Una caccia strana

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  1. thinias
     
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    - Titolo: Una caccia strana
    - Nome/Nick autore: Thinias
    - Fandom: Supernatural
    - Timeline: sesta stagione in un momento non meglio precisato dopo la 6x13
    - Sommario: Castiel chiede aiuto a sam e Dean, ma non è colpetamente onesto con loro
    - Spoiler: 6 stagione
    - Disclaimer: I personaggi di Supernatural non mi appartengono. Scrivo senza alcuno scopo di lucro e non intendo violare alcun copyright.
    -Note: l'intento sarebbe quello di creare un nuovo episodio che si inserisca tra la puntata 6x13 e prima dell'avvento di Eve. in questo senso la costruzione della ff ricalca la struttura di un episodio dello show. Questa è in assoluto la mia prima FF per cui non so cosa potrà succedere e come verrà il pacchetto finito. Spero che vi piaccia e spero soprattutto di riuscire a portarla a termine senza fare troppi pasticci :)

    Capitolo I
    Non era passato molto tempo da quando il grande mietitore aveva restituito a Sam la sua anima, ora il ragazzo cominciava a ricordare quello che il suo corpo privo di anima aveva fatto durante l’anno in cui era rimasto prigioniero della gabbia con lucifero e Michele, era ancora sopraffatto dai sensi di colpa per quello che aveva fatto, perché seppur senz’anima, era stato il suo corpo ad uccidere degli innocenti che si erano trovati sulla linea di tiro delle sue battute di caccia. Grazie ai sacrifici e alla tenacia del fratello,ora era libero e se anche non ricordava niente della gabbia e ringraziava il cielo per quello, doveva fare i conti con quanto successo sulla terra e soprattutto con quanto Dean aveva fatto per lui, contro tutto, contro tutti, contro i suoi stessi principi. La cura migliore come sempre, era stata quella di riprendere la loro vita e se vogliamo la loro quotidianità, rimettendosi semplicemente a caccia.
    I raggi del primo sole del mattino entravano obliqui dalla finestra della stanza del motel e lambivano i piedi dei letti gemelli. Era da poco spuntata l’alba e i due ragazzi erano ancora addormentati. La notte precedente avevano finalmente ucciso il demone che stavano inseguendo ormai da una settimana, era stato difficile stanarlo e soprattutto doloroso dato che entrambi le avevano prese alla grande nello scontro fisico che aveva preceduto l’uccisione del mostro. Sam aveva una profonda ferita al fianco sinistro e Dean aveva un taglio sul costato e una spalla slogata. Doloranti e sanguinanti erano tornati al motel e come sempre si erano ricuciti e medicati a vicenda, in effetti ormai erano diventati degli esperti nel suturarsi le ferite.
    Finalmente si erano poi sdraiati nei loro letti e si erano persi velocemente tra le braccia di Morfeo in cerca del meritato riposo; questo succedeva solo poche ora prima.
    Il telefono di Dean cominciò a squillare sul comodino di fianco al letto, “Dean..” lo chiamò Sam.
    Con un grugnito Dean emerse da sotto le coperte “che c’è?!” chiese. “..rispondi a quel cazzo di telefono..voglio dormire” disse il fratello.
    Allungandosi verso il comodino Dean agguantò il cellulare un attimo prima di farlo cadere e rispose con voce impastata dal sonno “Chi è?”
    “Dean sono io”…” Cass?...Che c’è? …Ma lo sai che ore sono? …Amico spero che sia importante!”
    “Dove siete?” la voce dell’angelo era priva di inflessioni emotive come sempre, ma allo stesso tempo era possibile percepire l’urgenza della chiamata. “Siamo al Sunshine Motel, New River, Arizona..cosa stà succ…”
    Neanche il tempo di finire la frase che Castiel comparve nel mezzo della stanza con un gran spostamento d’aria, le carte e i fogli che erano sul tavolo volarono in terra. “Cass..Che diavolo succede, mi hai fatto venire un infarto..almeno avverti!” Dean era volato giù dal letto e aveva emesso un gemito di dolore atterrando in un groviglio di coperte. Sam a quella vista cominciò a sghignazzare senza ritegno, suo fratello lo guardò con astio mentre si districava dalle coperte tenendosi con una mano il costato ferito, “..che hai da ridere mi ero sporto per prendere il cellulare e lo spostamento d’aria provocato dal nostro angelico pennuto mi ha fatto perdere l’equilibrio!”. Sam non la smetteva di ridere, mentre Castiel guardava i due con un’espressione indecifrabile sul volto.
    “Dovete aiutarmi” furono le prime parole pronunciate dall’angelo.




    Capitolo II
    Capitolo II
    “Dovete aiutarmi” furono le prime parole pronunciate dall’angelo.
    I due ragazzi lo fissarono in attesa di una qualche spiegazione. Dean si tirò in piedi e si mise a sedere sul letto.
    “Un demone è fuggito dalle carceri del paradiso, lo stavano interrogando per ottenere informazioni sui piani di Crowley per il purgatorio e abbiamo scoperto che una serie di presenze demoniache si stanno raggruppando in Colorado, sembra che i demoni stiano cercando qualcosa di importante, ma non siamo riusciti a scoprire cosa, per il momento sembrano riuscire a coprire molto bene le loro tracce..” disse.
    Sam e Dean guardarono Castiel, erano ancora seduti sui loro letti, le espressioni attonite “Non abbiamo avuto notizie di presagi o indizi di nuovi raggruppamenti di demoni negli ultimi giorni” disse Sam “Non abbiamo idea di cosa tu stia parlando”.
    “I demoni sono diventati bravi a nascondere le loro tracce.”cominciò Castiel “…come vi ho detto i miei fratelli erano riusciti a catturare un demone, che era a conoscenza dei piani di Crowley, ma purtroppo, grazie ai disordini dovuti alla guerra in paradiso è riuscito a scappare prima che riuscissero a farsi dire i suoi piani. L’unica informazione che sono riusciti a carpirgli faceva riferimento ad una zona montuosa vicino a Salida in Colorado… dovete andare là e cercare di capire cosa sta succedendo, possibilmente senza farvi cogliere sul fatto o destare sospetti, dobbiamo assolutamente scoprire cosa stanno tramando!!”
    I due fratelli erano esterrefatti, “Cass, cosa centriamo noi con tutto questo?” disse Sam “gli angeli si sono fatti scappare la loro preda, cosa ti fa pensare che noi saremo più bravi di voi a scoprire cosa sta succedendo?”
    “Cosa centri tu in tutta questa storia?” rincarò Dean. “Ha forse a che fare con la vostra guerra in paradiso?!”
    Cass abbassò la testa fissando il pavimento, forse decidendo cosa dire e cosa non dire ai ragazzi. Aveva bisogno del loro aiuto, l’aver marchiato i loro costati tempo addietro li aveva resi invisibili agli angeli e sapevano come nascondersi dai demoni, per cui erano le creature più adatte allo scopo. Certo non poteva dire loro tutta la verità, non avrebbero accettato le conseguenze con serenità e si sarebbero certamente rifiutati di dargli una mano, soprattutto Dean.
    “Dovete aiutarmi…” disse guardando prima l’uno e poi l’altro, “molte vite sono in gioco, i demoni potrebbero aver trovato la via per il purgatorio, molti dei mostri che avete eliminato durante tutti questi anni potrebbero tornare sulla terra, persone innocenti rischiano la vita, il numero dei morti sarebbe altissimo, senza contare il caos che verrebbe generato da tanti mostri che vagano contemporaneamente per le strade”.
    Dean e Sam rimasero interdetti di fronte a quelle rivelazioni, non potevano credere alle loro orecchie. “Ci stai dicendo che la faccenda del purgatorio è arrivata a questo punto!? Crowley aveva davvero trovato il modo per raggiungerlo?” disse il maggiore “..credevamo che il colpo inferto mentre recuperavamo l’anima di Sam avesse mandato all’aria il piano di quei demoni figli di puttana! Credevamo che avendo tolto di mezzo Crowley avessimo risolto il problema, in fondo era lui che muoveva mari e monti e ci ha usati per cercare il purgatorio”.
    “Avete inferto un duro colpo ma non avete eliminato il pericolo..i suoi scagnozzi erano ancora al lavoro e voi nel periodo in cui avete lavorato per lui gli avete dato un grosso aiuto”. Alle parole dell’angelo la rabbia si diffuse sul viso di Dean che scatto in piedi: “cosa vorresti dire con questo!? Pensi che ci siamo divertiti a lavorare per quel lurido verme, non avevamo altra scelta!; e comunque tu dove diavolo eri? se la cosa ti creava così tanto disturbo potevi venire a darci una mano!”. La rabbia di Dean ormai era fuori controllo, aveva urlato in faccia quelle frasi a Castiel per sfogare tutta la sua frustrazione, come poteva l’angelo buttargli addosso tutto quella merda e allo stesso tempo chiedere il loro aiuto?!
    Sam saltò giù dal letto e prese Dean per un braccio, nel tentativo di tenerlo fermo prima che cercasse di colpire Castiel con un pugno, ben sapendo che a farsi male sarebbe stato il fratello e non certo l’angelo. Questo movimento fece piegare in due e gemere dal dolore Dean, la cui spalla era da poco stata rimessa a posto. Sam lo lasciò andare e si sedette sul letto tenendosi il fianco che aveva ricominciato a sanguinare, una smorfia di dolore anche sul suo viso. Tenendosi il braccio destro con l’altra mano Dean si lasciò cadere sul letto e cominciò ad imprecare.
    “Come vedi non siamo nelle condizioni di fare un bel niente, a malapena riusciamo a tenerci in piedi, siamo conciati male dopo l’ultima caccia, abbiamo bisogno del tempo per leccarci le ferite, trovati altri due mastini da mandare al macello!” ringhiò Dean tra i denti.
    “Questo non è un problema” disse l’angelo, si avvicinò a Sam, allungò una mano e toccò il fianco del ragazzo, questo immediatamente si rilassò, un’espressione di stupore comparve sul suo viso, si alzò la maglietta e constatò che la ferita non solo non sanguinava più, ma che addirittura si era completamente rimarginata, come se non se la fosse mai fatta. “Grazie Cass” disse rivolto all’angelo. Quest’ultimo si voltò verso Dean e con lo stesso tocco sfiorò il costato e la spalla del cacciatore; anche in questo caso la smorfia di dolore che segnava il volto di Dean scomparve. “Si grazie! Anche se so che lo hai fatto solo per il tuo tornaconto” disse con sarcasmo. “Cosa ti è successo Cass, credevo ne avessimo passate troppe insieme per ritornare a fare questi giochetti delle mezze verità e delle cose non dette. Cosa diavolo sta succedendo ai piani alti, cosa ci stai nascondendo?”, la voce di Dean faceva intuire la sua reale preoccupazione.
    L’angelo non riuscì a sostenere lo sguardo di Dean
    Castiel si sedette sulla sedia vicino al tavolo di fronte ai due ragazzi. “Le cose ci stanno sfuggendo di mano…” mentre parlava il suo sguardo era fisso verso un punto della parete, perso nel vuoto “ormai Raphael è disposto a tutto per rimettere in carreggiata l’apocalisse e per liberare Lucifer e Michael dalla gabbia. In questo momento non possiamo permetterci di affrontare anche un orda di mostri e di demoni che si riversano sulla terra, non saremmo in grado di fronteggiare la guerra in paradiso e contemporaneamente di salvare il genere umano da un’invasione del genere.” A questo punto Castiel guardò i due ragazzi “La situazione è molto grave Rapahel sta vincendo e credetemi nessuno di voi vorrebbe che le cose degenerassero più di quello che stanno già facendo, quindi vi prego aiutatemi.”
    Dean guardò il fratello, non avevano bisogno di parole, entrambi sapevano di non avere scelta, nessuno dei due si sarebbe tirato indietro, quello scambio di sguardi non fu che una conferma “cosa dobbiamo fare?” dissero all’unisono.
    “Andate in Colorado e cercate di scoprire cosa sta succedendo, contattatemi appena avrete scoperto qualcosa” disse l’angelo guardandoli.
    “ok, ma dacci qualche dettaglio in più..” Sam non riuscì a finire la frase perché Castiel era già sparito.
    “Fottuto angelo!” disse Dean.

    Capitolo III
    Capitolo III
    I due ragazzi partirono in fretta, solo il tempo di vestirsi preparare le sacche e furono in macchina, ci sarebbero volute parecchie ore di guida per raggiungere il posto indicato da Castiel, dovevano praticamente attraversare due stati.
    “Dean cosa ne pensi? Cass non ti è sembrato strano, come se ci stesse nascondendo qualcosa?”
    Dean guardava la strada di fronte a se, intento nella guida “Ho avuta la stessa dannata sensazione, tutta la faccenda puzza maledettamente di marcio, mi sa che stiamo per infilarci da soli in un mare di merda, ma credo non abbiamo molta scelta…” disse. “ Cass non è stato completamente onesto con noi, ma su una cosa aveva ragione, purtroppo è anche colpa nostra se i demoni si sono avvicinati così tanto al purgatorio.
    Ormai sai anche tu cosa abbiamo fatto per quel figlio di puttana di Crowley, mentre cercavamo di riprenderci la tua anima e quello ci stava pure prendendo per il culo…”, strinse la mano sul volante così forte che le nocche divennero bianche, la rabbia era ben visibile sul suo viso “ … almeno Cass l’ha abbrustolito come una pezzo di carbone e ce lo siamo levato di torno”.
    Lo sguardo di Dean era fisso sulla strada, freddo come il ghiaccio mentre pronunciava quelle parole.
    Sam lo guardava, poteva riconoscere il senso di colpa di suo fratello nascosto sotto la rabbia, “Sono io quello che dovrebbe sentirsi più in colpa..” disse “…è per colpa mia… è per cercare di riprenderci la mia anima che praticamente abbiamo venduta la tua a Crowley. Quel bastardo mi ha tirato fuori dalla gabbia, ma si è dimenticato un pezzo e se non fosse stato per te e per i rischi che hai corso io sarei ancora quel replicante che ha girato con la mia faccia per più di un anno.
    Se non fosse stato per questo non avresti mai accettato di aiutare Crowley, non avresti mai catturato dei mostri per consegnarglieli. So che non c’è limite a quello che faresti per me, ora più che mai…ma…”… “Sam!” lo interruppe Dean “so quello che ho fatto non c’è bisogno che dici niente, ho fatto anche delle cose di cui non vado fiero per aiutarti e ora me ne devo assumere le responsabilità … dobbiamo assumercene le responsabilità. Abbiamo aiutato i demoni ad arrivare più vicini al purgatorio e se ora grazie a noi potrebbero riuscire ad aprirne le porte. Dobbiamo impedirlo. Dobbiamo rimettere le cose a posto e farne fuori il più possibile!”
    Sam si zittì, parlare con Dean di quello che provava come al solito non era possibile. Guardò il fratello. Non c’era stata paura nella sua voce, solo risolutezza, solo decisione, sapeva che Dean aveva ragione ed era pronto a buttarsi nel fuoco con lui e per lui, se fosse stato necessario.
    “Sono con te amico, come sempre!” disse “Vediamo di capire cosa sta succedendo ed andiamo a fare il culo ad un po’ di demoni”.
    Dean lo guardò, un mezzo sorriso comparve sul suo volto “lo faremo Sammy, lo faremo!”
    Dean in quel momento pensò a quanto suo fratello gli era mancato mentre era nella gabbia, a quanto il suo cuore, la sua stessa anima si fossero spezzati quando era saltato in quel buco e lo erano rimasti fino a quando non era riuscito a riportarlo indietro intero.
    Sapeva cosa aveva fatto, quanto aveva sacrificato per restituire a Sam la sua anima e riavere il suo fratellino con se. Una fitta di dolore e di rimpianto al ricordo della vita vissuta per un anno con Lisa e Ben cancellò il sorriso dal suo volto, che divenne di nuovo risoluto, il suo sguardo si fece di nuovo freddo.
    Sam se ne accorse, vide l’ombra calare sullo sguardo del fratello e sapeva riconoscerla per quello che era, di nuovo suo fratello stava mandando giù, seppellendo tutte le sue emozioni dentro di lui. Sapeva che non sarebbe servito a nulla cercare di farlo parlare, di farlo sfogare. Avrebbe reagito zittendolo con veemenza.
    Dean era fatto così, dannatamente testardo.
    Sam si trattenne dal dire altro, ma non riuscì a cancellare dal suo volto lo sguardo preoccupato che era affiorato. Si sentiva in colpa perché Dean aveva rinunciato a tutto per lui, si sentiva in colpa per quello che la versione di se stesso senz’anima aveva fatto ed era tremendamente frustrato perché non ricordava. Dean continuava a dirgli di cercare di andare oltre e di non pensarci, che era pericoloso, ma lui non ci riusciva. Aveva avuto dei flash, delle visioni della gabbia e si era trovato sul pavimento preda delle convulsioni… i pochi ricordi che aveva avuto della gabbia ancora lo terrorizzavano. Cercò si scacciare quei pensieri invano.
    Il viaggio sarebbe stato lungo.

    Capitolo IV
    Capitolo IV
    Arrivarono in Colorado in meno di due giorni. Non avevano più avuto visite da parte di Castiel per cui non avevano notizie fresche su cui lavorare. Si misero a cercare segni o presagi che rivelassero la presenza di demoni, ma sembrava che nella cittadina di Salida non stesse succedendo niente di strano.
    Persero una stanza in un motel vicino al centro cittadino. L’impala parcheggiata nello spiazzo di fronte alla porta della loro camera. Sam era seduto al tavolo, il computer di fronte a lui, cercava nei siti di cronaca locale qualche notizia che potesse destare il suo interesse.
    Dean rientrò con dei panini e delle birre.
    “Non capisco” disse Sam. “ho cercato dappertutto ma non c’è nessuna notizia che possa far pensare alla riunione di un gruppo di demoni, niente sparizioni strane, niente aggressioni o segni di possessione”
    “Ho cercato di sondare il terreno mentre ero fuori e non ho ottenuto nulla nemmeno io” gli disse di rimando Dean. “C’è qualcosa che non va o questi demoni stanno facendo davvero le cose in segreto o Cass ha avuto delle informazioni sbagliate”.
    “Continuo ad avere la sensazione che ci sia qualcosa che Cass ci sta tenendo nascosto Dean. Tutta questa storia mi sembra campata per aria”.
    “Hai ragione Sam c’è sicuramente qualcosa che non va” disse il maggiore “ma ora mangiamo sono stanco morto e voglio dormire un po’ prima di rimetterci in caccia”.
    Sam lanciò un ultimo sguardo allo schermo del suo portatile ancora poco convinto di tutta quella situazione, con un sospiro si decise a chiuderlo e agguantò il sacchetto dei panini.
    “hey cosa hai preso?” chiese Sam
    “un panino al tonno e verdure per te e un doppio cheeseburger con bacon per me” un sorriso smagliante affiorò sulla faccia di Dean. “a volte penso che ti servirebbe una bella abbuffata di carne rossa Sammy, ti sentiresti meglio!”.
    “si è a te servirebbe un po’ di disintossicazione dai cheeseburger e dal bacon, il tuo colesterolo starà facendo le capriole felice nelle tue vene!”, gli rispose sarcastico il fratello.
    Dean guardò il panino che aveva davanti alla bocca pronto per essere addentato “forse hai ragione Sammy…” disse, poi lo guardò, alzò le sopracciglia in quella classica espressione da presa in giro “…ma anche no!” gli fece l’occhiolino e addentò il suo hamburger . Sam alzò gli occhi al cielo ma non riuscì a fare a meno di sorridere e si mise a mangiare il suo panino al tonno.

    Poco dopo Dean era già sdraiato sul letto, tutte le ore di guida l’avevano sfinito, era stata una lunga corsa senza soste quella fatta per arrivare fino a lì, scivolò nel sonno molto velocemente.
    Sam ci mise un po’ di più non riusciva a togliersi dalla testa che ci fosse qualcosa che non quadrava. Era anche preoccupato per Dean, aveva notato che aveva ricominciato a bere spesso ed aveva sempre un’espressione preoccupata tutte le volte che lo guardava mentre era distratto. Non riusciva a farlo aprire, a farsi raccontare cosa fosse, cosa provasse davvero, anche se era perfettamente consapevole di essere lui una delle sue preoccupazioni principali.
    Con questi pensieri nella mente finì anche lui per addormentarsi.

    Dean addormentato in un sonno leggero cominciò a sognare, si rivide di nuovo in ginocchio in quel campo, ferito dai pugni presi, non da suo fratello ma da Lucifero che in quel momento ne possedeva il corpo.
    Sentì il vuoto, il dolore , il senso di perdita mentre guardava il terreno richiusosi dopo che suo fratello ci era saltato dentro portandosi dietro Lucifero, Michael e il povero Adam.
    Velocemente come era cominciato, il sogno cambiò e vide Lisa; si rivide nella loro camera da letto, era ancora un vampiro. La sensazione di lei così vicina, il suono del battito del suo cuore, lei non capiva perché lui la stesse respingendo, le diceva di stare lontana, ma continuava a pressarlo a chiederle cosa gli stesse succedendo.
    In una frazione di secondo lui l’aveva spinta contro il muro, l’odore della sua paura era forte in quel momento. La guardò negli occhi e vide quanto fosse atterrita, quanto il terrore si fosse impossessato di lei.
    Attaccò.
    Questa volta non riuscì a fermarsi e la morse. La sua bocca si avventò sul suo collo e sentì sotto i suoi denti la pelle che cedeva e si lacerava. Poi sentì il sapore del sangue. Il sangue di Lisa nella sua bocca, sentiva la sua giugulare pulsare sotto la pelle a contatto con le sue labbra.
    Bevve.
    Lei urlò, cercò di divincolarsi, ma non aveva abbastanza forza per resistere a quell’attacco. Lui continuò il suo pasto scellerato ebbro del sapore del suo sangue. Lisa si dibatteva sempre meno tra le sue braccia, non riusciva a fermarsi, continuò a bere fino a che sentì il battito del suo cuore affievolirsi fino a fermarsi del tutto. Finalmente si staccò da lei e la lasciò scivolare sul pavimento.
    La guardò incredulo. Cosa aveva fatto? Crollò in ginocchio, il sangue che colava dalle sue labbra.
    Sentì un rumore e si voltò, Ben era sulla porta atterrito. Lo guardava senza parole, nei suoi occhi e sul suo volto il terrore puro, l’incredulità.
    Dean si sentì travolgere dall’orrore di quello che aveva appena fatto, dallo sguardo accusatorio di Ben. La sensazione di perdita e di colpa erano così forti che gli procurarono un dolore fisico. Un dolore forte al petto lo colpì come un pugno, cominciò a rantolare.
    Nel sonno sdraiato sul letto del motel iniziò a lamentarsi, ma non riuscì a svegliarsi.

    Anche Sam cominciò ad agitarsi nel suo letto.
    Nel suo sogno era di nuovo nella gabbia.
    Un dolore fortissimo e sentì il gelo che c’era dentro di lui contrarsi, divincolarsi per cercare di uscire.
    Intorno a lui le fiamme, che però non lo toccavano, sembrava non sentirne il calore.
    A terra ai suoi piedi vide Adam, si rotolava avvolto dalle fiamme e urlava. Sam cercò di spegnere il fuoco che avvolgeva il suo fratellastro, ma si accorse che in effetti non stava bruciando, era avvolto dalle fiamme ma la sua carne non stava bruciando. Si rotolava sul pavimento urlando preda di dolori indescrivibili. Un lampo di luce si generò dal corpo di Adam, fuoriuscì prima dagli occhi e dalla bocca, poi tutto il corpo divenne traslucido e tutto si trasformò in un esplosione di luce bianca.
    Sam non riuscì a sostenere lo sguardo.
    Qualcosa dentro di lui reagì a quella luce. Sentì un dolore tremendo alla testa, si piegò sulle ginocchia.
    Sentiva il gelo provenire da dentro di lui e poi sentì Lucifer urlare di rabbia. Un’ondata di rabbia così potente da essere quasi fisica, si sentiva come se fosse rimasto attaccato ad un treno in corsa.
    Cadde sul pavimento vicino a sua fratello Adam e urlò. Urlò di dolore, urlò di paura.
    Sentiva Lucifero che si dibatteva dentro di lui che cercava il modo di uscire. Come una cometa impazzita dentro ad una scatola lo sentiva sbattere furioso contro le pareti del suo corpo, della sua testa.
    Pura ferocia, pura frustrazione, Lucifer alla fine trovò la sua via d’uscita. Una seconda esplosione di luce invase lo spazio circostante. Perfino le fiamme parvero ritrarsi davanti a quella luce. Sam se possibile urlò ancora di più.
    Il tempo parve fermarsi nell’istante in cui l’arcangelo lasciò il suo corpo. Rimase svuotato inerme, steso a terra. Fu solo un attimo in realtà, riuscì a percepire il corpo di Adam disteso accanto a lui e poi di nuovo dolore.
    La sua carne cominciò a bruciare, le fiamme che fino a quel momento parevano non avere effetti su di lui iniziarono ad aggredire le sue carni, la sua pelle cominciò a prendere fuoco. Urlò di nuovo, gli pareva di averlo fatto per tutto il tempo, un urlo si aggiunse al suo, capì che Adam stava subendo la stessa sorte.
    Tra le lacrime di dolore riuscì a distinguere le forme dei due arcangeli che li guardavano impassibili mentre bruciavano.
    Urlò nel sogno che sembrava realtà ed urlò nella realtà della camera del motel.

    Capitolo V
    Capitolo V
    L’urlo di Sam risvegliò entrambi i ragazzi dai rispettivi incubi, erano madidi di sudore bianchi come cadaveri, entrambi atterriti.
    Sam sentiva perfino male alla gola per l’urlo lacerante che aveva fatto, le lacrime che gli bagnavano il viso segno che nel sonno aveva pianto. Cercò di scusarsi con Dean per averlo spaventato, era ancora scosso a causa del suo sogno, ma si accorse che anche in Dean c’era qualcosa che non andava.
    Dean era devastato, il sogno che aveva fatto era così vivido che poteva quasi sentire il sapore del sangue ancora in bocca; l’urlo di Sam lo aveva strappato a quel sogno e riportato alla realtà, se non fosse stato preoccupato per il motivo che aveva causato quell’urlo, avrebbe perfino ringraziato suo fratello per averlo svegliato. Si passò una mano sugli occhi stringendosi le tempie.
    “Cosa diavolo sta succedendo?” chiese con un filo di voce.
    “Non so se è stata una visione, un ricordo o semplicemente un sogno, ma era spaventoso.” disse Sam la sua voce tremava.
    “Non spaventoso e orribile quanto il mio Sammy” disse Dean di rimando.
    “Io so solo che quella che ho visto era la gabbia ed era tutto così reale Dean, così maledettamente reale…” si prese la testa tra le mani, gli sembrava di sentire ancora Lucifero che si agitava dentro di lui, la sua testa pulsava. “…C’è certamente qualcosa che non va. Aveva ragione Cass, qui sta succedendo qualcosa”, lo disse mentre ancora non riusciva a liberarsi della sensazione della sua carne che bruciava.
    Dean rimase impietrito, istantaneamente divenne preoccupato e spaventato, una cosa del genere poteva dare una bella spallata al muro che Morte aveva messo nella testa di Sam, non poteva permettere che accadesse.
    I due si guardarono confusi e di comune accordo si raccontarono i rispettivi sogni.
    Anche raccontati a parole suonavano terrificanti, sembrava stessero descrivendo avvenimenti realmente accaduti tanto erano vividi.
    “Ok, mi ripeto, cosa diavolo sta succedendo Sammy? Io e te che abbiamo incubi contemporaneamente e così terrificanti? Dio santo è stato orribile” mentre lo diceva Dean ebbe un’altra fitta al petto ancora dolente, negli occhi lo sguardo che Ben gli aveva lanciato dopo averlo visto uccidere sua madre, la sensazione provata in quel momento era scolpita nella sua anima.
    “Ne sono convinto anche io” disse a Sammy “…dobbiamo scoprire cosa sia, anche se in città sembra tutto normale”.
    Dean si era alzato dal letto e aveva cominciato a camminare su e giù per la stanza pensando a cosa fare.
    Si avvicinò al tavolo e si versò un generoso bicchiere di whisky, aveva bisogno di sopire in qualche modo quella sensazione orribile che gli era rimasta addosso a causa dell’incubo e della paura che provava di nuovo al pensiero di perdere suo fratello.
    “Non lo so, ora è notte fonda non troveremmo comunque nessuno con cui parlare” disse Sam, guardava suo fratello e lo vide ancora pallido, due profonde occhiaie gli cerchiavano gli occhi, il suo incubo non era certo stato una passeggiata e Dean aveva ancora, decisamente, bisogno di dormire. C’era dell’altro però, ne era sicuro.
    “Ci conviene chiamare Cass e vedere di capire cosa sta succedendo… e soprattutto chiedergli di portarti subito via di qui Sammy!” Dean aveva peso la sua decisione.
    Sam guardò incredulo suo fratello.
    “Cosa vorresti dire, io non vado proprio da nessuna parte!” si alzò in piedi e affrontò suo fratello. “ne abbiamo già parlato Dean, non ti lascio da solo. Non di nuovo. Qualsiasi cosa sia la affronteremo insieme!”
    “Non possiamo rischiare Sam..”, Dean non guardava suo fratello fissava testardo il bicchiere che aveva in mano, “…se quello che c’è qui in qualche modo risveglia i tuoi ricordi, il muro che c’è nella tua testa potrebbe crollare lo sai. Non posso permettere che accada.” Dean era rabbioso.
    Sam non poteva biasimarlo, ma non aveva nessuna intenzione di cedere e men che meno di lasciarlo in mezzo ad una situazione che non riuscivano a capire.
    Si mise direttamente davanti a lui, “E quindi cosa vorresti fare? Mandarmi a casa dalla mamma tutte le volte che pensi che io sia in pericolo?” gli disse “non puoi proteggermi da tutto e da tutti Dean, dobbiamo affrontare la realtà che ci sia la possibilità che il muro crolli e se mai succederà, allora ne affronteremo le conseguenze” .
    Lo disse in modo tranquillo, voleva che Dean capisse e che accettasse la realtà della situazione. Se non fosse stata quella volta sarebbe stata la prossima, in qualunque momento il muro poteva crollare ed era una cosa con cui perfino Dean doveva venire a patti.
    Sam vide la risolutezza di Dean scemare e le sue spalle curvarsi sotto il peso di quelle parole, si ostinava a
    guardare il pavimento, il bicchiere ancora in mano.
    Dean sapeva che Sam aveva ragione, che non era possibile scappare all’infinito, ma tutto dentro di lui gli urlava di portarlo via Sammy da lì.
    Alla fine cedette. Alzò lo sguardo e intercettò quello di Sam, “D’accordo. Faremo come vuoi tu” si fissarono per un attimo e ci fu muta accettazione della situazione da parte di entrambi.
    Dean bevve l’ultimo sorso dal bicchiere, si sedette sul bordo del letto e chiudendo gli occhi chiamò Castiel.
    “Cass siamo in Colorado, abbiamo dei problemi qui, abbiamo bisogno che ci spieghi cosa sta succedendo! Quindi porta il tuo soffice fondoschiena qui e vedi di farlo in fretta”, “… per favore”.
    Dean riaprì gli occhi. Sam si guardò intorno, era ancora in piedi in mezzo alla stanza. Passarono alcuni istanti ma non successe nulla. I due fratelli si scambiarono uno sguardo interrogativo.
    “Perché non risponde? È stato lui a mandarci qui” Dean pareva incredulo.
    “Forse è occupato, forse è successo qualche casino in Paradiso e non può raggiungerci” nemmeno Sam era particolarmente convinto di quello che lui stesso stava dicendo.
    “Certo e noi che facciamo adesso?? Stiamo qui a guardarci in faccia??” Dean era frustrato e stanco, quella giornata sembrava davvero non finire mai.
    “Dobbiamo riposare un po’ e provare a scoprire se quello che è successo a noi, è successo anche a qualcun’altro da queste parti” dicendo questo Sam si sedette al tavolo e riaccese il computer.
    Dean si alzò prese di nuovo il bicchiere e la bottiglia e tornò a sedersi sul letto.
    Sam lo guardò mentre si versava da bere, non approvava, ma non gli disse niente non voleva aggiungere benzina sul fuoco.
    Dopo alcuni altri bicchieri lo vide cedere al sonno, continuò a fissarlo per vedere che fosse tutto a posto, sembrava tranquillo questa volta.
    Sam continuò a restare al computer cercando tra i siti della cittadina notizie riguardo disturbi del sonno o malattie collegate o qualsiasi altra cosa che potesse avere una qualche attinenza; non voleva dormire, non voleva sognare di nuovo la gabbia e nello stesso tempo voleva poter svegliare suo fratello se fosse di nuovo caduto preda degli incubi.
    Fortunatamente non avvenne, suo fratello riuscì a dormire qualche ora e Sam riuscì a fare un paio di scoperte interessanti.

    Capitolo VI
    Capitolo VI
    Dean si svegliò qualche ora dopo con un tremendo mal di testa e la bocca impastata, il whisky bevuto aveva funzionato come analgesico e sonnifero, ma purtroppo aveva lasciato dei piccoli effetti collaterali.
    Si rigirò nel letto e vide Sam ancora al tavolo davanti al portatile, ormai era giorno inoltrato.
    “non hai dormito?” gli chiese.
    “no Dean, non ho dormito stavo facendo delle ricerche. Non ti preoccupare, eri tu quello che aveva bisogno di riposare. Nessun incubo?”
    Il fratello si stropicciò gli occhi e si sedette sul bordo del letto “no nulla, niente sogni questo volta, ho vinto un giro gratis sulla giostra…tu come stai?”
    “tranquillo Dean sto bene e ho fatto anche un paio di scoperte interessanti”
    Dean si alzò e raggiunse Sam al tavolo. Sam gli raccontò che nelle ultime ore aveva spulciato tutti i database di Salida relativi alle malattie del sonno e aveva scoperto che in quella cittadina sperduta nel nulla, guarda caso, esisteva un centro rinomato per la cura dei disturbi del sonno. Aveva controllato le liste dei pazienti ed aveva scoperto che c’era stato un aumento spropositato, nell’ultima settimana, di ricoveri sia volontari che forzati. Un incidenza molto alta di casi di persone che erano preda di incubi orribili avevano cominciato a presentarsi alla clinica.
    “Ok Sam! È un inizio, pare che siano cominciati poco prima che Cass venisse da noi.” disse Dean una volta sentita tutta la storia.
    “Il problema, Dean, è che non ho trovato la minima traccia di Demoni, nessun segno, niente…”, Sam lo guardò, il dubbio scritto chiaramente nella sua espressione,“…potrebbe essere qualsiasi cosa, ho controllato tutto quello che mi è venuto in mente che potrebbe provocare incubi, ma non sono riuscito a risalire a nulla per il momento, abbiamo bisogno di qualche indizio in più”
    Dean si allontanò dal tavolo e si versò un po’ del caffè che trovò sul mobile vicino alla finestra “tutta questa storia non mi convince per niente, se l’informazione non fosse arrivata da Cass direi che ci stiamo infilando in una trappola” disse.
    “Questi incubi hanno provocato qualche danno Sam?”
    “Si purtroppo ci sono stati dei decessi per incidenti dovuti alla stanchezza e posso scommettere che l’aumento del tasso dei suicidi sia ricollegabile a questo problema” Sam fece scorrere i dati che aveva raccolto sullo schermo del computer.
    “Be direi che per prima cosa dobbiamo andare a controllare quella clinica e vedere se c’è qualche collegamento tra le vittime” detto questo Dean finì di bere il caffè e andò a farsi una doccia per sciacquarsi di dosso i ricordi dell’incubo e i postumi della bevuta.
    Sam rimasto solo decise che valeva la pena riprovare a chiamare Cass.
    Chiuse gli occhi e pregò.
    “Cass ci siamo imbattuti in qualcosa di strano, non abbiamo idea di cosa stia succedendo, l’unica cosa certa è che qui pare non ci sia nessun demone. Per favore vieni qui e facci capire cosa dobbiamo fare” riaprì gli occhi ma Cass non apparve. Adesso cominciava ad essere davvero preoccupato. Sia perché aveva paura che fosse successo qualcosa al loro amico, sia perché non aveva idea di quali pericoli stavano andando ad affrontare.

    Un’ora dopo, vestiti di tutto punto come due perfetti agenti del CDC (Centro controllo malattie) si presentarono alla clinica del sonno. Alla reception chiesero della Dottoressa Murphy, sapevano che aveva chiesto dei consulti in merito agli strani casi che si erano presentati negli ultimi tempi.
    Pochi minuti di attesa ed una giovane donna bionda si presentò a loro. Aveva i capelli raccolti in una pratica coda di cavallo e aveva solo un po’ di trucco leggero, per il resto si poteva dire che fosse decisamente una bellezza naturale, cosa che naturalmente non sfuggì a Dean.
    “Buon giorno sono la Dottoressa Murphy, voi siete gli agenti del CDC?” mentre lo diceva ricambiò compiaciuta lo sguardo che Dean le aveva lanciato, apprezzando a sua volta l’agente che la stava guardando.
    Dean prese subito la parola e presentò lui e Sam come gli agenti Deyoung e Shaw. Sam guardò in tralice suo fratello e poi si rivolse direttamente alla donna “Dottoressa Murphy siamo qui per indagare sullo strano aumento di ricoveri che si è registrato in questa clinica” controllò in modo professionale un taccuino “ci risulta che dovrebbero essere collegati a disturbi del sonno e incubi e che si sono moltiplicati negli ultimi giorni”.
    “Si agente Shaw glielo confermo e non sono riuscita a trovare una causa comune che possa giustificare un’ondata di questo genere. Chiaramente non c’è nessuna prova che i casi siano ricollegati tra loro, i sogni non si possono indurre, nessuno è in grado di instillare nella testa di un’altra persona la capacità di sognare ne tanto meno quella di fare incubi. L’aumento di casi di persone che non vogliono più dormire a causa degli incubi però è aumentato in maniera esponenziale negli ultimi giorni e se non sapessi che è impossibile, direi che deve esserci un elemento comune che causa tutto questo ” la dottoressa si era lanciata in questo preambolo con fervore, era chiaramente interessata e preoccupata per la sorte dei suoi pazienti.
    Sam cercò di essere rassicurante e chiese di quanti pazienti stessero parlando.
    “Parliamo di almeno 30 pazienti ricoverati, tutti negli ultimi 5 giorni e vi assicuro che non ho mai visto ne sentito di una cosa del genere”
    “Quali pensa che possano essere le cause che inducono questi brutti sogni?” chiese Dean.
    “Il punto è che non ne ho la minima idea, tumori, emicranie, agenti nel sangue, non sono riuscita a trovare nulla, stavo cominciando a pensare che qualcosa sia stato messo nell’acqua della cittadina contaminandola e che bevendola inducesse stati di allucinazione” Sam e Dean la guardarono attenti, ma lei stessa smontò subito la sua tesi “ma ho fatto esami di tutti i tipi e non ho trovato nulla nel loro sangue e nei loro organismi” sembrava quasi che si sentisse in colpa.
    “Non si preoccupi dottoressa “ la consolò Sam “siamo sicuri che lei ha fatto tutto il possibile. Possiamo guardare le cartelle dei suoi pazienti?”.
    “Ma certo le faccio preparare dall’infermiera” la dottoressa si allontanò e raggiunse un’infermiera alla quale fece le sue richieste.
    “Dean avevo ragione qui c’è qualcosa che non va e dobbiamo capire se c’è un elemento comune tra i pazienti” disse sottovoce Sam guardandolo.
    “Hai ragione” suo fratello rispose in modo distratto, lo sguardo fisso sulla dottoressa.
    “Dean!” sbotto Sam
    “Cosa?!” Dean si giro verso il fratello con aria angelica “che c’è? è una bellissima donna e poi sai che subisco il fascino del camice!”
    “Ma non è vero” disse incredulo Sam
    “da oggi si Sammy… da oggi si..” un sorriso stampato sulla faccia
    La loro discussione si interruppe con il ritorno della dottoressa Murphy “l’infermiera vi porterà le pratiche potrete vederle con calma in sala riunioni, troverete anche un computer collegato ad web se ne avrete bisogno” lo disse con fare professionale, ma il suo sguardo restò fisso su Dean e un sorriso spontaneo affiorò sulle sua labbra.
    “La ringraziamo Dottoressa Murphy, la informeremo se scopriremo qualcosa” le disse Dean e le allungò un biglietto da visita “ci chiami se le dovesse venire in mente qualcos’altro”
    “Mi chiami Laura e non dubiti, la chiamerò di sicuro” prese il biglietto che Dean le stava porgendo e ancora sorridendo li salutò e si allontanò lungo il corridoio.
    “oh si decisamente subisco il fascino del camice..” lo disse guardando trasognato la dottoressa che si allontanava.
    Sam alzò gli occhi al cielo e tirò suo fratello per la manica per trascinarlo verso la stanza delle riunioni.

    Spulciarono tutti i fascicoli dei vari pazienti, ci misero più di tre ore. Sembrava che tutti i vari casi non avessero nulla da spartire tra di loro.
    “non è possibile” disse Sam “più di 30 casi e non hanno in comune nulla, provenienza, età, estrazione sociale, sesso, nulla! Pare non esserci nessuno schema comune” scuoteva la testa facendo passare lo sguardo sulla pila di incartamenti che avevano davanti.
    “Stiamo guardando la questione dal punto di vista sbagliato…” disse Dean, guardò suo fratello “noi abbiamo avuto degli incubi come loro per cui quello che stiamo cercando non può essere qualcosa che li caratterizza dal punto di vista fisico, deve essere per forza qualcosa che riguarda il luogo, l’area geografica in cui siamo entrati anche noi, o comunque qualcosa che interagisce su una zona precisa”.
    “Sai amico, a volte sei davvero un genio!” disse Sam entusiasta “abbiamo tralasciato uno degli indizi più importanti, noi!”

    Capitolo VII
    Capitolo VII
    Si misero a ricontrollare gli incartamenti e trascrissero i dati fondamentali dell’anagrafica di ogni paziente, poi restituirono le cartelle all’infermiera e raggiunsero la macchina al parcheggio.
    Ormai si era fatto tardi ed era già buio quando uscirono dalla clinica.
    Si fermarono in fast food a prendere qualcosa da mangiare e tornarono al motel.
    Si misero a mangiare seduti al tavolo nella loro stanza, scherzando tra loro e pensando al passo successivo da fare.
    Si cambiarono per mettersi più comodi e nella loro solita tenuta in jeans e maglietta si rimisero al lavoro.
    Una mappa della cittadina venne aperta e distesa sul tavolo, cercarono la posizione del loro motel e della clinica e le segnarono sulla carta.
    “Ok partiamo da qui, noi abbiamo sognato al motel e i pazienti lo hanno fatto alla clinica” disse Dean
    “Quindi se cerchiamo le residenze dei pazienti che sono stati ricoverati nella struttura dovremmo vedere se c’è uno schema” finì il ragionamento Sam
    “Dovrebbe funzionare” lo dissero all’unisono guardando la mappa, poi si guardarono e sorrisero, capitava spesso che dicessero la stessa frase contemporaneamente.
    Dean ebbe un istantaneo moto di felicità per il solo fatto che una piccola cosa come quella, gli faceva capire che suo fratello era di nuovo con lui e che la sua anima era finalmente tornata al suo posto.
    Con ancora il sorriso sulle labbra prese l’elenco dei pazienti “che succede Dean?” a Sam non era sfuggito il sorriso prolungato di suo fratello e la cosa mise anche lui di buon umore.
    “Niente Sammy, sono solo contento che abbiamo finalmente trovato una pista da seguire”
    Sam non indagò oltre, gli bastava che per una volta suo fratello sembrasse contento in modo genuino per qualcosa.
    Dean cominciò ad identificare gli indirizzi dei vari pazienti, mentre Sam li segnava sulla carta uno ad uno.
    Finito l’elenco lo schema parve chiaro. Tutto era avvenuto in un raggio d’azione molto preciso che comprendeva come previsto sia il motel che la clinica.
    “Bingo!” disse Dean “avevo ragione”
    “Si avevi ragione, ora vediamo di capire se in quest’area c’è qualcosa d’altro di interessante”
    Sam si piegò sul tavolo e cominciò a studiare la mappa. Entrambi i fratelli si misero a cercare dei punti focali che attirassero il loro interesse.
    La parte di mappa interessata dagli avvenimenti era un’area che andava dal centro cittadino, dove stava il loro motel, ad un’area sub urbana caratterizzata da abitazioni monofamiliari circondate da ampi spazi verdi, fino ad una porzione di un parco periferico che si estendeva oltre i confini del centro abitato e in cui si trovava la clinica del sonno. Si trattava circa di un quarto della superficie dell’intero comune.
    “Diavolo è un’area molto grande” disse Sam “come facciamo a capire dove cercare? Non ci sono edifici particolari a quanto sembra”
    “Forse un paio si, guarda qui” Dean puntò il dito su un quartiere direttamente a ridosso del parco che pareva composto da edifici comunali “forse qui c’è qualcosa di interessante.
    “Ok controllo se c’è qualcosa che ci può interessare” disse Sam prendendo il suo portatile
    “Ok Sammy io provo a chiamare Bobby, forse lui è più fortunato di noi nella ricerca di elementi che possono ricollegare i disturbi del sonno a qualche avvenimento soprannaturale” Dean prese il cellulare, fece il numero e aspettò che il loro vecchio amico rispondesse al telefono.

    Il telefono squillava nella cucina di Bobby, il vecchio cacciatore ci mise un po’ a rispondere, stava cercando di cucinare un piatto di zuppa per cena, ma quel dannato telefono continuava a squillare e non gli lasciava il tempo di finire di cuocere la pietanza, in effetti per colpa del telefono l’aveva già bruciata due volte.
    Arrivò al telefono e lesse il nome sul display, John P Jones. Si affrettò a rispondere.
    “Dean” disse nella cornetta “che succede ragazzo?”
    “Ciao Bobby tutto bene?”
    “Tu e Sam state bene?” gli chiese il vecchio cacciatore invece di rispondere alla domanda.
    “Si stiamo bene, ma siamo in caccia sulle tracce di qualcosa che non sappiamo bene cosa sia ed è stato Cass a mandarci qui, ma abbiamo dei problemi e abbiamo bisogno del tuo aiuto” gli disse Dean.
    “E’ qualcosa che ha a che fare con il purgatorio e con la madre di tutte quelle dannate cose?” Bobby sperava che ci fosse qualche novità in quel senso, ma era preoccupato per l’incolumità dei ragazzi.
    “Non ne siamo sicuri Bobby. Cass ci ha mandato in cerca di demoni, ma qui non c’è né traccia e siamo incappati in una situazione molto strana che ha che fare con gli incubi”
    “Incubi?” Bobby era perplesso
    Dean gli raccontò tutta la sequenza di quello che avevano scoperto, dei loro incubi, dei pazienti e della clinica “abbiamo bisogno che scopri se esiste qualcosa o qualcuno che è in grado di controllare i sogni in qualche modo o se una cosa del genere è successa in passato” gli chiese poi “noi intanto cercheremo di scoprire il punto di origine di questi brutti sogni”.
    “Vedrò cosa riesco a trovare Dean. Mi faccio risentire appena scopro qualcosa…” disse Bobby “..e Dean…” “Si?” rispose il ragazzo.
    “State attenti”
    “Stai tranquillo Bobby staremo attenti” Dean cercò di rassicurarlo
    Si salutarono e Bobby riagganciò il telefono.
    Rimase qualche momento con lo sguardo fisso nel vuoto a cercare di riordinare le idee e a pensare dove poteva trovare le informazioni di cui avevano bisogno, poi sentì odore di bruciato, si girò verso la cucina e vide che aveva di nuovo bruciato la zuppa. Imprecando corse verso i fornelli per salvare almeno il pentolino.

    “Cosa ti ha detto?” chiese Sam una volta che Dean chiuse la telefonata
    “Farà quello che può per trovarci le informazioni e ci chiamerà appena trovato qualcosa” gli rispose il fratello.
    “ok, allora noi vediamo di scoprire il punto di origine di questa roba” Sam cominciò a digitare sul suo portatile.
    Dean prese il suo e si sdraiò sul letto “quindi tu cerchi tra gli edifici storici e io cerco nella storia della cittadina, partendo dalle informazioni di cui siamo a conoscenza” disse
    Rimasero sui portatili per alcune ore ancora poco e sarebbe stata mattina, anche Sam si era nesso sul suo letto per stare un po’ più comodo, cominciava a cedere alla stanchezza.
    Sammy aveva spulciato tutti i registri e gli archivi del dipartimento di edilizia di Salida, cercando informazioni sugli edifici comunali racchiusi nella zona di ricerca, c’era una biblioteca, il tribunale e altri edifici minori con insediate funzioni pubbliche secondarie, ma seppur datati, nella loro storia pareva non esserci nulla di interessante o di strano che facesse pensare a punti focali per la loro indagine.
    Dean invece fece la sua parte sviluppando la ricerca in un arco temporale a ritroso, dal periodo più recente indietro fino alla fondazione della città, l’unica notizia interessante riguardava il primo insediamento da cui aveva avuto origine la città stessa e che pareva risalire ai tempi dei coloni e dei nativi americani più di due secoli prima.
    Entrambi erano stanchi, ormai le ore di ricerca e il mancato riposo cominciavano a farsi sentire, i due fratelli a poco a poco cedettero e senza nemmeno rendersene conto scivolarono nel sonno quasi nello stesso momento.
    In breve tempo il loro sonno si fece profondo.
    Non ci volle molto perchè anche gli incubi ricominciassero. Per entrambi.

    Capitolo VIII
    Capitolo VIII
    Sam sentì che stava bruciando, sentì di nuovo il dolore e il puzzo della carne in fiamme.
    Aprì gli occhi e tra le lingue di fuoco e i dolori lancinanti percepì più che vedere Lucifero di fronte a se.
    Sentì la sua risata fredda e la soddisfazione sadica nel vederlo bruciare.
    Gli parve che il dolore uniformemente diffuso sul suo corpo raggiungesse livelli sempre più alti. Vide la sua carne che si liquefaceva e i tendini e le ossa esposti che bruciavano anch’essi.
    Pregò che finisse, pregò di morire.
    “Non sarà così semplice Sammy” sentì Lucifero che pronunciava quelle parole, ma non furono parole dette a voce, furono una risata nella sua testa.
    Si contorse preda di dolori indicibili, la sofferenza cancellava ogni altro sentimento, ogni altro pensiero.
    Non sapeva quanto avrebbe resistito, quanto ci avrebbe messo a morire, non riusciva più a concepire dei pensieri coerenti, il dolore copriva tutto con il suo velo uniforme.
    Poi come era cominciata finì.
    Si ritrovò di nuovo intatto, su quello che sembrava un pavimento in fiamme, ma le fiamme questa volta non lo bruciavano.
    “Avremo molto tempo da trascorrere assieme Sam” le parole gelide come il ghiaccio risuonarono nella sua mente.
    Fu il buio intorno a lui.
    Era completamente cieco, i suoi sensi completamente offuscati. Gli sembrava di galleggiare nel nulla, privo di un qualsiasi punto di riferimento a cui la sua mente razionale potesse aggrapparsi.
    Sentiva la voce terrificante e melliflua di Lucifero intorno a lui e contemporaneamente dentro la sua testa.
    Erano parole di scherno, ma la rabbia ribolliva sotto ogni singola sillaba, poteva percepirla.
    Sapeva che il colpo sarebbe arrivato, non poteva essere altrimenti.
    Veloce e invisibile qualcosa lo colpi con la potenza di un ariete in pieno petto, sentì le costole rompersi all’impatto e urlò per il dolore mentre volava in terra colpendo il pavimento con la schiena.
    Il respiro fu strappato dai suoi polmoni, rimase rantolante al suolo schiacciato da quella stessa forza che lo aveva colpito.
    Non riusciva a muoversi preda di dolori lancinanti e con l’imminente sensazione di soffocamento.
    Poi fu di nuovo il nulla. Era di nuovo in piedi, come se nulla fosse successo.
    Inspirò profondamente, un rantolo uscì dalla sua bocca.
    Fu solo un attimo e la forza lo colpì di nuovo, in una raccapricciante e dolorosa ripetizione di quanto appena subito.
    Anche in questo caso non seppe per quanto andò avanti, nella sua testa fu un’infinita replica dello stesso istante, dello stesso dolore.
    Lucifero rideva nella sua mente.
    Sentiva la sua anima andare in pezzi, dolore aggiungersi a dolore in un ciclo senza fine.
    Nel letto della camera del motel il corpo di Sam sobbalzava come se fosse colpito da pugni invisibili.

    Dean Si trovava nel giardino della casa dove si era trasferito con Lisa e Ben dopo l’attacco dei Djin.
    Stava preparando il barbeque, era domenica, il sole splendeva.
    Lisa uscì dalla porta che dalla cucina dava sul loro giardino, aveva in mano un vassoio con la carne da cuocere sulla brace. Lo raggiunse, poggiò il vassoio e lo circondò da dietro con le braccia, le mani giunte sul suo ventre, la leggera pressione del corpo di lei appoggiato alla schiena di lui.
    “Ti amo Dean…” disse, il viso appoggiato contro le sue spalle “…perché mi hai fatto questo?!”
    Nella sua voce sentì dolore e accusa.
    Non riusciva a capire. Cose voleva dire?
    Senti la presa di lei farsi più debole e sentì il corpo contro il suo che scivolava verso il basso.
    Tutto intorno a lui parve tremolare.
    Mentre girava su se stesso nel tentativo di sorreggere Lisa, le immagini intorno a lui mutarono, tutto si fece scuro.
    Era di nuovo notte, ed erano nella camera da letto. Lisa era tra le sue braccia esanime.
    Vide il sangue.
    Il collo di lei era ricoperto del sangue che colava dalla giugulare, un morso ben visibile sul lato del collo. Tra le sue braccia la sentiva pesante, senza vita. Di nuovo il sapore ferroso nella sua bocca. Poteva vedere il sangue di lei colato sulla sua maglia appena sotto il mento, colato dalle sue labbra mentre lui se ne nutriva.
    Provò orrore.
    Orrore per quello che aveva fatto, orrore per quello che era diventato. Provò una fitta al petto. Il senso di colpa opprimente come un macigno gravava pesante sul suo cuore.
    Un rumore. Si voltò e vide Ben sulla soglia, l’orrore dipinto sul volto e dietro di lui Sam, lo sguardo incredulo, disperato.
    Sam spostò Ben di lato, gli urlò di mettersi in salvo, di uscire dalla casa. Brandiva un lungo coltello.
    Il suo sguardo si riempì di lacrime nel vedere quello che suo fratello aveva fatto, nel vedere quello che era diventato. “Perché lo hai fatto Dean?” chiese con la voce spezzata.
    “Non volevo farlo, non so cosa stia succedendo Sam” lo disse con voce tremante, cercando di giustificarsi, si guardava le mani sporche del sangue di Lisa, incredulo. Nelle orecchie forte come un richiamo irresistibile, sentiva pulsare il cuore di Sam, poteva sentire il sangue che gli scorreva nelle vene.
    Era travolto da sentimenti contrastanti, la colpa e il senso di perdita per quello che aveva fatto a Lisa lo stava lacerando. Sentiva le sferzate del dolore lasciare segni indelebili sulla sua anima.
    Ma ancora più forte sentì la fame. Travolgente come l’ondata inarrestabile della marea sentiva crescere il bisogno di nutrirsi. Si sentiva come un assetato nel deserto che vede in lontananza un’oasi a cui abbeverarsi.
    Il suo sguardo si posò sulla giugulare di Sam, poteva vederla pulsare in sincrono con il rombo del suo cuore che sentiva come un tuono nelle orecchie.
    Sam capì d’istinto che stava per aggedirlo, si irrigidì con il coltello spianato di fronte a se nel momento in cui vide quello che era stato suo fratello attaccare, con la bocca spalancata e i lunghi denti da vampiro scoperti.
    Dean non riuscì a resistere al richiamo del sangue e attaccò. Si gettò verso suo fratello, incurante della lama puntata verso di lui e delle conseguenze delle sue azioni, travolto dal desiderio di nutrirsi.
    Il coltello di Sam aprì uno squarcio sul fianco di Dean, ma non fu sufficiente a fermarlo. Lo raggiunse al collo e con la ferocia di un animale che si avventa sulla sua preda, affondò i denti nella sua carne.
    Sam urlò, cercò di scalciarlo via, ma nonostante la sua stazza non poté nulla contro la forza e la ferocia del vampiro.
    Solo quando Sam smise di dibattersi Dean riacquistò un minimo di lucidità, la sua fame era appagata.
    Ma quando fu lucido a sufficienza si rese conto di quello che aveva fatto. Come un pugno in pieno viso, l’immagine di suo fratello esangue tra le sue braccia lo lasciò boccheggiante.
    I sensi sviluppati da vampiro gli permisero di sentire che il cuore di Sammy non batteva più. Si tirò indietro in preda alla nausea.
    Incredulo, guardò quello che aveva fatto. Non riusciva a respirare. Tutto intorno a lui divenne buio, la stanza scomparve e il corpo di Lisa con essa.
    Rimase solo Sam, il suo corpo cinereo. Il sangue che copriva il suo collo di un rosso vivo in contrasto con il suo pallore. Cadde in ginocchio, sentì il dolore al costato ferito, ma più forte, sopra tutto, sentì il petto stretto in una morsa.
    Vide le sue mani sporche di sangue, il sangue di Sammy.
    Vide che lasciavano una scia scarlatta sulla sua maglia, la dove le mani si erano strette sul suo torace, come per cercare di liberarsi da quel peso che gli stava trucidando l’anima. Non riusciva a togliere lo sguardo da suo fratello, da quello che aveva fatto. Lacrime salate solcarono le sue guancie, un urlo proruppe dalle sue labbra, talmente disperato e lancinante la lasciarlo prosciugato.
    Urlò con quanto fiato aveva in gola la sua disperazione, come se quell’urlo potesse in qualche modo alleviare il dolore che provava, come se quello potesse in qualche modo farlo finire.

    Capitolo IX
    Capitolo IX
    Il cellulare di Dean squillava nella stanza del motel, monotono ed insistente vibrava e si muoveva sul tavolo ad ogni squillo.
    Si spense, ma poco dopo ricominciò a suonare, cinque, sette squilli, dieci e poi fu di nuovo muto.
    Furono solo pochi attimi e a squillare fu l’altro cellulare, quello di Sam. Con la stessa insistenza il suo squillo spezzava il silenzio della camera.
    Sam si riscosse, come una molla si tirò su a sedere sul letto, a bocca aperta effettuò un forte respiro, inspirando aria nei polmoni svuotati. Una mano corse al petto dolorante, la sensazione di essere stato colpito da un treno. L’incubo ancora vivido nella sua mente, fece fatica in un primo momento a capire di essere nel letto della camera del motel.
    Il cellulare continuava a squillare, ma lui non riusciva a muoversi. Provò a scendere dal letto per andare a rispondere, ma sentì forte un dolore che lo colpì di nuovo allo sterno e alla schiena e lo lasciò momentaneamente senza fiato, si alzò la maglietta e vide degli scuri ematomi sulla sua pelle.
    Si alzò stringendo i denti ed arrivò al cellulare, era Bobby.
    “Pronto” disse con voce sofferta.
    “Sam, che diavolo succede state bene?? È da mezz’ora che vi chiamo ininterrottamente!” nella sua voce un misto di sollievo e paura.
    “Si dammi qualche minuto Bobby e ti richiamo stai tranquillo stiamo bene” lo disse nel modo più tranquillizzante che riuscì a produrre, chiuse la comunicazione e si appoggiò al tavolo per riprendere fiato.
    Pochi secondi e il suo cervello ritornò attivo si teneva una mano intorno al costato e cercava di respirare regolarmente.
    Un pensiero lo fulminò, dove diavolo era Dean? Era troppo occupato a cercare di riprendersi dall’incubo per preoccuparsi di vedere perché suo fratello non aveva risposto al telefono.
    Si girò verso il letto e quello che vide lo lasciò senza fiato.
    Dean era a letto, il volto pallido, tremava come preda di convulsioni silenziose, ma la cosa più spaventosa era che aveva una macchia di sangue fresco che si stava allargando sulla sua maglietta, all’altezza del fianco sul costato, appena sotto il braccio destro.
    Sam corse al capezzale del fratello, gli mise una mano sul petto e cercò di tenerlo fermo mentre contemporaneamente urlava il suo nome per cercare di farlo rinvenire.
    Dean era terreo, profonde occhiaie scure sotto gli occhi chiusi. Il suo corpo tremava ed era fradicio come se stesse avendo una congestione.
    Sam continuava a scuoterlo cercava di svegliarlo. Usò il lenzuolo del letto per premerlo sul fianco sanguinante di Dean. Il fratello si contorse a quel tocco in segno di chiara sofferenza. Sam faceva del suo meglio per tenerlo fermo e cercare di tamponare la ferita.
    Urlò di nuovo il nome di Dean per cercare di svegliarlo e finalmente sembrò che suo fratello reagisse al suo richiamo.
    Lo chiamò ancora una volta e finalmente lui aprì gli occhi.
    Lo sguardo spaventato e atterrito di Dean si posò su suo fratello e dopo un primo momento in cui non parve riconoscerlo, si focalizzò su di lui, gli occhi piantati nei suoi. Dean respirò a fondo come se fino a quel momento fosse stato in apnea.
    “Oddio…” lo disse con un filo di voce, tanto che Sam ad un palmo da lui quasi non riuscì a sentirlo, una lacrima non trattenuta rotolò sulla sua guancia.
    “Dean calmati!” gli tenne ancora la mano sul petto con fare rassicurante, mentre l’altra era premuta sul costato dove suo fratello era ferito.
    Rimasero in quella posizione per più di un minuto, mentre il respiro di entrambi tornava più regolare.
    Ripresa la calma Dean cercò di alzarsi, ma il fianco gli diede una stilettata diritta al cervello e con un gemito tornò a sdraiarsi.
    “Che diavolo sta succedendo?” disse con voce sofferta.
    “Non lo so, ma credo se possibile, che questa volta gli incubi siano stati peggiori dei precedenti” gli rispose in fratello “e pare anche che abbiano conseguenze fisiche. Stai sanguinando.” Il lenzuolo e la maglietta di Dean erano sporche di sangue.
    “Sei stato tu” Dean lo disse riflettendo.
    “No Dean non sono stato io, non ti farei mai del male” disse Sam sorpreso e ferito dall’accusa di Dean.
    “Sei stato tu nel mio incubo, Sammy” precisò Dean, lo guardò negli occhi “ma io ho fatto di peggio”, chiuse le palpebre per spezzare il contatto visivo e si passò una mano sul viso portando via le tracce umide lasciate dalle lacrime
    Visto che la situazione pareva sotto controllo Dean aiutato da Sam si mise a sedere sul letto. Il fratello lo aiutò a togliersi la maglietta ed entrambi emisero grugniti di dolore.
    “Che ti succede Sam?” Dean era sorpreso che anche Sam avesse dei problemi fisici, la sua maglietta appallottolata in mano e premuta sulla ferita
    “Diciamo che nemmeno io ne sono uscito indenne” detto questo si alzò la maglietta e fece vedere al fratello gli ematomi che gli coprivano il petto.
    “Direi che è molto peggio di quello che sembra Dean, questi incubi oltre ad essere terrificanti hanno ripercussioni sulla realtà. Cosa diavolo sta succedendo??”.
    La frase rimase sospesa tra di loro, nessuno dei due aveva una risposta in quel momento.
    Sam si preoccupò di controllare la gravità della ferita di Dean, che si rivelò essere un profondo taglio, aveva fatto uscire molto sangue, ma fortunatamente in se e per se non era grave
    “Dobbiamo richiamare Bobby starà dando fuori di matto, ha detto che era mezz’ora che ci chiamava, ma io ho sentito il telefono solo poco fa, è grazie a quello mi sono svegliato” detto questo Sam andò a riprendere il telefono da tavolo “mi preoccupa invece il fatto che non riuscivo a svegliare te” guardò suo fratello “Dean, ti continuavo a chiamare ma era come se tu no mi sentissi”, il suo tono lasciava trapelare la sua reale preoccupazione.
    Dean seduto sul letto, il volto e il fisico ancora provato, chiuse gli occhi per un attimo cercando di riordinare i pensieri “ok, chiama Bobby e vediamo cosa ne pensa, se ci cercava forse avrà scoperto qualcosa” disse. Si alzò con fatica dal letto e si diresse verso il blocco dei lavandini del bagno.
    Lo specchio gli restituì un’immagine impietosa del suo stato attuale, aprì l’acqua e si sciacquò il viso, poi cominciò a ripulire il fianco dal sangue e anche la ferita.
    Sam chiamò Bobby e cercando di non spaventarlo gli raccontò a grandi linee tutti gli ultimi eventi che erano successi, fino all’epilogo degli ultimi incubi che avevano avuto e delle conseguenze che questi avevano lasciato.
    “E’ come pensavo e lo stadio è molto più avanzato di quello che potessi immaginare…” disse Bobby dall’altro capo del telefono
    “Cosa vuoi dire Bobby?” Sam si era seduto sul letto e continuava a tenersi il costato dolorante. L’urgenza nella sua voce attirò l’attenzione di Dean che si avvicinò a lui per sentire la conversazione, una salvietta premuta contro la ferita. Sam mise il vivavoce sul telefonino.
    “Pare che voi ragazzi siate incappati nel libro degli incubi” disse Bobby.
    I due ragazzi si guardarono perplessi.

    Capitolo X
    Capitolo X
    “Il libro degli incubi? Di cosa si tratta Bobby?”
    Sam lo chiese con un po’ incertezza nella voce, il telefono in mano sospeso tra lui e suo fratello.
    “Il libro degli incubi è una sorta di fratello minore del libro dei morti” disse Bobby
    “Quello egizio?” chiese Sam
    Dean lo guardò con fare interrogativo, il sopraciglio alzato.
    “Si, diciamo che il libro dei morti nella sua accezione generale è un testo di formule e racconti, incentrati sul viaggio del Dio sole e della sua lotta contro le forze del male che vogliono impedirgli di risorgere al mattino. La lotta del sole per risorgere e dare inizio al nuovo giorno.” Bobby spiegò loro la funzione del libro del libro dei morti “il testo doveva servire per preparare la testimonianza della vita condotta dalla persona prima di morire, messa a giudizio divino per poter accedere alla vita oltre la morte. Ma alcune versioni successive, parlano di un libro che ‘comanda’ sulla vita e sulla morte, fino ad avere la possibilità di resuscitare i morti” finì Bobby.
    “Ok..” disse Dean “…e il libro degli incubi come entra in questo discorso?”
    “Il libro degli incubi in coppia con il libro dei sogni, fa parte della stessa serie. Così come il libro della morte ha la sua antitesi nel libro della vita, così il libro degli incubi è legato a quello dei sogni.” Continuò Bobby. “nelle credenze pare che questa coppia di libri permetta attraverso l’interpretazione di sogni ed incubi di capire l’animo di un uomo e giudicarlo davanti alla richiesta di ascensione dell’anima verso la luce o verso il buio”
    “Si, la ricerca di ascensione dell’anima alla purezza alla spiritualità in vita, ha guidato le azioni di molti, dagli eremiti, agli asceti, ai padri spirituali”. Disse Sam. Dean lo guardò incredulo e formulò sulle labbra la parola ‘secchione’.
    Sam gli lanciò un’occhiataccia e continuò a rivolgersi a Bobby “quindi la differenza tra le due coppie riguarda la vita e l’anima, una coppia si occupa della vita e della morte e l’altra dell’ascesa dell’anima?”.
    Bobby confermò “si, ma in questo caso credo che il punto sia un altro. L’elemento fondamentale è che questi libri sono ricettacoli di potere. Da quello che ho scoperto il libro degli incubi, fa vivere alla persona colpita dal suo potere, i peggiori incubi che si possano immaginare, per poi giudicarne le colpe, mentre fa questo, il libro acquisisce l’energia derivata dagli stessi incubi che induce”
    “Un momento!” disse Dean attento “qui parliamo non di una persona, ma di decine di persone, forse di più!”
    “Da quello che mi avete raccontato” disse Bobby “è proprio quella la cosa preoccupante, soprattutto per gli ultimi avvenimenti”.
    “In che modo questi incubi diventano così reali? ” chiese Sam
    “E in che modo centrano i demoni?” aggiunse Dean
    “Io credo che qualcuno voglia il potere che questo libro è in grado di generare e sono sicuro che i suoi fini non sono dei migliori” rispose Bobby “io credo che qualcuno stia volutamente amplificando i poteri del libro e che questo stia assorbendo l’energia di un sempre maggiore numero di persone. L’effetto collaterale è che quelli che hanno gli incubi più spaventosi, sono anche quelli che danno la maggiore quantità di energia. Credo che più il libro ne acquisisce e più gli incubi di quelli che dormono diventano reali”
    “Questo potrebbe spiegare le nostre attuali condizioni e perché alcune delle persone che avevano gli incubi hanno perso la vita” disse Sam guardando suo fratello.
    “Sta succedendo tutto molto velocemente allora, perché i nostri incubi si sono già fatti decisamente molto reali” disse Dean premendosi la salvietta sul costato e facendosi sfuggire una smorfia di dolore.
    “Probabilmente ha a che fare con le vostre esperienze soprannaturali e i vostri soggiorni all’inferno”
    “E i demoni?” ribadì Sam.
    “Bella domanda Sam” rispose la voce di Bobby dal telefono “stiamo parlando di un potere molto grande ragazzo, un potere che continua a crescere e che forse è in grado di aprire le porte del purgatorio, direi che i demoni potrebbero decisamente essere interessati”.
    I ragazzi si guardarono, lo sguardo preoccupato per le ripercussioni che tutta quella faccenda poteva avere. Credevano di aver eliminato la minaccia facendo fuori Crowley e ora pareva che i demoni si stessero riorganizzando.
    Dean si premette le dita sugli occhi come per assorbire la nuova informazione.
    Sam fece la domanda che ad entrambi frullava in testa “come li troviamo? Come troviamo quel libro?”
    “Avete ristretto l’area delle ricerche, dovete trovare un qualche punto che possa essere un ricettacolo dove il libro possa essere utilizzato, un luogo appartato e possibilmente aperto”
    “Sembra più facile dirlo che farlo Bobby” disse Dean alzandosi dal letto, andò a frugare tra la loro roba e recuperò il loro kit del pronto soccorso.
    “Lo so ragazzi ma non ho altre informazioni da darvi al momento”.
    “Bobby credi che i libri siano qui entrambi?” gli chiese Sam “intendo sia quello dei sogni che quello degli incubi?”
    “Non credo Sam, in base ai vostri racconti credo si tratti del solo libro degli incubi, ma credimi è meglio che sia solo quello, insieme quei due libri aumenterebbero il loro potere in maniera esponenziale” rispose il cacciatore.
    “Ti terremo informato sui nuovi sviluppi Bobby” lo salutò Sam.
    “State attenti ragazzi e cercate di non addormentarvi” disse Bobby chiudendo la comunicazione.
    “Direi che di dormire non se ne parla proprio” disse Sam a suo fratello, si alzò e prese dalle mani di Dean il kit “siediti che vediamo di ricucirti”.
    L’operazione non durò a lungo tra i grugniti di Dean e le accuse di comportarsi come un bambino che gli faceva Sam, lo disinfettò e gli coprì la ferita con una garza e del cerotto.
    Era quasi mattina ormai.
    Il cellulare di Dean cominciò a squillare sul tavolo.
    Sam lo prese e lo porse al fratello.
    “Non è un numero che conosco” disse dopo aver guardato sul display “pronto?”
    “Agente Shaw” disse la voce concitata di una donna “sono la dottoressa Murphy”.
    “Dottoressa Murphy...Laura, cosa succede?”
    “Mi scusi se la chiamo a quest’ora ma non sapevo a chi rivolgermi” la voce della donna tremava “ho…ho avuto un incubo e..”
    “Sta bene? È ferita in qualche modo?” disse Dean con urgenza. Sam lo guardava cercando di carpire il senso della conversazione.
    “Come fa a saperlo?” balbettò lei “Io..oddio è stato orribile…non so bene cosa stia succedendo. Ho una ferita sul braccio.. un incubo….Io no so cosa devo fare” la voce si spense in un sussurro.
    “Mi dica devo abita veniamo subito li!” le disse Dean.
    Laura gli diede l’indirizzo “ok ci dia venti minuti e saremo da lei. Stia tranquilla” cercò di rassicurarla.
    Chiusa la conversazione Dean si segnò l’indirizzo e spiegò la situazione a suo fratello.
    “Forza facciamo presto e andiamo a vedere cosa è successo” Dean voleva arrivare dalla dottoressa al più velocemente possibile, lei poteva sapere qualcosa su quella cittadina che a loro era sfuggita e vista la sua recente esperienza forse sarebbe stata disposta ad aiutarli.

    Capitolo XI
    Capitolo XI
    Non ci volle molto, l’impala sfrecciò tra le vie ancora deserte della cittadina e raggiunse velocemente la sua meta.
    Arrivarono alla casa della dottoressa che si trovava nel complesso di villette costruite a ridosso del parco pubblico, nel bel mezzo della zona che loro avevano circoscritto come soggetta all’influenza del libro.
    Dean parcheggiò l’impala davanti all’abitazione. Un vialetto in cemento serpeggiava in un giardino ben curato fino alla porta d’ingresso, i raggi del primo sole fecero capolino appena sopra l’orizzonte.
    Arrivarono fino a sotto il portico che incorniciava la facciata della casa e suonarono alla porta.
    Aspettarono qualche minuto ma non successe nulla. I due fratelli si scambiarono uno sguardo preoccupato, Dean fece un cenno a Sam che annuì di rimando e cominciò a fare il giro della casa per vedere se poteva entrare dal retro. Dean provò alla porta di ingresso ma la trovò chiusa. Diede uno sguardo intorno e assicuratosi che non ci fosse nessuno, tirò fuori i grimaldelli dalla tasca e forzò la serratura.
    Sam sul retro compì la stessa operazione e quasi contemporaneamente si trovarono nel corridoio che divideva in due la casa. Insieme si affacciarono sull’ingresso del soggiorno.
    Videro la dottoressa rannicchiata sul divano, il telefonino ancora in mano. Aveva le ginocchia tirate su fino a sotto il mento, era ancora in pigiama e si cullava come se fosse in trance, i suoi occhi erano chiusi.
    I ragazzi videro che la manica del pigiama era sporca di sangue, la dottoressa si era applicata una fasciatura di fortuna con uno pezza, forse della cucina.
    Si scambiarono uno sguardo perplesso e si avvicinarono alla donna.
    Dean si accostò a Laura e si mise a sedere sul divano vicino a lei, la chiamò piano.
    Sam era davanti alla dottoressa accucciato per mettersi alla sua altezza.
    Un momento dopo stavano guardando increduli mentre un profondo taglio si apriva sul braccio non ferito della donna e subito cominciava a sgorgare il sangue.
    Credevano che fosse in stato di shock, invece Laura stava dormendo e stava di nuovo avendo uno di quegli incubi che ormai i ragazzi conoscevano bene. La donna cominciò a gemere nel sonno, erano versi di sofferenza.
    Dean compresa la situazione, le mise le mani sulle spalle e cominciò a scuoterla chiamandola per nome. Sam le tenne ferme le gambe per impedirle di cadere, si guardò intorno afferrò una delle tovagliette che erano sul tavolino e l’avvolse intorno al braccio sanguinante della donna.
    Dean la chiamò diverse volte quando finalmente Laura si svegliò e caccio un urlo per il dolore al braccio e per la sorpresa di trovarsi bloccata da due uomini in casa sua.
    Bastarono pochi secondi, mentre Dean e Sam cercavano di calmarla per far si che lei si rendesse conto che aveva sognato di nuovo, che era di nuovo ferita e soprattutto di chi aveva di fronte. Smise di urlare e cominciò a singhiozzare lasciandosi andare tra le braccia di Dean che la teneva per le spalle.
    Sam riuscì a fermare l’emorragia al braccio, non era molto grave. Con la stessa pezza fece una seconda fasciatura.
    “o mio Dio…o mio Dio” ripeteva balbettando tra le braccia di Dean
    “Calmati Laura va tutto bene ci siamo qui noi” Dean cercava di consolarla come si fa con i bambini dopo che hanno avuto gli incubi. Lei sembrava proprio una bambina, piangeva e si era rannicchiata contro il fianco di Dean come in cerca di protezione, “Sam vai a cercare dell’acqua” disse al fratello che stava osservando tutta la scena.
    “Certo” Sam si allontanò verso la cucina.
    Dean con le braccia intorno alle spalle di Laura cercava di rassicurarla come poteva “su Laura non è nulla, ora è passato calmati, ci siamo qui noi. Perché non ci racconti cosa è successo”
    Sam tornò con l’acqua e finalmente Laura si convinse a staccarsi dalla spalla di Dean, pur rimanendo circondata dalle sua braccia, prese il bicchiere che le porgeva Sam e bevve un po’ d’acqua nel tentativo di calmarsi.
    “dottoressa…Laura…ci dica cosa è successo” Sam sfoggiò il migliore dei suoi sguardi rassicuranti per convincere la donna di essere al sicuro. Lei ricambiò il suo sguardo e leggendo in essi la preoccupazione per lei e il desiderio di aiutarla, riuscì a riprendere un minimo di controllo, lo sguardo di Sam era stato particolarmente rassicurante, così come il contatto con il corpo caldo di Dean.
    Ripresa la calma Laura finalmente si staccò da Dean che la sciolse dall’abbraccio; si scostò un po’ da lui anche se continuarono a rimanere seduti vicini.
    I due ragazzi la guardarono in attesa, lei ci mise ancora qualche secondo a riordinare i suoi pensieri.
    “Sono andata a dormire solo poche ore fa, avevo il turno di notte in clinica e sono arrivata a casa distrutta. Di solito in queste situazioni non sogno mai, sono talmente stanca che è come se il mio bisogno di riposare cancellasse la mia capacità di sognare, ma questa notte non è stato così” la sua voce non era ancora ferma, ma stava piano piano riacquistando l’autocontrollo.
    Laura raccontò loro del sogno che aveva fatto. Stava sognando di togliersi la vita tagliandosi le vene del braccio, il dolore che aveva sentito nel sogno era stato così reale da farla svegliare di soprassalto urlando e appena sveglia si era conto che stava sanguinando esattamente come se quello che aveva vissuto nel sogno fosse successo veramente.
    Era rimasta atterrita da quanto aveva sognato e dalla ferita al braccio e per una ragione che non sapeva spiegarsi le erano subito venuti in mente i due agenti del CDC, forse per tutte quelle domande strane sugli incubi, forse perchè le erano parsi rassicuranti, non lo sapeva nemmeno lei.
    In realtà il viso del ragazzo coi capelli corti le era rimasto impresso nella mente per tutto il giorno,anche adesso i suoi occhi verdi continuavano a farle girare la testa, come era capitato il giorno prima alla clinica. Chiaramente non disse tutto questo ai due ragazzi, quelle sono cose che non si dicono a voce alta.
    Rifocalizzò i suoi pensieri su quello che stava dicendo e raccontò che li aveva chiamati col cellulare e che dopo che aveva messo giù, era scesa di sotto e aveva preso una salvietta dalla cesta della biancheria e con quella si era fasciata il braccio, poi ancora scossa si era messa ad aspettarli sul divano.
    Disse che non sapeva bene come fosse successo ma che in breve doveva essersi riaddormentata e che aveva ripreso il suo sogno esattamente da dove lo aveva interrotto. Aveva semplicemente continuato nel suo proposito suicida e aveva praticato un secondo taglio sul braccio sano, ricordava di aver sentito dolore, ma questa volta sentiva che si stava lasciando andare, fino a che non aveva sentito una voce che la chiamava insistentemente.
    Aveva seguito l’urgenza di quella voce e si era risvegliata tra le loro braccia.
    Disse loro che era stato difficile in un primo momento distinguere la realtà dall’incubo.
    I ragazzi ascoltarono con attenzione tutto il racconto, era sicuramente colpa del libro degli incubi e i suoi effetti stavano diventando sempre più pericolosi.
    Sam e Dean si scambiarono uno di quegli sguardi che non aveva bisogno di parole, a volte tra loro non erano davvero necessarie. Dean annuì e Sam si voltò verso la dottoressa.
    “Laura dobbiamo dirti una cosa, forse sappiamo cosa sta succedendo, ma non sarà facile per te credere a quello che ti diremo…”.
    “Non è una premessa molto rassicurante” rispose lei osservandoli, ora poteva vedere chiaramente l’alchimia che legava i due ragazzi e nonostante tutto trovò conforto nel loro modo di fare.
    “Cominciamo con il dire che non siamo esattamente due agenti del CDC… e che non ci chiamiamo Deyoung e Shaw” iniziò Dean.

    Capitolo XII
    Capitolo XII
    Gli ci volle un po’ per raccontare tutta la storia e la dottoressa sembrava sempre più attonita ad ogni elemento che Dean aggiungeva. Sam e Dean videro passare sul suo volto tutti gli stadi emotivi che ci si sarebbe aspettati, dall’incredulità, alla negazione, infine all’accettazione.
    “Quindi i mostri esistono e gli angeli e anche i demoni?” li guardò incredula “e voi gli date la caccia..” passava lo sguardo da uno all’altro cercando di digerire queste nuove informazioni.
    Guardandoli negli occhi però vide la loro sincerità, era incredibile, surreale, ma vedeva che credevano davvero in quello che dicevano, “…se non lo avessi vissuto sulla mia pelle, probabilmente mi sarei messa ad urlare e vi avrei buttato fuori da casa mia…” lo disse guardando le fasciature che aveva sulle braccia.
    Alzò lo sguardo e un lampo attraversò il suo sguardo “ma…come avete fatto ad entrare, la porta era chiusa?”.
    Sam e Dean si guardarono e sorrisero.
    “Diciamo che per il lavoro che facciamo ci troviamo spesso a dover emm..come dire… accedere in luoghi chiusi senza averne le chiavi” disse Dean dopo un attimo, un mezzo sorrisetto tremendamente accattivante era stampato sulla sua faccia.
    “ah ecco…una cosa che di sicuro rassicura una ragazza in pericolo” gli sorrise di rimando. Malgrado tutta la situazione, i due ragazzi le piacevano davvero e sapevano infonderle molta sicurezza e avere Dean seduto di fianco a lei le faceva uno strano effetto.
    “Devo raccontarvi una cosa” disse ad un tratto, guardò prima Sam e poi Dean, poi il suo sguardo tornò alle mani che aveva in grembo “anche altri pazienti hanno avuto incubi come questi e hanno subito delle ferite, ma noi credevamo che fossero auto-inflitte e che i loro racconti fossero frutto di una psicosi…non gli abbiamo creduto capite? Li abbiamo riempiti di tranquillanti per farli calmare e farli dormire..”
    Sam scattò preoccupato “li avete fatti dormire?”.
    “Si, gli abbiamo dato dei sonniferi per farli riposare” confermò lei, “ma quando li abbiamo fatti dormire non si è presentato più nessun problema, voglio dire nessuno si è più ferito” sembrava stesse cercando di giustificare il suo operato.
    Sam si alzò pensieroso e cominciò a camminare avanti e indietro per il soggiorno.
    “Cosa c’è fratellino?” gli chiese Dean intuendo che aveva capito qualcosa.
    “Anche tu non hai sognato! Ecco perché!” disse il minore dei Winchester.
    “Che vuoi dire Sam?” Dean non riusciva a seguire il suo ragionamento
    “Anche tu non hai sognato dopo il primo incubo, quando hai bevuto, l’alcool ha fatto da sonnifero artificiale come se avessi preso delle pasticche! Come ho fatto a non pensarci” finì Sam con veemenza
    “Hai ragione, non ho sognato!” il fratello aveva finalmente capito dove Sam volesse arrivare.
    “Non hai sognato perché avevi bevuto, perché non eri pienamente cosciente… intontito se vuoi.”
    “Esatto come con i sonniferi, una parte del cervello viene inibita, è meno cosciente e per questo probabilmente il libro degli incubi non ha avuto effetti su di me e nemmeno sui pazienti!” Dean completò il ragionamento del fratello
    “Volete dire che i sonniferi sono in realtà stati d’aiuto per i pazienti della clinica?” Laura era quasi sollevata da questa notizia.
    “Si!” disse Sam “probabilmente gli avete salvato la vita”.
    Laura emise un sospiro di sollievo appena percettibile, ma fu evidente che un grosso peso le era stato tolto dalle spalle.
    “Ok bene allora questo ci da un po’ di respiro, dobbiamo solo capire dove potrebbe essere quel dannato libro” detto questo Dean si alzò dal divano lasciando il fianco di Laura.
    “Ditemi che informazioni avete, io vivo qui da sempre magari posso aiutarvi” disse lei, la sua mente analitica era già all’opera dopo le informazioni che aveva recepito, era sicura di poter ancora dare una mano.
    Sam le raccontò del libro e di quello che sapevano su di esso, le dissero che avrebbero dovuto cercare un posto particolare, una sorta ricettacolo di potere, un luogo che aveva una qualche importanza in quel senso, che doveva essere uno spazio aperto e che si doveva trovare dentro il raggio di azione del libro stesso. Dean le spiegò come avevano circoscritto l’area e le descrisse i confini di quella che secondo l’oro era la zona di ricerca.
    La donna rimase pensierosa per un attimo, poi si diresse convinta verso la libreria che occupava la parete dietro al divano. Cercò tra i libri e finalmente riuscì a trovare quello che cercava, lo prese in mano e si girò verso i due ragazzi “sapete questa cittadina è nata dalle ceneri di una comunità pre-insediata di indiani d’America, che avevano il loro villaggio proprio su questo territorio”.
    “E’ vero, non ci pensavo più, ho letto qualcosa del genere mentre facevamo ricerca sulla città” disse Dean.
    “Beh..” disse lei “..diciamo che come per quasi tutte le storie di questo genere, la fondazione della città nacque da un atto di sangue, si dice che la comunità indigena fu quasi sterminata, non sicuramente una pagina di storia molto edificante per i fondatori della città”.
    “L’insediamento era per caso in questa zona?” chiese Sam.
    “No il loro villaggio era in una zona che è al di fuori di quella che avete circoscritto, non vi erano loro insediamenti nell’area di cui mi avete parlato” si avvicinò e diede il libro a Sam.
    Lui lo prese e cominciò a sfogliarlo.
    “Quindi come possiamo legare questa informazione con quello che sappiamo del libro?” disse Dean frustrato “ci deve pur essere qualcosa…” cominciò ad imprecare.
    Laura lo guardava sconsolata credeva di poter dare maggiore aiuto.
    “hei! Un momento!” Sam ad un tratto era eccitato.
    Dean e Laura si voltarono verso di lui in attesa “cosa?” disse il maggiore dei Winchester.
    “Qui dice che la tribù fu quasi sterminata e che alla fine furono costretti ad arrendersi e ha cedere i loro territori..” disse Sam
    “E..?” lo incitò il fratello
    “E furono costretti a spostarsi dal loro insediamento che era vicino alle fonti d’acqua. Si spostarono più a valle..” proseguì
    “E…?” Dean era impaziente a quel punto
    “…e l’unica cosa che non fu toccata, in base agli accordi che avevano preso, fu il cimitero indiano, che secondo questo libro si trovava in quello che ora è il parco cittadino della città” finì Sam.
    Laura prese Dean per un braccio “come ho fatto a non pensarci?!” disse eccitata “l’altare!”.
    “Altare?... Che altare?” le chiese lui.
    “quello nel parco! È una pietra che orna una zona aperta del parco è molto carina spesso ci si incontrano le coppiette di ragazzini perché è appartata. Lo chiamano l’altare, perché è una specie di pietra caduta che sembra quasi uno di quegli altari degli shamani di cui si legge nei libri ed è piena di iscrizioni e disegni!”
    “Un altare… perfetto!” disse Dean con sarcasmo “un altare nel bel mezzo di un cimitero indiano, quale posto migliore per andare a sbaciucchiarsi con una ragazza…”
    Sam si intromise nel discorso “è perfetto! Può essere il ricettacolo di cui parlava Bobby, esattamente quello che può sviluppare i poteri del libro. Dobbiamo andare a controllare!”
    “Si certo mi pare sottointeso” disse Dean rivolto al fratello con altrettanto sarcasmo “ok, ok andiamo”
    “Aspettate mi devo vestire” disse Laura
    “Tu no vai proprio da nessuna parte” le disse Dean secco
    “Io vengo con voi” gli disse Laura “ormai sono troppo coinvolta”.
    “E’ troppo pericoloso Laura” Sam si intromise prevedendo le successive urla del fratello “non puoi venire con noi, potrebbero esserci dei demoni dietro tutto questo”.
    “Ma io…”.
    “Tu devi tornare alla clinica” le disse Dean “e assicurarti che i pazienti stiano bene, da loro dei sonniferi se necessario e tienili fuori gioco per il tempo necessario a risolvere la situazione. Se tutto va bene entro qualche ora potrebbe essere tutto risolto”.
    “Ha ragione Dean, Laura. Tu devi tornare alla clinica e tenere la situazione sotto controllo, più gente si addormenta e sogna e più quel libro e chiunque lo stia controllando acquisisce potere” cercò di convincerla Sam “non ti preoccupare del resto ce ne occuperemo noi”
    Laura non pareva molto convinta, ma sapeva che i ragazzi avevano ragione e che il suo primo dovere era andare ad occuparsi dei suoi pazienti “e va bene…” disse “ma promettetemi di stare attenti” si avvicinò a Dean “…e fatemi sapere cosa succede”, lo guardò dritto negli occhi, d’impulso si alzò sulle punte dei piedi e gli scoccò un bacio sulla bocca.
    Sam sorrise guardando la faccia sorpresa di suo fratello.
    Un sorriso compiaciuto comparve sulle labbra di Dean “certo ti terremo informata” e detto questo le restituì il bacio.
    Sam si diresse alla porta di ingresso, poco dopo Dean staccatosi da Laura lo raggiunse, i due uscirono sul prato e raggiunsero l’Impala parcheggiata in strada.
    Dean lanciò uno sguardo alla casa e salutò con un cenno Laura che li guardava dalla porta.
    Salì in macchina con ancora il suo sorrisetto dipinto sul volto.
    “Hai fatto colpo sulla dottoressa” lo prese in giro Sam.
    Dean accese il motore e guardò il fratello “stai zitto Sam! E cerca una strada per arrivare a quel maledetto altare”, lo disse mentre stava ancora sorridendo.
    L’Impala si staccò dal marciapiede e si diresse verso l’ingresso del parco cittadino.

    Capitolo XIII
    Capitolo XIII
    I ragazzi parcheggiarono l’impala vicino all’ingresso principale del parco, l’area che stavano cercando si trovava molto all’interno, in una zona piuttosto isolata.
    Il parco era deserto, a quell’ora del mattino non c’era in giro nessuno, ma l’atmosfera sembrava strana comunque.
    “Che strano” disse Dean
    “Lo pensi anche tu Dean?”
    “non ti sembra un po’ troppo deserto da queste parti Sam? Voglio dire nemmeno una persona che fa jogging, o qualcuno che porta fuori il cane?”
    “Hai ragione, da queste parti è un po’ troppo deserto” Sam si guardava intorno cercando qualche presenza umana.
    “spero che non siano tutti bloccati nei loro letti a fare incubi” disse Dean.
    Il telefono di Dean cominciò a squillare, il cacciatore prese velocemente il telefono dalla tasca e rispose subito, il suono stava riecheggiando in lungo e in largo come la sirena di un antifurto e in quella calma irreale sembrava ancora più forte.
    “Pronto?!”
    “Dean sono Laura” la sua voce sembrava agitata
    “Che succede?” le rispose lui percependo l’urgenza
    “Dormono Dean, dormono tutti” la frase non lasciava adito a dubbi “il personale medico, i pazienti, sono tutti addormentati, non so chi artificialmente e chi naturalmente”
    “Devi svegliare quante più persone puoi e se non riesci a svegliarle somministragli qualcosa per fa si che il loro sonno sia senza sogni” Dean lo disse con voce ferma cercando di infondere calma anche in Laura “dobbiamo cercare di ridurre il potere che il libro sta assorbendo”.
    “Ma come faccio a svegliarli tutti?” Laura era ancora agitata, ma almeno l suo tono di voce si era abbassato, segno che Dean stava riuscendo a calmarla.
    Dean guardò Sam che lo osservava e cercava di seguire la conversazione, “effetto dominio” disse il giovane winchester. Dean afferrò al volo quello che voleva dire, era semplice e avrebbe funzionato “Laura devi cominciare a svegliare i tuoi colleghi” disse al telefono “sicuramente il loro sonno non è artificiale, poi fatti aiutare da loro a svegliare gli altri, più gente si sveglia e più avrai aiuto per far riprendere il maggior numero di persone, fino ad arrivare a quelli che dormono perché sotto l’effetto dei farmaci”.
    “Hai ragione Dean” ora Laura sembrava aver preso in mano la situazione “mi metto subito all’opera”
    “Ok ci sentiamo più tardi” la salutò Dean, “ok vediamo di trovare quel dannato libro, la situazione sta peggiorando” disse rivolto al fratello.
    I winchester si inoltrarono nel parco , la vegetazione si faceva sempre più folta, divennero circospetti mano a mano che avanzavano tra gli alberi.
    Non sapevano esattamente cosa aspettarsi, ma se davvero c’erano i demoni dietro a tutto quello che stava succedendo, allora dovevano agire con cautela e trovare il modo di impossessarsi del libro.
    Sam estrasse il Pugnale di Ruby mentre Dean brandiva la Colt, nessun demone avrebbe avuto scampo con quelle armi a loro disposizione.
    Intorno a loro piante e arbusti si fecero più compatti, seppur avanzando a fatica in quella che speravano fosse la direzione giusta, usarono al contempo quella barriera naturale come mantello in cui nascondersi.
    Dean si fermò di colpo e si accucciò, Sam fece lo stesso subito di fianco a lui, erano arrivati al limitare di uno spazio aperto. Nascosti tra la vegetazione cercarono di vedere oltre le foglie quello che stava succedendo nella radura.
    Nello spiazzo riuscirono ad intravedere un’enorme pietra, in effetti era come se un gigante avesse sdraiato a terra una pietra enorme e ne avesse levigato la parte superiore. Tutto intono lungo i suoi bordi poterono vedere dei simboli incisi che formavano una sorta di cornice. A tutti gli effetti era un altare a prescindere da quale cultura l’avesse creato.
    Sopra l’altare era evidente poggiato qualcosa, ma non riuscivano a vedere bene cosa fosse.
    Riuscivano però a vedere perfettamente le persone che erano vicino alla pietra e che facevano la guardia a quell’oggetto.
    C’erano cinque uomini posizionati intorno all’altare, sembravano impegnati nel compimento di un rituale, stavano pronunciando quello che probabilmente era un incantesimo, la nenia che cantilenavano aveva un ritmo monotono e ripetitivo.
    Un solo uomo era separato dal gruppo e sembrava supervisionare la situazione.
    Sam si voltò verso suo fratello e quando ebbe catturato il suo sguardo sillabò la parola “demoni” senza emettere alcun suono. Dean annuì e riportò lo sguardo sul gruppo, stava cercando di valutare le possibilità che avevano per interrompere il rito e liberarsi di quei demoni, l’unica cosa certa era che dovevano farlo in fretta per impedire che il libro degli incubi continuasse ad ingurgitare sempre più potere e che tra le persone coinvolte ci fossero alte vittime.
    Dean si rivoltò verso suo fratello e sillabò a sua volta una parola “Cass?”.
    Sam annuì, e fece per indietreggiare e allontanarsi dalla scena per evitare di essere scoperti mentre chiamavano il loro amico angelo. Dean stava per fare la stessa cosa, ma quando lanciò un ultimo sguardo alla radura e si rese conto che qualcosa era cambiato.
    Fece un gesto vero Sam che si fermò all’istante e ritornò sui suoi passi accucciandosi vicino a suo fratello, entrambi riportarono la loro attenzione sulla radura.
    Una donna era comparsa nella radura vicino all’altare, l’uomo che era rimasto in disparte le si avvicinò, gli altri cinque uomini stavano continuando a fare il rituale, come se fosse la loro nenia a mantenere attivo il potere del libro.
    Riuscivano a sentire le loro voci e rimasero ad ascoltare la conversazione che si svolse tra i due.
    “A che punto siamo?” chiese la donna.
    “Ci siamo quasi, il libro sta acquisendo potere, ancora poche ore e avrà raggiunto la sua massima potenza” le rispose l’uomo che fino a quel momento era rimasto in silenzio.
    “Credevo ci sarebbe voluto più tempo” disse la donna.
    “Abbiamo avuto un aiuto inaspettato” disse lui sorridendo “qualcuno qui in città, ha degli incubi davvero particolari, la potenza assorbita solo da quelli è stata davvero grande”.
    “Ah interessante, c’è qualcuno in questa città che ha subito delle situazioni molto particolari evidentemente” la donna sorrise, un sorriso freddo e senza sentimenti.
    “Evidentemente l’aver soggiornato all’inferno per un po’ di tempo ha reso i sogni dei winchester molto vividi” disse lui.
    Sam e Dean si raggelarono al sentir pronunciare il loro nome, ma la reazione della donna non fu da meno.
    “I Winchester sono qui?” lo disse in tono gelido e l’uomo parve annichilirsi sotto il peso di quella singola domanda.
    “Si…”balbettò lui “…sono in città Raphael, e sono stati toccati anche loro dall’influsso del libro”
    Quello che avevano sentito colpì Sam e Dean lasciandoli storditi.
    Angeli, erano angeli non demoni e loro erano ufficialmente nella merda.

    Capitolo XIV
    Capitolo XIV
    Si scambiarono degli sguardi shockati, tutto si aspettavano tranne di avere a che fare con degli angeli e in particolare con Raphael.
    Cass lo sapeva? Se si, perché non li aveva avvisati del pericolo, Dean era incredulo non poteva credere che il loro amico angelo li avesse volontariamente buttai nella fossa dei leoni.
    Dopo il primo attimo di smarrimento, lo sgomento era ancora visibile sulle loro facce, Sam toccò il braccio di Dean per attirare la sua attenzione e una volta ottenuta gli fece cenno di ritirarsi.
    Scivolarono silenziosi tra la vegetazione, indietreggiando fino a quello che credevano fosse un punto sicuro. Si voltarono e con circospezione si allontanarono ancora dalla radura.
    “Che diavolo succede??” disse Sam in un soffio
    “E che cavolo ne so! Credevo fossero demoni” sibilò Dean sempre sotto voce. Non volevano correre il rischio di essere scoperti.
    “Dobbiamo fare qualcosa Dean quella gente è in pericolo”.
    “Lo so Sam, ma quelli sono angeli! Come diavolo facciamo a prenderci quel maledetto libro! Merda!” Dean era furioso e frustrato.
    “Chiamiamo Cass, lui almeno ci darà una mano” disse Sam.
    “Dici? È lui che ci ha infilato in questo casino!”.
    “Dean…”.
    “Ok OK! Ora lo chiamo”.
    I due ragazzi erano ancora accucciati tra la vegetazione e tutta la loro conversazione si era svolta sottovoce.
    Dean appoggiò un ginocchio a terra e cominciò a chiamare Castiel, Sam di fianco a lui si guardava intorno sperando che non arrivasse nessuno degli angeli amici di Raphael.
    Precipitò tutto molto velocemente.
    Dean con gli occhi chiusi e il viso rivolto verso il terreno chiamò Castiel, fece appena in tempo a dire dove si trovavano, che qualcuno con una spinta violenta lo fece volare faccia a terra. Il colpo inaspettato gli fece uscire tutta l’aria dai polmoni lasciandolo senza fiato, picchiò violentemente la spalla lasciandosi sfuggire un gemito di dolore. Sentì suo fratello che lottava vicino a lui.
    Sam era stato preso alla sprovvista, due uomini erano comparsi dietro di lui e due alle spalle di Dean, venne preso con violenza per le braccia, il fatto di essere accucciato non gli aveva permesso di difendersi ne di divincolarsi. Sollevato di peso, le braccia gli erano state bloccate saldamente dietro la schiena, cercò di liberarsi ma fu tutto inutile, i due angeli erano troppo forti per potergli sfuggire.
    Dean steso a terra si girò su se stesso, alzò lo sguardo e vide Sam trattenuto da due uomini e altri due che troneggiavano sopra di lui. Cercò di alzarsi ma ricevette un calcio nel fianco che lo fece piegare in due , una fitta lancinante di dolore attraversò il suo cervello.
    “Per essere un angelo sei davvero uno stronzo” disse Dean sputando sangue sul terreno. Riuscì a prevedere il secondo calcio in arrivo e ad attutire l’impatto del colpo, non fu altrettanto fortunato con l’amico del suo aguzzino che gli diede un pugno in pieno viso facendolo finire di nuovo a terra.
    “Basta così!” fu l’ordine imperioso della donna che avevano visto vicino all’altare e che sapevano essere Raphael.
    I Due angeli si fermarono e senza tante cerimonie alzarono di peso di Dean, che non avendo la forza di reagire si fece trascinare in piedi come un sacco di patate.
    “E’ un po che non ci si vede, credevamo che stessero ancora riempiendo i barattoli della cucina col sale che hai lasciato dopo la tua ultima visita” disse Dean, un mezzo sorriso sulla faccia e il solito tono strafottente. Sam lo guardò come se fosse impazzito.
    Raphael si avvicinò a Dean, lo sguardo di ghiaccio “non credo che tu abbia molto da scherzare piccola scimma, dovrei incenerirti qui sul posto, ma ho in mente un modo diciamo…più creativo… di utilizzarvi”. Il suo sguardo non lasciava trasparire nulla di buono, era fisso su Dean e non lasciava adito a speranze di sopravvivenza.
    Dean resistette stoico a quello sguardo “uccidi” disse “e facciamola finita”.
    “Oh non sarà così semplice piccolo uomo, non sarebbe divertente. Dopotutto mi siete ancora utili e quello che vi farò mi darà decisamente più soddisfazione” sibilò lei ad un palmo dal viso del ragazzo.
    A quel punto Sam cercò di divincolarsi, ma i due angeli che lo trattenevano strinsero le mani come delle morse sulle sue braccia, Sam urlò di dolore.
    “Lascialo stare brutti bastardi” gli urlò furioso Dean che cominciò a dimenarsi per cercare di aiutare suo fratello.
    “Adesso basta!” Raphael si avvicinò a Sam e toccò la sua fronte con due dita, istantaneamente il corpo del ragazzo cedette sul suo stesso peso. Fu semplice per gli angeli sostenere il peso dell’umano privo di sensi.
    “Brutta figlia di puttana!” Dean cercava in tutti i modi di liberarsi, ma era impossibile sfuggire alla presa dei due aguzzini che lo stavano trattenendo.
    “Lotta pure quanto ti pare, essere insignificante, tutta questa rabbia non ti aiuterà a salvarti”, Raphael si avvicinò a Dean che lo guardava con uno sguardo di puro odio e come aveva fatto con il fratello avvicinò la mano al suo volto per toccargli la fronte e metterlo fuori gioco.
    Dean cercò di ritrarsi per quanto la scarsa mobilità concessa dai due energumeni gli concedeva, ma non poteva in alcun modo sfuggire a quel tocco. Raphael lo raggiunse e lui fu immediatamente risucchiato nell’oscurità, il suo corpo cedette ma i due angeli che lo trattenevano non furono gentili come quelli che sorreggevano Sam e lo lasciarono cadere a terra.
    “Questi essere umani sanno davvero essere irritanti” disse l’arcangelo
    L’angelo che supervisionava il rito vicino all’altare comparve al fianco di Raphael
    “I winchester” sentenziò
    “Si, serviti su un piatto d’argento” rispose la donna
    “Ci sono di qualche utilità signore?”
    “Direi di si, un dono inaspettato” l’arcangelo si rivolse al suo sottoposto “portali alla pietra, dormiranno e sogneranno per noi. Grazie a loro il rito verrà portato a termine più velocemente del previsto”.
    Raphael si concesse uno dei suoi rari e perfidi sorrisi, già pregustava il momento in cui sarebbe entrato in possesso di quel potere e si sarebbe liberato una volta per tutte di quel fastidioso angelo che aveva osato ribellarsi a lui.
    “Chiamami quando il rito sarà terminato” ordinò al suo sottoposto e senza aspettare risposta sparì in un battito d’ali.
    “Portateli alla pietra” ordinò lui agli altri angeli.
    Senza troppe cerimonie i due angeli che erano vicino a Dean lo sollevarono da terra e tutto il gruppo scomparve nel nulla.
    Riapparvero vicino all’altare, l’aria fremeva di energia, il potere raccolto dal libro era quasi tangibile.
    La pietra era abbastanza grande da ospitare entrambi i corpi dei fratelli Winchester. Gli angeli li adagiarono sulla rigida superficie dell’altare ai due lati del libro.
    Data la vicinanza, il libro ebbe un influsso immediato su di loro. Il sonno artificiale causato da Raphael lasciò il posto ad un sonno agitato. I due ragazzi cominciarono a gemere e a muoversi preda degli incubi, l’artefatto in mezzo a loro parve divenire luminescente.
    “Non ci vorrà molto” disse il sottoposto di Raphael agli altri angeli “gli incubi di questi due sono in grado di produrre molta energia”, indietreggiò dall’altare e lasciò che i suoi fratelli proseguissero il rituale.

    Capitolo XV
    Capitolo XVI
    Capitolo XVII e Epilogo

    Edited by thinias - 30/10/2011, 22:25
     
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  2. sahany09
     
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    E vai, Thinias !!
    Gran bell'inizio !!!
    Ma è veramente una oneshot, o una piccola ff?
    Vabbè, non importa !!!
    Attendo il seguito e....
    sto per postare !!!!!!:)
     
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    Io sono una cercatrice del mistero e del paranormale, viaggio nel cuore della notte e caccio i vostri incubi..Vivo tra le tenebre e una nuova alba

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    Beatrice

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    Davvero molto ma molto interessante!! Cosa dovranno fare i winchester x Cass??
    Muahahaha povero Dean! Addirittura cadere dal letto.. :D
    Postaaaaa
     
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  5. thinias
     
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    grazie ragazze ^_^ siete molto gentili

    spero di mantenere le aspettative con i capitoli successivi :)

    @Sahany
    grazie dell'incoraggiamento! ;)
    mi stò mettendo in pari con la tua ma mi manca ancora un pò per arrivare al punto dove sei adesso :)
    è molto bella scrivi davvero bene
     
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  6. >milly<
     
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    wow inizio interessante
    che carino Dean che cade dal letto :wub:
    attendo il seguito !! :lol:
     
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  7. thinias
     
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    grazie milly

    non dovrete attendere molto per il seguito ;)
     
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  8. Vivaldi4love
     
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    molto bella :)
     
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  9. thinias
     
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    grazie romy ^_^

    ecco anche il secondo capitolo spero di riuscire ad incuriosirvi un pò :)
    essendo incentrata nel bel mezzo della sesta stagione alcuni riferimenti sono espliciti a quello che stava succedendo in quell'arco temporale (seconda metà della sesta stagione)


    Capitolo II
    “Dovete aiutarmi” furono le prime parole pronunciate dall’angelo.
    I due ragazzi lo fissarono in attesa di una qualche spiegazione. Dean si tirò in piedi e si mise a sedere sul letto.
    “Un demone è fuggito dalle carceri del paradiso, lo stavano interrogando per ottenere informazioni sui piani di Crowley per il purgatorio e abbiamo scoperto che una serie di presenze demoniache si stanno raggruppando in Colorado, sembra che i demoni stiano cercando qualcosa di importante, ma non siamo riusciti a scoprire cosa, per il momento sembrano riuscire a coprire molto bene le loro tracce..” disse.
    Sam e Dean guardarono Castiel, erano ancora seduti sui loro letti, le espressioni attonite “Non abbiamo avuto notizie di presagi o indizi di nuovi raggruppamenti di demoni negli ultimi giorni” disse Sam “Non abbiamo idea di cosa tu stia parlando”.
    “I demoni sono diventati bravi a nascondere le loro tracce.”cominciò Castiel “…come vi ho detto i miei fratelli erano riusciti a catturare un demone, che era a conoscenza dei piani di Crowley, ma purtroppo, grazie ai disordini dovuti alla guerra in paradiso è riuscito a scappare prima che riuscissero a farsi dire i suoi piani. L’unica informazione che sono riusciti a carpirgli faceva riferimento ad una zona montuosa vicino a Salida in Colorado… dovete andare là e cercare di capire cosa sta succedendo, possibilmente senza farvi cogliere sul fatto o destare sospetti, dobbiamo assolutamente scoprire cosa stanno tramando!!”
    I due fratelli erano esterrefatti, “Cass, cosa centriamo noi con tutto questo?” disse Sam “gli angeli si sono fatti scappare la loro preda, cosa ti fa pensare che noi saremo più bravi di voi a scoprire cosa sta succedendo?”
    “Cosa centri tu in tutta questa storia?” rincarò Dean. “Ha forse a che fare con la vostra guerra in paradiso?!”
    Cass abbassò la testa fissando il pavimento, forse decidendo cosa dire e cosa non dire ai ragazzi. Aveva bisogno del loro aiuto, l’aver marchiato i loro costati tempo addietro li aveva resi invisibili agli angeli e sapevano come nascondersi dai demoni, per cui erano le creature più adatte allo scopo. Certo non poteva dire loro tutta la verità, non avrebbero accettato le conseguenze con serenità e si sarebbero certamente rifiutati di dargli una mano, soprattutto Dean.
    “Dovete aiutarmi…” disse guardando prima l’uno e poi l’altro, “molte vite sono in gioco, i demoni potrebbero aver trovato la via per il purgatorio, molti dei mostri che avete eliminato durante tutti questi anni potrebbero tornare sulla terra, persone innocenti rischiano la vita, il numero dei morti sarebbe altissimo, senza contare il caos che verrebbe generato da tanti mostri che vagano contemporaneamente per le strade”.
    Dean e Sam rimasero interdetti di fronte a quelle rivelazioni, non potevano credere alle loro orecchie. “Ci stai dicendo che la faccenda del purgatorio è arrivata a questo punto!? Crowley aveva davvero trovato il modo per raggiungerlo?” disse il maggiore “..credevamo che il colpo inferto mentre recuperavamo l’anima di Sam avesse mandato all’aria il piano di quei demoni figli di puttana! Credevamo che avendo tolto di mezzo Crowley avessimo risolto il problema, in fondo era lui che muoveva mari e monti e ci ha usati per cercare il purgatorio”.
    “Avete inferto un duro colpo ma non avete eliminato il pericolo..i suoi scagnozzi erano ancora al lavoro e voi nel periodo in cui avete lavorato per lui gli avete dato un grosso aiuto”. Alle parole dell’angelo la rabbia si diffuse sul viso di Dean che scatto in piedi: “cosa vorresti dire con questo!? Pensi che ci siamo divertiti a lavorare per quel lurido verme, non avevamo altra scelta!; e comunque tu dove diavolo eri? se la cosa ti creava così tanto disturbo potevi venire a darci una mano!”. La rabbia di Dean ormai era fuori controllo, aveva urlato in faccia quelle frasi a Castiel per sfogare tutta la sua frustrazione, come poteva l’angelo buttargli addosso tutto quella merda e allo stesso tempo chiedere il loro aiuto?!
    Sam saltò giù dal letto e prese Dean per un braccio, nel tentativo di tenerlo fermo prima che cercasse di colpire Castiel con un pugno, ben sapendo che a farsi male sarebbe stato il fratello e non certo l’angelo. Questo movimento fece piegare in due e gemere dal dolore Dean, la cui spalla era da poco stata rimessa a posto. Sam lo lasciò andare e si sedette sul letto tenendosi il fianco che aveva ricominciato a sanguinare, una smorfia di dolore anche sul suo viso. Tenendosi il braccio destro con l’altra mano Dean si lasciò cadere sul letto e cominciò ad imprecare.
    “Come vedi non siamo nelle condizioni di fare un bel niente, a malapena riusciamo a tenerci in piedi, siamo conciati male dopo l’ultima caccia, abbiamo bisogno del tempo per leccarci le ferite, trovati altri due mastini da mandare al macello!” ringhiò Dean tra i denti.
    “Questo non è un problema” disse l’angelo, si avvicinò a Sam, allungò una mano e toccò il fianco del ragazzo, questo immediatamente si rilassò, un’espressione di stupore comparve sul suo viso, si alzò la maglietta e constatò che la ferita non solo non sanguinava più, ma che addirittura si era completamente rimarginata, come se non se la fosse mai fatta. “Grazie Cass” disse rivolto all’angelo. Quest’ultimo si voltò verso Dean e con lo stesso tocco sfiorò il costato e la spalla del cacciatore; anche in questo caso la smorfia di dolore che segnava il volto di Dean scomparve. “Si grazie! Anche se so che lo hai fatto solo per il tuo tornaconto” disse con sarcasmo. “Cosa ti è successo Cass, credevo ne avessimo passate troppe insieme per ritornare a fare questi giochetti delle mezze verità e delle cose non dette. Cosa diavolo sta succedendo ai piani alti, cosa ci stai nascondendo?”, la voce di Dean faceva intuire la sua reale preoccupazione.
    L’angelo non riuscì a sostenere lo sguardo di Dean
    Castiel si sedette sulla sedia vicino al tavolo di fronte ai due ragazzi. “Le cose ci stanno sfuggendo di mano…” mentre parlava il suo sguardo era fisso verso un punto della parete, perso nel vuoto “ormai Raphael è disposto a tutto per rimettere in carreggiata l’apocalisse e per liberare Lucifer e Michael dalla gabbia. In questo momento non possiamo permetterci di affrontare anche un orda di mostri e di demoni che si riversano sulla terra, non saremmo in grado di fronteggiare la guerra in paradiso e contemporaneamente di salvare il genere umano da un’invasione del genere.” A questo punto Castiel guardò i due ragazzi “La situazione è molto grave Rapahel sta vincendo e credetemi nessuno di voi vorrebbe che le cose degenerassero più di quello che stanno già facendo, quindi vi prego aiutatemi.”
    Dean guardò il fratello, non avevano bisogno di parole, entrambi sapevano di non avere scelta, nessuno dei due si sarebbe tirato indietro, quello scambio di sguardi non fu che una conferma “cosa dobbiamo fare?” dissero all’unisono.
    “Andate in Colorado e cercate di scoprire cosa sta succedendo, contattatemi appena avrete scoperto qualcosa” disse l’angelo guardandoli.
    “ok, ma dacci qualche dettaglio in più..” Sam non riuscì a finire la frase perché Castiel era già sparito.
    “Fottuto angelo!” disse Dean.
     
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  10. John7776
     
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    mmm bella e interessante continua cosìì :)
     
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  11. Vivaldi4love
     
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    wow sister, sempre più interessante!!! E poi questa storia ci sta troppo bene nella sesta
     
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  12. sahany09
     
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    Si, infatti. E' perfetta. Bravissima!
     
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  13. {William Angelus Halliwell}
     
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    mi sono piaciuti questi due capitoli, complimenti, vediamo cos'hanno in mente questi demoni :)
     
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  14. >milly<
     
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    molto interessante anche il secondo capitolo
    e ora che succederà con la "riunione" dei demoni?
    attendo il seguito :lol:
     
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  15.  
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    Mmh questa ff mi attira sempre di più.. :sisi: Voglio proprio sapere cosa succederà lì in Colorado!
    Cass è sempre il solito di poche parole, dare qualche indizio in più, mai vero??
    Continuaaaa
     
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201 replies since 17/9/2011, 17:27   1574 views
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