela da sola, senza bisogno della colazione a letto”.
    Kieran sposta il vassoio per darle un bacio “Scommetto che però ti piace”.
    Liv interrompe il bacio e addenta una delle brioches “sì, hai ragione: mi piace”.
    Kieran le da un buffetto sulla guancia e si alza per finire di vestirsi.
    “Allora, di che caccia si tratta di preciso?” chiede.
    “Dean pensa che ci sia un fantasma vendicativo”. Non è il caso di dire a Kieran che è stato Sam, il defunto Sam, a dirle della caccia.
    “Aspetta un attimo, Dean Winchester?” chiede il ragazzo “Se riuscirò a sopravvivere alla caccia, il tuo fratellone mi ucciderà per averti portata a letto”.
    “Nessuno ti ucciderà” lo tranquillizza Liv “Ho promesso a tua sorella che ti avrei riportato a casa sano e salvo”.
    Kieran si mette le mani sui fianchi, ostentando un’espressione offesa “Quindi è solo per via di mia sorella... bene, me lo ricorderò la prossima volta che vorrò fare l’ amore con te”.
    Liv ride e si alza in piedi sul letto per saltargli in spalla “Non permetterò a nessuno di farti del male” gli sussurra in un orecchio.
    Kieran sposta la testa di lato catturandole le labbra con le sue poi, Liv scende e comincia a vestirsi. “Vuoi una mano?” le chiede l’altro con malizia ma la ragazza lo guarda male “Kieran, così non arriviamo più da Dean!”.
    Kieran fa una smorfia imbronciata, così Liv gli dice “Quando la caccia sarà finita, riceverai un bel premio”.
    Con un sorriso stampato in faccia, Kieran prende Liv per mano e insieme escono dal motel.
    Si rimettono in viaggio e dopo circa due ore raggiungono finalmente la casa che Sam ha descritto a Liv.
    Liv osserva con curiosità quella casa così carina e il pensiero che le viene in mente è che non avrebbe mai immaginato Dean in una casa così diversa dal suo stile.
    “Tutto bene?” chiede Kieran, comparendo al suo fianco.
    “Sì. Andiamo”.
    Liv prende un respiro e passa sotto il lampione che ha smesso di funzionare quattro mesi prima, quando Sam ha cominciato a venire a controllare suo fratello.
    Liv e Kieran salgono i tre gradini che portano all’entrata e la ragazza suona il campanello, immaginandosi l’espressione del suo fratellone dopo quattro mesi di lontananza da lei.




    Non anticipo niente sui prossimi capitoli ma ho già in mente qualcosa e vi posso garantire che ne succederanno di cotte e di crude!!!


    Edited by Amariah - 4/7/2010, 20:29
     
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