La stella fiammeggiante e il drago: la via del non ritorno

FanFiction by Baci86

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  1. Baci86
     
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    Ciao a tutti!
    Questa FF è decisamente un esperimento e visto che su EFP piace ho pensato di pubblicarla anche qui.
    Spero che sia di vostro gradimento :)





    Just a perfect day
    feed animals in the zoo
    Then later
    a movie, too, and then home


    -Perfect Day Lou Reed-



    Capitolo 1

    Una nuova settimana iniziava e Delia era felice. Non importava se era rimasta alzata gran parte della notte perché Josh era stato colto da un’influenza improvvisa e che la sveglia aveva incominciato a suonare alle 7.30. Era felice, punto. Un lavoro super gratificante, un compagno premuroso e perfino il piccolo appartamento in una minuscola cittadina americana la facevano star bene... Forse era esattamente questo che sognava da piccola quando pensava al suo futuro.

    Si buttò giù dal letto e scivolò verso la cucina. Una colazione veloce e poi subito dritta in bagno ad aprire l’acqua calda della doccia. Avrebbe voluto passare una giornata intera sotto il getto ristoratore dell’acqua ma non poteva perdere assolutamente tempo. Si sistemò i capelli in una coda alta e si truccò leggermente. Prima di uscire dal bagno si guardò ancora una volta allo specchio. Era perfetta. Era una perfetta estranea.

    Si vestì in silenzio per non svegliare il malaticcio e tornò in cucina per preparare un brodo caldo per il pranzo di Josh. Sintonizzò la televisione su un canale musicale e, sulle note di un successo anni ’80, incominciò a sculettare a ritmo di musica finendo velocemente il suo dovere da infermierina. Continuò a saltellare da una parte all’altra della cucina finchè si accorse che era ora di andare.

    Si mise il cappotto e i paraorecchi a forma di cuore che Josh le aveva regalato per Natale. Ritornò un’ attimo in camera da letto e appoggiò lievemente le labbra su quelle pallide di suo fidanzato. “Prima o poi ti ammalerai anche tu se continui a baciarmi” bisbigliò Josh. “Questo lo credi tu...Lo sai benissimo che io sono più forte di te! Questi piccoli malanni non mi toccano minimamente.” Rispose Delia facendo la sbruffona. “Da brava infermiera ti ho già preparato il pranzo e tutte le medicine possibili e immaginabili sono qui, su comodino. Quindi non ti preoccupare, sarò presto a casa” e lo baciò sulla fronte ancora calda. Lui le prese le mani e guardandola negli occhi le disse “Mi salvi sempre.” “Be’ adesso non esageriamo...Stiamo già delirando..Questa influenza dev’essere più forte del previsto!”Gli disse mentre toccava la sua fronte ”E dimmi...La prima volta che ti ho salvato ero almeno vestita come Xena con reggiseno in ferro e disco rotante incluso? Dimmi di sì, ti prego! Lo sai che..”Josh non le fece finire la frase. Prese il suo viso tre le mani e le disse “Grazie.” Tutta la sicurezza di Delia sparì e divenne rossa come uno stupido peperone, le sue mani incominciarono a sudare. Non si era mai abituata ai complimenti, anche dopo sette anni di relazione. ”Guarda che è solo una banale influenza. Io non capisco voi uomini... Avete la soglia del dolore pari a zero!!!” Ed ecco che Josh fece la prima risata della giornata. Delia non poteva che essere contenta perché adorava sentirlo ridere. “Adesso basta con ste cavolate da donna risoluta!! Guarda un po’ che ore sono...” Cazzo penso Delia che in un secondo era già in piedi. Prese la borsa, salutò Josh e uscì di corsa.

    Si catapultò fuori dal portone e, senza scivolare su nessuna lastra ghiacciata, riuscì ad entrare in macchina e mettere in moto. Stava per immettersi nella via principale della cittadina quando il cellulare incominciò a suonare. Accostò, giusto perché non voleva diventare un pericolo pubblico. La suoneria personalizzata non prometteva nulla di buono. “Salve capo! Lo so, lo so, sono in ritardo ma sono quasi arrivata. Giuro!!” disse tutto di un fiato. “Sinceramente non mi interessa dove sei, cosa fai o con chi sei! Mi ha chiamato la polizia di Boston. Hanno trovato due quadri e devi andare ad autenticarli.” Che donna così calorosa e delicata pensò. “Allora signorina Altachiara sto aspettando una conferma!” “Certo, certo”disse quasi balbettando. “Bene. A fine giornata venga nel mio ufficio per i riscontri del caso.” E attaccò. Delia pensò che sembrava di essere in una puntata di CSI. Quali riscontri poteva ritrovare? “Pronto capo. Abbiamo trovato un quadro colpito da un colpo di pistola sul bordo di una piscina”. Incominciò a sogghignare quando al posto di quell’odioso di Horatio spuntava il suo boss sulla scena del crimine. Pose assurde e tono di voce monotono. Potevano benissimo essere fratelli gemelli separati alla nascita.

    Il lavoro a Boston non fu molto lungo. Il capo della polizia l’ accompagnò nella mega villa di un importante imprenditore che aveva fatto fallire la sua ditta provocando una catastrofe finanziaria a tutti coloro che avevano comprato le sue azioni. Delia era stata chiamata per autenticare due quadri che poi sarebbero andati all’asta. Fece parecchie foto, scrisse degli appunti e per l’ora di pranzo era già nel suo ufficio a divorare un mega cheeseburger. Bip Bip il cellulare l’avvisò che qualcuno le aveva scritto un messaggio.”Non vorrei sembrare scortese ma ti ricordo che hai abbandonato il tuo uomo a casa con ben 37.5° di febbre assassina ”. Delia scoppiò a ridere e senza esitare gli scrisse “E tu saresti un uomo?? Io ti definirei una damina del 700..” Bip Bip ”Mi dispiace che tu mi stia offendendo così pesantemente...E io che avevo organizzato la tua serata ideale.. Divano, il tuo film preferito e me. Ma ormai è tutto annullato!!”. Appena lesse il messaggio le si illuminarono gli occhi e sentì le guancie diventare scarlatte. “Ti amo” Bip Bip “Ti amo anch’io..Non fare tardi. Ti aspetto.”

    Bene. Dopo la pausa pranzo e la pausa smancerie ora poteva incominciare a lavorare. Prese i libri e incominciò a documentarsi. Dannati quadri rubati e senza una storia pensò dopo due ore di lavoro inutile. Toc Toc “Avanti” Ed entrò lei, con il suo tailleur, il suo chignon e la sua aria da so-tutto-io-tu-sei-una-cacca-vivente. “BossMiDicaTutto” e prese fiato maledicendo il suo problema con le persone di grado lavorativo superiore. “Io devo andare via prima. Se riesci a scoprire qualcosa su quei quadri scrivimi una relazione e mettila sulla mia scrivania.”e se ne andò. Maledetta donna in carriera con una pietra al posto del cuore. A costo di rimanere tutta la notte alzata avrebbe risolto il misterioso caso dei quadri rubati e ridacchiò immaginandosi di nuovo Horatio e la boss fratelli gemelli. Il ghigno si fermò di colpo. Horatio uguale rosso uguale Rosso Fiorentino. Prese le “Vite” del Vasari, la bibbia per ogni storico d’arte, e lesse la risposta al suo enigma. Infatti trovò la descrizione dei due dipinti e dopo una breve ricerca scoprì che erano spariti dal mercato intorno al 1980. Ed ecco che l’assassino dei quadri aveva un nome. Soddisfatta come pochi Delia guardò l’orologio. Le cinque. In fretta e in furia finì la relazione. La rilesse un paio di volte e dovette ammettere a se stessa che era molto soddisfatta del suo operato. Una delle prime volte nella sua breve carriera da storico dell’arte.

    Alle sei e mezza aveva finito tutto. Ah, pensò, queste si che sono soddisfazioni. Si mise il cappotto, infilò la borsa al braccio e andò a posare la relazione sulla scrivania del boss. Fuori era già buio e si gelava. Corse verso l’auto e come una scheggia mise in moto. Non accese nemmeno la radio tanta era la voglia di buttarsi sul divano con il suo amore. Con tutta la fatica cerebrale di oggi ci voleva proprio una serata senza pensieri. Cazzo, se l’era proprio meritata.

    Aprì la porta di casa e accese la luce. Regnava il silenzio più assoluto. Buttò tutto sul divano e si avvicinò alla camera da letto. In punta di piedi entrò nella camera e vide, nella penombra, Josh con il cuscino appoggiato sul volto. Povero topino avrà un mal di testa talmente forte da doversi coprire gli occhi pensò. Senza pensarci due volte si sdraiò con delicatezza al suo fianco e gli toccò la mano per sentire se fosse ancora caldo. Non era bollente e nemmeno freddo. Era gelato. Delia si alzò e si mise a gambe crociate sul letto. “Josh...Tesoro?” Gli chiese toccandogli il braccio. Non ricevette nessuna risposta. Accese la lampada e riprovò a chiamarlo. Niente. Le era rimasta solo un’ultima cosa da fare...Alzare quel maledetto cuscino. Aveva paura. Percepiva che questo non era uno dei soliti scherzi di Josh. Conto fino a tre e alzo il cuscino disse tra se e senza esitare incominciò a contare

    “Uno

    Due

    Tre”

    Rimase sul letto a gambe incrociate e con il cuscino tra le mani per dei minuti che si trasformarono in delle ore. Continuava a fissare il corpo inerme di Josh e il suo dolce viso trasformato in una maschera di puro terrone. Gli occhi spalancati e il colore bluastro erano tutto ciò che riusciva a vedere.






    La canzone anni '80 è Walking on sunshine di Katrina and The Waves

    Mentre i dipinti di Rosso Fiorentino sono La Deposizione dalla croce e L'angelo musicante. Ovviamente non sono stati rubati...

    Spero di imparare in fretta a mettere i link

    Grazie per aver letto.

    Edited by (Jesse) - 16/7/2010, 23:21
     
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  2. dani61
     
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    Ma che finale!!!! Fino a poco prima dell'ultima scena - definivo questa storia solo "intrigante" ma poi .. che colpo di scena - comunque molto bella - ma dico - lei ha toccato il cuscino ed è stata ore ferma?? Mi sa che si metterà male !!! Complimenti -
     
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  3. Tanis_mezzelfo#21
     
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    ma....ma ...ma...e mi lasci così?!?!?
     
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  4. cy+sam
     
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    Oddio che ansia! Continua presto!
    raccapricciante e molto forte la scena Delia che sta per ore seduta inerme con il cuscino in mano incapace di fare alcunchè.
    ansia ansia ansia !
     
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  5. sahany09
     
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    Dunque: c'è un omicidio perpetrato con un cuscino e la vittima è deceduta con un'espressione di terrore in faccia...... :o: :mmm:
    No, scusa, non farci caso!!! E' solo una strategia anti - tensione!
    O anti - panico!!!
    Vai avanti, ti prego!
     
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  6. Baci86
     
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    Grazie mille per aver letto il primo capitolo e per aver commentato :wub:

    Buona lettura!




    I can't remember anything
    Can't tell if this is true or dream
    Deep down inside I feel the scream
    This terrible silence stops it there

    -One Metallica-





    Capitolo 2

    Martedì e mercoledì. Due giorni. Un’eternità. Per quindici volte Delia aveva dovuto raccontare alla polizia come si sono svolti i fatti. Per quindici volte aveva dovuto rivivere quel momento. Per quindici volte aveva dovuto ripetere a se stessa che era rimasta completamente sola.

    La polizia le aveva sequestrato l’appartamento per terminare le indagini e ora si trovava in un albergo non distante da casa. Delia era sdraiata sul letto. Guardava il soffitto e pensava. Pensava a quel maledetto giorno in cui aveva perso tutto in un modo così assurdo. Non riusciva a non pensare a quella devastante perdita e al suo tremendo senso di colpa per non ricordare nulla del loro primo periodo insieme. Certo, Josh glielo aveva raccontato un sacco di volte ma per Delia erano solo parole. Solo parole che riempivano il cervello e lo soffocavano. E ora Delia aveva la testa satura di ricordi non suoi ma della Delia prima del black out.

    Josh le aveva sempre raccontato che la prima volta che si videro fu amore a prima vista. Delia abitava ancora in Italia con la sua famiglia. Suo padre era un maresciallo dei carabinieri e in quel periodo abitavano a Montepulciano. Proprio in quel piccolo paese che i loro destini si incontrarono. Josh aveva vinto una borsa di studio per i tre mesi estivi per studiare all’università di Siena e in un pomeriggio libero decise, con dei compagni di corso, di fare una gita a Montepulciano. Josh le diceva sempre che il destino gli aveva giocato un brutto scherzo perché quel giorno gli fece conoscere una bella gatta da pelare. Delia adorava sentirlo raccontare quell’episodio...Sembrava uscito da un romanzo rosa. Uno di quelli che quando li leggi pesi come vorrei che capitasse anche a me. Aveva dovuto sempre fidarsi dei ricordi di Josh e ora come avrebbe potuto andare avanti? E se Josh si fosse dimenticato qualcosa? Ormai tutto quello che sapeva della sua vita fino ai 19 anni era nella sua testa. L’unica cosa che le mancava erano le emozioni. Quelle, però, nessuno poteva recuperarle per lei. Erano andate perse per sempre.

    Delia si mise a sedere sul letto. Si soffiò il naso e provò ad asciugarsi le lacrime..Dovette usare più di un fazzolettino e quando pensava di aver finito nuove lacrime affioravano sui suoi occhi e così doveva ricominciare tutto da capo. Quella era l’unica distrazione per non pensare a ciò che era successo. Non riusciva a fare nient’altro. Aveva lo stomaco chiuso e non voleva accendere la tv per paura di vedere una qualsiasi cosa che le potesse ricordare Josh. Quindi stava sul letto a fissare il vuoto o, quando le andava bene, asciugandosi il viso.

    Era assorta ad osservare la piccola crepa vicino al lampadario e..TAC.. Si buttò giù dal letto e un solo urlo le uscì dalla gola. Le lacrime si trasformarono in singhiozzi e non riusciva a smettere. Questa volta non mi farò soffocare dalle emozioni. Questa volta devo reagire, questa volta non commetterò lo stesso fottutissimo errore pensò continuando a singhiozzare. Corse in bagno e aprì l’acqua della vasca. Si spogliò e si immerse. Non smise un attimo di piangere e al solo pensare della loro casa vuota, senza risate, senza i loro battibecchi, le venne un’altra crisi. A quel punto l’acqua aveva raggiunto quasi il bordo della vasca. Delia chiuse gli occhi e si lasciò scivolare, immergendo anche la testa.

    “Josh? Sei in casa?” Al sentire quelle parole il ragazzo corse in camera da letto. “Delia!!” disse con gli occhi lucidi.”Delia!” abbracciandola e stringendola a se. Le baciava la fronte, gli occhi, le accarezzava i capelli. “Tesoro dove siamo?” chiese la ragazza con un’aria un po’ spersa. Si guardava intorno e non riconosceva la stanza. L’unica cosa famigliare era il bellissimo viso del suo fidanzato. “Amore non ti ricordi nulla?” Josh era visibilmente preoccupato. Non aveva mai collegato lo stato catatonico di Delia con un’ eventuale perdita della memoria. Delia sembrava concentrata. Si capiva che si stava sforzando di ricordare. Una lacrima solitaria scivolò sulla sua guancia. “Non mi ricordo niente.” A queste parole Delia incominciò ad agitarsi. Si guardò intorno, cercò di alzarsi, ma appena appoggiò i piedi sul pavimento crollò a terra. I singhiozzi esplosero “Ma.. Co-me è pos-si-bi-le?” Cercò di formulare una frase. “Non so..nem-me-no..chi..so-no”. Josh si sedette accanto a lei e la circondò stringendola in un abbraccio. “CHI SONO JOSH?? CHI SONO??” A quelle urla il ragazzo si commosse. Smetterà mai di soffrire? Pensò il ragazzo guardandola negli occhi gonfi e rossi. “Delia ti giuro che appena ti sarai ripresa ti racconterò tutto...” la rassicurò baciandole la fronte e asciugandole le lacrime. Josh si alzò, la prese in braccio e la adagiò sul letto. Le si sdraiò accanto e cercò di tranquillizzarla. Sembrò funzionare quando i dolorosi singhiozzi si trasformarono in lievi lacrime. “Piccola vado a prepararti un bagno caldo. Che ne dici?” Lei annuì silenziosamente e in un battibaleno Delia si trovò immersa in acqua profumata alla rosa. “Avrai fame. Meglio che vada a prepararti qualcosa da mangiare. Tu rilassati mi raccomando.” Le baciò lievemente le labbra e uscì dal bagno. Ora che era da sola Delia cercò ulteriormente di sforzarsi. Niente. Non ricordava nulla. E più cercava di ricordare e più gli occhi bruciavano e la testa le scoppiava dal dolore. Non riusciva più a sopportare quel martello pneumatico che le bombardava il cervello e senza pensarci immerse anche la testa sott’acqua. Ora intorno a lei c’era solo tranquillità. E se questo silenzio fosse durato per sempre? Che cosa aveva da perdere? E in quel momento due braccia forti la tirarono fuori dall’acqua.

    “Josh”. Gridò Delia riemergendo dalla vasca da bagno. Il cuore le batteva all’impazzata, sembrava le dovesse uscire dal petto. Con amarezza notò che quella volta non furono le braccia forti del suo ragazzo a tirarla fuori dall’acqua. Non c’era più. Doveva farsene una ragione. Uscì dalla vasca e si diresse verso lo specchio. Aveva decisamente paura di guardare il suo riflesso, dopo tre giorni di pianto ininterrotto. Alzò lentamente gli occhi e per una frazione di secondo non si riconobbe nemmeno. Tutte quelle lacrime avevano deformato il suo viso e gli occhi erano diventati due fessure. Si sciacquò il viso con dell’acqua fredda e specchiandosi disse ad alta voce “Domani si ritorna a lavoro.” Quasi scoppiò a ridere “Ma dove voglio andare con una faccia così? Al massimo mi possono scambiare per Sloth dei Goonies.” disse sogghignando. Ormai la decisione era stata presa. Si mise sotto le coperte, sistemò bene il cuscino e spense la luce. Delia era sdraiata al buio e l’unica cosa che doveva fare era chiudere gli occhi ma non poteva farcela. Incominciò a fissare il buio cercando di non pensare a nulla. Era una cosa praticamente impossibile. Pensava a come l’avrebbero accolta al lavoro, a come avrebbe dovuto fingere che tutto andasse bene quando in realtà stava andando tutto a rotoli. Era decisamente agitata per il suo ritorno in ufficio e questo non faceva bene al suo sonno. Si alzò dal letto e prese dalla sua piccola valigia il suo mp3. Selezionò la playlist di musica classica e ritornò sotto le coperte. Lievi lacrime scivolarono sulle sue guance quando Morfeo incominciò a bussare delicatamente alla sua testa e Delia chiuse gli occhi.

    Le sette del mattino arrivarono troppo presto. Delia spense la sveglia e si concesse ancora dieci minuti sotto il piumone caldo. Era riuscita a dormire e soprattutto non aveva sognato. Questo era un bene perché nelle ultime due notti aveva avuto incubi su incubi che avevano condizionato pesantemente il suo stato d’animo per tutto il giorno. Dopo essersi stiracchiata, si buttò letteralmente giù dal letto e accese la radio. Scostò le tende e aprì la finestra. Una folata di aria fredda le colpì, quasi schiaffeggiando, il volto. In quei pochi giorni di reclusione, Delia, non si era mai affacciata e, pur essendo ancora buio, poteva vedere una piccola caffetteria. Le luci erano già accese e poteva vedere la cameriera che serviva quei pochi tavoli già occupati. Magari prima di andare al lavoro potrei passare per prendere un caffè pensò mentre si avviava verso il bagno. Si fece in fretta una doccia e poi cercò di sistemare il viso. In confronto agli altri giorni era decisamente meno gonfio e fece del suo meglio per sistemare le occhiaie. A fine restauro pensò che aveva sprecato solo tempo. Si vedeva da lontano che quel viso pallido e stanco aveva visto fiumi di lacrime solcare le proprie guance, ma cosa poteva pretendere? Stava male e non voleva nasconderlo. La piccola camera da letto venne illuminata da un sole pallido e Delia spense la luce. Si guardò in torno e si accorse, per la prima volta, di come fosse accogliente la stanza. Pareti color pastello, tende decorate con piccoli fiorellini blu e i mobili in legno rendevano il tutto molto delicato e femminile. Prese dall’armadio l’unica cosa che aveva portato con se, un vestito viola scuro e si mise sulle spalle un golfino nero. Quando ebbe finito di vestirsi si mise il cappotto e finalmente varcò la soglia della sua stanza. Consegnò le chiavi e, facendo un respiro profondo, ritornò alla realtà.





    La prima canzone della playlist di musica classica è Onde di Ludovico Einaudi.

    Grazie ancora per avermi donato un po' del vostro tempo.
     
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  7. sahany09
     
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    Povera Delia! Che shock! E' anche troppo forte per riuscire a reagire dopo quel che ha visto e che le è capitato.
    Umh! Intrigante la cosa!
    N.B : conosco quel brano di musica. Molto bello.
    Che dirti?
    Vai avanti.
     
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  8. dani61
     
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    Molto commovente questo capitolo - e c'era da aspettarselo - ora chissà come si evolverà la trama - scritto benissimo - davvero complimenti !!!!!
     
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  9. Baci86
     
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    :wub:

    I'm tellin' you now
    the greatest thing you ever can do, now
    is trade a smile with someone who's blue

    -Friends Led Zeppelin-





    Capitolo3

    Un vento gelido l’avvolse e un sole accecante le fece bruciare gli occhi. Delia approfittò di questo per mettere gli occhiali da sole, almeno poteva nascondere ancora un po’ i suoi occhi gonfi. Attraversò la strada ed entrò nel Cafè . “Buongiorno dolcezza.” le disse la cameriera al bancone. Era una signora con i capelli neri con qualche striatura di bianco e raccolti in uno chignon basso. “Buongiorno anche a lei” rispose Delia cercando di sorriderle “vorrei un cappuccino da portar via.” La donna le sorrise “No no no signorina” girò attorno al bancone e la prese sottobraccio “Ora si siede al tavolo e le porto il suo cappuccino”. Delia non ebbe il momento di ribattere e con un’espressione sconvolta si ritrovò seduta ad uno dei tavolini in legno ad aspettare la colazione. La cameriera arrivò in un battibaleno e dopo aver posato la tazza mise sul tavolo un muffin gigantesco al cioccolato.“Tesoro,questo lo offre la casa.” Se ne andò facendole un’ occhiolino e un sorriso pieno di affetto. Devo avere veramente la faccia sconvolta pensò abbassando lo sguardo sulla tazza e quasi si commosse quando vide due occhi e un sorriso disegnati sulla schiuma del cappuccino. Consumò la sua colazione in silenzio e, non avendo mangiato nulla di solido nei precedenti due giorni, divorò il muffin. Pagò lasciando una sostanziosa mancia alla cameriera che salutandola le disse “Dolcezza torna a trovarci presto!!”

    Uscì decisamente più serena dal Cafè e le attenzioni della gentile cameriere le avevano dato più determinazione per affrontare la giornata. In mezz’ora raggiunse gli uffici della Smith’s. Appena entrata Mandy, la receptionist barra modella, le corse incontro e l’abbracciò forte. “Mi dispiace così tanto Dely!” ”Grazie e scusa se non ho risposto alle tue chiamate..Ma non avevo voglia di parlare con nessuno.” Mandy le prese la mano e la condusse verso la sua postazione “Capisco..” Fece accomodare Delia sulla sedia “Ma come mai sei tornata a lavoro così presto? Se avessi chiamato la signorina Smith ti avrebbe dato qualche giorno in più di permesso.” “Lo so.. Ma ho preferito ributtarmi subito sul lavoro. Almeno avrò la testa occupata con dei pensieri produttivi..” la sua mente volò subito a Josh e un groppo si formò nella sua gola. Non riusciva a mandarlo giù e più ci provava e più le lacrime le pungevano gli occhi. “Oh Dely!!” sospirò Mandy abbracciandola dolcemente. “Tieni.” E le porse un fazzoletto . “Sei veramente troppo gentile” disse Delia asciugandosi le lacrime. “Ora e meglio che vada, se no va a finire che allago l’ingresso!” Le due ragazze risero e si abbracciarono. Mandy era la ragazza più dolce che Delia avesse mai conosciuto. Certo, il suo aspetto da top model non aiutava al primo impatto, anzi, metteva decisamente soggezione, ma era soltanto una facciata perché in realtà era una persona di cuore, sempre pronta a farsi in quattro per aiutare chi era in difficoltà. Delia, i primi tempi in cui lavorava alla Smith’s aveva sempre potuto contare su di lei e in quel momento difficile sapeva benissimo che Mandy avrebbe cercato in qualunque modo di tirarle su il morale.

    Fece le scale per paura di rimanere intrappolata in ascensore e di dover raccontare ancora il suo stato d’animo a qualche collega. Arrivata al secondo piano, si fermò davanti alla porta della signorina Smith. Bussò. “Avanti.” Delia, sistemandosi come poteva i capelli, entrò. “Buongiorno capo!” disse guardando l’espressione sbigottita della donna dietro la scrivania. “Signorina Altachiara ma cosa ci fa al lavoro? Era sottointeso che avesse il permesso di stare a casa almeno per una settimana.” “Sì, lo so..” quasi quasi stava per sentirsi in colpa per essersi svegliata, anzi per essere venuta al mondo. “Ho bisogno di rimettermi subito in pista.. Lo devo fare per me stessa.” “Ok ok!! Ora vada nel suo ufficio che so io cosa le serve per distrarsi.” Ecco, più che una zattera di salvataggio quella sembrava una minaccia bella e buona pensò Delia mentre si dirigeva a testa bassa verso il suo ufficio. Si sedette e appoggiò la testa sulla scrivania. Devo farcela, devo farcela, devo farcela. La porta si aprì all’improvviso e Delia scattò in piedi. Era il boss, con un plico di fogli. Di tantissimi fogli. “Ho pensato, vista la sua richiesta di rimettersi subito al lavoro, di farle schedare alcuni oggetti delle prossime aste .” Sti cazzi.. Va bene che volevo distrarmi ma di certo non volevo morire sotto le scartoffie pensò Delia cercando di ringraziarla. Incominciò subito a lavorare e soltanto quando Mandy bussò alla porta per pranzare con lei, si accorse che era già a metà dell’opera. In fin dei conti il boss aveva ragione, schedare è il miglior modo per non pensare. Dopo aver mangiato era ripartita in quarta fino a che il telefono non squillò. ”Pronto?” ”Delia ci sono due agenti di polizia che vogliono vederti.” “Ok Mandy.. Falli pure salire.”

    “Prego, accomodatevi.” Disse Delia ai due agenti che entrarono nell’ufficio. “Signorina Altachiara siamo gli agenti Page e Plant.” Fecero vedere i distintivi e si accomodarono. “Non vorrei essere cafona ma io ho già raccontato più di una volta la mia versione ai vostri colleghi e sinceramente sono un po’ stufa di dover rivivere quel giorno...” I due poliziotti si guardarono “Posso capire la sua situazione ma abbiamo bisogno che ci dica ancora una volta cos’è successo. Ora ci occupiamo noi del caso e dobbiamo revisionare tutto il caso da capo.” Disse l’agente con i capelli più lunghi. Era stato piuttosto convincente perchè Delia, con il cuore in mano, raccontò tutti i dettagli di quel tragico giorno e mentre cercava di mettere delle frasi di senso compiuto si ripromise che questa sarebbe stata l’ultima volta che avrebbe dovuto ricordare quei momenti. “Signorina,nei giorni precedenti all’incidente ha notato qualcosa di strano?” “Qualsiasi cosa...” aggiunse l’altro agente con un espressione preoccupata. “No, niente di strano.”rispose Delia sperando che questo stupido interrogatorio finisse al più presto. “Bene. Un’ultima domanda...Adesso lei sta alloggiano al Blue Ribbon hotel vero? ” “Sì, finchè non mi dissequestrate la casa...”disse Delia scocciata. I due poliziotti si alzarono “Le faremo sapere al più presto.” E se ne andarono.

    Quella visita a sorpresa della polizia aveva rallentato il lavoro, infatti quando la signorina Smith entrò nell’ufficio di Delia lei era ancora sommersa tra i fogli. “Delia io vado a casa. Ci vediamo domani?” le chiese il boss con un tono di voce insolito, quasi tenero. Delia era decisamente preoccupata. Cos’era tutta questa gentilezza? Lavorava per lei da un anno e mezzo e non le aveva mai dato del tu. “Certo! Sono proprio in alto mare con questo lavoro e temo che lo finirò solo domani...” Il capo le si avvicinò e Delia poté vedere i suoi occhi lucidi. “Tesoro non sto parlando di lavoro. Domani c’è il funerale.” Era come se un pugno le avesse colpito lo stomaco. Come aveva potuto dimenticarsi di una cosa così importante? Ma che razza di fidanzata era? “Ma io non ho organizzato niente...Come faccio ora??” Le lacrime incominciarono a scendere copiosamente sulle guance. La signorina Smith le porse un fazzolettino.”Ho fatto tutto io. Pensavo che fossi troppo distrutta per organizzare il tutto.” Delia era senza parole e non sapeva cosa dire. “Ma come...Perchè?” La donna sorrise. “Perché mi sono rivista in te in questi giorni... Quando è morto mio marito avrei pagato oro per l’aiuto di qualcuno ma ci eravamo appena trasferiti e non conoscevamo nessuno. Quindi ho pensato che avresti apprezzato...” disse timidamente. Delia era sbigottita “Signorina Smith..” “Chiamami Diane” la interruppe. “Diane mi dispiace per tuo marito..” “E’ successo tanto tempo fa. Ero giovane e piena di sogni. Poi è successo quello che è successo e il lavoro è diventato il mio unico amore... Spero che per te il destino riservi un futuro più roseo del mio! Non è bello vivere solo per la carriera.” Dopo queste parole Delia si sentì in colpa. Aveva sempre descritto il boss come una donna senza cuore e invece era Diane... Una donna che soffriva in silenzio per un dolore troppo grande. “Ma bando alle ciance!! Ora devo andare a casa, la mia gatta mi starà aspettando.” Diane uscì dall’ufficio e Delia mise in ordine la scrivania anche se continuava a pensare alle parole del capo. Avrebbe anche lei sacrificato la sua vita?






     
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  10. sahany09
     
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    Ben tornata Baci86!
    Immagino che sia stata in vacanza.
    Brava Delia che cerca di reagire meglio che può.
    E brava anche tu che lo sai raccontare bene.
     
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  11. primb_halliwell
     
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    Ho letto i tre capitoli tutti d'un fiato complimenti bravissima, mi piace come scrivi :) spero che il prossimo capitolo arrivi presto.
     
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  12. Baci86
     
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    Buonasera miei carissimi lettori.
    Ecco un nuovo capitolo.
    Buona lettura


    Got to get you out of my mind
    but I can't escape from the feeling
    As I try to leave the memory behind
    without you what's left to believe in?

    -Out of my mind Duran Duran-



    Capitolo 4

    “Pronto?” rispose Delia al cellulare appoggiando il cappotto sulla sedia. “E’ la signorina Altachiara?” chiese una voce maschile profonda. “Si sono io.” ”Chiamo dal dipartimento di polizia di Arlington.” Finalmente pensò Delia tirando un sospiro di sollievo. “Scusi se l’avvisiamo solo ora ma volevo dirle che le abbiamo dissequestrato l’appartamento.” “Questa sì che è una bella notizia! Posso finalmente riappropriarmi di casa mia?” disse Delia saltellando per la stanza. “Si signorina. Può ritornarci questa sera stessa!” “Bene.. Allora grazie e buona serata!” ”Anche a lei.” Terminata la chiamata si buttò letteralmente sulla valigia. In cinque minuti aveva finito di raccogliere i propri oggetti personali che aveva sparpagliato nei giorni precedenti, aveva chiuso il trolley e si era rimessa il cappotto. Era decisamente pronta per ritornare a casa.

    Era di fronte alla porta del suo appartamento con le chiavi in mano e non voleva entrare. Non voleva piangere ancora e sapeva che, se avesse varcato quella soglia, avrebbe rivissuto tutto il dolore di quegl’ultimi giorni. Fissava la porta aspettando che la sua forza di volontà affrontasse quella paura che le stava divorando pure l’ultimo pensiero positivo che la sua triste mente stava producendo. Doveva metabolizzare per l’ennesima volta che Josh non faceva più parte della sua vita, che non l’avrebbe più visto o accarezzato, toccato, baciato,salutato. Niente. Eppure una parte di lei sperava ancora che lui fosse dall’altra parte della porta ad aspettarla con il suo meraviglioso sorriso. Mise le chiavi nella toppa ed entrò. Il buio fu l’unica cosa che la stava aspettando. Non accese la luce e , cercando di non inciampare da nessuna parte, si avviò verso la camera da letto. Accese l’abatjour , fece un respiro profondo e si sedette sul letto dalla parte di Josh. Lentamente si sdraiò e abbracciò forte il cuscino cercando di sentire se ci fosse ancora il suo profumo. Una fitta al petto le lascerò il cuore. Scese dal letto dirigendosi verso l’armadio e lo spalancò. Si avventò sulle t-shirt piegate di Josh e immerse la faccia. Incominciò a respirare, annusare, strofinare il tessuto sul viso, voleva che quel profumo le penetrasse nelle vene, le entrasse in ogni poro della sua pelle. Si spogliò e ne indossò una. Era quella che avevano comprato durante il loro viaggio a New York. Sembrava una camicia da notte talmente era enorme rispetto l’esile corpo di Delia. Si mise anche un paio di fuseaux, dei calzettoni di lana e si sedette a terra. Guardandosi intorno si accorse che c’erano ancora tutte le sue cose sparse per la camera. I libri sul suo comodino, il cellulare sul cuscino di Delia e i vestiti sulla sedia. Per la prima volta dal giorno della morte del ragazzo Delia pensò a come era successo. La polizia le aveva detto che era stato un incidente, un’ apnea durante il sonno. Eppure Josh non aveva mai avuto problemi durante la notte ma visto che non sapeva molto di questa sindrome decise di fare delle ricerche su internet. Accese il suo computer e digitò sul motore di ricerca “apnea notturna”. Dei numerosi siti scelse Wikipedia, semplice e veloce. Lesse tutto d’un fiato e si accorse che i sintomi, o i segnali della sindrome, non corrispondevano allo stato di salute di Josh. Continuò a fare ricerche ma non trovò nessuna novità. Ma come era possibile si domandò provando a cercare casi simili di morte. Incominciò a navigare sul sito della gazzetta di Arlington e trovò un’ articolo molto interessante. Nel 1984 Peter Turner venne ritrovato soffocato nel suo letto. La cosa più inquietante che il signor Turner risiedeva proprio nello stesso condominio. Che strana coincidenza pensò Delia che, per curiosità, scrisse il suo indirizzo nell’archivio del giornale. Gli occhi le uscirono dalle orbita. “Cazzo!” Davanti a se c’erano quattro articoli di suicidi e uno un mancato suicidio. I brividi le invasero il corpo. Questa non era una coincidenza.. Non poteva esserlo! Cliccò sul link del primo articolo.

    Click Click. Delia si girò di scatto verso l’entrata. Qualcuno stava armeggiando con la sua porta d’ingresso. Merda e ora cosa cazzo faccio pensò terrorizzata. La prima cose che le venne in mente fu il comodino di Josh. Con un balzo lo raggiunse e senza esitazione prese la custodia di velluto nascosta sotto l’ultimo cassetto. Tirò fuori il coltello e spense il monitor del computer. Clack Cazzo cazzo cazzo è entrato pensò facendosi piccola piccola contro il letto e mimetizzandosi con il buio.

    Una luce iniziò a vagare alla cieca per l’ingresso. “Dove l’hanno trovato?” “In camera da letto.” Dannazione sono in due e guardò il coltello tra le mani. Ma cosa voglio fare con sto coso e poi proprio in questa stanza devono venire? Chiuse gli occhi e incominciò a fare dei respiri profondi. Si doveva tranquillizzare. Aveva la situazione in pugno. Quando la mente ritornò calma, o almeno quel poco che basta per pensare, si rese conto che questi due pervertiti stavano cercando il luogo del ritrovamento del corpo di Josh. “Siamo sicuri che la ragazza è ancora in albergo? Sai com’è.. Non vorrei farle prendere un infarto.” Disse uno dei due con una voce alquanto preoccupata. “Ma certo che non c’è. Primo, sia lei che quello schianto della ragazza della reception ci hanno detto che la polizia non le aveva dato ancora il permesso di ritornare a casa e secondo.. Senti che puzza di chiuso! Bisognerebbe arieggiare un po’, aprire le finestre...” Al sentire quella frase Delia si sporse un po’ per vedere a quale dei due avrebbe cambiato i connotati. Bene. Aveva adocchiato subito il cafone che ormai era a pochi passi dalla camera da letto. Gli fece fare esattamente due passi nella stanza e lo colse di sorpresa, spuntandogli davanti. Gli diede una bella ginocchiata nel basso ventre urlandogli in faccia: ”Figlio di puttana arieggiati il cervello!” In un’ istante lo vide cadere al suolo dolorante. Contemporaneamente, con un spinta fece finire lo spilungone sullo stipite della porta e posò il coltello all’altezza della giugulare.
     
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    Lilith vs Sam

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    A'nvedi la piccoletta!! :D
    Ok, sappiamo tutti chi sono i due loschi figuri. Adesso voglio proprio vedere come se la caveranno con Delia...
     
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  14. sahany09
     
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    CITAZIONE
    Ok, sappiamo tutti chi sono i due loschi figuri

    Si, infatti. Specialmente lo spilungone.
    Ottimo, Baci!
    Bravissima!
     
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  15. Baci86
     
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    Grazie, grazie, grazie per tutti quelli che sono arrivati fino a questo punto. :wub:
    Buon proseguimento!!



    Capitolo 5


    It's rainin' but there ain't a cloud in the sky
    Musta been a tear from your eye
    Everything'll be okay
    (…)
    Don't worry we're gonna find a way

    -Waitin’ on a sunny day Bruce Springsteen-




    Capitolo 5

    “Chi cazzo siete?” domandò Delia premendo il coltello sulla gola del ragazzo. Sentiva il pomo d’Adamo andare su e giù e questo la eccitava terribilmente perché voleva dire che quella specie di Sasquatch aveva paura di lei. “Calma... Ora ti spieghiamo tutto!” rispose il ragazzo con il fiato corto. “Non voglio spiegazioni! Chi cazzo siete? Non ti muovere” urlò Delia quando sentì il ragazzo muoversi. “Voglio solo accendere la luce..” Non fidandosi affondò ancora più in profondità il coltello nel collo provocando un lamento dello spilungone. Quando si accorse chi aveva di fronte la presa si allentò.”Tu?” disse Delia che si girò verso l’altro ragazzo ancora agonizzante per terra. “Cos’è questa storia? Non siete poliziotti vero?” chiese Delia allontanando il pugnale ma rimanendo sempre allerta. “E’ vero, non siamo poliziotti. Io sono Sam Winchester e lui” si interruppe per indicare l’altro ragazzo “è mio fratello Dean. Siamo qui per aiutarti.” La ragazza era sbigottita “Allora siete due falsi poliziotti, due impiccioni, scassinatori di porte e siete qui per aiutarmi. Bene, molto bene. E per cortesia, mi vorreste dire perché io avrei bisogno di voi?” “Noi sappiamo che questo non è un caso di suicidio.” Queste poche parole fecero cadere dal pero la ragazza. “Come scusa? E come fate a dirlo?” “Abbiamo delle prove.” Le rispose Sam con un’espressione seria. “Anch’io” Questa volta fu il ragazzo a meravigliarsi. “Veramente?” domandò quasi sollevato “ Si. Stavo facendo delle ricerche e ho trovato qualche notizia interessante.” Sam le sorrise e lei non poté non ricambiare. “Vieni che ti faccio vedere.” Gli fece strada verso la scrivania. “Ehm ehm.” Delia guardò in basso e vide il cafone che le stava porgendo la mano per essere aiutato a sollevarsi. Lei lo guardò, gli sorrise e proseguì verso il computer. Delia incominciò a informare Sam di tutte le notizie che aveva trovato. I suicidi e le coincidenze avevano catturato l’attenzione del ragazzo che incominciò a leggere tutti gli articoli. Era talmente concentrato che Delia aveva quasi paura di disturbarlo. “Vado un attimo in cucina.. Hai bisogno di qualcosa? Vuoi un po’ d’acqua o una birra?” Sam spostò lo sguardo dallo schermo “Se ci fosse una birra non sarebbe male!” “Ok! Allora vado e torno.” Gli rispose alzandosi dalla sedia e quasi si scontrò con Dean. Era lì, davanti a lei, con un walkman in mano che emetteva un suono fastidiosissimo. “Stai rilevando qualcosa.” Gli disse guardandolo negli occhi. “Si, questo è un rilevatore...” Delia non lo fece finire. “Non era una domanda, era una affermazione. Quello è un rivelatore di campi elettromagnetici, serve per scoprire la presenza di ectoplasmi e il tuo sta segnalando qualcosa.” Detto questo uscì dalla camera da letto e si diresse verso la cucina. Da dove le erano uscite quelle parole? Sicuramente era colpa di Josh e la sua mania del sovrannaturale. Certe domeniche passavano intere giornate leggendo sotto il piumone e Josh le riempiva la testa di storie di fantasmi e demoni, di come trovarli e combatterli. A Delia non interessava assolutamente quell’argomento e il più delle volte quello che le diceva le entrava da un orecchio e le usciva dall’altro. Ma ora si doveva ricredere perché grazie a quegli ascolti forzati poteva fare la gradassa con quel pallone gonfiato di Dean.

    Ritornò in camera con due birre e il suo bicchiere di latte. “Allora Sam” gli chiese dando la bottiglia sia a lui che a suo fratello “se hai letto abbastanza forse ora è il tempo di aggiornatemi con le vostre prove da professionisti.” I due si guardarono e con un’espressione colpevole Dean si fece avanti “Veramente siamo venuti qui completamente alla cieca sperando di trovare qualcosa e direi che ci è andata bene...” disse compiacendosi. A quelle parole Delia si senti presa in giro “Noto con piacere che siete pure bugiardi. Be’ cosa potevo aspettarmi da due che si travestono da Village People per carpire notizie su un suicidio!” si rivolse verso Sam “Mi avevi detto che avevate delle prove... E ora tutto quello che abbiamo sono delle notizie vaghe e la presenza di un ectoplasma in camera da letto!!!” Sam le si avvicinò e le posò una mano sulla spalla. “Delia calma.. Domani mattina ci daremo da fare e vedrai che in serata sarà tutto finito.” Il ragazzo la stava guardando negli occhi con uno sguardo colmo di tenerezza e Delia decise proprio in quell’istante di dare fiducia a quel ragazzo. Si voltò a verso Dean che continuava ad annuire e così si convinse. “Va bene.. Ora però vorrei andare a dormire. Domani sarà una giornata pesante...” disse Delia abbassando lo sguardo. Sam le prese la mano e la strinse ”Ti prometto che domani prenderemo chi ha ucciso il tuo fidanzato. Devi avere solo un poco di fiducia.” Lei annuì. “Facciamo che ci vediamo qui domani per gli aggiornamenti ok?” Delia stava per rispondere quando Dean si intromise “Affare fatto domani alle 17 ci ritroviamo qui. Grazie per l’ospitalità e per la birra ma ora dobbiamo andare.” Disse mettendo nella borsa i suoi arnesi e uscendo dalla stanza. “Ma tuo fratello è sempre così amichevole?” Sam rise “No. Sta passando un momento difficile e sono pochi i momenti di serenità..” “Sam? Ti vuoi muovere?” urlò Dean. “Forse è meglio che tu vada.. Non vorrei che continuasse ad urlare per tutta la notte!“ Delia l’accompagnò alla porta e trovò Dean, con le braccia incrociate e il piede che faceva su e giù, già sul pianerottolo. “Vedo che ti sei proprio trovato bene a casa mia...” disse Delia con fare sarcastico. Dean la fulminò con lo sguardo e se ne andò. La ragazza sogghignò diabolicamente tra se ma il senso di colpa la travolse subito. Il povero ragazzo stava vivendo un periodo complicato forse era meglio lasciarlo stare. “A domani Delia, buona notte” si sorrisero. “Buona notte e grazie per tutto.” “Ma figurati hai fatto tutto tu quindi saremo noi a doverti ringraziare!” i due si misero a ridere. “Mi raccomando ringrazia anche Dean che se no si offende!” Sam annuì ridacchiando e se ne andò.

    Spense il computer e si andò a rifugiare sotto il piumone caldo. Ora che le ricerche erano finite il pensiero si rivolse subito a Josh. Si girò verso la sua parte del letto e, nel vederla vuota, si mise a piangere silenziosamente fino a che non fu talmente esausta da addormentarsi.
     
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