Practically Human

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    Titolo: Practically Human
    Nick autore: Daylight
    Nick traduttore: °°°bacinaru°°°
    Link originale: Qui
    Fandom: Supernatural
    Personaggio: Castiel, Bobby
    Timeline: Quinta stagione, post-apocalisse
    Spoiler: No.
    Disclaimer: I personaggi descritti non mi appartengono e la storia non è scritta a fini di lucro.
    Note: La storia è ambientata dopo la 5x22 ed è leggermente What if...? in quanto tutto è successo come nella puntata, ma Castiel è rimasto umano e Bobby è ancora sulla sedia a rotelle.
    Qui il permesso dell'autrice. La traduzione appartiene al








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    Capitolo I




    Castiel guardò Dean allontanarsi, le ruote dell’Impala sollevarono una lunga scia di polvere lungo il viale prima di accelerare giù per la strada. Continuò a guardare molto tempo dopo che la macchina nera era scomparsa all’orizzonte, solo guardando lontano, quando udì il suono di qualcuno che si schiariva la gola dietro di lui.
    “Andiamo, Feathers,” disse Bobby con stanchezza, aggiustandosi il berretto. “Sarà meglio andare dentro. Preparare la cena.” Il vecchio cacciatore afferrò le ruote della sua sedia e si voltò, lasciando tracce gemelle nel terreno accidentato come rotolò fino alla rampa che conduceva alla porta d’ingresso.
    Con le spalle pesantemente accasciate, l’ex angelo lo seguì lentamente.
    La vecchia casa in legno era grande, ma sembrava piccola e stretta, con il disordine ricoperto dai suoi numerosi cumoli di polvere. Fu circondato da un pesante silenzio che Bobby ruppe con il forte cigolio della porta del frigorifero come ci guardò dentro.
    “Hai fame?”
    “No,” rispose Castiel, anche se sapeva che il suo stomaco stava dicendo il contrario. Per qualche motivo, non aveva voglia di mangiare.
    “Beh, probabilmente dovresti mangiare qualcosa in ogni caso,” disse Bobby, come iniziò a tirare le cose fuori dal frigorifero. “Perché non vai a farti una doccia, mentre io preparo qualcosa. Non c’è bisogno che tu faccia diventare il posto puzzolente.”
    Castiel aggrottò la fronte e guardò giù, notando per la prima volta le macchie sul suo cappotto e i suoi vestiti normalmente incontaminati. Macchie di sangue decoravano le maniche e strisce di colore marrone coprivano le scarpe e i polsini dei suoi pantaloni. Cimitero sporco, osservò distrattamente. C’era anche un certo odore.
    “Puoi prendere in prestito alcuni dei vestiti di Dean. Di solito c’è una scorta nel ripostiglio al piano di sopra nella stanza del ragazzo.” Bobby si fermò nel preparare i pasti e si voltò a guardarlo. “Tu sai come fare una doccia, vero?”
    “Sì,” rispose Castiel, decidendo che era meglio non menzionare come faceva a saperlo. Aveva imparato un sacco di cose nel corso dei secoli che aveva trascorso osservando l’umanità. Una di queste cose era che agli umani piaceva raramente essere guardati senza vestiti.
    La doccia era calda e rilassante. Castiel spese molto tempo sotto l’acqua corrente, godendo del torpore che portava. Fu una gradita pausa dai sentimenti travolgenti che stava ricevendo di recente dai suoi sensi umani. Quando l’acqua divenne fredda, uscì e si asciugò, la vista del suo corpo nudo ancora nuova e aliena. Si fermò un momento quando vide le cicatrici rosa che gli coprivano il petto. Senza le sue capacità, si erano rifiutate di svanire completamente. Era come se il simbolo d’esilio che lo aveva derubato dei suoi poteri sarebbe rimasto come un ricordo permanente.
    Trovò gli abiti di Dean mescolati con alcuni vestiti di Sam, tutti gettati alla rinfusa in un mucchio in fondo all’armadio. Sembrava strano che potesse così facilmente distinguere i due gruppi. Si sentiva stranamente riluttante a toccare le cose di Sam, ma alla fine, le ripiegò con cura e le mise da parte, sentendo un particolare senso di oppressione nel petto mentre lo faceva.
    Si vestì lentamente, con le dita che ancora armeggiavano un po’ sui bottoni. I jeans e la camicia che finì per indossare sembravano strani contro la sua pelle. Cercando di renderli più comodi, tirò su le maniche e la vita dei pantaloni, ma ebbe poco successo. Guardò il suo trench beige a lungo, ma finì per lasciarlo accartocciato in un mucchio sul pavimento.

    * * *



    Più tardi quella notte, dopo una cena cupa e silenziosa, Castiel si trovava al piano di sopra nella piccola camera da letto di Sam e Dean, sdraiato sul letto vicino alla porta e completamente sveglio. Era stato Bobby a suggerire che dormisse nella stanza dei Winchester, dicendo che poteva dato che non sembrava l’avrebbero usata in qualunque momento presto. Poi il cacciatore si era schiarito la gola di nuovo e si era servito una generosa dose di whisky. Castiel lo aveva lasciato nello studio con ancora la bottiglia in mano e lo sguardo fisso nel vuoto.
    Per l’ex angelo, l’oscurità avvolgente del sonno era poco attraente. Invece, si voltò verso il trench che ancora giaceva abbandonato sul pavimento. Raccoltolo, sentì un peso in una delle tasche e cercando all’interno, tirò fuori il cellulare che Dean gli aveva dato. Lo guardò un momento, poi lo aprì e seguendo un impulso di cui non si era reso conto, compose il numero.
    “Cass? Cosa…? Va tutto bene?”
    Castiel trasalì all’allarme nella voce di Dean. Non aveva intenzione di dargli alcuna preoccupazione. In realtà, non era del tutto sicuro di quello che voleva, ma Sam aveva insistito che si sarebbe preso cura di suo fratello.
    “Va tutto bene,” cercò di rassicurare Dean. “Volevo solo essere sicuro che fossi arrivato sano e salvo a destinazione.”
    “Oh.”
    “Mi dispiace se ti ho svegliato.”
    “Va bene. Non stavo dormendo.” Nonostante quello che Dean disse, sembrava incredibilmente stanco, la voce più profonda e ruvida del solito.
    “Allora stai bene?”
    “Oh, proprio uno splendore,” Dean rispose seccamente.
    Castiel aprì la bocca per offrire condoglianze o alcune parole di conforto, ma si rese conto che ancora non aveva idea di cosa gli esseri umani ritenevano opportuno in tali circostanze. Fortunatamente, Dean lo salvò dal dover dire qualsiasi cosa.
    “Guarda, Cass. E’ solo che… non posso fare questo adesso. Parlerò con te un’altra volta. Va bene?”
    “Okay.”
    Dean riattaccò quasi prima che Castiel ebbe finito di parlare, lasciando dietro di sé solo il ronzio del telefono. Quando questo fu andato, la stanza sembrava ancora più silenziosa di prima. Castiel rimase sveglio a lungo, il cellulare ancora stretto in mano.
     
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    Capitolo II




    Castiel si svegliò la mattina dopo con un mal di testa e un ronzio nelle orecchie. Ignorando entrambi, si alzò dal letto e confuso si vestì con alcuni vestiti assortiti a sua disposizione. Quando ebbe finito, si trovò a indossare un paio di jeans di Dean, una T-shirt marrone di Bobby e una camicia a righe che doveva appartenere a Sam. Si fermò un momento, poi tolse la camicia a righe e ne indossò un’altra, perché secondo il ragionamento di Dean la prima era comunque troppo grande per lui.
    Quando mise le vecchie scarpe di cuoio di Jimmy, Castiel si sentì grato verso l’infermiera sorridente con i capelli castani scuro e gli occhi dello stesso colore, che gli aveva insegnato come legarle. La convinzione del personale ospedaliero che aveva subito danni celebrali durante l’incidente si era dimostrata molto utile. E lo aveva salvato dal dover creare uno di quei complicati intrecci di bugie che gli esseri umani richiedevano per tirare avanti. In segno di gratitudine, aveva informato l’infermiera che la sua ragazza non sarebbe rimasta in Italia per sempre e sarebbe tornata presto. La donna era rimasta scioccata per un momento, poi si era messa a ridere delle cose incredibili che le persone comatose potrebbero captare. Castiel non si era preoccupato di correggerla.
    Al piano di sotto, Castiel trovò Bobby svenuto, a russare sulla sua sedia con una bottiglia di liquore vuota accanto a lui. L’ex angelo lo lasciò stare e proseguì in cucina.
    Sentendo l’ormai familiare sensazione di fame creare spiacevoli fermenti nel suo stomaco, aprì la dispensa e fissò smarrito il contenuto. Guardò loro più volte con attenzione prima di scegliere alcune cose e metterle sul banco. Per un po’, il suo sguardo si spostò dall’uno all’altro e alla cucina, mentre cercava di ricordare tutto quello che aveva osservato su come cucinare. Era una di quelle cose che cambiano continuamente nel tempo e differiscono altrettanto tra i continenti. Non aveva mai avuto l’opportunità di provare e i Winchester avevano sempre preferito acquistare cibo già cotto.
    Dopo un po’, fece un sospiro e si voltò, invece, verso la vecchia e malconcia caffettiera. Il caffè era qualcosa che lui conosceva. Aveva provato il caffè prima ancora di avere un boccone di cibo. Dean iniziava sempre la sua giornata con il caffè. Fissò intensamente la macchina prima di farsi avanti con attenzione.
    “Non toccare niente.”
    La voce di Bobby fece trasalire Castiel e gli provocò un’opprimente scarica di adrenalina. Si voltò per guardare di traverso il vecchio cacciatore che si stava spingendo in fretta in cucina, apparentemente per salvare la macchina del caffè.
    “Non toccare niente,” ripeté, costringendo Castiel ad allontanarsi dal bancone per evitare di essere travolto dalle ruote di Bobby. “Probabilmente faresti finire la casa in fiamme o qualcosa del genere.”
    “Stavo per fare il caffè.”
    “Sai nemmeno come si fa?”
    Sollevando il mento, l’ex angelo guardò giù verso di lui. “Ho osservato Dean fare il caffè.”
    “Dean fa un caffè di merda.” Gli occhi di Bobby caddero sugli oggetti che Castiel aveva tolto dalla dispensa nella speranza di creare un pasto. “E questo cos’è?”
    “Cibo. Avevo fame.”
    Bobby alzò le sopracciglia. “Davvero? Stai pensando di fare spaghetti con pesche in scatola e polvere di curry per colazione?”
    “E’ un problema?” Chiese Castiel, socchiudendo gli occhi in confusione, certo che tutti gli elementi erano commestibili.
    Bobby fece rotolare gli occhi verso il soffitto. “Ecco, guarda me.” Cominciò ad impostare la macchina del caffè. “Prima ti mostrerò il modo corretto di fare il caffè, poi possiamo iniziare con uova e pancetta.”

    * * *



    “Bobby ti ha insegnato a cucinare?” Esclamò Dean, un suono che era per metà una risata, per metà uno sbuffo che veniva dal telefono. “Avrei voluto vedere questo.”
    “E’ stata un’esperienza interessante,” Castiel rispose, sorpreso dal cambiamento dell’atteggiamento di Dean dalla notte precedente. Verso sera, aveva sentito il bisogno di chiamare ancora una volta e Dean sembrava davvero contento di sentirlo. E’ stato uno strano contrasto con la chiamata precedente, ma l’angelo non aveva mai capito la rapida mutevolezza delle emozioni umane.
    “Qualcosa di buono?”
    “I risultati sono stati appetitosi, ma ho trovato l’intero processo lento e uno spreco di tempo.” Lento sembrava un eufemismo. Bobby aveva insistito a preparare il peperoncino per pranzo e dopo che tutti gli ingredienti erano stati messi nella pentola, Bobby era andato fuori a fare qualcos’altro mentre Castiel, con niente da fare, aveva guardato per quella che era sembrata un’eternità come il contenuto della pentola si era mescolato e ammorbidito.
    “Almeno, hai mangiato qualcosa di decente,” Dean brontolò. “Dovresti vedere la roba che Lisa tiene nel suo frigorifero. Non riesco nemmeno a identificare metà della merda che c’è là dentro. Che diavolo è lo yogurt probiotico o l’olio di semi di lino? Grazie a Dio, continua a tenere in giro un po’ di cibo vero per Ben, altrimenti morirei di fame.”
    Castiel aggrottò la fronte, volendo che stessero parlando di persona. Quello scambio di parole vuote lasciava molto a desiderare. “Non ti piace?”
    “Cosa? No.” Dean subito protestò. “Voglio dire, certo che mi piace. Il posto è praticamente un palazzo rispetto a quello a cui sono abituato. Tutto è così nuovo e pulito, ho paura che sto per rovinare qualcosa.”
    “Allora è una buona casa?”
    “E’ una casa fantastica,” rispose Dean sebbene l’entusiasmo sembrava forzato. “E io sono fortunato che Lisa mi abbia permesso di restare. Mi sono tipo presentato di punto in bianco e sono riuscito a spaventarla del tutto per la seconda volta. Non potevo proprio dirle ogni cosa, sai…”
    “Capisco,” disse Castiel, perché per una volta ci riusciva.
    “Ben pensa che sia fantastico avermi intorno. Lisa… non sono sicuro. Credo che stia ancora cercando di abituarsi all’idea. Un paio di amici suoi si sono presentati oggi. Uno pensava fossi qui per sistemare l’impianto idraulico. L’altro pensava fossi qui per derubare il posto.”
    “Ma hai intenzione di rimanere?”
    “Sì, be’…” Dean esitò e ci fu un momento di silenzio in cui Castiel ascoltò il debole suono del respiro di Dean. “Questo è quello che ho sempre sognato. Questo è ciò che ho promesso… Quindi, sì. Ho solo bisogno di capire come adattarmi.”
     
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  3. Vivaldi4love
     
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    :O
    Interessante prospettiva... mi piace questa versione di Castiel.
     
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2 replies since 1/10/2012, 21:03   63 views
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