Trash - Spazzatura

fanta storia ecologico/spirituale

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  1. sahany09
     
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    ARIECCHIME !!!!!

    Con una nuova pazzesca storia !!!!


    Titolo: TRASH - SPAZZATURA
    Nome autore/nickname: SAHANY09
    Fandom: nessuno
    Timeline: fra un secolo
    Genere: fantascienza pura
    Sommario: tre pianeti, fra i quali la Terra, sono al centro di una singolare vicenda.
    Spoilers: nessuno
    Disclaimer: non violo alcun diritto d'autore. La storia è di mia completa invenzione.
    Note:
    1) Inizialmente, non abbonderò in dettagli, utilizzando, per raccontare, una tecnica "fotografica" basata sull'uso virtuale di uno zoom.
    2) Nel sottotitolo compare anche l'aggettivo "spirituale", ma questo aspetto verrà dopo.
    3) Questa prima puntata comprende il prologo e il 1o capitolo.






    LOCANDINA



    in fase di allestimento






    TRASH - SPAZZATURA




    Trama (incipit) : La vicenda che sto per narrare si svolge fra circa un secolo - 2108 e oltre - ; vede la Terra apparentemente e misteriosamente spopolata da un evento accaduto più o meno un secolo prima, e due pianeti di cui uno sembra avere problemi di smaltimento rifiuti e l'altro, di approvvigionamento di materia prima per produrre l'energia che serve per la vita. Una volta scoperta, la situazione della Terra pare far gola ad entrambi i popoli di questi pianeti, tuttavia, come al solito, niente, o quasi, è come appare.....Buona lettura e buon divertimento. :)






    PROLOGO




    Terra, anno 2100

    Il piccolo drone sorvolava leggero e veloce l'area programmata nella sua memoria in cui le immagini venivano via, via registrate ed inviate automaticamente alla base per tenere lo staff costantemente informato della perlustrazione.




    Pianeta Beta 1

    E alla base, su schermo panoramico, i membri dello staff scientifico seguivano il filmato con silenzioso interesse. Sul grande televisore si susseguivano le immagini di un vasto territorio, paesaggisticamente molto vario nel suo alternarsi di aspre e aride montagne, valli, gole in cui scorreva acqua, ampie spianate, che una volta avevano ospitato centri urbani di cui però sembravano esserci rimaste solo rovine, e che ora apparivano costellate a macchia di leopardo di grosse carcasse ferrose, arrugginite.
    Due dei componenti dello staff, vicini di scrivania, si girarono l'uno verso l'altro e si scambiarono occhiate d'intesa.
    "Direi che è il posto ideale" dichiarò uno dei due.
    L'altro annuì.
    "Prepariamo la spedizione" propose.
    "Come si chiama il pianeta?" chiese il primo.
    Il secondo gettò un rapido sguardo alla mappa stellare.
    "Terra" rispose soddisfatto.




    Terra

    A migliaia di chilometri, un altro drone sorvolava a velocità non eccessivamente elevata la distesa verde costituita dalle chiome degli alberi che, vicini l'un all'altro, formavano quasi uno strato protettivo del terreno sottostante, visibile a tratti attraverso i pochi spazi lasciati dal manto arboreo.




    Pianeta Ariel, 2100

    Nella grande sala di controllo Elai Heron seguiva attento le immagini che si susseguivano sul mega schermo, discretamente coperte in basso da tabelle fitte di dati su sfondo blu scuro. Heron compì qualche passo in avanti piazzandosi dietro la sedia di una sua collaboratrice che si girò rifilandogli un'occhiata veloce ma compiaciuta.
    "Ne avremmo anche per i nostri figli" commentò la donna.
    "Ne avremmo almeno per altre quattro generazioni" replicò Heron, trionfante.
    "Comincio ad organizzare il viaggio?" azzardò un giovane seduto a tre postazioni sulla destra.
    "Sei ancora lì?" lo redarguì Heron allegramente.
    Il giovane scattò in piedi, lasciò la sua postazione e uscì dalla sala.
    "Come si chiama il pianeta del tesoro?" chiese Heron alla donna seduta davanti a lui.
    "Terra, comandante" rispose lei, pronta e professionale, questa volta senza voltarsi.
    "Bene. - commentò Heron - E' la nostra speranza".








    1) LE SPEDIZIONI



    Terra, anno 2108

    L'imponente cargo, nero e articolato al punto da assomigliare ad un grosso insetto, atterrò piuttosto rumorosamente sulla sabbia sollevandone una grossa nuvola che parve avvolgerlo per qualche secondo, tuttavia, in realtà, nessuno lo sentì arrivare non essendoci anima viva negli immediati dintorni dell'area di atterraggio.
    Almeno così sembrò ai due componenti dell'equipaggio che scesero dall'astronave per dare un'occhiata nei dintorni.
    La zona era caratterizzata da terreno arido e sabbioso, circondato da strane alture stratificate come fossero state composte da fette di roccia poste una sopra l'altra, talvolta anche in modo non uniforme. Ai due l'area parve perfetta per lo scopo e, considerato ciò, rientrarono nel veicolo per dare il via all'operazione di scarico della merce. Dall'interno dell'apparecchio scivolò automaticamente la pedana dalla quale cominciarono a scendere enormi containers grigio scuro seguiti da esseri umani in uniforme e caschi verdi che manovravano i carrelli su cui i containers si muovevano con apparente facilità. Ma, scaricato l'ultimo, contro uno dei primi, già sistemati sulla spianata polverosa, giunse da fonte ignota un lungo raggio luminoso che lo incendiò con un boato.
    "Oh no! - esclamò uno dei manovratori - Il Clan!".
    Tutti gli operatori rientrarono nell'astronave e il comandante ordinò loro di porsi ai posti di combattimento. Da dietro le alture partirono altri raggi luminosi rossi e azzurri, questa volta diretti sul veicolo, ma anche da esso uscirono altri raggi verso le alture. Seguì uno scambio fittissimo di raggi variamente colorati, molti dei quali andarono a segno senza badare troppo alla natura del bersaglio, provocando grida disumane di coloro che ne erano colpiti, e che morivano carbonizzati, e incendi apocalittici dei containers, nonché di gran parte dell'astronave che rimase danneggiata in modo quasi irreparabile e, pochi minuti dopo, distrutta dall'ultimo fascio di raggi letali.
    Dietro le montagne, un altro veicolo si alzò in volo dirigendosi verso lo spazio infinito, lasciando su quell'area, arida e desolata, cadaveri e carcasse fumanti.
    "Così imparano a capire chi esercita il diritto" sentenziò il capitano, lanciando un ultimo sguardo torvo dell'occhio senza benda, sullo sfacelo che aveva appena causato.
    "Ben detto, Capitano" approvò un suo sottoposto, alzando l'indice della mano destra per sottolineare il suo accordo con la dichiarazione.




    Ariel

    Da un ultimo controllo sulle mappe stellari, la Terra risultava completamente disabitata e, seguendo le immagini che scivolavano l'una dopo l'altra sul grande schermo nella sala comando dell'astronave, Elai Heron si sorprese a domandarsi come mai un pianeta così ricco di vegetazione, come quella che si vedeva sullo schermo, non potesse ospitare forme di vita, anche semplici, ma tant'era. Le ricerche in merito, effettuate nei mesi e negli anni precedenti la decisione di organizzare un viaggio verso quel pianeta, avevano dato quei risultati: sulla Terra sembrava non esserci vita. In compenso, erano state rilevate quantità inimmaginabili di uranio, plutonio ed altri preziosi minerali utili al fabbisogno di Ariel che andava avanti ad energia nucleare per via della lontananza dal suo Sole.
    Ariel poteva essere definito un pianeta artificiale, ovvero: quasi interamente costruito da opera umana, dopo che il rimanente della razza biologica era stato costretto a trasferirsi lì dal pianeta originario il quale, colpito da un meteorite che ne aveva spostato l'asse e l'orbita, si era avvicinato troppo al Sole per consentire una continuazione della vita su di esso.
    Su Ariel, la vita era ricominciata con le aree urbane incapsulate sotto cupole di vetro realizzate appositamente per incamerare più calore possibile dalla poca energia che proveniva dal Sole lontano, e alimentate da centrali nucleari a fusione fredda, tenute però fuori dalle città per assicurare gli abitanti da qualunque eventuale incidente che, tuttavia, per fortuna, non si era mai verificato. Ma su Ariel, la materia prima per far funzionare le centrali non era molta e stava esaurendosi. Se non si fosse provveduto ad un rifornimento, le zone vitali del pianeta si sarebbero spente destinando il pianeta a morte certa, per sempre.


    Terra

    I pensieri di Heron furono interrotti da uno dei membri dell'equipaggio che lo avvertì di aver trovato, finalmente, una buona area di atterraggio. Ridestandosi dal suo viaggio mentale, Heron impartì gli ordini per la manovra.
    Elai Heron e i suoi uomini - ma anche donne - non tornarono mai più su Ariel.
    L'astronave si disintegrò in un'esplosione apocalittica ancor prima che mettessero piede sul suolo terrestre e, ovviamente, non poterono mai riferire che la Terra non era completamente disabitata come era risultato dalle ricerche e dalle mappe stellari.


    Nella sala del Centro Operativo di Novosibirsk, in Siberia, quattro persone: due uomini e due donne, seguirono la scena attraverso un ampio schermo televisivo che occupava una parete. Al termine, quando dall'apparecchio si levò l'ultimo filo di fumo, il colonnello Antonov ruppe il silenzio.
    "Vediamo un pò se la smettono di venirci a rompere l'anima! - esordì, seccato e rancoroso - Cosa vogliono fare? Hanno preso la Terra per una discarica?".




    C'è nessuno..... ??? :)
    Piaciuto? Spero. :pray:
    E' una storia un pò bizzarra, ma se avrete pazienza e curiosità di continuare a leggerla, potreste anche rimanere abbastanza soddisfatti/e.

    Alla prossima. :)
     
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    Si ci sono io ^_^ Bè se io sono un pò "fissata" con l'atmosfera mitologica, bè anche tu hai un legame indissolubile con la fantascienza e devo dire che hai fatto davvero un ottimo lavoro Mi incuriosisce molto questa storia dalla trama ecologica, il fatto di questi tre pianeti in contrapposizione tra di loro e la Terra viene scelta come una sorta di discarica...già ci bastiamo noi a renderla invivibile, ci manca solo pure quella degli altri pianeti Sono curiosa di sapere cosa ti inventerai ^_^ Bravissima Sahany, i miei complimenti

    Se vuoi, ho messo una storia in cui ho messo le mie ragioni per cui scrivo ^_^ Spero ti piaccia ^_^
     
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  3. sahany09
     
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    Grazie Gabrielle :) .

    CITAZIONE
    .....Bè se io sono un pò "fissata" con l'atmosfera mitologica, bè anche tu hai un legame indissolubile con la fantascienza

    Assolutamente vero.
    Ho sempre amato la fantascienza più di ogni altro genere letterario.
    Amo veder ricreare, e ricreare io stessa, scenari futuristi e futuribili di qualunque tipo. Mi piace immaginare cosa accadrà fra tanti anni.

    Anche questa storia, in certi momenti, prenderà pieghe vagamente demenziali (soprattutto riguardo alla spazzatura) ma, nell'insieme, sarà un pò più drammatica rispetto ad Adam. E anche un pò più lunga.
    E' quasi un piccolo romanzo.


    CITAZIONE
    Se vuoi, ho messo una storia in cui ho messo le mie ragioni per cui scrivo ^_^ Spero ti piaccia ^_^

    Okay. La leggerò, ma in questo momento è un pò tardi (quasi le 2 di notte). Lo farò in giornata. Te lo assicuro. :)
     
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    Eccomi ank'io!
    Dire che mi stuzzica è poco xd mi piace davvero tanto. E' diversa dalle solite e sono proprio curiosa di come la gestirai!
    Anche tu hai davvero una bella fantasia per creare queste storie, questi mondi e i personaggi davvero originali.
    Non vedo l'ora di leggere il prossimo capitolo!!
    Intanto complimenti! Bravissima :)

    Se vuoi ho postato altri cap della mia ff :) se ti piace ancora mi interesserebbe sapere cosa ne pensi ^_^
     
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  5. sahany09
     
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    Grazie Bea. :)
    Sempre un piacere trovarti qui fra i miei lettori ed è sempre un piacere leggere le tue ff che, lasciamelo dire, sono abbastanza singolari anche loro.

    Leggerò sicuramente i tuoi nuovi capitoli, devi però scusarmi perché ultimamente ho avuto un pò da fare e sono indietro su alcune cose. Lo ero anche con Gabrielle.


    A presto, con un nuovo capitolo di Trash.
     
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  6. sahany09
     
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    Eccomi :) con una nuova puntata della mia fiction.
    In questa puntata troverete molte più descrizioni rispetto alla scorsa e avrete, così, un'idea più precisa degli ambienti in cui la vicenda si svolge. Non c'è molta azione, ma spero che vi divertiate ugualmente. L'azione tornerà nelle prossime puntate.

    Ah, scusate !!
    La volta scorsa ho dimenticato di mettere i personaggi.

    Personaggi "regular": Al Heron, figlio di Elai Heron, Comandante della Flotta Spaziale di Ariel; Granya Addok, Comandante in seconda, e un altro che comparirà nelle prossime puntate.

    Personaggi ricorrenti: Adoniesis, amico di Al Heron, e altri.....

    Nota: partendo dal presupposto che il Padreterno ha creato gli esseri a sua immagine e somiglianza, ipotizzo che anche gli alieni siano più o meno come noi, quindi, i personaggi extraterrestri hanno, all'incirca, il nostro stesso aspetto. Pertanto, niente omini verdi, blu, grigi, con grandi teste triangolari, occhioni orientaleggianti e corpicini scheletrici. Il protagonista è bello e
    assomiglia a Jensen. ;)




    Questa puntata è composta dal 2o capitolo e dall'inizio del 3o.

    Buona lettura e buon divertimento.....spero !! :pray: :)



    TRASH - SPAZZATURA




    2) IL RITORNO


    Ariel, 2110

    Prima di partire, Al Heron volle andare a far visita ad Adoniesis, vecchio saggio della città, amico di famiglia, che abitava dall'altra parte del centro abitato. Aveva la tempesta nel cuore; sapeva che, molto probabilmente, il vecchio non sarebbe stato in grado di placarla, ma era sicuro che qualche sua parola sarebbe stata sufficiente per calmare un poco il vento.
    Era una bella giornata e i raggi del Sole lontano riuscivano comunque ad arrivare alla grande cupola che copriva la città, riparandola dalle pur esigue scorie radioattive, regalando agli abitanti un piacevole tepore. La vettura elettrica a cuscinetto filava via veloce sull'asfalto liscio dell'ampia strada che collegava i quartieri di Momex, la città dove Al risiedeva da quando lui e la sua famiglia si erano trasferiti sul pianeta. Come tutti gli altri agglomerati urbani del piccolo pianeta, anche Momex era una successione di quartieri eleganti, con begli edifici circondati di vegetazione lussureggiante, ed altri più popolari, ma non squallidi. Adoniesis viveva in un quartiere periferico, mediamente popolare, in una piccola casa circondata da un bel giardino curato e, quando Al arrivò davanti al cancello della sua abitazione, il vecchio stava annaffiando le piante già fiorite.
    Adoniesis fu felice di vedere il giovane uomo, ma si accorse subito dall'espressione scura del volto, che era profondamente turbato. Lo fece entrare nel suo rifugio costituito quasi interamente da un'unica ampia stanza, tuttavia molto illuminata da 3 finestre che sembravano essere state costruite apposta per far entrare più luce possibile. Si accomodarono: uno su un divano a due posti, l'altro su una comoda poltrona foderata di stoffa color caffè e restarono circa un minuto in silenzio, Adoniesis a scrutare Al con aria severa, ma preoccupata.
    "Hai paura, ragazzo?" gli domandò paternamente.
    Al fissò il volto segnato dagli anni dell'amico, addolcito da due piccoli occhi grigio chiaro dallo sguardo indagatore, ma buono.
    "Non lo so" rispose Al, quasi monocorde.
    Adoniesis fissò il giovane uomo.
    "Ne avresti tutte le ragioni. - asserì - E' un'incognita per te dopo quel che è accaduto a tuo padre".
    "Non posso rinunciare. - dichiarò Al, accorato - Glielo devo".
    "Si, - ribatté Adoniesis in tono comprensivo - ma non pensare alla vendetta! - si fermò un attimo, poi riprese - Non pensare solo alla vendetta. - gli consigliò sottolineando l'avverbio "solo" con la voce. - Tu stai partendo anche per salvare il nostro mondo".
    Al annuì stancamente.
    "Già" confermò, laconico.
    Adoniesis si alzò dal divano, si avvicinò al giovane e gli batté una mano su una spalla.
    "Pensa a questo, Al. - ribadì - Pensa soprattutto a questo".
    Come Al aveva pronosticato, la tempesta nel suo cuore non era cessata, ma la voce e le poche, semplici parole di Adoniesis avevano diminuito di molto la forza del vento che fischiava impetuoso nel suo animo.
    Tornò a casa e cominciò i preparativi materiali e spirituali per la partenza, cercando di concentrarsi sulla salvezza del suo pianeta. In una nicchia della parete, nel suo studio sopra la scrivania, uno schermo proiettava di continuo le fotografie di lui con suo padre Elai e del mondo che avevano dovuto lasciare. Sotto lo schermo, un piccolo candelabro di vetro reggeva una lampadina a goccia che emanava una flebile luce azzurra, quel tanto sufficiente per illuminare l'immagine sacra di un uomo anziano dallo sguardo chiaro, calmo e solenne. Aveva sempre sentito dire che esisteva, ma non l'aveva mai visto e, da tempo, dubitava ormai della sua esistenza, visto che non aveva compiuto il miracolo di proteggere suo padre dal pericolo mortale in cui era incorso, senza favorirne il ritorno.
    Chi doveva pagare l'avrebbe pagata per mano sua, ma bisognava anche procurare il carburante per continuare a vivere.



    Ariel, astroporto

    All'arrivo di Al Heron all'astroporto, i graduati più alti del suo equipaggio lo salutarono con deferenza ma anche con la gioia di vederlo, specialmente l'elemento femminile. Al Heron era decisamente bello anche quando non era in vena di sorridere come in quel momento, malgrado lo sforzo che fece per strapparsi un sorriso: 40 anni, ben oltre il metro e ottanta di altezza, capelli corti castano chiaro, occhi di un azzurro intenso, corpo scolpito da una prolungata e costante attività fisica, ben messo in risalto dall'uniforme blu scuro della Flotta Interstellare; viso dai bei tratti regolari, tuttavia non effeminati, piglio risoluto di chi comanda e sa farlo nel migliore dei modi.
    "E' tutto pronto, capo" ebbe il piacere di annunciargli il Comandante in Seconda, Granya Addok, 36 anni distribuiti in circa 1, 70 cm d'altezza di fisico snello, chioma corvina dai riflessi blu, curiosamente emanati anche dalla sua carnagione quasi bianca, su cui s'intravedevano delicati i lineamenti orientaleggianti, e dagli occhi neri oblunghi, caratteristiche tipiche della razza Omneris degli Oceani, proveniente dal vecchio pianeta.
    Heron si fermò e salutò in silenzio tutti i componenti del suo equipaggio, chinando appena la testa e da essi ricevette il medesimo saluto.
    "Bene. - esordì poi - Vediamo se riusciamo a trovare un pò di cibo per il nostro povero mondo affamato".
    I componenti dell'equipaggio sorrisero, ma non per dovere. Amavano il Comandante Heron, come avevano amato suo padre Elai, almeno quelli che avevano avuto la fortuna di averlo conosciuto; coloro che si erano salvati non essendo partiti con lui per la sua ultima missione.
    "Distruggeremo quel pianeta, Comandante! - tuonò minaccioso un giovane ufficiale - Uccideremo tutti e vendicheremo suo padre!".
    Contrariamente alle sue aspettative, il giovane ufficiale ricevette da Heron una bruttissima occhiata.
    "Non distruggeremo un bel niente, Ollen. - ringhiò il Comandante - Quel pianeta ci serve intero, altrimenti qui moriremo tutti. Riguardo agli abitanti.... - si fermò un attimo e assunse un'espressione vaga, rammentando le parole sagge di Adoniesis - quando arriveremo là decideremo sul da farsi. Se non avete nient'altro da dire, direi di alzare i tacchi".
    Ci fu un battito di tacchi all'unisono dopo il quale, ad un comando impartito da un dispositivo in mano a Al, la grande astronave aprì lentamente le sue fauci per inghiottire il suo equipaggio che, una volta all'interno, si sistemò nelle cellette ad animazione sospesa al fine di affrontare il lungo viaggio fino alla Terra, preservando in quel modo l'integrità fisica ed organica dei corpi.




    3) IL CLAN

    Spazio, ultima frontiera.....
    Oltre alla celebre opening della storica serie televisiva fantascientifica STAR TREK, la frase era più o meno il primo pensiero che nasceva nella mente di chi per caso, solcando le invisibili vie dello spazio, si fosse trovato a passare presso il piccolo sistema solare Alpha 1, costituito da 5 pianeti, di cui la superficie dei satelliti quasi non si vedeva più, celata da uno schermo debolmente lucente di detriti di tutti i generi, orbitanti come automi stanchi attorno ad essi. Se poi si aveva la ventura di scendere sul suolo di detti satelliti, ci si ritrovava con strati di altri detriti ferrosi, ferruginosi, arrugginiti, che potevano arrivare anche fino al punto vita di un essere umano....
    Colui, o coloro che si fossero trovati ad atterrare in simili posti, si sarebbero chiesti, appunto, in quale misero angolo dell'universo fossero finiti....



    Pianeta Beta 1

    Chi invece non se lo chiedeva (più) era lo staff componente l'equipaggio del grosso cargo scuro che da Beta 1 era decollato da alcune ore in direzione Terra, l'ultima speranza di trovare ancora qualche metro quadro libero per poter depositare ciò che ormai non stava più né su Beta, né sui satelliti, né in alcun altro angolo del sistema solare e della galassia.
    Sul loro mondo, l'evoluzione tecnologica era stata talmente veloce da provocare un accumulo esagerato di materiale metallico, non immediatamente smaltibile, che aveva costretto gli abitanti, non molto inclini a sbarazzarsi subito dei vecchi modelli, a creare depositi su depositi per poter accatastare tutto l'antiquariato e il modernariato industriale che si era venuto ad ammucchiare nel corso degli ultimi anni, colpa anche del carattere nostalgico dei Betani, i quali amavano conservare ogni singolo oggetto come testimonianza delle tappe segnate dal progresso della popolazione.
    Se si camminava per le strade delle città di Beta, ogni cinquanta, cento metri s'incontravano negozietti, bottegucce e banchetti in cui erano esposti modelli di computers, cellulari, portatili e altri elettrodomestici di ogni foggia, colore ed epoca, messi in bella mostra per invitare gli abitanti ad acquistare, anche solo per pochi cents, gloriosi reperti che dimostravano l'evoluzione cerebrale della specie. Ma negli ultimi tempi, quelle "sirene" non incantavano più nessun compratore, ormai sepolto da strati di progresso metallurgico ed elettronico.

    Nonostante la mole, il cargo scivolava silenzioso nello spazio come se stesse procedendo spedito su rotaie invisibili, dritto, filato verso la Terra. L'equipaggio addormentato non vide un veicolo più piccolo avvicinarsi a freccia verso di esso.


    Chi si sta avvicinando al cargo dei Betani?
    Lo scoprirete nella prossima puntata.


    Spero vi sia piaciuta.
    A presto con l'intrigante seguito. ;) :)
     
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    Eccomi pronta a commentare il continuo ^^ Mi fai contenta se mi dici che il protagonista somiglia a Jensen, ovvio che poi non leggerò la ff solo per questo motivo.
    Davvero un bel secondo capitolo e un ottimo inizio del terzo.. e la suspance alla fine non poteva di certo mancare.
    Questa storia mi sta prendendo molto, è diversa dalle altre, perciò non vedo l'ora di leggere il seguito.
    Intanto complimenti!
     
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  8. sahany09
     
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    Grazie Bea. :)
    Si, è vero. Questa fiction è un pò diversa dalle altre e, se avrò tempo e possibilità, le prossime che, eventualmente scriverò, saranno tutte diverse l'una dall'altra.
    Il seguito di Trash arriverà abbastanza presto, ma non so dirti ora esattamente quando, perché nei prossimi giorni avrò un pò da fare; comunque, niente paura. Cercherò di non farti/vi aspettare troppo.
    Alla prossima puntata, aspettando la tua. :)
     
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    Scusandomi per il ritardo, eccomi qui a recensire questo capitolo ^_^ Bè che dire? Davvero, posso dire che è un capitolo davvero molto bello ed entusiasmante, mi sono presa una cotta per Granya, ho un debole per coloro che hanno la chioma corvina Comunque ritornando al racconto mi ha incuriosito molto il dialogo tra Heron e il vecchio saggio, il quale nella mia testa un pò mi ha ricordato Bobby Singer ^_^ In questo racconto, pur essendo di fantascienza, stai affrontando un tema molto importante e posso solo farti i complimenti su come lo stai sviluppando. Bravissima, i miei complimenti Sahany
     
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  10. sahany09
     
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    Grazie Gabry. :) Cerco di fare il meglio che posso.
    Nelle mie intenzioni Trash affronta due temi: uno è di carattere ambientale, l'altro dovrebbe toccare la sfera spirituale, ma con una piega insolita e, comunque, si vedrà nella 2a parte della storia.
    Quanto al vecchio saggio, si: ricorda un pochino Bobby, ma è meno scorbutico di lui.
    Alla prossima, spero presto. :)
     
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  11. sahany09
     
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    SONO TORNATAAAAAAAAAAAA !!!!!!! :)

    L'avventura riprende.

    Dov'eravamo rimaste?
    Per facilitarvi il compito di ricordare, posterò l'ultimo paragrafo pubblicato, con il seguito.

    E, attenzione, perché, per farmi perdonare la mia lunga assenza da questa pagina, nei prossimi giorni, le puntate si succederanno con una certa frequenza, quindi, sbrigatevi a leggere !! ;)
    In ogni caso, siccome fortunatamente non avevo scritto molto, per voi sarà facile rileggervi le prime puntate.

    Nella puntata di oggi compariranno altri nuovi personaggi, fra i quali i "cattivi" della storia; il famoso CLAN e, nel conoscerli, troverete sicuramente precisi riferimenti alla nostra realtà. (ahinoi !! Sigh !! :( )

    Buona lettura e se volete commentare o avete domande da farmi, accomodatevi pure.




    TRASH - SPAZZATURA





    Continuazione del capitolo precedente IL CLAN

    Nonostante la mole, il cargo scivolava silenzioso nello spazio come se stesse procedendo spedito su rotaie invisibili, dritto, filato verso la Terra. L'equipaggio addormentato non vide un veicolo più piccolo avvicinarsi a freccia verso di esso. Ma i sensori distribuiti nelle intercapedini delle pareti, all'interno del veicolo, avvertirono quell'avvicinamento e cominciarono a trasmettere impulsi di avviso, incanalati poi nei cavi che arrivavano alle celle di animazione sospesa in cui i componenti dell'equipaggio riposavano. Conor Ukkoos aprì gli occhi per primo e azionò l'apertura del coperchio della sua cella. Una volta fuori, sbandando leggermente a causa del lungo periodo di inattività fisica e psichica, raggiunse il primo monitor a disposizione e lo accese.
    Quando l'immagine che lo schermo restituì fu chiara, desiderò che non lo fosse stato. Desiderò non vedere quel che stava vedendo. Ma ormai era troppo tardi. Il "suo"cargo era stato agganciato e bloccato da una delle astronavi piccole e scure del famigerato CLAN, un'organizzazione spaziale malavitosa, composta da individui provenienti da vari pianeti - inclusi Beta 1 e Ariel -, che campavano di rapine e di ricatti.
    "Vuoi arrivare vivo e con la pancia piena fino alla Terra? - gracchiò, sprezzante, il capitano dell'astronave nemica, riempiendo il monitor con la sua faccia larga e segnata dagli innumerevoli sfregi che marcavano la sua vita costellata di battaglie, duelli, scontri corpo a corpo e incidenti dai quali, non si era mai saputo come, era sempre uscito, anche più morto che vivo, ma sempre uscito - C'è bisogno che ti ricordi cosa devi fare o te lo devo ricordare anche adesso?".
    Ukkoos fremette di rabbia. Contro il CLAN c'era poco da fare se si voleva sopravvivere. E quello spregevole individuo, assieme alla sua ciurma di criminali, era lì, intenzionato ad ottenere due cose in alternativa: la merce o il denaro per proseguire e far proseguire il viaggio alle vittime.
    Quegli sgradevoli incontri si ripetevano ormai da anni, cioè, da quando era iniziato il trasporto dei detriti fuori dall'orbita dei pianeti invasi. Quella gentaglia aveva trovato un ottimo sistema per vivere a spese del prossimo. Ma Ukkoos decise che non sarebbe più stato a quel tipo di ricatto e, non visto, lanciò un allarme premendo con un piede un pulsante sul pavimento, rammentando improvvisamente che prima di lui nessuno era mai riuscito a farlo senza morire. Perché lui era riuscito a farlo e gli altri no? Semplice: i componenti del CLAN erano diventati così sicuri di spaventare le loro vittime con la loro sola presenza, e spavaldi, da non cercare più la lotta fisica e la battaglia, limitandosi a scontri verbali. Ukkoos non aveva la certezza matematica che il suo appello avrebbe potuto avere una risposta, ma ci aveva provato. Ed ora era pronto alla seconda fase, ovvero: la maledetta trattativa con i delinquenti.
    Nel frattempo, anche gli altri del suo equipaggio erano usciti dalle celle di animazione e fissavano afflitti la facciona sfigurata del brigante che li guardava a sua volta, attraverso lo schermo, col tipico ghigno sfrontato di chi è certo della vittoria.
    Sganciarsi dal veicolo dei criminali era praticamente impossibile. Questi avevano trovato il modo di bloccare le astronavi, anche le più grosse, con la forza di attrazione di grandi calamite che non permettevano il benché minimo movimento fuori dal fascio attrattivo. E non mollavano finché non avevano ottenuto ciò che chiedevano. Nel peggiore dei casi facevano saltare i mezzi dei resistenti, ma negli ultimi tempi non erano più ricorsi a questi metodi estremi, avendo capito che in questo modo anche loro andavano a perderci, quindi, l'incontro/scontro con la banda del CLAN si risolveva spesso, purtroppo, in estenuanti trattative.
    "Quanto vuoi?" chiese infatti Ukkoos, freddo e laconico.
    Gangu - questo era il nome del comandante del veicolo del CLAN - torse bocca, già storta, e faccia in una smorfia di spocchiosa sufficienza che provocò un ulteriore, seppur contenuto e silenzioso, moto di rabbia nell'animo del capitano di Beta 1.
    "Sai come funziona, no? - replicò Gangu, mellifluamente, disgustosamente calmo - Metà della pappa così com'è o in altro metallo dal suono più dolce". E Ukkoos sapeva che, di solito, la prima alternativa era la più conveniente. Non si viaggiava mai con denaro e, oltre tutto, con certi personaggi circolanti, le transazioni finanziarie erano sempre un rischio. I membri del CLAN trovavano spesso scuse e trucchi per ottenere più denaro possibile, anche in quantità di molto superiore all'effettivo valore della merce.
    Ma era proprio a questo punto che l'inganno più grosso veniva messo in scena.
    Il CLAN non si accontentava di prendersi la merce e andarsene.
    No.
    Le loro astronavi mantenevano arpionate quelle delle vittime con le calamite e si facevano trainare fino a destinazione risparmiando sul carburante, costringendo invece i mezzi degli avversari ad un consumo doppio a causa del traino. Il massimo dello sfregio e del disprezzo nei confronti di qualunque altro essere umano.
    Tuttavia, i malviventi non avevano idea di cosa li stesse aspettando dietro l'angolo.
    Il cargo riprese tristemente il viaggio verso la meta con la zavorra attaccata a poppa e il sangue dei componenti dell'equipaggio che ribolliva dalla rabbia per l'impossibilità di reagire.


    Il seguito, stavolta, presto. :)
     
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    Bentornata Sahany ^_^ E con un capitolo davvero con i contro...*mi fermo qui*, davvero complimenti ^_^ E pensare che io sto combattendo allegramente con il mio capitolo..accidentaccio a me Che dirti? Nonostante sia un capitolo molto breve, ho potuto costatare che è davvero adrenalinico e ho potuto sentire la rabbia di uno dei protagonisti. Sei davvero bravissima ve riesci a trasmettere con pochissime frasi delle emozioni che riempono il cuore..La fine mi ha lasciato con molte domande e sono curiosa di sapere qualcosa di più ^_^ Bravissima

    Se vuoi, ho pubblicato un nuovo racconto originale ^_^ Mi farebbe davvero piacere se lo leggessi ^_^
     
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  13. sahany09
     
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    Grazie Gabrielle. :)
    Purtroppo mi ero un pò arenata, causa impegni e varie traversie della vita che mi hanno frenato nella scrittura, riempiendomi la testa di altri pensieri meno gradevoli. Non ne sono uscita ancora completamente, ma va meglio e quindi ho ripreso. La voglia di scrivere è sempre lì, presente, sebbene talvolta, si metta in secondo piano, aspettando momenti migliori, di maggior serenità. Ora dovrei procedere più spedita, infatti ho praticamente già scritto altre due puntate, quindi, nei prossimi giorni - forse anche domani stesso - dovrei postare la nuova che vede il ritorno di Heron, e anche questa sarà piuttosto emozionante e adrenalinica, almeno mi auguro. Ci ho provato. Quindi, Gabrielle, Bea, rimanete sintonizzate. :) (Ma gli altri, soprattutto i maschietti? William! Che fine hanno fatto? Vabbè, ci siamo noi).
    Quanto alla puntata della tua ff, ci credo Gabrielle che tu ci stia combattendo, dato che le tue ff sono sempre piuttosto elaborate. Ma io aspetto. Tranquilla! :) Quando sarai pronta, io sarò qui a leggere.

    CITAZIONE
    Se vuoi, ho pubblicato un nuovo racconto originale ^_^ Mi farebbe davvero piacere se lo leggessi ^_^

    Ok. Vado. :)
     
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    Non ti preoccupare Sahany ^_^ A tutti capitano momenti difficili, momenti in cui la scrittura passa in secondo piano laddove ci sono cose più importanti e quindi ti posso capire benissimo. Quindi hai tutta la mia comprensione e il mio sostegno ^_^ Eh già, le mie ff sono elaborate, sono più intricate di un labirinto intricato
    Non vedo l'ora di leggere la prossima puntata ^_^ Ancora bravissima
     
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  15. sahany09
     
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    Ecco la puntata, Gabrielle, ma anche Bea e chi altri vorrà leggerla.

    In questa puntata, torna Al Heron in tutto il suo splendore, ma si troverà a dover prendere una decisione che potrebbe diminuire la sua popolarità.
    Starà a voi giudicarlo. Buona lettura. :)



    TRASH - SPAZZATURA





    4) UNA DECISIONE TERRIBILE


    Spazio

    Immagini confuse di scene di panico e disperazione nelle quali individui di vario aspetto si assalivano, assalivano e venivano assaliti da altri individui che non sembravano avere più remore ad uccidere, si sovrapponevano l'una sull'altra come in un video montato con frequenti transizioni di dissolvenza incrociata. Al Heron si vedeva poco più che bambino, poco meno che adolescente, stretto al fianco di suo padre, che lo rassicurava:
    "Non ti preoccupare, Al. - gli diceva l'uomo, dolce - Ce ne dobbiamo andare, ma andremo a star meglio, vedrai". Poi, non sapeva come, davanti a lui e tutto intorno, si levavano alte fiamme e lui si trovava a correre in mezzo a quell'inferno di fuoco, uscendone stranamente e miracolosamente illeso. Subito dopo, di solito, si svegliava di colpo, in un bagno di sudore, ma non riusciva a ricordare altro di quello strano, ricorrente, tremendo sogno.

    L'elegante lunga freccia argentea solcava velocissima lo spazio nero verso la Terra.
    All'interno, il silenzio irreale e palpabile del riposo in cui galleggiavano gli occupanti dell'astronave nelle loro celle fu interrotto con discreta fermezza dagli impulsi del sistema di comunicazione che stava ricevendo un messaggio di soccorso.
    E l'ultimo impulso giunse alla mente e al corpo immobile del comandante Heron sotto forma di piccola e leggera scossa elettrica che fece fremere le sue membra svegliandolo di soprassalto dal suo sonno e dal suo consueto incubo. Sentendosi, come sempre, immerso in una vasca di sudore ma, tutto sommato, libero dal sogno, Heron aprì un occhio e guardò oltre il vetro brunito sopra di lui. Sbatté le palpebre per schiarirsi la vista e qualche secondo dopo il coperchio della cella di animazione sospesa si aprì automaticamente da solo, invitandolo in modo subdolo ad uscire dalla "cuccia" per andare a vedere cosa stava succedendo. Per quanto il macchinario fosse sofisticato, i circuiti di un computer non arrivavano sempre a capire che avrebbe potuto trattarsi di un inganno o di un falso allarme, ma Heron sapeva che, in ogni caso, quando il sistema di comunicazione riceveva un messaggio di richiesta di aiuto, in qualche modo, bisognava almeno scoprire se di inganno si trattava.
    Il comandante uscì dalla cella, si stiracchiò per sciogliere i muscoli rattrappiti dalla prolungata inattività, uscì anche dalla stanza del "lungo riposo" e mentre compiva queste azioni, le luci nell'astronave sembrarono accendersi a "domino", una dopo l'altra al suo passaggio, come se ogni suo movimento attivasse ciascuna delle funzioni del veicolo. L'orologio al polso destro rinnovò il promemoria del motivo che lo aveva destato dal suo sonno indotto. Una lucina rossa indicava richiesta di aiuto. Col polpastrello dell'indice destro, Heron sfiorò la superficie vetrosa dell'oggetto facendo comparire sul display la parola AIUTO in una lingua che non conosceva ma che il traduttore simultaneo tradusse nella sua. Era davvero una richiesta di soccorso o era una trappola? L'avrebbe saputo presto e se così fosse stato non ne sarebbe rimasto nemmeno troppo sorpreso. Nel corso di quei viaggi, eventi del genere non erano una novità.
    In sala comando, tuttavia, apprese qualcosa che gli fece piacere.
    Non erano lontani dalla destinazione.
    Lo schermo acceso gli mostrò lo spazio e i dati riguardanti il percorso già coperto e quello ancora da coprire. La Terra era già visibile, sebbene in formato puntino sul radar.
    Ma un altro schermo gli mostrò altri dati meno piacevoli: quelli concernenti la richiesta di aiuto, e a sinistra dello schermo, nell'area rotonda del rilevatore, apparvero due cerchi di cui il secondo più piccolo del primo in ordine di comparsa. Heron fissò lo sguardo sullo schermo, avvertendo misteriosamente crescere una certa ansia nell'animo. In quel momento, nella sala fecero il loro ingresso Addok e Ollen.
    "Comandante. - esordì il giovane ufficiale - Che succede?".
    "Sembra che qualcuno abbia bisogno di noi" rispose Heron in apparente buon umore.
    "Non sarà una trappola?" osservò Ollen, diffidente.
    "Lo sapremo presto, credo. - rispose Heron - Ben svegliati" concluse girandosi verso di loro e abbozzando finalmente un mezzo sorriso. A distanza di pochi secondi, uno dopo l'altro, entrarono in sala anche gli altri tre dell'equipaggio: due donne ed un uomo.
    Trascorsero probabilmente cinque minuti allorché all'angolo sinistro dello schermo più grande fece capolino la punta di un veicolo spaziale che procedeva a buona velocità ma non eccessiva permettendo così ad Heron e il suo equipaggio di sapere cosa li aveva svegliati.
    Nervi e muscoli dei sei occupanti l'astronave si tesero in contemporanea nel momento in cui la massiccia nave spaziale si rivelò in tutta la sua possanza, avanzando quasi con fatica, seguita da un altro mezzo che la teneva "ancorata" ad un magnete. I sei impiegarono pochissimi secondi a capire la situazione.
    "Oh no! - mormorò Heron vedendo la scena - Il CLAN! Tutti ai posti di combattimento!" ordinò ad alta voce. Si disposero tutti e sei nelle loro postazioni, con le dita pronte a premere i pulsanti giusti.
    Le due astronavi procedevano ad una certa distanza dal veicolo di Heron, ma un raggio che fosse partito dalla nave del CLAN avrebbe disintegrato il suo gioiello. A quel che capì di trovarsi di fronte, Heron sentì la colonna vertebrale attraversata da un lungo, potente brivido e si sentì posto davanti ad una decisione tremenda: sparare sul mucchio e distruggere entrambe le astronavi ! Il CLAN non perdonava! Avvertì fisicamente l'intensità degli sguardi degli altri suoi compagni di viaggio conversi su di lui. Non possedeva facoltà psichiche; non era in grado di leggere nel pensiero altrui, ma in quel momento non era difficile immaginare cosa gli altri stessero pensando. Salvare l'equipaggio dell'astronave attaccata dal CLAN avrebbe voluto dire essere poi aggrediti dai criminali nel peggiore dei modi. Anche Heron sapeva che i delinquenti del Clan non uccidevano più nello spazio, ritenendo più conveniente essere "accompagnati" a destinazione, salvo poi sterminare le vittime una volta atterrate nel pianeta, ma non accettava di sottostare alle condizioni di quegli sciagurati. Essendo la ricerca di uranio e materiali radioattivi lo scopo del viaggio che aveva intrapreso, la sua astronave non aveva carico nella stiva, tuttavia lo avrebbe avuto dopo, e il Clan gli avrebbe chiesto il "contributo" per la salvezza dell'equipaggio e del carico. Fu assalito da un dubbio atroce: e se suo padre fosse morto proprio per questo motivo? Se anche lui avesse incontrato il CLAN? Se non avesse accettato il loro ricatto? Gli era stata riferita la modalità della sua morte, ma non la causa. I secondi successivi passarono lentissimi come se tutto intorno a lui avesse perso peso, spessore e velocità. Gli sguardi dei membri dell'equipaggio lo stavano trapanando in attesa di una sua decisione, di un suo ordine. Poi, un evento lo scosse dal torpore. Il grosso volto sfregiato, la testa pelata e la voce gracchiante, uscita dalla bocca deformata del capo banda, lo scrollarono dall'impasse.
    "Ci vediamo sulla Terra, vecchio mio!".
    "Non esserne troppo sicuro" si sorprese a rispondere Heron, glaciale ma con il fuoco della rabbia dentro di sé. Granya Addok si era girata verso di lui e lo fissava tanto che lui si sentì radiografato dal suo sguardo scuro e obliquo. A sua volta, Heron si girò verso di lei.
    Silenzio siderale nel vero significato del termine.
    Le due astronavi unite scivolarono e cominciarono ad allontanarsi.
    L'ultima immagine che apparve sullo schermo fu il volto magro, teso, ma fiero e composto di quello che doveva essere il comandante del cargo il quale scrutò Heron nella sua muta richiesta di soccorso, la cui risposta, forse, già conosceva e si aspettava quasi come una liberazione.
    Un minuto dopo, a debita distanza e giusta posizione, la volta nera del cielo fu rischiarata da un gigantesco lampo di luce dopo il quale Heron abbassò la testa per non vedere.
    Era consapevole di aver ucciso degli esseri umani, fra i quali anche degli innocenti, ma la testa del mostro era stata staccata e distrutta. Non che l'azione in sé avrebbe del tutto risolto il problema, tuttavia, senza la testa, senza più i capi dell'organizzazione, il mostro del CLAN avrebbe perso molto del suo potere.
    Heron teneva ancora lo sguardo basso quando l'ufficiale Ollen lasciò la sua postazione per avvicinarsi a lui.
    "Dovevamo farlo, comandante" giustificò l'atto, serio e compreso.
    Heron rialzò la testa e tornò a guardare lo schermo ora riempito solo di punti luminosi.
    "Già. - asserì, scuro in faccia e con timbro profondo della voce - Dovevamo farlo".
    Nessuno degli altri si pronunciò né a favore, né contro la decisione del loro superiore e non per paura. Tutti erano stati addestrati a prendere provvedimenti drastici nelle occasioni in cui fosse stato necessario. E quella era stata una delle occasioni. Heron si concentrò ed esercitò tutto il potere di persuasione di cui era capace su se stesso per convincersi che perfino il comandante del cargo gli aveva tacitamente chiesto di farlo pur di non dover sottostare ai vili ricatti di quegli esseri abominevoli, ma il decidere nella simulazione durante l'addestramento e il trovarsi in situazioni del genere nella realtà erano cosa ben diversa e lo spirito con cui si faceva fronte a tali situazioni non era mai lo stesso. Non era la prima volta che Heron aveva dovuto arrivare a simili soluzioni, ma questi atti gli lasciavano sempre un sapore amaro in bocca.
    "Comandante. - esordì Addok - Abbiamo sicuramente distrutto l'astronave del CLAN, però non è del tutto sicuro che abbiamo distrutto anche l'altra".
    Heron si voltò verso di lei. Il suo sguardo era fermo e fiero.
    "Non cercare di consolarmi, Addok - la rimproverò blandamente e stancamente Heron - Sai anche tu che per estirpare il maligno, spesso bisogna colpire anche il buono".
    A quel giro, furono gli altri ad abbassare lo sguardo.
    "Torniamo a dormire, comandante?" chiese un altro giovane ufficiale.
    "Si. - rispose Heron - E' meglio. Fra non molto dovremmo entrare in fase d'ingresso nell'atmosfera terrestre, che è la più difficile, e meno energia consumiamo, più ce ne sarà per la fase" e nel dirlo, si alzò dalla postazione di combattimento premendo contemporaneamente il pulsante di sospensione energia. Man mano che si avvicinavano alla sala delle cuccette, le luci si spensero al loro passaggio e dopo pochi minuti, l'interno dell'astronave tornò buio e silenzioso.
    Heron si stese nella cella e attivò il dispositivo induttore del sonno. Si addormentò con l'immagine dell'esplosione.
    Ciò che avvenne nell'arco di tempo successivo fu molto strano e violento.


    Dura, eh? :cry:

    Alla prossima, penso, presto. :)
     
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96 replies since 14/4/2014, 18:02   616 views
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