Mine vaganti

thriller esoterico

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  1. sahany09
     
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    - Titolo : MINE VAGANTI
    - autore: Sahany09
    - Fandom : SPN.
    - crossover: ufficialmente nessuno, ma si prevede qualche apparizione dei Fringes
    - Timeline : l'azione riprende più o meno dalla fine della precedente ff.
    - Sommario : in alcuni Paesi della Terra si verificano strani, inquietanti ed efferati omicidi i cui autori sembrano imprendibili perché invisibili. Ma qualcuno invece li vede in modo non convenzionale.
    - Spoiler: 7a stagione.
    - Disclaimer: i personaggi delle serie non mi appartengono (purtroppo!), l’autrice scrive senza alcuno scopo di lucro e non intende violare alcun copyright.


    Personaggi fissi: Marcine, Castiel, Sam e Dean Winchester, Lisa e Ben.
    Personaggi ricorrenti: il team Fringe.


    runa1fehu

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    Per chi non lo sapesse, questa è una runa. E' la runa nr.1, si chiama Fehu e il suo significato è: evoluzione, ciclo della creazione, qualcosa di nuovo.


    Trama: a Roma, nel ghetto ebraico avviene un omicidio. Un commerciante viene ucciso barbaramente nel suo negozio da un misterioso individuo che poi sembra scomparire nel nulla.
    Nel frattempo, i fratelli Winchester, con Lisa e Ben, arrivano a Jacksonville in Florida, in cerca di Bobby.....

    Periodo delle azioni: primi di dicembre 2012

    In questa prima puntata, posto il prologo e il 1o capitolo della nuova ficition.
    Buona lettura, buon divertimento e spero vi piaccia.




    PROLOGO


    Roma, pomeriggio tardi, Ghetto

    Giuseppe Perugia lanciò una veloce occhiata all'orologio sopra lo scaffale a fianco del lungo banco di noce che lo separava dai clienti. Erano le 7 e mezza di sera e ormai anche quella giornata di lavoro stava volgendo al termine. Era andata abbastanza bene. Nonostante la crisi economica, aveva venduto diversi articoli. Sotto le feste di Natale, molti andavano nel suo negozio a cercare pensieri per portarli a chi li ospitava a pranzo o a cena. Giuseppe vendeva oggetti di piccolo antiquariato: quadretti di Roma incorniciati di legno, teiere di ceramica dipinte a mano, tazzine, piattini e altra minuta chincaglieria che a volte riportava firme d'autore.
    Stava cominciando con calma a risistemare gli articoli non venduti, ma solo mostrati, nelle loro scatole di legno foderate di tela rossa che avrebbe poi riposto nella grande scaffalatura, anch'essa di legno, alle sue spalle quando il tintinnio dello scaccia-spiriti di leggero metallo azzurro penzolante sulla porta gli fece istintivamente alzare lo sguardo. La porta scomparve dietro ad un uomo di notevole statura ed elegante presenza, il cui fisico asciutto s'intuiva sotto abiti di ottima sartoria italiana, completati da un Borsalino in grisaglia marrone che accentuava l'azzurro degli occhi, dal quale s'intravedevano corti capelli chiari.
    L'uomo si avvicinò al banco con passo lento ma sicuro e, giunto davanti a lui, gli sorrise con una dentatura bianca e perfetta. I suoi occhi parvero divenire ancora più luminosi, tuttavia Giuseppe, in quegli occhi, scorse un lampo malefico. Sua moglie lo rimproverava spesso di esagerare nel sospettare della gente, ma quel che lui sapeva dava una giustificazione alla sua scarsa fiducia nel prossimo. Il volto dello sconosciuto era magro, leggermente lungo, e regolare, i lineamenti erano sottili. Osservandolo nell'insieme, l'uomo poteva avere una quarantina d'anni, ma il viso aveva meno rughe di quante avrebbe dovuto averne per quegli anni. E poi gli ricordava qualcosa...o meglio qualcuno. Tuttavia, nella sua posizione di commerciante, in quel momento ciò che contava era accontentare il cliente, qualunque cosa avesse chiesto, specie se il cliente si dimostrava in buona situazione finanziaria, come l'uomo appariva dai suoi vestiti.
    "In cosa posso aiutarla, signore?" chiese, sorridendo a sua volta.
    L'uomo perlustrò il negozio con lo sguardo e Giuseppe si affrettò a mostrargli qualche oggetto non ancora riposto nelle scatole, accompagnato da saggi consigli dettati dalla sua lunga esperienza nella vendita, e dall'abilità nel riconoscere molto presto i gusti delle persone solo guardandole in faccia.
    Ci azzeccò anche quella sera, e anche con quel cliente, conquistandolo con un set di penne stilografiche d'epoca in bachelite e oro. Alla vista di quegli oggetti, il cliente allargò le braccia nel gesto di resa. E nel compiere quel gesto, il cappotto si aprì rivelando per un istante una spilla a forma di saetta. Giuseppe cominciò a confezionare il pacco mettendoci tutta la cura possibile, ma senza perdere di vista l'individuo. Conosceva quel simbolo. Lo aveva visto addosso ad altri suoi clienti. E mentre confezionava il pacco, l'uomo estrasse il portafoglio da una tasca interna del cappotto, dal quale tirò fuori una quadratino di carta lucida che posò sul tavolo. Era una fotografia che ritraeva una giovane donna molto bella, dal volto chiarissimo e triste, illuminato da grandi occhi verdi e incorniciato da una folta e lunga chioma fulva. Ricordò di averla vista una volta, alcuni anni addietro. Gli sguardi s'incrociarono e l'uomo capì.
    "Ha mai visto questa donna? - chiese il cliente, in tono severo. Giuseppe non batté ciglio e cercò di mantenere un atteggiamento neutro, ma la situazione cambiò del tutto. L'uomo smise di essere gentile e divenne minaccioso - Non mentire, miserabile! - sibilò afferrando una delle penne stilografiche, togliendo il cappuccio e puntando il pennino sotto un occhio - Dimmi dov'è?".
    Giuseppe non sapeva davvero dove fosse quella donna e comunque intuì che sarebbe stato meglio non dirlo. Il suo sesto senso lo avvertì che l'uomo voleva farle del male e, coraggiosamente, decise di rischiare la vita piuttosto che permettere all'individuo di trovarla e raggiungerla.




    1) IN CERCA D I BOBBY E D I ALTRO


    Boston, stesso momento

    Marcine si svegliò di colpo e scattò seduta nel letto, ficcandosi le dita fra i capelli.
    Aveva appena visto un uomo ucciderne un altro in un modo orribile.
    Lo aveva visto accecare l'uomo con una penna stilografica e poi colpirlo al cuore con lo stesso oggetto, numerose volte, lasciandolo in un lago di sangue e sparendo nel nulla.
    La stanza dove si trovava era immersa nella luce grigia di una fredda giornata invernale di Boston.
    Sul comodino di legno d'acero, a sinistra del letto, giaceva aperto un libro, quello che stava leggendo prima di cadere addormentata dopo il veloce pranzo.
    Era sola, e nella casa non si udiva alcun tipo di rumore.
    Dopo che la fine del mondo era stata scongiurata per l'ennesima volta, e dopo aver raccolto i cocci di quel che era rimasto a New York assieme a Peter, Olivia e i fratelli Winchester, era andata provvisoriamente a vivere a casa di Astrid Farnsworth dove il padre l'aveva accolta come una seconda figlia e dove si era sentita finalmente in un posto tranquillo e familiare.
    Cos'era successo? Era stato un sogno? Ci sperò molto, nonostante le fosse sembrato terribilmente realistico.
    Si lasciò cadere sul letto, esausta, ritrovando pian piano la regolarità del respiro.
    Uno spostamento d'aria e un frullo d'ali le annunciarono la sua compagnia preferita.
    "Scusami se non sono potuto arrivare prima" si schernì Castiel.
    Marcine lo scusò, si alzò dal letto e gli si gettò fra le braccia.
    Dopo quello stritolante del Cupido, e quello amicale di Dean, era il terzo abbraccio umano che l'angelo sperimentava e gli piacque. Molto.
    Era una bellissima sensazione fisica che gli scaldava il corpo e la sua essenza.
    Ricambiò, tenendo stretta la ragazza a sé e ricominciò ad accarezzare l'idea di passare alla sponda terrena. Poi però ci rifletté sopra. Non avrebbe potuto. Non allora. Doveva ancora risolvere molti problemi....celesti e i suoi amici umani avevano ancora bisogno di lui nella modalità spirituale, forse, più di tutti in quel momento, proprio Marcine. La sentiva tesa e tremante contro il suo torace e aumentò l'intensità dell'abbraccio.
    "Ehi, che ti prende?" la confortò, scherzoso, battendole una mano sulla schiena.
    Marcine gli raccontò il sogno e quello non gli piacque.
    "E' stato spaventoso!" si lamentò la ragazza staccandosi dall'angelo e sistemandosi all'indietro una ciocca di capelli, scrutando nello stesso tempo il suo amico che era tornato serio in volto.
    "Hai mai visto quell'uomo?" le chiese Castiel.
    Marcine negò. Era certa di non aver mai visto quella faccia.
    Ora l'espressione del volto dell'angelo era tirata in una profonda concentrazione.
    In effetti, Castiel stava pensando al sogno di Marcine, sforzandosi di trovare una spiegazione o un legame a qualche ricordo, ma non gli venne in mente nulla.
    "Beh, dài! - minimizzò Marcine, ripescando un pò di buonumore - Sarà stato uno dei miei soliti incubi. - si fermò accennando una risata amara e nervosa - Li ho avuti per tutta la vita e ancora mi meraviglio quando ne ho uno! Sono proprio scema!".
    "No, Marcine. - la ghiacciò Castiel - Se è stato come me lo hai raccontato, forse non va preso troppo sotto gamba. Hai detto che ti è sembrato di essere lì, vero?".
    Marcine annuì.
    "Ma i miei sogni sono sempre piuttosto realistici" disse, sorridendo.
    Castiel la fissò, rapito. Era sempre bella, ma quando sorrideva, sembrava trasfigurarsi.
    Voleva andar via per cominciare ad indagare ma, nel contempo, non voleva lasciarla sola.
    Si trovò ancora una volta combattuto fra sentimenti e volontà.
    Marcine risolse la questione con un bacio che, in un certo senso, lo aiutò a decidere cosa fare.
    Incollato alla parete, bloccato dalle braccia e dalle labbra della ragazza, riuscì comunque a sgusciar via ed a svanire dalla stanza, lasciando Marcine delusa e arrabbiata.
    Ma nell'andarsene, promise a se stesso che sarebbe tornato al più presto, possibilmente con una risposta, una qualunque. Provava amore per quella ragazza, ma non si sentiva ancora pronto per instaurare una relazione di tipo "umano".




    Jacksonville

    Dean, Sam, Lisa e Ben varcarono il confine della Florida a giorno fatto e, dopo svariate ore di viaggio, si fermarono ad una stazione di servizio. All'orizzonte, la skyline irregolare dei palazzi seghettava il confine col cielo azzurro. Dean s'infilò con l'Impala nello spazio fra due pompe di benzina e cominciò ad armeggiare con una di esse, gridando a Sam di entrare al bar ed ordinare un pasto.
    Sam gli fece ok con due dita e, con Lisa e Ben, si avviò verso il locale.
    L'interno rispettava le regole architettoniche e di arredamento di quasi tutti gli snack bar annessi alle stazioni di servizio che s'incontravano lungo le chilometriche highways americane, e forse quelle di tutto il mondo: design moderno, freddo e anonimo. Si avvicinarono al lungo banco in legno lucidato e rifiniture in acciaio, ma l'elemento nuovo che trovarono fu il barista, o meglio: la sua faccia.
    Aveva un volto simpatico e cordiale, ornato da due folti baffi sale e pepe come i capelli arruffati.
    Non lo conoscevano, ma l'espressione sul suo viso fece loro sospettare che lui li avesse visti almeno una volta, soprattutto Sam, il quale però rimase meravigliato non ricordandosi di essere mai stato in quel posto.
    "Neanch'io ti ho mai visto di persona, figliolo - precisò l'uomo ergendosi dritto col busto - ma.... - smise di parlare, sparì nel retrobottega e tornò con una fotografia che posò sul piano del banco. Una fotografia che ritraeva lui e Dean abbracciati e di qualche anno più giovani - qui, si" riprese con aria soddisfatta.
    "Come ci siete finiti qui in fotografia? - chiese Lisa, quasi divertita - Allora siete proprio famosi!".
    Sam emise un risolino d'imbarazzo, poi si bloccò, folgorato da un'intuizione. E fu preceduto dal barista che, sempre allegro, riprese:
    "Dev'essere scivolata dalla tasca di qualcuno che conoscete. ... Molto bene".
    "E' una persona di una certa età?" domandò Sam in tono ansioso, proseguendo con una descrizione fisica che l'uomo confermò alla virgola.
    In quel momento entrò Dean e Sam gli fece segno di correre al banco.
    "Dean, - disse, eccitato - Bobby è stato qui. Quest'uomo lo conosce".
    Dean sorrise, contento della notizia.
    "Dovete essere molto importanti per lui. - osservò il barista - Me ne parlava spesso".
    "Parlava?" ripeté Dean, smettendo di essere felice.
    L'uomo agitò la mano davanti al viso come per cacciare un insetto molesto.
    "Ah, si...scusatemi. - si giustificò - Ma è che non lo vedo più da un pò".
    "Un pò, quanto?" premette Sam.
    "Mah, - rispose il barista, evasivo - forse da un paio di settimane. O forse anche di più".
    Gli sguardi allarmati dei due fratelli s'incontrarono a metà strada.
    "Forse Bobby è andato via di qui - azzardò Ben rivolgendosi a Dean - perché magari la sua indagine si è spostata da un'altra parte".
    "Già. - intervenne il barista - L'indagine. Il ragazzo ha ragione. Ma il vostro amico cos'era... - si fermò intercettando una brutta occhiata di Dean - pardon, cos'è: un detective?".
    "Si. - rispose Sam, sicuro - Stava lavorando ad un caso".
    "Un caso un pò strano, mi è parso di capire. - commentò l'uomo - Che sconfinava col paranormale. - vedendo i due ragazzi spostare alternativamente lo sguardo fra di loro e su di lui, il barista divenne più confidenziale - Parlava di tizi che apparivano, scomparivano e talvolta apparivano in due posti contemporaneamente. Io non credo molto al paranormale ma....".
    "Ma?" fecero i quattro in coro.
    "Beh, - tentennò l'uomo, grattandosi la testa - stanno succedendo cose inquietanti in giro. La gente muore, ma gli assassini non si vedono. Nemmeno sui nastri delle telecamere di sorveglianza".
    "Sa altro?" incalzò Sam.
    "Devo lavorare, figliolo. - si lamentò il barista, troncando così l'argomento - Non posso ascoltare i discorsi di tutti" e terminò con una strizzata d'occhio. I quattro sorrisero e Dean rammentò a Sam che erano lì per mangiare. Il barista riprese la sua verve e si vantò con loro di cucinare i migliori cheesburger e le migliori bistecche della Florida. Accordate le ordinazioni, dopo pochi minuti i quattro furono serviti a puntino e poterono consumare il loro pranzo. Tra l'altro, il locale si era riempito ed era facile capire che l'uomo non avrebbe potuto più parlare molto. Passò circa mezz'ora, il locale si svuotò di nuovo e Sam ripartì all'attacco.
    "Per caso, - esordì - il nostro amico le ha detto se stava andando via e dove sarebbe andato?".
    L'uomo negò tristemente con la testa.
    "Il vocabolo esatto che dovrei usare in questa circostanza è: scomparso!" rispose dilatando gli occhi grigi. Costernato dalla risposta, Sam contrasse le labbra. Dean dette un pugno stizzito sul banco
    "Dove accidenti lo cerchiamo?" borbottò.
    "Bella domanda, Dean" disse Sam mordendosi poi il labbro inferiore.
    "Scusate, - s'inserì Lisa - ma io so che quando voi lavorate ad un caso, andate sempre a cercare sul computer se ci sono altri casi simili in giro".
    "Certo. - confermò Dean - E' vero. Ma sappiamo anche che quando non lavoriamo insieme con Bobby, se ci spostiamo, ci avvertiamo. Lui non si fa più sentire da parecchio tempo. E questo non è normale, Lisa".
    "Hai ragione. - ammise la ragazza - Ma Bobby potrebbe trovarsi in un posto da cui è difficile comunicare. Dopo quel che è successo ultimamente, non ci sarebbe da stupirsi troppo".
    Era vero. Erano giunti ad un passo dalla distruzione pressoché totale del pianeta e ne erano usciti vivi e interi. Pretendere che tutto fosse già tornato alla normalità completa era utopia. Dean guardò Lisa intensamente. Il suo interesse per il loro amico era sincero e lo inteneriva.
    "Beh, - fece Sam, interrompendo quel momento - Non abbiamo niente da perdere a fare ricerche. Potrebbe venirci un'idea" e dette un 'occhiata in giro per individuare un angolo dove sistemarsi col computer. Avendo intuito la sua esigenza, il barista gli indicò un tavolo in fondo alla sala dietro ad uno scaffale di giornali. Tutti e quattro si spostarono al tavolo e si misero all'opera.


    Il seguito, ovviamente alla prossima puntata, non so quando. ;) :)

    Edited by sahany09 - 22/9/2012, 01:50
     
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    Io sono una cercatrice del mistero e del paranormale, viaggio nel cuore della notte e caccio i vostri incubi..Vivo tra le tenebre e una nuova alba

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    Io non ho altro da dire se non bravissima Sahany Mi incuriosisce molto questo inizio di storia, ho capito che adori Fringe e Supernatural combinati e io amando la mitologia celtica, non potevo non apprezzare la runa celtica all'inizio :wub: Poi l'abbraccio di Cass :wub:
    I miei complimenti
     
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  3. John7776
     
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    paola sono innamorato di te....è una dichiarazione questa ...ti piace?? aaahah sei fantastica ancora non l'ho letto tutto perché devo studiare ma solo una piccola parte e sono affascinato...complimentoni!!!
     
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    Lilith vs Sam

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    E' necessario aver letto la ff precedente per capirci qualcosa in questa? Io l'altra non ho voluto leggerla perché nn ce la facevo a seguire una storia con molte puntate. :( Questa si prospetta altrettanto lunga? No, perché vorrei ricominciare a seguire le tue ff, che partono sempre da spunti molto interessanti. ;)

    Posso solo fare la pignola? Le rune non sono celtiche, non lo sono mai state. I Celti usavano (e solo in casi eccezionali) l'alfabeto Ogham, che somiglia alle rune, ma solo perché si tratta di trattini disposti lungo una lunga linea verticale. Le rune sono invece di origine germanica, usate in particolare da Goti e Anglosassoni, e la Fehu in particolare significa "Ricchezza", non "Evoluzione". L'attribuzione delle rune ai celti e l'attribuzione alle rune stesse di questi significati mistici è frutto della recente moda di "celtizzare" tutto ciò che riguarda l'esoterismo, o di ritenere "celtica" qualunque manifestazione culturale europea preromana.

    Scusa la pignoleria, ma da fan di Tolkien, che prima di tutto era un linguista e un filologo, queste recenti "confusioni culturali" mi disturbano un po'. Va bene se le cose vengono usate per quello che sono: uno dei tanti modi di divinazione di recente inventati. Ma far passare le rune davvero per celtiche è un passo un po' troppo lungo.
     
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  5. sahany09
     
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    Oh, bene !! Sono contenta del vostro apprezzamento alla mia nuova ff, ma, soprattutto, sono felice di un paio di rientri.
    Procediamo per ordine:

    @Gabrielle:
    Grazie cara. :) So che la mitologia ti piace ma in questa storia entra un pò di traverso. Poi darò le dovute spiegazioni di questa mia affermazione.


    @John7776:
    Caspita che dichiarazione !! *arrossisce*. Grazie, John. :) Non preoccuparti per la lettura. Fa' pure con calma, tanto anch'io sono impegnata, quindi, fra una puntata e l'altra potrebbe intercorrere un pò di tempo.


    @Brynhild:
    Ben tornata, carissima!! :D Rispondo alle tue domande, o almeno ci provo.

    1) Non ricordo fino a quale ff tu sia arrivata, comunque se vuoi posso farti un riassunto della precedente;

    2) questa ff non dovrebbe essere molto lunga, o non lunga come le altre. Non che la precedente fosse lunga, è solo che gli impegni mi hanno portato a diradare i posts dilatandola nel tempo.

    3)
    Lo so anch'io che le rune sono germaniche, tuttavia, sul tema, ho trovato questa info che ti riporto alla lettera: "RUNA significa "segreto", "sussurrare". Esse trovano le loro origini nella tradizione germanico-vichinga e furono usate anche dal misterioso popolo Celtico come strumento divinatorio associato alla forma tradizionale divinatoria druidica espressa attraverso la lettura degli Ogham; pezzetti di legno intagliati con i simboli rappresentanti il loro alfabeto criptico". A dirla tutta, questa fonte parla delle rune più in qualità di talismani, in ogni caso, in questa mia nuova ff, le rune sono una sorta di briciole di Pollicino che porteranno i nostri eroi a capire qualcosa sul caso che seguono, quindi, nulla di particolarmente impegnativo. Sono solo una traccia per condurre ad una soluzione. Tutto qui.


    Comunque, se vorrai seguirmi, non te ne pentirai ed io ne sarò contenta. :)
     
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    Lilith vs Sam

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    Ho saltato quella del Mistero dell'Oregon e quindi non so quale sia la situazione al momento (siccome ho letto di Lisa e Ben e della ricerca di Bobby a Jacksonville, che mi risultano delle totali novità...)

    In realtà mi ero ripromessa di salvarmi quella ff tutta insieme sul pc e leggermela con calma, ma visto che ne hai cominciata una nuova, forse è meglio se mi fai un riassunto (anche in MP). ;)
     
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  7. sahany09
     
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    Mah...ti dirò. Come ho accennato nel mio post appena precedente, avendo un pò da fare, forse passerà qualche giorno fra una puntata e l'altra, dunque, potresti avere il tempo necessario per leggerti il Segreto dell'Oregon; in ogni caso, sto progettando di scrivere, all'inizio della prossima puntata, un piccolo recap per tutti, però, se ne vuoi uno più particolareggiato per mp, io te lo mando. Nessun problema. :)

    P.S. :
    La prossima puntata potrebbe arrivare prima del previsto, giacché ne ho scritta 3/4 e mi manca un pezzetto. ;)
     
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  8. Vivaldi4love
     
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    Bello inizio !!!! Che poi, lo sai, io amo Castiel e Marcine insieme!!!
    Brava :)
     
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  9. sahany09
     
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    Ciao Viv. Grazie. :)
    A questo giro, Cass e Marcine saranno piuttosto presenti...Non aggiungo altro. ;)
     
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  10. sahany09
     
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    Uff !!!! Mamma mia ! Che giornate !!!
    Scusatemi per l'assenza su queste pagine, ma sono stata in altre faccende affaccendata. Comunque, rieccomi per la 2a puntata di questa mia nuova ff.

    Tuttavia, prima di mandarla in onda, una nostra cara amica mi ha gentilmente chiesto un riassunto della mia fiction precedente che io inserisco anche per voi, nel caso voleste rinfrescarvi la memoria. Però, lo metto sotto spoiler, affinché qualcuno che volesse leggerla, non venga a sapere troppo. ;)

    In "Il Segreto dell'Oregon", in Oregon, appunto, spariscono persone che, stranamente appartengono alla razza dei Nativi d'America. Al momento impegnato altrove, Fox Mulder spedisce i due Winchester ad indagare. Nel frattempo, nella zona cominciano ad avvertirsi scosse telluriche. Durante il viaggio verso l'Oregon, i ragazzi si fermano in un posto in cui trovano un tizio che consegna a Dean una locandina pubblicitaria di viaggi interspaziali dove si vedono anche strani disegni rupestri. Dopo poco i fratelli scoprono che le persone scomparse vengono "rapite" da esseri che paiono fantasmi, ma che, in seguito, si rivelano altro. Per cercare di fermare l'ultima vittima dei falsi fantasmi, Dean viene ferito e finisce all'ospedale, mentre Sam con Mulder che intanto li ha raggiunti in Oregon, va verso il Monte Jefferson sperando di risolvere il mistero.
    E in gran parte lo risolve poiché in una grotta sotto il monte trova i disegni, ma trova anche chi li ha ispirati. Infatti, sotto la montagna, che è anche un grosso vulcano in iniziale fase di eruzione, si nasconde, forse da secoli, un'enorme astronave aliena pronta a decollare. Grazie all'intervento angelico di Castiel, Dean guarisce, raggiunge gli altri e l gruppo però riesce ad uscire in tempo prima che l'astronave decolli. Nei giorni seguenti, i nostri vengono a sapere che altri disastrosi terremoti stanno distruggendo zone del mondo intorno a vulcani.
    Mulder capisce che ci sono altre astronavi che si preparano a uscire dai nascondigli e a spiccare il volo. Oltre a tutto questo, un'astronoma italiana scopre che un grosso asteroide sta arrivando a tutta velocità verso il nostro pianeta.
    Sembra che stavolta la fine del mondo si avveri sul serio, ma poi succede l'impensabile......


    Ed ora veniamo alla puntata odierna nella quale, per amore di Marcine, Castiel ne combina una grossa....




    MINE VAGANTI



    2) LE BRICIOLE DI POLLICINO


    Roma, Ghetto, alcune ore dopo

    La scena che si presentò agli inquirenti, e alla squadra Scientifica, era raccapricciante.
    La vittima, stesa a terra fra il banco e un tavolo espositivo, aveva il viso e la parte superiore del corpo coperti di sangue, fuoriuscito da una miriade di piccole ma profonde ferite ammucchiate sul torace intorno al cuore, e dalle orbite oculari vuote. Sebbene avvezzi a spettacoli peggiori, alcuni componenti del team investigativo trattennero a stento conati di vomito, tuttavia, con coraggio, il fotografo scattò una serie di istantanee al cadavere, mentre gli altri commentarono a bassa voce lo scempio sotto i loro occhi.
    "L'assassino non vuole essere riconosciuto" ipotizzò un agente rivolgendosi al capo.
    "Si, - convenne il capo, il Commissario - ma l'assassino è al corrente che esistono le telecamere di sorveglianza?".
    E di quelle telecamere ce n'erano due: una all'esterno del negozio e la seconda all'interno del locale, collocata nell'angolo in alto a destra sopra il banco. Un altro agente cominciò a cercare il videoregistratore collegato alle telecamere e lo trovò in un ripiano basso sotto il banco, ma quando spinse il tasto di espulsione per estrarre il nastro, dall'apparecchio non uscì nulla.
    Il vano della videocassetta era vuoto.
    Comunicò la notizia al capo e il Commissario espresse il suo profondo disappunto con un gesto di rabbia ed una bestemmia.
    Nel frattempo, il medico legale, una donna, continuava ad esaminare il corpo del povero negoziante.
    "La morte risale a circa otto ore fa - dichiarò nel consueto freddo e distaccato tono professionale - per copiosa emorragia interna ed esterna, causata da colpi inferti con oggetto molto appuntito" e nel dirlo, alzò la testa e la girò, muovendo lo sguardo occhialuto per la stanza in cerca del corpo del reato.
    "Appuntito, come?" la pressò il commissario, in piedi di fronte a lei. Il medico gli scoccò un'occhiata perplessa, ma non perché non avesse capito la domanda. Stava esaminando il torace del cadavere e faticava a identificare la forma dell'arma usata per uccidere. Le ferite erano molte e ravvicinate, soprattutto all'altezza del cuore, tanto da formare un unico squarcio. Confidò questa sua perplessità all'uomo di legge che si grattò la testa e si passò una mano sui capelli ondulati castano chiaro.
    "Un bel caso incasinato, commissario" commentò un altro agente.
    Il Commissario grugnì e diede ordine ai suoi uomini di passare al setaccio il negozio alla ricerca di qualsiasi oggetto appuntito, ma il medico lo bloccò.
    "Questa ricerca è inutile. - disse, alzandosi - Potrebbe rivoltare il locale da cima a fondo e non trovare quello che le serve. Aspetti che esamini meglio il cadavere all'obitorio, poi, forse, avrà un'idea più chiara del suo obbiettivo". Il commissario assentì stancamente, revocò l'ordine di perquisizione e impartì quello di apporre tutti i sigilli per impedire a chiunque l'ingresso nella scena del crimine, dopodiché uscì dal negozio. Una ventata fredda lo colpì in volto spingendolo a sollevare il bavero del pesante cappotto contro le guance. E alla sua sinistra, sul muro del palazzo, sotto la finestra, vide una scritta in vernice nera: CREPA, SPORCO GIUDEO !!!
    Stronzi, pensò con rabbia, ancora con questa storia del razzismo! Che fosse stato quello il movente?
    Non si accorse che qualcuno era entrato.
    Nessuno se ne accorse. Neppure gli apparecchi di vigilanza.
    Non visto, Castiel prese ad aggirarsi leggero nel locale guardando dappertutto finché, dentro una scatola aperta, posata sul tavolo espositivo, non intravide qualcosa che attirò la sua attenzione. Confuso con la fodera rossa della scatola, occhieggiava un sacchetto di cotone, anch'esso rosso, adagiato sul fondo. Restò immobile ed attese che gli uomini delle forze dell'ordine lasciassero definitivamente il luogo, quindi, rimasto solo, prese il sacchetto, lo infilò nella tasca del paletot nero e se ne andò com'era arrivato senza che alcunché avesse registrato la sua presenza



    Boston, casa Farnsworth

    L'aria si mosse.
    Marcine era provvisoriamente seduta al tavolo della cucina, davanti al portatile, a trastullarsi con un solitario di carte.
    Castiel si materializzò.
    "Ben tornato" lo accolse lei, imbronciata e scostante.
    "Scusami. - si schernì di nuovo l'angelo - Ma credo di avere qualcosa che ti persuaderà a perdonarmi" e nel parlare in questo modo inchiodò il suo sguardo blu in quello verde di Marcine, estraendo nel contempo dalla tasca del cappotto il piccolo oggetto trafugato, facendolo dondolare davanti al naso della ragazza, con aria trionfante. Marcine strappò il sacchetto dalla sua mano e lo girò fra le sue. Non appena vide il lato nero del sacchetto ebbe un sussulto.
    Credette di sapere di cosa si trattava e ne ebbe la conferma allorché tirò fuori il contenuto del sacchetto. Sembrava un bottone senza i fori per la cucitura. Era ovale e di legno verniciato di grigio metallizzato lucido, con inciso al centro una lettera di un alfabeto che lei conosceva: l'alfabeto runico, o meglio l'Ogham, noto per essere una versione celtica, non molto fedele, dell'alfabeto runico germanico, i cui rozzi ideogrammi erano usati come simboli talismanici in certi riti divinatori druidici.
    I suoi occhi incontrarono quelli di Castiel.
    "Dove l' hai trovato?" chiese, sussurrando di meraviglia.
    "Dove credo sia stato ucciso l'uomo che hai visto nella visione" rispose l'angelo.
    Marcine strabuzzò gli occhi.
    "Sei pazzo? - lo rimproverò aspramente - Hai sottratto una prova di un reato!".
    "Nessuno mi ha visto. - replicò Castiel, con aria di sfida - E nessuno aveva ancora trovato questo".
    Marcine accarezzò la superficie dell'amuleto con il pollice e subito dopo sentì la testa attraversata dolorosamente da una specie di lancia che qualcuno pareva averle conficcato da una tempia all'altra.
    Quasi gridò dal male che avvertì e quel dolore trapanante le annunciò una visione. Davanti ai suoi occhi apparve, per pochi istanti, il volto dell'uomo che aveva ucciso l'altro uomo.
    E che stava uccidendo ancora ma, com'era accaduto nella visione precedente, in un contesto confuso, arduo da definire.
    Vistala vacillare sulla sedia, Castiel afferrò la ragazza e la fermò sulla sedia abbracciandole le spalle e tenendola stretta a sé.
    "Tutto bene, Marcine?" le chiese, preoccupatissimo.
    Lei lo rassicurò. La visione era già sparita.
    In quel momento rientrò Astrid e anche Castiel scomparve.
    Vedendo Marcine con la testa fra le mani e i gomiti appoggiati sul tavolo, l'agente si allarmò e le corse vicino per portarle aiuto. Sul tavolo della cucina vide il sacchetto rosso e nero e, accanto, il bottone ovale nero e grigio su cui era incisa una rozza"F". Anche lei rammentò di aver visto quell'oggetto da qualche parte nel mondo. Gli sguardi delle due donne s'incrociarono.
    "Com'è arrivato fin qui questo coso?" le domandò, tesa e curiosa.
    "Me l' ha portato un postino" mentì Marcine, evasiva, rendendosi subito conto che, come balla, non era il massimo della logica. Ma Astrid la bevve, benché sorpresa di vedere quell'oggetto lì, a casa sua.
    "Come ti senti, ora?" chiese ancora l'agente.
    "Meglio, - rispose Marcine, sebbene stordita - grazie, Astrid".
    Ma la donna non era convinta e subodorò che la ragazza avesse avuto una manifestazione dei suoi poteri.
    "Hai visto qualcosa, vero? - la sollecitò, dando contemporaneamente un'occhiata all'oggetto sul tavolo - Questo gingillo ti ha fatto vedere qualcosa. Raccontami, Marcine. Potrebbe essere importante". E Marcine raccontò notando, via, via che la sua narrazione procedeva, il dilatarsi degli occhi della sua amica per lo stupore. Al termine del racconto, Astrid chiamò Olivia Dunham al telefono.




    Philadelphia, casa Aldrich, più o meno nello stesso momento

    James Aldrich stava guardando la televisione e parlando al telefono, sprofondato sul comodo divano del salotto, quando udì le familiari prime note di "Così parlò Zaratustra" che lui aveva programmato per il suono del campanello di casa. Sapendo sua moglie a Baltimora, a casa dei suoi genitori, e la figlia all'università, al primo impatto si meravigliò di sentirle non aspettando l'arrivo di nessuno dei suoi, ma poi, ripensandoci, ipotizzò la visita improvvisa di qualche amico o, al peggio, di qualche venditore che sperava di fare la giornata appioppandogli nuove versioni della Bibbia, aspirapolveri magici che facevano tutto da soli, o altre diavolerie della tecnologia, e si alzò di malavoglia per andare ad aprire, congedandosi dal suo interlocutore telefonico. Se la sua seconda teoria fosse stata confermata, lui aveva sempre il modo giusto per spedire lo scocciatore di turno all'inferno.
    Per sicurezza, prese l'automatica e aprì la porta da lontano, spingendo un pulsante dietro ad un piccolo comò finto antico collocato a destra del corto ingresso. Il pesante uscio blindato si aprì lentamente rivelando un uomo di notevole statura, ben vestito di scuro, il quale si tolse il cappello per rispetto e chinò la testa in cenno di cerimonioso saluto.
    Con discrezione, Aldrich mise mano alla pistola nella tasca dei pantaloni, ma rimase freddo e fermo, con lo sguardo nero fisso sull'ospite.
    "Non si preoccupi. - lo tranquillizzò subito lo sconosciuto - Non sono qui per farle del male. E poi, lei dovrebbe conoscermi" terminò con un sorriso furbo e sornione. Aldrich squadrò l'uomo, frugando nel contempo nella sua mente alla ricerca di un'immagine che glielo rammentasse in qualche modo.
    "Come?" lo apostrofò poi, gentile, ma mantenendo il tono gelido nella voce.
    L'uomo si avvicinò a lui, camminando lentamente e tenendo qualcosa in mano, oltre al cappello.
    Qualcosa di piccolo che gli porse per mostrarglielo: una fotografia che ritraeva il bel volto chiaro di una giovane donna dai capelli rossi.
    E di colpo, Aldrich ricordò.
    "Non è possibile!" esclamò con la voce rotta dalla sorpresa.
    Lo sconosciuto abbandonò l'atteggiamento cortese ed elegante per assumerne uno più duro, spiccio ed aggressivo.
    "Mi dica dov'è" gli intimò, puntandogli una penna stilografica alla gola.
    Dalla tasca dei pantaloni, Aldrich sparò al suo aggressore, ma questo svanì per un paio di secondi per riapparire intero davanti a lui, manifestando ulteriore aggressività. Aldrich sparò di nuovo, ma anche questa volta, senza esiti positivi. L'uomo scomparve in una nuvola chiara e ricomparve ancor più imbestialito, cominciando a sfregiarlo in faccia con il pennino della stilografica. Aldrich corse via saltando oltre il divano ma lo sconosciuto lo raggiunse letteralmente in un batter d'occhio e lo immobilizzò fra il divano e un tavolino, bloccandolo con un piede sullo sterno nel preciso e diabolico intento di rendergli la respirazione difficoltosa per indebolirlo. E ci riuscì.
    Aldrich aveva un pace maker e tre bypass coronarici. Non avrebbe avuto molta forza per opporsi e ingaggiare una lotta contro un nemico che, oltre tutto aveva la tendenza a smaterializzarsi facilmente.
    "Non ne ho la minima idea" rispose Aldrich, impaurito, e senza fiato. Era vero. Sapeva chi era quella donna, la conosceva ma non l'aveva più vista. L'ultima volta che era accaduto, lei era una bambina.
    "No. - sibilò crudelmente lo sconosciuto, aumentando la pressione del piede sul suo torace e agitando sinistramente la penna stilografica sopra gli occhi. - Tu lo sai. Negro".


    Tutto fa pensare a delitti a sfondo razziale, ma sarà veramente così?
    Il seguito alla prossima, non posso dire quando.

     
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    Io sono una cercatrice del mistero e del paranormale, viaggio nel cuore della notte e caccio i vostri incubi..Vivo tra le tenebre e una nuova alba

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    Un bel capitolo interessante e molto emozionante Sahany ^_^ I miei complimenti
     
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  12. sahany09
     
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    Grazie Gabrielle. :)
    Siamo all'inizio....;)
     
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  13. Vivaldi4love
     
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    che ansia, ma è perfetto, good!!!
     
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  14. sahany09
     
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    Grazie Romy. :)
    In questa ff l'ansia aleggerà discreta, ma frequente.
    A presto, spero. :pray:
     
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  15. sahany09
     
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    Uff !! Ce l' ho fatta!
    Scusate la mia assenza in questo spazio, ma gli impegni incombono.
    E vai con la 3a puntata di questa mia nuova ff.

    In questa puntata, l'evento rilevante è un altro incontro fra Castiel e l'Osservatore nel quale, il 2o chiede sorprendentemente aiuto al 1o e quest'ultimo si mostra disponibile. Insomma: forse l'ostilità fra i due è agli sgoccioli? Castiel smetterà di guardare il suo avversario in cagnesco? Si metteranno finalmente d'accordo per agire in favore di un bene comune più grande? Questo si saprà nelle prossime puntate.
    Nel frattempo emerge qualcosa in merito ai delitti.

    Buona lettura.



    MINE VAGANTI

    2) LE BRICIOLE DI POLLICINO

    Casa Farnsworth

    Marcine sentiva la testa andare a fuoco.
    Aveva ripreso il piccolo talismano fra le dita e, immediatamente, i suoi occhi avevano visto ancora violenza, ancora sangue e due volti maschili: uno di carnagione bianca, l'altro, ambrata; uno con gli occhi azzurri, l'altro, scuri, e della forma allungata orientale. Depose di nuovo il talismano sul tavolo come se scottasse e le visioni svanirono.
    Il campanello suonò con vivacità, quasi avesse temporaneamente preso vita quel tanto necessario per avvertire chi era in casa che stava arrivando qualcuno importante e ben accetto.
    Astrid andò ad aprire e Olivia entrò in casa con irruenza, dirigendosi spedita verso la cucina, indirizzata dalla donna. Marcine era stravolta, pallida e con la testa fra le mani. Olivia le si avvicinò premurosa, chiedendo nel contempo cosa fosse accaduto. Astrid provò a spiegarglielo.
    Poi, Olivia vide l'oggetto sul tavolo della cucina e lo prese in mano.
    A lei non accadde nulla. Nessuna visione, nemmeno flash, ma osservandolo, ne riconobbe la natura e anche lei chiese a Marcine com'era arrivato fin lì. Marcine mentì anche a Olivia ripetendo la bugia che aveva rifilato ad Astrid e cioè che era arrivato per posta.
    "Che sia collegato con quello che hai visto?" chiese Olivia a Marcine.
    L'aria si mosse.
    "E' strettamente collegato con quello che ha visto" rispose una voce maschile conosciuta alle tre donne.
    "Castiel!"esclamò Olivia.
    L'angelo era a pochi passi da loro; avanzò verso il tavolo,con un accenno di sorriso imbarazzato, e prese il talismano dalle mani della donna, quindi rivolse lo sguardo a Marcine, schiarendosi la voce.
    "Meglio che torni dov'era" dichiarò, laconico. Marcine assentì.
    "Ehi! - protestò Olivia - Potrebbe esserci utile!" e cercò di riprendere l'oggetto, ma Castiel, con gesto calmo, la fermò.
    "Lo sarà. - pronosticò - Fra non molto saprete tutto. Ma è meglio che questo gingillino venga trovato dov'era".
    Olivia era seccata.
    "Insomma! - si agitò - Vuoi spiegarmi qualcosa?".
    "Questo talismano è stato trovato sulla scena di un delitto - rivelò Castiel - che Marcine ha visto".
    Olivia e Astrid conversero i loro sguardi sulla ragazza.
    "Tu sai dov'è avvenuto?" chiese Astrid, speranzosa.
    "Si. - rispose l'angelo con tono vagamente solenne - In Italia. A Roma" detto ciò, sparì smuovendo di nuovo l'aria nella stanza.






    Roma, Ghetto

    In quel momento, il vano del negozio era deserto e Castiel approfittò per ricollocare l'oggettino nella scatola da dove lo aveva sottratto. Stava per andar via quando di fronte a lui si materializzò l'Osservatore che lo fissò con il suo abituale sguardo mite. A Castiel quello sguardo dava sui nervi e ricambiò con un'occhiata dura.
    "Cosa vuoi da me?" lo apostrofò. Settembre abbozzò un sorriso che irritò l'angelo ancor di più.
    "Aiuto" rispose, dolce.
    "Cosa ti fa pensare che te lo dia? - ribatté Castiel, ruvido - Cosa ti rende sicuro che mi fidi di te?".
    "Ti conviene. - rispose l'Osservatore - Io posso agire dove tu non puoi e tu puoi dove non posso io. Insieme, possiamo aiutare chi amiamo. Dobbiamo farlo".
    Per quanto quella presenza gli provocasse quasi fastidio fisico, Castiel dovette riconoscere che il suo discorso era valido. Gli aveva toccato le corde del cuore.
    "Aiutare in cosa? - lo bruciò, secco - Altri pericoli minacciano i nostri amici?".
    Settembre annuì, mesto
    "Gli umani stanno attraversando un brutto periodo, Castiel. - cominciò - I pericoli da cui sono minacciati sono molti e provengono da molti fronti, ma loro non sono in grado di vederli. Solo noi possiamo farlo e dobbiamo intervenire".
    "Quali pericoli? - domandò Castiel, rimanendo sul chi vive, stizzito dall'aria enigmatica dell'uomo, ma anche incuriosito da essa - Come pensi che possiamo intervenire?".
    "Io so alcune cose che tu non sai. - proseguì Settembre, restando tranquillo - Ci sono stati altri omicidi, e nei luoghi dove si sono consumati, sono stati trovati altri oggetti come quello" finì indicando il talismano.
    "Chi sono, Settembre? - lo pungolò Castiel, allarmato, abbandonando l'ostilità - Chi uccide? Sono mostri? Sono esseri soprannaturali? Perché io non riesco a vederli? Perché lasciano quegli oggetti? Cosa ci stanno dicendo?". Si fermò, consapevole della sua impazienza, ma avvertiva una forte preoccupazione.
    "Sono umani, - rispose l'Osservatore, senza muovere ciglio - e prima o poi li vedrai anche tu. Ma hanno il sostegno di creature che non sono di questo mondo, fra cui anche i miei simili. - fece una pausa e riprese in tono accorato - Castiel, aiutami! Anch'io sono in pericolo. Non dovrei essere nemmeno qui ed ora devo andare. Fìdati di me. E resta qui a guardare cosa succede. Tornerò e ti dirò cosa dovremo fare" detto questo, fece per scomparire, ma Castiel riuscì a bloccarlo, afferrandolo per un braccio.
    "Che intenzioni hanno?" sibilò inchiodando il suo sguardo su di lui.
    "Malvagie - rispose Settembre, restituendo all'angelo uno sguardo intenso e tristissimo - Vogliono riportare l'umanità indietro nel tempo di molti anni, in un passato oscuro, di violenza, sopraffazione, sangue e morte" detto questo, si liberò e svanì nel nulla, lasciando Castiel interdetto e smarrito, con la testa affollata di angosciosi interrogativi.
    In quel momento, nel negozio entrò qualcuno che interruppe bruscamente il flusso dei suoi pensieri cupi. Due uomini in soprabito nero, e torce in mano, cominciarono ad aggirarsi nel locale con vistosi intenti di perlustrazione. Senza neppure respirare, Castiel li seguì nel loro muoversi lento fra i vari pezzi di mobilio finché uno di essi non si avvicinò al tavolo con sopra la scatola. L'angelo si concentrò e l'uomo puntò la torcia all'interno del contenitore, mise il naso in esso, poi, estraendo il sacchetto rosso e nero, chiamò il suo collega che lo raggiunse immediatamente.
    "Guarda un pò!" disse il primo, dondolando il sacchetto. Il secondo uomo lo strappò dalle mani del primo e lo aprì.
    "Che roba è?" esclamò sollevando il talismano con le dita guantate.
    Il primo uomo indirizzò la torcia sull'oggetto.
    "Qualunque cosa sia, portiamola al Commissario!" propose, deciso.
    "Come mai non l'abbiamo visto prima?" chiese il secondo uomo.
    "Boh? - fece il primo - Forse non ci abbiamo guardato bene".
    "Vabbè. - replicò stancamente il secondo - Andiamo, dài".
    I due uscirono dal negozio e Castiel li imitò, prendendo un'altra strada.




    Casa Farnsworth

    Per consolare e distrarre Marcine dall'inquietante esperienza che aveva avuto in quella giornata, Astrid aveva pensato di invitare Olivia e Peter a cena, e i due, temporaneamente liberi da impegni, avevano accettato di buon grado.
    La notizia li lasciò con le posate a mezz'aria.
    La cronista del telegiornale annunciò tre singolari omicidi avvenuti in tre angoli diversi del mondo: Europa, America e Asia; a Roma, a Filadelfia e a Shanghai. Apparentemente, le tre vittime non avevano nulla in comune, ma nei luoghi in cui i crimini erano stati perpetrati, erano stati rinvenuti tre sacchetti rossi e neri contenenti tre talismani con una rozza lettera alfabetica incisa al centro che, dagli esperti paleografi, era stata riconosciuta come runa.
    I cinque commensali, padre di Astrid compreso, si scambiarono occhiate di profondo stupore.
    "Peter, - lo interpellò Olivia - che ne dici?".
    Ripresosi dalla meraviglia, Peter Bishop si ricompose.
    "Non saprei. - rispose - Ma sento che potrebbe interessarci".


    Alla prossima, spero presto. :pray:




    Ops! Dimenticavo. Qualcuno si chiederà che fine hanno fatto i bros.
    Tranquilli! :) Stanno per tornare.
     
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93 replies since 20/9/2012, 23:01   733 views
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