Il Sonno dei Giusti

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    Good Girls go to Heaven, Bad Girls go Hunting with Dean!

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    - Titolo Fan Fiction: Il Sonno dei Giusti
    - Nome/Nick autore: Jeena
    - Fandom: Supernatural
    - Timeline: Quarta stagione; tra la 4x18 e la 4x20.
    - Sommario: Drammatico, soprannaturale, orrore.
    - Spoiler: anche se si svolge nella quarta stagione ci sono dei riferimenti della quinta, quindi dovrete aver visto fino alla quinta stagione.
    - Personaggi: Dean Winchester, Sam Winchester, Castiel, nuovo personaggio, vari...
    - Disclaimer: i personaggi delle Serie Tv SUPERNATURAL non mi appartengono, l’autrice scrive senza alcuno scopo di lucro e non intende violare alcun copyright.
    Note: Dean sta passando un periodo molto depressivo, ma le cose peggioreranno quando gli verrà chiesto di affrontare un incubo ad occhi aperti.


    - Il Sonno dei Giusti -



    Dean Winchester stava sognando. Nulla di eccezionale, tutti gli esseri umani sognano, i sogni sono un fenomeno psichico legato al sonno. In media si sogna, nella fase REM, fino a sei o sette sogni per notte. Normalmente i sogni servono all'uomo per catalizzare tutti gli avvenimenti avvenuti nell'arco della giornata; ma questo valeva anche per Dean? Lui non lo sapeva, aveva un rapporto con i sogni disastroso, infatti quelli che lui aveva erano solo ed esclusivamente INCUBI. Per tutta la sua esistenza Dean era stato vittima di incubi continui; i primi brutti sogni che fece erano delle sciocchezzuole, sognava il classico mostro dentro l'armadio, ma poi ci pensava suo padre ad aprirlo e a mostrargli cosa ci fosse dentro, i suoi giocattoli, i suoi vestiti, i suoi colori per disegnare, non c'era mai un mostro dentro l'armadio perché i mostri non esistevano e sua madre non aveva mai replicato, benché qualche mese prima avesse scoperto che lei, prima di sposare John, fosse una cacciatrice, ma la nuova vita che aveva costruito doveva essere normalissima, doveva renderla felice ed appagata e quindi i mostri non esistevano.
    Un notte, un mostro entrò dentro la loro casa e Mary morì. Dean non aveva visto sua madre morire, aveva sentito gli urli, l'odore del fumo che gli faceva lacrimare gli occhi, suo padre che gli metteva tra le braccia quel fagottino che era Sammy e gli gridava di correre fuori dalla casa, ricordava le fiamme che uscivano dalla finestra della camera di Sam e i pompieri che faticarono non poco a spegnere il fuoco, ma lui ormai sapeva. Sua madre non sarebbe mai uscita da lì come aveva fatto suo padre, sua madre era morta e lui non avrebbe mai più potuto dirle quanto l'amava, non avrebbe più bevuto il latte e i biscotti dopo un brutto sogno con degli stupidi mostri ridicoli che uscivano dal suo armadio, non avrebbe più rivisto il suo sorriso...e da allora i brutti sogni divennero, in tutto e per tutto, incubi.
    Se li ricordava quasi tutti; dopo la tragedia gli incubi di Dean riguardavano il fuoco: sua madre moriva nelle fiamme, suo padre moriva nelle fiamme, il suo fratellino moriva nelle fiamme. Era arrivato ad un punto che qualunque cosa riguardasse il fuoco, compreso un fornello accesso, gli faceva venire l'ansia. Ma piano piano passarono, Dean era troppo occupato a crescere suo fratello. Avrebbe dovuto farlo John, ma con la morte di Mary, John aveva sviluppato un carattere oscuro, l'unico scopo della sua vita era la Vendetta. Una cosa che Dean capiva, ma che essendo piccolo, difficilmente digeriva. Lui doveva lavare Sammy, cambiare Sammy, dar da mangiare a Sammy, proteggere Sammy da tutte le ombre che si muovevano nel buio. La prima parola che Sam disse non era mamma, e nemmeno papà, fu "Dee", un vezzeggiativo che Sam continuò a pronunciare per moltissimi anni. Non avere il padre lì con lui ma saperlo fuori a cacciare, aveva fatto venire gli incubi a Dean su suo padre che veniva sbranato da qualche mostro sconosciuto. Quando si svegliava e reprimeva l'urlo che gli saliva dalla gola per non svegliare Sam, suo padre non c'era mai a consolarlo, perché John rischiava davvero di non tornare da una delle sue cacce.
    Col crescere Dean si abituò agli incubi, ma dopo la partenza di Sam per Stanford fu un colpo troppo forte, e se prima vedeva John ucciso, ora era Sam che veniva trascinato nel buio e divorato, fatto a pezzi con Dean che non riusciva a muoversi ne a gridare. Furono mesi duri, ma siccome Sam sembrava stare benissimo a Stanford (una cosa che a Dean quasi dispiaceva), piano piano anche quelli divennero routine.
    Gli ultimi incubi che lo avevano devastato erano su suo padre. Stavolta era morto ed era andato all'Inferno, e non soddisfatto di sentirsi in colpa, Dean aveva venduto la sua anima (proprio come John) per far tornare in vita il suo Sam. L'idea dell'Inferno che lo aspettava non lo faceva dormire. Si diceva che avrebbe riposato, che vedeva la luce in fondo al tunnel di quella vita disastrata, ma chi voleva prendere in giro? L'Inferno, e tutti i demoni che vi abitavano, si sfregavano già le mani all'idea di fargli la festa.
    Ma poi successe il miracolo. Dean era morto, era stato scaraventato all'Inferno, ma per qualche assurda ragione, ai piani alti avevano deciso che lui doveva tornare. Ed era tornato. Incubi compresi. Tutte le anime che aveva torturato lo perseguitavano incessantemente; e le cose non erano migliorate, anzi...dopo che Alastair gli aveva detto che lui aveva spezzato il Primo Sigillo che avrebbe permesso il ritorno di Satana, Dean non passava notte in cui non si svegliasse in un bagno di sudore. Suo padre era stato cent'anni all'Inferno e non aveva mai ceduto. Lui sì. Oh, certo, non siamo tutti uguali, lui aveva visto anime che si arrendevano anche dopo una sola settimana di torture, Dean aveva resistito trent'anni, ma gli altri dieci era stato uno degli inquisitori più promettenti del demone e questo non riusciva a lasciarselo alle spalle. La sua esistenza era un incubo ad occhi aperti, ed incubi ogni notte. Non c'era pace per Dean Winchester.
    Ecco perché adesso era molto circospetto. Stava sognando. Un sogno come un altro. Non c'erano mostri, non c'erano demoni. Un prato verde che tendeva verso un verde scuro, il sole al tramonto, un piccola brezza muoveva qualche fiorellino sparuto qua e là. C'era calma...ma era una calma apparente, dentro di se sapeva che stava per accadere qualcosa, i suoi sensi erano già all'erta...
    - Non avere paura, non voglio farti del male. -
    Quell'unica frase fece drizzare tutti i peli a Dean, che si girò su se stesso pronto a scappare via con le ali ai piedi, ma le parole che aveva udito erano uscite da un uomo che era proprio dietro di lui. Niente fuga da quella parte. Grande!
    - Oh, scusa, ti ho forse spaventato? -
    Dean rimase perplesso a quello che si ritrovò davanti. Un giovane di, forse, ventuno o ventidue anni, lunghi capelli biondi che gli ricadevano sulla spalle strette, corpo dinoccolato come se dovesse ancora finire di crescere. Almeno un quarto dei capelli era colorato di un brillante verde caraibico che lo avrebbe fatto scintillare perfino in una notte senza luna, aveva borchie ovunque, nei polsini, nei pantaloni di pelle, negli scarponi, e non parliamo poi dei piercing, quattro o cinque per orecchio, due sul sopracciglio destro, uno nella narice sinistra, tre incastrati nel labbro inferiore e, per finire, una grossa macchia di ketchup sulla maglietta; ma più di ogni altra cosa erano gli occhi che lo attirarono, di due colori diversi.
    - Non posso provare paura per uno sbarbatello come te. Chi sei? -
    - Sbarbatello? - lo sconosciuto inclinò leggermente la testa di lato, una cosa che Dean aveva visto fare diverse volte all'angelo Castiel. - Oh, intendi il mio Tramite. Sì, effettivamente è molto giovane, ma era lui che doveva ospitarmi. - Era davvero imbarazzato. - Si chiama William. Ma i suoi amici, o quelli che lui ritiene tali, lo chiamano semplicemente Willy. Sua madre è morta, suo padre è un ubriacone e lo picchia molto spesso. - continuò lo sconosciuto inarcando il sopracciglio con il piercing. - Ama molto la musica, vuole diventare famoso, ma con l'heavy metal non è sicuro di sfondare. Sai, la sue canzoni non sono, come dire...il massimo...i testi sono un po' inquietanti. -
    - Inquietanti? Basta l'aspetto per capirlo! - affermò Dean quasi ridendo di quel povero diavolo.
    - Credo che sia un satanista. Nei suoi testi scrive spesso cose piuttosto oscene, tipo: fatti fottere; lode a Satana; vorrei farmi scop... -
    - Stop! Stop! Stop! Stop!! -
    - ...pare da Lucifero in persona! -
    - Il tuo tramite è un cerebroleso!!! -
    - È molto buono. Credo sia solo un modo tutto suo di nascondersi dalla realtà. Quando mi sono presentato per chiedergli di concedermi il suo corpo, non ha esitato nemmeno un po'. - disse tirando fuori il sorriso più angelico della faccia della terra.
    - Perché sei nel mio sogno? - chiese Dean.
    - ...mmm...non è esattamente così, Dean. Ho visto il sogno che stavi per avere e ti assicuro che non era questo. Sono stato io ad indurti questo sogno che stai vivendo adesso. -
    - Perché? - continuò Dean circospetto.
    - Avevo bisogno di parlarti. Ho bisogno di te. -
    - Per cosa? -
    - Per fare il tuo lavoro. Guarda! -
    Il giovane Willy alzò la mano indicando qualcosa dietro Dean; quando si voltò tutto il panorama di prima era cambiato: l'erba, gli alberi, i fiori, era tutto morto, tutto nero come pece mentre il cielo era una macchia rossa quasi vischiosa...vischiosa come può esserlo una grossa macchia di sangue che si sta seccando. Ma più di ogni altra cosa, Dean vide la casa. Anche quella sembrava totalmente nera, ma a Dean sembrava che vi fossero delle finestre strane, come grandi occhi profondi, la porta come una bocca piena di denti acuminati pronti per dilaniare, perfino la forma sembrava in continuo movimento, era una casa, ma era anche una cosa viva che voleva divorare, azzannare, sbranare, fare a pezzi tutto quello che poteva entrare dentro di lei.
    - No. No no. Io... - a Dean mancava l'aria, quel luogo, quella casa lo attirava, ma nello stesso tempo lo annichiliva. - Io...non posso farlo... -
    - Devi farlo. Trovami Dean. Trova la casa. Solo tu puoi finire quello che è iniziato. -
    - Di cosa parli?!? - gli gridò contro Dean, senza rendersi conto che l'ombra della casa, che prima era ad una certa distanza, ora era sopra di lui.
    - Puoi farlo solo tu! - disse deciso il giovane.
    Dean si accartocciò su se stesso, tappandosi le orecchie, stringendo gli occhi, non voleva sentire, non voleva vedere, voleva solo svegliarsi...

    Si alzò velocemente dal cuscino come se fosse fatto di ferro incandescente. Aria, cercava aria e l'ha ottenne, cercava la luce e quella era lì. Si guardò intorno e capì di trovarsi nel motel dove si erano fermati la notte precedente.
    - Dean? - sentì chiamarsi e sapendo a chi apparteneva quella voce si calmò. - Ehi, tutto bene? -
    - Eh? Sì...io...sì, tutto bene. Tu? Ma sei già sveglio? - Se c'era una cosa che Dean non sopportava era svegliarsi troppo presto dopo una lunga notte a guidare.
    - Veramente è mezzogiorno passato. -
    - Ah, bé... -
    - Stai bene? - ripeté il fratello, ormai sapeva che non riusciva a passare una notte intera senza un incubo che lo assaliva.
    - Certo, certo, un'ora sotto la doccia e sono come nuovo, pronto per partire! - e senza starci a pensare troppo corse verso il bagno.
    "Trovami Dean. Trova la casa." Ma che voleva dire? Se voleva essere trovato perché non gli aveva subito detto dov'era? Dio, certi angeli li avrebbe davvero scossi per le ali per fargli capire come ci si comportava nel mondo umano...era un angelo, giusto? Tutto faceva pensare ad un angelo, ma se fosse stato un demone? Un demone che si fingeva un angelo? No, paranoia ecco cos'era. E senza pensarci troppo s'infilò nella doccia. Solo una leggera paranoia.

    La colazione/pranzo fu una cosa insapore. A Dean sembrava di mangiare cartone, ma vedendo che Sam non era disgustato dal suo cibo, capì che il problema era suo. Il sogno che aveva avuto lo stava ancora tormentando, e questo rendeva il cibo duro da mandare giù.
    - Sam. -
    Sam, preso com'era dalla sua insalata e dal suo pc, alzò gli occhi sul fratello maggiore, quel modo di chiamarlo, con quella nota allarmata, era un chiaro segno che non era vero che stava bene, anzi, qualcosa bolliva in pentola e Sam aveva atteso che Dean sputasse il rospo. Da tempo aveva capito che se Dean non si apriva da solo, lui non sarebbe mai riuscito a cavargli un ragno dal buco. Suo fratello si chiudeva a riccio e sparava cavolate del tipo "sto benissimo" quando il suo pallore diceva l'esatto contrario. - Sì? -
    - Senti...ecco...tu credi che i sogni possano essere rivelatori? -
    Ci mancava solo questa, ora suo fratello aveva un potere paranormale?
    - Ci sono persone che, attraverso i sogni, possono prevedere degli eventi futuri. Dovresti saperlo, ne ho avuti anch'io...ho avuto visioni anche da sveglio. -
    - Sì, ma...la tua condizione era diversa. -
    - La mia condizione? -
    - Il sangue demoniaco. -
    Già, Sam non era un sensitivo per natura, tutto quello che riusciva a fare lo doveva al dolcissimo regalo che gli aveva fatto Occhigialli alla tenera età di sei mesi: fargli bere sangue demoniaco. I suoi poteri erano, via via, diventati più forti, questo perché Sam, nei mesi in cui Dean era morto, si era nutrito di parecchio sangue demoniaco grazie a Ruby. Lui, sopra ogni altra cosa, voleva la testa di Lilith su un piatto d'argento, per quello che aveva fatto a Dean, sia in vita, che nella morte. Aveva detto a Dean che non beveva più il sangue che gli donava tanto potere, ma non era del tutto vero. Ogni tanto, senza dirlo al fratello, si vedeva con Ruby...anche se era già da qualche settimana che la donna non si faceva sentire...
    - Hai avuto un sogno premonitore? -
    - Non ne sono sicuro. Ho sognato qualcosa...e vorrei che tu mi aiutassi a cercarla. -
    - Va bene. Cosa dobbiamo cercare? -
    - Una casa. -
    - Un casa? Tutto qui? Cos'ha di particolare? -
    - Potrebbe essere infestata... -
    - Ah, ecco. Ok, diciamo che stiamo cercando una casa. Pensi di conoscerla? -
    - Conoscerla? In che senso? -
    - Bé, l'hai vista in sogno, giusto? Ti capita mai di sognare persone che non sai chi siano? -
    Dean fece cenno di sì, gli succedeva.
    - Tu pensi di non averle mai viste, ma non è così, è possibile che tu l'abbia intraviste durante uno dei nostri lavori. Magari era un poliziotto, o una cameriera. Il tuo cervello l'ha, come dire, fotografata e quella persona può tornare in uno dei tuoi sogni, anche se tu non sai chi sia. -
    - Davvero? -
    - Sì, il cervello umano è una strana macchina. Hai sognato una casa, forse la conosci, magari l'hai già vista. Ti ricordi quella volta che ci ammalammo d'influenza e papà fu costretto a lasciarci dal Reverendo Murphy? -
    - Fosti tu ad ammalarti, poi me l'hai attaccata. Sì, me lo ricordo. -
    - Per passare il tempo creammo quella lista delle case infestate a cui avremmo fatto visita per disinfestarle. - disse Sam con un sorriso.
    - Ah, ma certo, me lo ricordo. Avevi tredici anni e volevi dimostrare che potevi cacciare. Ricordo anche la lista. Era piena di fotografie. -
    - Ci avevamo messo Casa Biltmore ad Asheville in Carolina del Nord... -
    - ...Castillo de San Marco a St. Augustine e anche Myrtles Plantation di S. Francisville, nei pressi di Baton Rouge in Louisiana... -
    - Winchester House!! - esclamò Sam! Al che Dean si oscurò in volto.
    - Non parlarmi di Winchester House. -
    - Perché? -
    - ...quando eri a Stanford...io e papà abbiamo fatto diverse cacce separate, lui andava da una parte, io andavo da un'altra; ovviamente lo facevamo per poter uccidere più mostri in meno tempo, quindi le cacce erano relativamente facili. Papà andò in California, a San Jose... -
    - Ahi. - disse Sam.
    - Già. Ahi. Era lì per un fantasma, trovò la tomba, bruciò le ossa, tutto nella norma, ma...cosa incredibile...John Winchester decide di fare il turista e di andare a vedere la famosa casa con il nostro cognome. Quando ci siamo riuniti mi disse di esserci stato e di non aver rivelato quasi niente. Quasi. Ha detto che qualcosa c'era sicuramente stato ma che ormai se n'era andato, con i fantasmi succede, svaniscono con il tempo. -
    - E tu non hai potuto vedere Winchester House di persona. -
    - Io non ho visto Winchester House! -
    - Papà non aveva tatto. -
    - Papà non sapeva della lista delle case infestate. Lui ha solo dato una controllata come avrebbe fatto un qualunque cacciatore. - sbuffò Dean.
    - ...un giorno potremmo andarci lo stesso, solo per vedere com'è dal vivo. - propose il minore dei fratelli.
    - ...un giorno, magari... -
    - Detto questo, torniamo alla casa. Allora, pensi di ricordare dove l'hai vista? -
    Dean sembrava decisamente a disagio dopo questa domanda. Cosa doveva fare? Sputare fuori la verità o tenersi tutto dentro?
    - Ecco...hai detto che nei sogni si possono vedere cose che si è visto anche da svegli senza ricordarsene, giusto? -
    - Esatto. -
    - Il sogno che ho fatto....non l'ho fatto io, era indotto. - Ecco l'aveva detto.
    - Non credo di aver capito. -
    - Eh....il sogno che ho fatto non era mio. Temo che un angelo mi abbia fatto sognare di proposito una casa. -
    - Oh....un angelo...non Castiel? -
    - No. -
    - Meglio così, meno lo vediamo e meglio è per tutti. -
    - Ah sì? Sei ancora arrabbiato con lui? -
    - Esattamente! Sì! Sono ancora furioso, perché questo è l'aggettivo giusto, sono furioso con Castiel, angelo del Signore che t'ha costretto a torturare un demone per poi rendersi conto, dopo che sei quasi morto, che aveva totalmente sbagliato! -
    - Era stato ingannato. -
    - Lo stai difendendo?! E cosa mi dici della rottura del Primo Sigillo che non ti era stata detta? - gli occhi di Sam sembravano infuocati. - Cosa mi dici delle settimane che abbiamo passato senza sapere che eravamo fratelli? Cosa mi dici del Profeta? Siamo i protagonisti di una serie di libri e siamo gli ultimi a saperlo! -
    - Ok, ho capito. Ultimamente Cas ti sta deludendo, va bene. -
    - Sei certo che fosse un angelo? -
    - Mi ha dato questa idea. - disse Dean, con aria piuttosto afflitta; Sam aveva ragione, le ultime settimane erano state decisamente pesanti.
    - Diciamo che era un angelo, ok? Lui cosa voleva? -
    - Vuole che lo trovi e che trovi quella casa. Ma Sam, nel sogno la casa era qualcosa di orribile, sembrava un feroce animale pronto ad addentarti, non era una casa normale.
    - Magari non è la casa la cosa importante ma quello che c'è dentro. -
    - Possibile. -
    - Quindi? Cosa facciamo? Qualche idea? -
    - Che ne pensi di controllare il Pc per vedere se ci sono casi del nostro genere che riguardano case infestate? -
    I due fratelli si guardarono, una pista valeva l'altra.

    Sam e Dean erano appoggiati alla loro macchina, intenti a fissare Forsythe Mansion. Sam era riuscito a trovare un articolo particolare. Nella piccola cittadina di Mountain Breeze, tre teenagers erano misteriosamente scomparsi. La cittadina era molto piccola e tutti si conoscevano. Dopo cinque giorni di ricerche inutili, la polizia aveva interrogato praticamente tutti gli studenti del liceo cittadino ed era venuto fuori che i tre giovani, diverse settimane prima, avevano detto che forse avrebbero fatto una Prova del Coraggio, ovvero passare qualche ora all'interno della terrificante Forsythe Mansion, un'antica dimora disabitata costruita negli anni dieci, che si diceva essere infestata dall'intera famiglia Forsythe. I tre ragazzi non ne avevano più parlato e quindi nessuno degli studenti aveva pensato che, forse, avevano poi deciso di fare la prova. La polizia era subito corsa all'edificio e lì vi aveva ritrovato i cadaveri dei tre studenti. I Winchester avrebbero voluto presentarsi come agenti federali, ma avevano sentito le chiamate della polizia e del fatto che avevano già avvisato l'F.B.I., non potevano rischiare di incappare in veri agenti federali, e così avevano deciso di presentarsi come giornalisti freelance. Fare i giornalisti era una pessima copertura, molte delle strutture, come la centrale di polizia o l'obitorio, non erano accessibili facilmente, inoltre le persone li guardavano come degli avvoltoi che si lanciavano sulla loro preda, in questo caso di tre giovani ragazzi morti. Ma c'era anche il rovescio della medaglia, benché i giornalisti venissero un po' odiati, molte persone di certe cittadine, dove praticamente non succedeva mai nulla, erano quasi felici di essere intervistate per dire la loro sul tragico evento che le aveva colpite. I fratelli avevano così scoperto che Forsythe Mansion era considerata una casa infestata dai fantasmi dal 1960, dopo la morte dell'ultimo membro della famiglia Forsythe, morto suicida. Sam aveva fatto molte ricerche ed era venuto fuori che in quella casa vi erano morte molte persone, ma erano tutti suicidi e nessun omicidio. La prova di coraggio non era una novità, perfino uno dei padri delle vittime aveva detto loro che anche lui, da ragazzo, l'aveva fatta per fare colpo su una ragazza che gli piaceva. Grazie alle sue dimestichezza con i computer, Sam era riuscito ad entrare nell'archivio della polizia e a vedere il referto dell'autopsia. La causa della morte dei tre giovani era per emorragia interna. Tutti e tre avevano subito dei colpi così forti da aver spezzato loro diverse ossa; impossibilitati ad uscire dalla casa, erano morti dissanguati, erano morti dopo molte ore di agonia, diverse fratture erano scomposte o esposte, uno dei ragazzi aveva entrambi i polmoni perforati dalle proprie costole. La polizia non aveva ancora divulgato i risultati dell'autopsia semplicemente perché non era mai successa una cosa simile e non volevano spaventare i cittadini più del dovuto. Forsythe Mansion, in quel momento, era circondata da nastri gialli e alcuni uomini stavano lì davanti al cancello a parlottare del più o del meno, sembravano come cervi davanti ai fasci luminosi di una macchina in arrivo, la loro paura era comprensibile, ma Sam e Dean speravano che se ne andassero presto per poter entrare nella casa. Era una casa vecchia e traballante, Dean era stupito che si reggesse ancora in piedi, i colori erano sbiaditi e marciti, il cancello in ferro battuto, che una volta doveva essere stato molto bello, era arrugginito e si apriva solo una metà dei battenti. La casa era lontana dalla zona principale della città ed era circondata da un folto bosco, ma se gli alberi vicino alla strada erano verdi e rigogliosi di foglie, quelli intorno alla casa erano morti e scheletrici. La casa emanava sicuramente qualcosa di oscuro e loro lo avrebbero scoperto presto.
    - Non è la casa. -
    L'improvvisa voce vicino ai due fratelli li fece sobbalzarono all'unisono.
    - Ops, scusate, vi ho forse spaventato? - chiese il giovane uomo dai capelli biondi.
    - Voi angeli avete l'abitudine di arrivare sempre nel modo sbagliato! - quasi gli gridò Dean.
    - Chiedo scusa, il mio volo è molto silenzioso. -
    Il tempo di dire questa frase e l'uomo fu colpito in faccia dall'acqua della fiaschetta di Sam.
    - Mi hai lanciato dell'acqua santa?!? - disse l'uomo stupefatto.
    - Volevo essere sicuro, magari eri un demone che si fingeva un angelo. Non mi fido di loro, come non mi fido di te. -
    - Capisco. Va bene, hai ragione, non avevi motivo di credermi subito ed io non te ne ho dati di motivi. - continuò a dire con un'aria così gentile da mettere soggezione.
    - Hai detto che non è la casa, ma è comunque questa? - chiese Dean.
    - Sì. Mi hai trovato, sei stato bravo, non eri obbligato a venire, ma ci contavo, dopotutto sei un cacciatore. La casa è questa, ma le anime che vi dimoravano ormai sono svanite da un pezzo. Non c'è più niente di soprannaturale qui. O almeno non c'era fino a qualche giorno fa, quando i ragazzi sono morti. -
    - Allora cos'è? Cosa c'è dentro la casa? -
    - ...un insulto. Un insulto a Dio e agli uomini. - disse con aria serissima.
    I due fratelli si guardarono incerti, dopotutto non è che il giovane avesse detto loro qualcosa di diverso da quello che già sospettavano.
    - Hai cambiato i vestiti, e dov'è finito il ciuffo verde? - gli chiese Dean con un sorriso tirato.
    - Credo che non mi avreste preso seriamente se fossi venuto di nuovo vestito come un metallaro depresso. Il tuo modo di deviare le domande mi lascia perplesso. -
    - Faccio così quando non so che pensare. -
    - In questa casa ci sono stati molti avvenimenti negativi, quindi inevitabilmente è diventata una specie di calamita per le forze oscure. Dovreste saperlo, è successo anche alla vostra casa a Lawrence. -
    - Sì, era una specie di poltergeist. È questo quello che è? Un poltergeist? - chiese Sam.
    - No. Lo vorrei, ma non è come a casa vostra; quello che è arrivato qui lo ha fatto per attirare qualcuno. È....una specie di trappola. -
    - E tu mi hai chiesto di venire qui??? - gli gridò addosso Dean con aria furiosa e stupefatta.
    - Sì. Ho dovuto. -
    - Hai dovuto? Davvero?!? - la rabbia di Dean stava crescendo, gettarsi nelle fauci del lupo di propria volontà non era una cosa che gli piaceva fare.
    - Avrei voluto pensarci io, ma...non posso farlo. Dovrete pensarci voi. Tu. Devi farlo tu Dean. -
    - Fare COSA? -
    - Distruggere il male. -
    Senza aggiungere altro, l'uomo sparì come era arrivato.
    - Maledetti angeli! -

    Il motel dove Dean e Sam avevano preso una stanza era molto modesto e anonimo, ma al contrario di molti altri era almeno pulito e non puzzava di vomito. Dopo la loro breve conversazione con lo strano angelo biondo, i due fratelli non erano entrati dentro la casa; tanto per cominciare la polizia continuava a fare sopralluoghi di continuo e poi...bé, dovevano creare una strategia per capire come comportarsi, non avevano nessun indizio su cosa dovessero combattere, sapevano solo che era malefico. Mentre prendevano camicie e spazzolini dalle loro sacche, una frullio di ali fece alzare loro gli occhi.
    - Dean. Sam. - disse l'angelo Castiel.
    - I tuoi saluti sono sempre così euforici Cas, davvero, non so come farei se un giorno tu entrassi da una porta, tanto per cambiare, e tutto musone mi salutassi con un "Dean."... -
    Castiel alzò il sopracciglio senza ribattere, non aveva capito.
    - Cosa vuoi? Perché sei qui? - gli chiese Sam in modo molto brusco. Dean notò quella nota, era ancora arrabbiato.
    - Ho avvertito la vostra presenza in questo luogo nefasto, vi chiedo di andarvene immediatamente! -
    I due fratelli si guardarono stupiti.
    - Come sarebbe? Uno dei tuoi fratelli ci ha detto di venire qui! - protestò il maggiore dei Winchester.
    - Uno dei miei fratelli? -
    - Oh, diavolo, ma non mi dire? Nessuno te ne ha parlato! Buon Dio, Cas, ma qualcuno dei tuoi amabili fratelli ti prende seriamente in considerazione o, per loro, sei solo un angelo da copertina? - sbuffò Sam.
    - Sam rilassati. - Dean sembrava preoccupato per la sua reazione, e Sam si vergognò. Le sue mani tremavano? Gli sembrava di sì, quanto tempo era passato dall'ultima volta che si era nutrito da Ruby? Non gli sembrava molto, eppure era nervoso e agitato.
    - Ehm...scusa Cas, questa...storia mi da un po' sui nervi. -
    - Non preoccuparti Sam, non me la sono presa. Avete detto che uno dei miei fratelli vi ha chiesto di venire qui? - i due fratelli fecero segno di sì. - Maledizione. Vi ha detto il suo nome? -
    - Ah...oh cavolo, non glielo abbiamo nemmeno chiesto! - disse Sam rosso in faccia.
    - Non ha importanza, so chi è. E vi dico subito una cosa, voi di qui non vi muovete, andrò io dentro la casa a chiudere questa faccenda. -
    - Ma lui ha detto che dovevo... - niente, Cas era già sparito in un battito d'ali - ...dovevo farlo io perché lui non poteva. Ah, quanto mi piace parlare da solo. Ho letto che le persone che riescono a parlare da sole sono molto intelligenti. Quindi, mi ritengo intelligente! - affermò fiero e frustrato Dean.
    - Non ti sembra strano? Uno vuole che veniamo qui, l'altro dice di no. E noi come dobbiamo comportarci? -
    - Mah, non saprei, a quanto pare hanno seri problemi di comunicazione anche nelle alte sfere. -

    Dopo soli dieci minuti sulla stanza dei Winchester si sentì uno schianto travolgente; Sam e Dean che, fortunatamente, non erano al centro della stanza rimasero profondamente scossi. Per terra c'era Castiel! La cosa veramente inquietante era che si sentiva un rumore terribile, uno sfrigolio simile all'acqua fredda gettata su una piastra rovente, quel rumore proveniva dall'angelo e la sua pelle sembrava rossa come quella di un pezzo di metallo incandescente!
    - Vai fuori e prendi del ghiaccio! SUBITO! - gridò Dean al fratello. Sam non se lo fece ripetere due volte e uscì correndo fuori dalla stanza per prelevare del ghiaccio dalla macchina che si trovava vicino alla loro stanza. Nel frattempo Dean aveva aperto il rubinetto della vasca da bagno al massimo, cercando di farla riempire il più velocemente possibile. Lo sfrigolio continuava e Castiel sembrava sofferente. Sam continuò a gettare ghiaccio dentro la vasca, mentre questa si riempiva; dopo aver deciso che era abbastanza piena e parecchio fredda, i due fratelli spogliarono l'angelo gettandolo di peso dentro la vasca. Una nube di vapore invase tutto il bagno, nemmeno fossero finiti dentro una sauna, ma almeno lo sfrigolio iniziò a scemare. La pelle di Cas era ancora rossa ma sembrava, piano piano, riprendere il colore naturale del rosa.
    - Cas, mi senti? Cas? - Dean cercava in tutti i modi di farsi sentire, l'angelo sembrava ancora sconvolto e sofferente. I suoi occhi erano di fuori, come se la personificazione della paura gli fosse apparsa davanti e lui, benché fosse un angelo potente, aveva potuto solo fuggire via.
    - Le mani....le mani... - disse con un filo di voce - ....imponi le mani... - e subito dopo svenne.

    Per quasi un'ora, i due fratelli erano rimasti seduti per terra vicino alla vasca; con le mani continuavano a gettare acqua fresca, ormai non più gelata, sulla pelle di Castiel, sperando che l'angelo riprendesse i sensi. Non sapevano come comportarsi, gli angeli perdevano i sensi? Di norma nemmeno dormivano, ma ne avevano viste così tante di cose strane che non avrebbero dovuto stupirsi più di niente, anche se sugli angeli ne sapevano ancora poco. Ciò che li spaventava era che Castiel era stato abbattuto, da qualunque cosa ci fosse dentro quella casa. Dovevano intervenire. Forse solo loro potevano distruggere quella cosa, agli angeli magari non era concesso, per questo l'angelo biondo aveva chiesto il loro aiuto, ma le loro erano solo supposizioni.
    - Che cosa facciamo Dean? -
    - Dobbiamo andare dentro quella casa e...cercare di distruggere quello che c'è dentro. - lo disse con un sforzo immane, tutte le sue membra gli gridavano che non avrebbe dovuto mettere nemmeno un dito dentro quel luogo, ma era anche vero che quello era il loro lavoro, se non lo avessero terminato altre persone sarebbero potute morire. E se davvero era una trappola per farli andare lì, non sarebbero riusciti a fuggire, quella cosa li avrebbe potuti inseguire in ogni angolo della Terra.
    - Prendiamo tutto l'occorrente per una battaglia, argento, ferro, acqua santa, sale, qualunque cosa ci venga in mente; lasciamo Cas qui, non credo che si riprenderà presto. - disse il maggiore dei Winchester mentre lisciava i capelli corvini dell'angelo che non sembrava riuscire a riprendersi.

    Arrivarono davanti alla casa dopo il tramonto, avevano aspettato la sera perché erano certi che i poliziotti e gli investigatori se ne sarebbero andati con l'arrivo del buio...ed infatti, non c'era più nessuno. Erano riusciti ad aprire il cancello, anche se il terribile rumore che aveva fatto poteva aver svegliato l'intera cittadina, e con l'Impala parcheggiarono proprio davanti alla porta. Decisi a chiudere questa faccenda, uscirono dalla macchina, prendendo tutto quello che era possibile portare, fucili a pompa con pallottole di sale, varie bottigliette di acqua benedetta, pugnali d'argento, compreso il Pugnale di Ruby, la possibilità che fosse un demone erano ancora alte, meglio non rischiare. Aprirono la porta, i cardini cigolarono in modo inquietante, Dean avrebbe detto che sembrava di trovarsi dentro un film di serie B, ma tutta la voglia di sdrammatizzare era finita bellamente nella tazza del cesso.
    - Ok, io controllo il piano superiore, tu controlli questo piano. - disse Dean guardando Sam, il fratello minore annuì, così si separarono. Mentre Dean saliva le scale, prendendo poi il corridoio, Sam iniziò controllando la cucina. Aveva un'aria antica, ma non sembrava che lì vi fosse mai successo qualcosa di irreparabile, anzi, a guardarla bene era perfino in ordine, l'unica cosa che dimostrava che non era utilizzata era la polvere. Il salotto, invece, fu un'altra cosa. Lì erano stati ritrovati i cadaveri dei tre ragazzi. C'erano macchie di sangue dappertutto, ed una confusione generale. I mobili sparsi per la stanza mezzi distrutti, alcuni spostati verso le pareti; Sam immaginò che fossero stati i poliziotti e i paramedici a spostare i mobili in modo da potersi muovere meglio, per terra c'erano ancora tracce di bende e tubicini che probabilmente avevano usato per salvare la vita ai tre giovani, ma erano già morti quando erano stati trovati e l'intervento dei paramedici non era servito a nulla. Sam, pensando a quello che avevano passato le vittime, si sentì triste, pensava ai suoi poteri di continuo, al fatto che era riuscito ad uccidere Alastair senza problemi, forse poteva distruggere anche quello che si nascondeva in quel luogo oscuro, ma non ne era sicuro, non beveva sangue demoniaco da troppo tempo e il tremore alle mani, come la sudorazione, stava peggiorando. Non tanto da far preoccupare Dean, suo fratello non lo aveva ancora notato, per fortuna, ma se continuava così se ne sarebbe accorto e Sam non riusciva a trovare una bugia da dire al fratello quando sarebbe stato costretto a dare un qualche tipo di spiegazione. Era così preso dai suoi pensieri che non si rese conto che il suo fiato era visibile, qualcosa si stava avvinando. Senza rendersene conto Sam fu afferrato da una forza invisibile e scaraventato sul soffitto..CRACK....sul pavimento...CRACK...sul soffitto...CRACK...sul pavimento...CRACK! CRACK! CRACK! CRACK!! CRACK!!! Per una buona decina di volte fu trattato come una palla da ping pong. Dopo l'ultimo scontro contro il pavimento, la Forza oscura che lo teneva lasciò Sam per terra in condizioni disastrose.
    Dean, aveva ormai controllato quasi tutto il piano di sopra, non aveva avvertito nulla di insolito, era una vecchia casa fatiscente che bisognava semplicemente demolire. Il legno era marcio, i mobili distrutti, la carta da parati strappata e senza più uno straccio di colore, la famiglia Forsythe aveva lasciato che la casa andasse via via disfacendosi; all'improvviso sentì un rumore terribile provenire dal piano di sotto.
    - Sam? Sam che succede? - il maggiore dei Winchester sudava già freddo, ma con il continuare di quel rumore, divenne sempre più chiaro che c'era qualcosa che non andava. Decise subito di lasciar perdere il primo piano e di controllare che Sam stesse bene. Il rumore cessò mentre scendeva le scale e, quando arrivò alla porta del salotto, vide, con orrore, suo fratello steso per terra. Il corpo era scomposto, sembrava una bambola alla quale avevano tagliato i fili, perdeva sangue dal naso e dalla bocca e invece di respirare emetteva dei suoni strani, come se i suoi polmoni stessero collassando. Dean corse subito da lui.
    - Oh mio Dio, Sam! Cos'è successo?!? - Dean era in panico totale. Sam girava gli occhi verso di lui e tutto intorno freneticamente, cercando di articolare delle parole, ma riusciva solo ad emettere dei singulti. Dean prese subito il telefono per poter chiamare il 911, ma incredibilmente non c'era campo; prima di entrare dentro Forsythe Mansion, aveva controllato, le barre del suo cellulare erano piene, il segnale c'era eccome, adesso non più. Dean cercò di non farsi prendere dalla disperazione, suo fratello era in uno stato pietoso.
    - Ascoltami. - gli disse - Ascoltami bene Sam. Sicuramente hai molte ossa rotte e qui non c'è segnale. Non arriverà la cavalleria a salvarci, quindi, fratellino, dovrò portarti di peso alla macchina. E poi dritto in ospedale, ok? -
    Sam avrebbe anche annuito, ma l'unica cosa che riusciva a fare era sbattere velocemente le palpebre.
    - Dovrò...ah...dovrò alzarti, portarti sulle spalle, sei dannatamente grosso Sammy, non potrò portarti in braccio. Farà male, farà terribilmente male, devi stringere i denti e resistere, ok? - continuò Dean, che cominciava ad avere le lacrime agli occhi. Gli occhi di Sam sbatterono di nuovo, ma la luce che vi era dentro sembrava spegnersi ad ogni respiro che riusciva a fare. Prendendo un lungo respiro Dean afferrò Sam per le braccia, cercando di tirarlo su. Sam emise un grido strozzato, gli occhi già pieni di lacrime, la bocca digrignante dal dolore e il respiro accelerato al massimo. - scusa, scusa, scusa.. - mise uno dei bracci di Sam sulle sue spalle e con tutta la forza che aveva lo tirò su in piedi. In realtà non era in piedi, i suoi piedi strascicavano sul pavimento perché Sam non riusciva a muovere le gambe, molto probabilmente la sua spina dorsale si era spezzata, forse in più punti, ma il dolore doveva essere insopportabile. Dean, passo dopo passo, lo trascinò per tutto il salotto, fino all'ingresso, oltre la porta, sui gradini, verso la macchina e per tutto il tempo sentì che la vita del fratello defluiva via ad ogni movimento che Dean faceva. Arrivati alla macchina, con il più grande sforzo che potesse fare, Dean aprì lo sportello del passeggero infilandoci a forza il corpo enorme del suo fratellino. Sam era seduto in macchina finalmente, ma il capo era appoggiato sul suo petto e i suoi respiri erano dei suoni rauchi. Era il momento di andare in ospedale, il più in fretta possibile.
    Dean non riuscì a chiudere lo sportello, una forza incredibile lo afferrò con mani invisibili, prendendolo per le caviglie. Dean cadde a terra sbattendo il mento, con le unghie cerco di rimanere aggrappato alla ghiaia del cortile ma la Forza sovrumana che lo aveva preso lo trascinò facilmente via, facendolo strusciare su tutta la superficie, sui gradini, fino all'ingresso. La porta si richiuse dietro Dean Winchester che gridava al fratello. Dopo fu solo silenzio.

    La prima sensazione che Dean provò al suo lento risveglio era che galleggiava. Nessuna parte del suo corpo toccava una superficie e già questo era piuttosto strano; lentamente e quasi di malavoglia, aprì gli occhi, ciò che vide lo paralizzò. Era circondato da una specie di bozzolo, centinaia di migliaia di fili erano tutti intorno a lui e molti di quei fili lo tenevano fermo stringendo polsi e caviglie, tenendolo sollevato. "Dio, fa che non sia un ragno" pregò Dean. Non aveva paura dei ragni, ma c'era una bella differenza tra un ragno piccolo come un seme ad un ragno grande come un SUV 4x4. Sperando di non attirare l'attenzione, iniziò a muoversi, cercando di slacciarsi quei fili che lo tenevano appeso a faccia in su. Si chiedeva dove fosse, se era ancora dentro la casa o da qualche altra parte, perché tra un filo e l'altro, ogni tanto, avvertiva come un leggero spiffero, era sicuro di trovarsi all'aperto, forse era davvero dentro il bozzolo di un ragno gigante appeso ad un albero. Ma non era così.
    All'improvviso i fili si mossero e davanti a Dean apparve un essere. Aveva una testa, aveva delle braccia, aveva una cosa che forse un tempo era stata una specie di tunica, ma il resto era composto dai quei lunghissimi fili che, Dean capì, erano capelli. Il volto davanti a lui era orribile, la pelle era di un marrone scuro grinzoso, simile alla pelle delle mummie egiziane viste nei libri di Sam quando erano bambini, ma era anche sottilissima, così sottile che si poteva vedere il teschio sotto di essa, i denti erano grossi e gialli marci, le orbite degli occhi erano dei profondi buchi neri, ma sembrava che dentro ci fosse una piccola luce evanescente; le braccia erano lunghissime e magrissime e come per la testa, la pelle permetteva di vedere i muscoli e i tendini che c'erano sotto; la tunica, o quello che ne rimaneva, si confondeva con i capelli da tanto che era lacera; le mani erano dinoccolate, dita lunghissime che terminavano con degli artigli affilati al posto delle unghie.
    - Chi sei? - chiese Dean. Un bel coraggio. Si congratulò quasi con se stesso per aver fatto una domanda con un filo di voce quasi impercettibile.
    - Askeladd - gli rispose l'essere, il suono della sua voce era un sibilo terribile, dava fastidio alle orecchie, cosa poteva esserci di peggio? Le unghie sulla lavagna?
    L'essere chiamato Askeladd avvicinò le mani al viso di Dean. - Ti aspettavo. Sono molti anni che ti aspetto. -
    - Ah sì? - la voce gli tremava un po'. -
    - Ti ho portato fino alle stelle, sei contento? -
    - Le stelle? -
    Dean, storcendo un po' il collo, guardò sotto di se, i capelli di Askeladd non erano completamente a bozzolo e il maggiore dei Winchester notò che era a parecchie centinaia di metri sopra la città di Mountain Breeze, ne vedeva le luci come un piccolo albero di Natale. Se fosse caduto da lì, ci avrebbe messo almeno due o tre minuti prima di schiantarsi e morire.
    - Gentile da parte tua, ma non sono un uccello, odio volare, odio gli aerei, avrei preferito rimanere a terra. -
    La unghie di Askeladd lisciarono la pelle della guancia di Dean facendogli venire dei brividi lungo tutta la schiena.
    - Credevano di poterti tenere lontano da me, ma....sono furbo io. Askeladd sa cosa bisogna fare. Askeladd fa in modo che la luce vada da lui. -
    - La luce? - chiese Dean, cercando ancora una volta di muoversi, l'idea era di provare a raggiungere il coltellino che teneva nascosto nei vestiti, faceva sempre comodo.
    - La luce. Tu sei la luce. Loro non volevano darmela, io me la sono presa da solo. - il suo modo di parlare era lento, ma decisamente mellifluo, come un serpente che cerca di circuirti nelle sue spire. Quella cosa della luce proprio non gli piaceva e così Dean cercò ancora più forte di divincolarsi dai suoi capelli. - E adesso tu sei qui. E cosa faranno loro? Niente, loro non possono fare nulla contro Askeladd. -
    - Loro? Chi sono loro? - forse se lo faceva parlare non si sarebbe accorto che lui lottava con quei dannati capelli.
    - Gli alati. - rispose tranquillamente Askeladd.
    "Alati?" si chiese Dean.... "gli angeli"...
    All'improvviso Akeladd si raddrizzò su tutto il suo essere - Gli alati credono che Askeladd sia uno sciocco, ma non è così. - la sua voce si stava alzando e sembrava sempre più arrabbiata. - Mi sentite lassù?!? - gridò il mostro verso il cielo. - MI SENTITE?!? - ormai la sua voce era come un tuono e questo fece scattare tutti i nervi di Dean, che cercava di strapparsi via di dosso qualunque cosa appartenesse a quell'essere, sentiva che era in pericolo, ogni muscolo del suo corpo gli gridava di muoversi altrimenti sarebbe morto. - Mi senti generale? Senti il mio grido di Vittoria? Sei preoccupato?!? Il più potente Alato del Cielo non è forse preoccupato per il più potente Tramite della Terra??? -
    - Ma che cosa vuoi?!? - gli gridò Dean!
    Askeladd, con un movimento veloce, avvicinò il suo scheletrico viso a quello di Dean, erano a pochi centimetri di distanza, Dean poteva sentire il fiato fetido di quella cosa fargli rizzare tutti i capelli.
    - Voglio solo il tuo cuore. - disse tranquillamente e la sua mano scattò verso il torace di Dean, trapassandogli lo sterno e afferrandogli il cuore. L'unica cosa che Dean fece, inarcando tutta la schiena quasi a spezzarsi, fu di gridare dal dolore.

    Anna stava camminando tranquilla, non avrebbe dovuto, lei era ancora una ricercata, l'aver aiutato Castiel a sbarazzarsi di un traditore come Uriel non le aveva comunque dato il perdono da parte dei piani alti. Si teneva in disparte, anche se ora che aveva nuovamente la sua Grazia, avrebbe potuto andare ovunque, eppure era lì, in una strada qualunque dove non c'era mai nessuno. L'America era un Paese enorme, pieno di autostrade larghe e decisamente lunghe dove potevi anche perderti in te stesso ed essere lasciato in pace. Anna pensava continuamente ai Sigilli, voleva aiutare i fratelli Winchester a scovare Lilith, ma era anche bloccata dalla paura, sapeva cosa succedeva agli angeli ribelli, e non si riferiva a Lucifero, il più ribelle di tutti. Lei non sarebbe stata scaraventata all'Inferno, ma sarebbe finita per l'eternità nelle prigioni celesti, se non peggio, poteva finire sotto le amorevoli cure di Naomi. Solamente gli Arcangeli maggiori non la temevano, anche lei aveva dei limiti, ma Anna era un semplice angelo; certo, aveva avuto una sua legione, di cui avevano fatto parte proprio Castiel e Uriel, ma sempre un semplice angelo rimaneva e a Naomi non sarebbe dispiaciuto farle passare un brutto quarto d'ora, che in minuti angelici potevano significare diversi secoli.
    Stava ancora ragionando se cercare i Winchester oppure no quando all'improvviso sentì il più forte dolore che avesse mai sentito attraversarle il petto! Con gli occhi di fuori, si guardò il torace, c'era una spada fatta di luce che la stava trapassando da una parte all'altra, l'elsa sulla schiena, la punta fuori dal petto. Il dolore fu così forte che Anna rovesciò gli occhi indietro, cadendo per terra svenuta.
    Quello che era successo ad Anna stava accadendo a moltissimi altri angeli che si trovavano sulla Terra. Ovunque fossero, in un bar, all'aperto, in piena battaglia contro dei demoni, gli angeli venivano trapassati da una spada di luce incandescente, quasi cristallina ma sicuramente letale. Cadevano senza rialzarsi, alcuni di loro non si sarebbero rialzati mai più perché erano angeli più deboli, o perché i demoni ne avrebbero approfittato. Nel motel dove Sam & Dean alloggiavano, Castiel era uscito dalla vasca da bagno, era per terra dolorante, la spada di luce fuoriusciva anche dal suo torace facendolo contorcere dal dolore. - Cosa...cosa sta succedendo? - quasi urlò.
    Da un'altra parte, in un club privato, nascosto agli occhi del mondo e, soprattutto, nascosto agli occhi dei suoi fratelli, un Trickster si stava divertendo con due bellissime ragazze. Inutile dire che le aveva create lui con i suoi poteri, era bello divertirsi senza doverne rendere conto a qualcuno e le ragazze avrebbero fatto qualunque cosa per lui. Ma nel momento stesso che pensava che sarebbe stata una serata divertente, il Trickster si piegò in due mandando un urlò. Tremante come non mai a causa del dolore più forte che avesse mai sentito in tutta la sua lunga esistenza, il Trickster si guardò il torace; la spada di luce usciva limpida e terribile dal suo sterno. Gli tremavano le mani, voleva provare a togliersela ma capì che non era una vera spada, era qualcosa di più mistico.
    - La...La Spada di Michele... - sussurrò - DEAN!!!!!! - il suo grido si sentì per molte miglia.

    Dean, ancora con la schiena inarcata, e la mano di Askeladd dentro il petto, non urlava più, non lottava più, si stava lentamente spegnendo, sentiva la mano di quel mostro stringere il suo cuore, ogni battito era un sussultò, perché sembrava che ne facesse sempre di meno, era sull'orlo della morte. "Ho paura...Sammy ho tanta paura..." non era nemmeno più sicuro che avrebbe rivisto suo fratello, lo aveva lasciato dentro l'Impala con chissà quante ossa fratturate, forse Sam era morto prima di lui.
    - Allora Generale, cosa fai? Stai piangendo? Stai implorando? - Askeladd si muoveva da ogni parte, il suo braccio si allungava e accorciava a seconda dei movimento, in modo che la mano rimanesse avvinghiata a quel cuore pompante e nello stesso tempo scherniva tutta la volta celeste.
    Dean sentiva ormai che l'ombra della morte era su di lui. Aveva sentito dire che quando stavi per morire, tutta la tua vita ti passava davanti, ma non a lui. Perché doveva ricordarsi dei quarant'anni passati all'Inferno? Perché rivivere la morte di suo padre? Perché piangere ancora la perdita di sua madre? Morire faceva schifo, rivedere la propria vita era deprimente, l'unica cosa che Dean pensava era che nella sua vita non aveva mai combinato niente di nuovo. Gli angeli lo avevano salvato, credevano in lui, o almeno ci sperava, e adesso sarebbe morto senza fare niente, sarebbe stata l'ennesima delusione. Dean Winchester viveva di rimpianti, e ci sarebbe anche morto pieno di rimpianti.
    Mentre si lasciava andare, ormai sicuro che il dolore sarebbe passato una volta che fosse morto, una frase gli tornò in mente... "imponi le mani" ...chi l'aveva detta? "imponi le mani" ....Castiel. L'aveva detta Cas nel suo delirio quando si era schiantato nella loro stanza. "imponi le mani" ....perché si impongono le mani? Imporre le mani sul capo di qualcuno serve per trasmettergli il Dono di Dio per compiere determinate missioni, come il battesimo....o anche come combattere i mostri? La Forza di Dio era nell'imporre le mani? Dean aprì lentamente gli occhi, ormai non ci vedeva quasi più, la forza lo stava abbandonando e Askeladd, sopra di lui, gioiva come un bambino che aveva ricevuto così tanta cioccolata da scoppiare. Lentamente, con un tocco leggerissimo dovuto alla spossatezza, Dean sfiorò una piccola parte del braccio sinistro di Askeladd con il palmo della mano. In quel punto, la pelle si sbiancò lentamente, diventando trasparente e lucida, piano piano incrinandosi come se fosse fatta di un sottilissimo strato di cristallo. Askeladd se la guardò e sembrava quasi indispettito, per ripicca strizzò ancora di più il cuore di Dean, che sussultò ancora una volta...ma la prova era lì!
    - Vuoi la mia vita? - chiese sussurrando. Askeladd avvicinò il viso a quello di Dean per sentire meglio ciò che diceva. - Vuoi la mia vita? - chiese di nuovo. Askeladd era ancora più vicino, poteva toccarlo e lo fece. Scattò come un serpente afferrando il viso di Askeladd con la sua mani. - PRENDILA!!!! - gridò con tutto il fiato che gli era rimasto.
    Askeladd mandò un urlo agghiacciante, non umano, il suo viso iniziò a diventare trasparente e sottile, il mostro si agitava così tanto che mollò la presa, Dean venne scaraventato indietro tra i capelli di Askeladd, si premeva la mano sul petto cercando di evitare la fuoriuscita di sangue e cercando di respirare. Askeladd, invece, gridava e si dimenava come se fosse stato messo sopra un violento rogo, tutto il suo orrendo viso, il suo scheletrico viso, il suo terrificante teschio era completamente trasparente, comprese le braccia e la mani, con quelle unghie ad artiglio. Alla fine, a forza di agitarsi, il cristallo iniziò ad incrinarsi e spezzarsi, minuscole particelle cominciarono a vorticare intorno ad Askeladd che gridava sempre più forte, sempre più stridulo, Dean non capiva nemmeno se stesse dicendo qualcosa, ma non se ne poteva preoccupare, cercava di respirare in modo normale, anche se non ci riusciva molto. Askeladd, con una potente esplosione, divenne un vortice di particelle di cristallo, una nebbia splendente di frammenti, i capelli bianchi si stava disintegrando sotto gli occhi di Dean, che a malapena riusciva ad inspirare. Un volto gigante apparve tra quei centinaia di migliaia di frammenti, un volto che apriva la bocca per gridare ma l'unico suono che si sentiva era quello di un tornado Forza 5, un ringhio di un animale gigantesco che stava morendo.
    Alla fine, lentamente, il rumore cessò, le particelle si dispersero per i quattro venti e Dean, con il fiato corto, si ritrovò a contemplare un bellissimo cielo stellato, di cieli così era difficile vederne con le luci della città e lo smog, era davvero un paesaggio magnifico.
    Dean si rilassò e precipitò.

    Stava precipitando, in pochi minuti si sarebbe schiantato al suolo e sarebbe morto, ma non gli importava, era ferito, perdeva sangue, ormai non aveva più forze, c'era la seria possibilità che, quando avesse raggiunto il suolo, poteva essere già morto. Non si accorse che una figura stava volando verso di lui. All'improvviso il maggiore dei Winchester si sentì afferrare da dietro, frenando così forte la caduta che causò un piccolo boom sonico. Tutto il suo corpo vibrò di dolore ma continuava e galleggiare; due forti braccia lo stringevano saldamente, ma Dean era preso da qualcos'altro. Vide qualcosa che si muoveva intorno a lui...erano ali, bellissime, grandissime, candide, bianche con piccole striature d'argento. La Ali di un Angelo.
    - Dean sono qui! - la voce era quella di Cas. Era lui che lo teneva in volo. Erano sue le ali. Dean credeva che non si potessero vedere, lui aveva notato solo e sempre delle ombre, a dimostrare che le ali c'erano ma che non gli era consentito ammirarle, questa era la prima volta che le vedeva, forse quando era vicino alla morte un essere umano riusciva a vedere cose che normalmente erano invisibili ad occhio umano.
    - Sono...bianche. - disse con un filo di voce prima di perdere i sensi.
    - Dean? - Cas sentì qualcosa di umido sotto la sua mano appoggiata al petto di Dean, girandola notò che era insanguinata, Dean stava morendo. Senza pensarci troppo, in un battito di ciglio, atterrò sul grande cortile di Forsythe Mansion, stese Dean per terra e, poggiando entrambi le mani sul torace, rilasciò moltissima energia benefica della sua Grazia. Dean annaspò all'improvviso, riprese a respirare molto velocemente, la vita stava di nuovo fluendo dentro di lui. Si girò di lato e iniziò a tossire, i suoi polmoni si riempirono così velocemente che a Dean sembrava di avere il fiatone, le ferita al torace era già guarita, non ne rimaneva nemmeno la cicatrice. Finalmente, con un respiro regolare, Dean sospirò. Se per un attimo si sentì tranquillo e rilassato, tutto venne spazzato via dalla vista che aveva davanti; era vicino alla macchina e vedeva perfettamente Sam sul sedile del passeggero ancora immobile.
    - SAM! - senza badare a niente di quello che aveva intorno, corse verso il portello della macchina, si appoggiò guardando un Sam esangue. - Cas! - si voltò a chiamare l'angelo, ma Cas era già lì vicino a lui, spostò leggermente Dean e toccò Sam sulla fronte. Sam ebbe la stessa reazione di Dean, i polmoni, che quasi sicuramente erano stati perforati dalle costole spezzate, erano ritornati come nuovi e richiedevano aria! Dean tirò un sospiro di sollievo. Sam lo guardò per rassicurarlo, uscì dalla macchina e...Dean sbiancò. Il sedile dove Dean aveva appoggiato Sam era totalmente sporco di sangue, sembrava che ne fosse colato diversi litri.
    - Oh, Dean, scusa...mi spiace, ti ho sporcato l'auto, ma la farò lavare, pagherò tutto io. - Disse Sam cercando di tranquillizzare il fratello, sapeva quanto Dean ci tenesse alla sua piccola Baby. Poi si voltò per ringraziare Castiel ma... - Cas ma dove diavolo sono i tuoi vestiti?!? -
    Dean si voltò verso Cas e notò che era tutto nudo. Anche Cas notò che era tutto nudo e con fare tranquillo disse - Non so dove siano i miei vestiti, mi sono ritrovato così. -
    - Credo che...ehm....siano rimasti nella stanza del motel, dove ti abbiamo spogliato. - fece Sam un po' imbarazzato.
    Cas si ritrovò addosso una coperta che Dean aveva preso dalla macchina mentre Sam si stava spiegando con l'angelo. - Copriti svergognato! - gli disse, tutto rosso in faccia, con serietà.
    Sam non sapeva se ridere o scusarsi ancora di più. Aveva trattato male Castiel, ma lui aveva nuovamente salvato la vita a Dean.

    I due fratelli Winchester erano seduti ad un tavolo di un diner piuttosto vuoto, vista l'ora tarda, ma a loro andava bene così. Erano stanchi ma incredibilmente affamati. Dean aveva voluto solo un pezzo di torta, anche se enorme, e rimase stupito quando anche Sam ne chiese una. Il suo fratellino gli aveva fatto un sorrisetto allegro come a dire che ogni tanto poteva anche mandare a quel paese la sua dieta.
    - Allora, era un fantasma? - chiese il minore.
    - Fantasma? Non credo, tutto sembrava fuorché un fantasma. -
    - Ma, prima di essere sbatacchiato di qua e di là, il mio fiato si era condensato, doveva essere un fantasma. - continuò Sam addentando un pezzo di torta e rimanendone molto estasiato.
    - Non lo so. Non so cosa fosse, so solo che voleva uccidermi...e che ce l'aveva con gli angeli. -
    - Con gli angeli? -
    - Sì. Diceva cose strane, li chiamava "Alati", parlava di qualcuno, ma non so di chi parlasse, ero troppo preso dal cercare di liberarmi. - Dean rabbrividì al ricordo di quell'essere.
    - Mi dispiace, non ero lì ad aiutarti. - disse Sam con aria quasi afflitta. -Stavo pensando una cosa.. -
    - Dimmi. -
    - Gli ultimi tempi sono stati piuttosto movimentati per noi, giusto? - la faccia sarcastica di Dean diceva "Ma davvero? Non me ne ero accorto" - Penso che dovremmo prenderci qualche giorno di vacanza. Non parlo di settimane, parlo solo di due o tre giorni. -
    - Va bene, non credo ci sia nulla di male. Vuoi fare qualcosa di particolare o solo stare stravaccato su un letto a dormire per settantadue ore di fila? -
    Sam fece un largo sorriso - Pensavo che...potremmo andare a San Jose. -
    A Dean si strabuzzarono gli occhi! - Winchester House? -
    - Winchester House! - confermò Sam. - Voglio dire, mi fido di papà, se lui diceva che non c'erano più tracce di fantasmi, ci credo, però...possiamo fare i turisti, vedere la casa e...controllare di nuovo se è davvero vuota. -
    - Ti adoro fratellino! - disse Dean con l'aria di un bambino alla quale avevano promesso di portarlo a Disneyland.
    - Lo so. - e con quella decisione, i due terminarono tranquillamente il loro pasto.

    Fuori dal diner c'era un giovane uomo biondo che osservava i due fratelli dalla finestra dove li poteva vedere come si deve. I suoi vestiti erano tornati un po' trasandati e, per sicurezza, aveva nuovamente dipinto una parte dei suoi capelli biondi, stavolta di un azzurro mare. Le sue intenzioni erano chiare, era il momento di lasciar andare il tramite William. Sentì il battito di ali e capì chi fosse lì ad osservarlo.
    - Ciao Castiel, quanto tempo è passato eh, fratello? - chiese mentre si voltava verso Cas.
    - Lo sapevo che eri tu! L'ho capito subito appena ho avvertito l'aurea malefica di quella casa! -
    - E questo non ti ha impedito di entrarci. Ci hai quasi rimesso la vita. -
    - Cosa ti è saltato in mente? Hai rischiato di far uccidere Dean! - la calma flemmatica di Castiel sembrava essersi defilata, era arrabbiato.
    - Ho fatto quello che doveva essere fatto. Sei arrabbiato. - disse alzando un sopracciglio.
    - Non arrabbiato, sono furioso. Dean è sotto la mia responsabilità e tu lo hai messo in pericolo. Non deve succedergli niente! -
    - Ma ti ascolti quando parli? "Dean è sotto la mia responsabilità", ma non ci hai pensato due volte a chiedergli di torturare nuovamente, anche se sapevi benissimo che era sbagliato. - affermò l'angelo biondo zittendo Cas. - "A Dean non deve succedere niente", allora perché continuiamo a chiedergli di fare il cacciatore mettendo la sua vita perennemente in pericolo? Castiel, fratello, Dean è un cacciatore ed è, cosa più importante, l'Uomo Giusto. A te questa cosa potrà anche non piacere, ma solo lui poteva distruggere Askeladd. -
    - E se ti fossi sbagliato? Se non fosse stato Dean la persona giusta? -
    - Tu proprio non ci arrivi, eh? Dean non è solo l'Uomo Giusto, lui è molto di più di questo. Ma tu fai come gli struzzi, metti la testa sotto la sabbia, obbedisci agli ordini e non fai mai domande. Sei proprio un bravo soldatino. -
    - Di cosa parli? Io mi pongo sempre molte domande... -
    - Ti poni le domande sbagliate! Siamo angeli, Castiel, siamo guerrieri, i demoni ci temono, eppure i Sigilli si rompono uno dietro l'altro. Stanno vincendo loro e questo non fa scattare un campanello d'allarme in quella tua testolina? Le cose sono molto più complesse di quello che ti si para davanti. La verità, fratello, è che tu non sai niente. Poniti le domande giuste e forse capirai. -
    Senza aggiungere altro, l'angelo biondo si dileguò lasciando Castiel pieno di domande senza risposte.

    VOGLIO SOLO IL TUO CUORE.
    Dean annaspò tra le coperte cercando di non gridare, il volto orribile di Askeladd era impresso nelle sue retine e lui, pur di non urlare, si morse quasi a sangue il labbro inferiore. Era nel letto e ansimava copiosamente, tenendosi una mano sulla parte sinistra del torace, i battiti del suo cuore erano a mille; tutto sommato, Dean se l'era immaginato che avrebbe avuto un incubo su Askeladd, ma non si è mai pronti quando la paura ti assale all'improvviso. Sam era nel letto alla sua destra che dormiva saporitamente. Erano state una giornata e una notte lunghissime, San Jose o no, avevano bisogno di dormire, di riposare prima di ripartire la mattina dopo, ma sembrava proprio che a Dean non fosse concesso. Riprendendo fiato si alzò dal letto, in punta di piedi andò fino in bagno, chiuse piano con la chiave e, davanti al lavandino, si lavò. Sperava che l'acqua fredda lo avrebbe calmato. Si guardò allo specchio e quello che vide non gli piacque. Era pallido, con delle brutte occhiaie viola sotto gli occhi, i suoi occhi così spenti e tristi. Lentamente scivolò di lato mettendosi seduto sul coperchio della tazza del water, abbassò le spalle, incrociò le braccia, ci affondò il viso e cominciò a piangere. Per nessuna ragione al mondo avrebbe voluto farsi vedere da Sam in quello stato; era successo una volta, quando aveva confessato gli orrori che gli erano stati inferti all'Inferno, ma soprattutto quelli che LUI aveva inferto alle altre anime. Lì si era sfogato perché era qualcosa che non riusciva più a gestire, ma voleva che fosse l'ultima. Non aveva ancora saputo che era stato lui a spezzare il primo Sigillo, quando avevano affrontato una sirena. Sam gli aveva detto che era un debole, che sapeva solo piangere; certo, era sotto l'influsso del veleno della sirena, ma aveva temuto che, forse, era davvero così, piangeva per ogni cosa che succedeva, e questo lo fece vergognare ancora di più, ma i singhiozzi continuarono, ormai la diga aveva ceduto.
    Un leggero tocco sulla spalla gli fece alzare la testa. Davanti a lui, inginocchiato in modo da poterlo guardare dritto negli occhi, c'era l'angelo biondo, nuovamente con i capelli bicolore, proprio come lo erano gli occhi. Lo guardava con sguardo dolce.
    - Non vergognarti Dean. Piangere è una cosa normale per gli esseri umani; stai portando un grosso peso sulle spalle, se ogni tanto vuoi sfogarti ne hai tutto il diritto. - gli disse con una voce calda a rassicurante.
    - Sam...Sam è quasi morto oggi... - disse Dean singhiozzando, ripensando a quel sedile sporco di sangue.
    - Lo so...mi spiace di averlo coinvolto in tutto questo. -
    - Quella cosa...quella...è morta? -
    - Sì, Dean, questa volta lo è. - rispose deciso l'angelo.
    - Questa volta? ...ma...che cos'era? -
    L'angelo si rattristò per un momento, non era certo che fosse il caso di dire a Dean tutto, ma in fondo era quasi morto facendo il suo dovere, ed era stato lui a gettare il cacciatore nella mani di quell'essere.
    - Molto tempo fa, quando gli esseri umani erano giovani, nacque un uomo particolare. Sarebbe inutile dirti il suo nome, come ho detto, gli esseri umani erano giovani, non esisteva nemmeno la scrittura, neanche i geroglifici erano stati creati, non riusciresti mai a trovare il suo nome in qualche testo antico. Ed in fondo, non ha poi molta importanza. A quei tempi gli uomini avevano iniziato a stare in gruppo, praticamente creando le prime vere comunità della storia umana. Quell'uomo era molto ambizioso, voleva diventare il capo di tutte le tribù che si stavano formando nel territorio dove viveva, vedeva lontano, affermava che il mondo era molto più grande di come lo credevano ed era convinto che solo lui sarebbe stato la persona giusta a governare su tutti gli altri, di essere una guida per gli uomini. In verità la sua anima era molto sporca e corrotta e quando un essere umano ha un'anima così, attira inevitabilmente l'attenzione dei demoni. Un demone gli si presentò e gli fece un'offerta: il demone gli assicurava che ogni villaggio, ogni gruppo, ogni uomo, donna o bambino che avrebbe incontrato sul suo cammino sarebbe diventato un suo suddito, lui sarebbe diventato colui che avrebbe comandato su tutti gli altri, e tutto questo sarebbe durato dieci anni. Per dieci anni le cose sarebbero andate bene, ma c'era un prezzo da pagare, la sua anima. -
    - Il primo demone degli incroci? - chiese Dean.
    L'angelo biondo sorrise - Si può dire di sì, anche se a quei tempi non esistevano incroci, dato che non esistevano nemmeno le strade, ma possiamo dire che fosse un demone degli incroci...e tu sai cosa succede dopo dieci anni, vero? -
    Dean deglutì, si ricordava perfettamente i cerberi che lo avevano dilaniato per portare la sua anima all'Inferno.
    - I dieci anni passarono e l'uomo era diventato il capo di ogni cosa posasse sopra gli occhi, ma arrivarono i cerberi e l'uomo morì. Fu trascinato all'Inferno. Tu sai già che i demoni sono le anime dannate che si sono trasformate, la sua anima era già preda dell'oscurità, così divenne un demone in brevissimo tempo. E non solo, divenne anche un demone molto spietato. Era un vero flagello. Così mi fu chiesto di occuparmene. Il demone, che si faceva chiamare Askeladd, stava cercando una cosa particolare quando lo affrontai; ovviamente sono un angelo e, per quanto possa essere potente un demone, io lo ero di più. Lo uccisi. O almeno credevo. - sospirò.
    - Non l'hai ucciso? -
    - Sì, Dean, io l'ho ucciso...ma lui tornò. -
    - Cosa? -
    - Lui tornò. Non è una cosa fattibile, un demone che muore non torna all'Inferno, quando un demone torna all'Inferno significa che è stato esorcizzato; di un demone che viene ucciso non rimane niente, è un nulla, è in un Vuoto assoluto. Ma non Askeladd. Lui tornò. In quella forma orribile che hai potuto conoscere. In vita, nella sua nuova vita demoniaca, Askeladd aveva un'ossessione, un'ossessione così potente e forte che gli impediva di morire definitivamente. Provai ad ucciderlo per molto anni, per secoli, i miei stessi fratelli mi dissero che Askeladd era la MIA di ossessione, forse era così. Ma poi...sei arrivato tu. E le cose sono cambiate. -
    - Perché? -
    - Perché tu sei l'Uomo Giusto. Tu solo potevi ucciderlo. -
    - Io non capisco, non ho fatto niente. - si lamentò Dean.
    - Non è vero, lui aveva un'ossessione che cercava da migliaia di anni, tu gli hai dato quello che stava cercando. -
    - Che cosa gli ho dato? -
    - LA VITA. - disse l'angelo con un sorriso radioso. - La tua energia vitale. La tua Anima così folgorante. Gliene hai data così tanta di energia che, alla fine, non è riuscito a contenerla e questo lo ha distrutto. -
    - La vita? Tutto qui? -
    - Sì, per lui che era morto all'apice della sua esistenza, con tutti i popoli sottomessi, per essere poi trascinato all'Inferno senza goderne i frutti era inaccettabile. Lui voleva indietro ciò che i demoni gli avevano tolto. -
    - Ma...la mia anima è sporca...non... -
    - Oh no, Dean, non lo è. La tua anima è la più luminosa di tutto il mondo. Non ci sono anime come la tua, e c'è una buona ragione per cui lo è. -
    - E se avessi sbagliato? Se non avessi capito cosa dovevo fare? Io...io ho solo ricordato la frase di Cas, non ho fatto poi molto. -
    - Mi fa piacere sapere che Castiel ha contribuito ad aiutarti, ma sarebbe andata così, perché sei l'Uomo Giusto. La scelta migliore. -
    - Io non mi sento così, mi sento inutile. -
    L'angelo si accigliò a quelle parole. - Dean, essere l'Uomo Giusto non è solo combattere per impedire la distruzione dei Sigilli. Presto, molto presto, ti verrà chiesto di fare delle scelte, e sarà allora che dovrai veramente contare sul tuo intuito. -
    - Quali scelte? - chiese il giovane con aria spaventata.
    - Non posso dirtelo; ma non perché non voglia o non possa, chiariamo, non posso perché non voglio influenzare le scelte che farai. -
    - E se faccio la scelta sbagliata?! -
    - Non ha importanza. -
    - Certo che ce l'ha, se sbaglio cosa rischiamo? La fine del mondo?!? - chiese sempre più preoccupato il maggiore dei Winchester.
    - Non ha importanza, perché io sono assolutamente certo che farai sempre la scelta giusta. Sai cosa distingue un angelo da un uomo? L'uomo ha il libero arbitrio. L'uomo può fare delle scelte, moltissime scelte, ed io so che tu sei una persona buona e che cercherai sempre di fare la cosa giusta. Quello che voglio dirti è che non devi lasciare che siano gli altri a dirti cosa fare. Devi farlo da solo. -
    - Ho paura di fallire. - disse chinando ancor di più la testa, ormai anche il naso cominciava a gocciolare.
    - Io invece no. Io credo in te Dean Winchester. -
    - Sai, è una cosa strana. Continuo a chiedere a Cas cosa devo fare, ma lui mi dice sempre e solo "non lo so" oppure "non posso", è molto snervante. Io non so nemmeno quale sia il tuo nome, ma almeno tu hai cercato di darmi una spiegazione a quello che mi sta succedendo intorno. -
    - Castiel ha osservato l'umanità per migliaia di anni, ma ci ha interagito pochissime volte, non sa bene come comportarsi con gli esseri umani. Molti affermano che Castiel si stia prendendo cure di te; a me piace pensare che sei tu che ti stai prendendo cura di lui. - Sorrise felice, allungò le mani a coppa sulle guance di Dean e lo guardò intensamente. - Sei stato bravo Dean, ti sei comportato bene. - Appoggiò due dita sulla sua fronte e disse - Possa questa notte essere serena, gentile, misericordiosa, e che il Sonno dei Giusti scenda su di te. -
    Quando Dean riaprì gli occhi, l'angelo non c'era più. Ma nemmeno l'ansia, l'angoscia, la voglia di piangere, sentiva una pace dentro di se che non avvertiva da molto tempo. Raddrizzò le spalle, si pulì il viso dalle lacrime e anche dal muco. Si alzò, uscì dal bagno e guardò Sam, un grosso fagotto di coperte che russava e un piede che fuoriusciva dal letto, era dura trovare un motel con dei letti abbastanza lunghi per quel gigante. Afferrò l'alluce a Sam che, senza svegliarsi, ma mugugnando nel sonno, lo ritirò all'interno delle coperte. Dean sorrise, gli sembrava ancora il bambino che aveva cresciuto. Si infilò nuovamente sotto le coperte, prese un lungo respiro, si addormentò.
    E quella notte Dean Winchester non ebbe nessun incubo.

    NOTE DELL'AUTRICE
    Benvenuti alle eccitanti note finali. Bé, in verità non è detto che forse ne abbiate bisogno, ma magari sono io che ho bisogno di spiegare certe scelte fatte. Ma siete stati grandi ad arrivare fino alla fine. Lo so lo so, anche stavolta ho trattato Dean malissimo, viene sempre preso a calci dove non batte il sole, anche se poi riesce a vincere e sopravvivere; guardate il lato positivo, non è finito in ospedale.
    1) La prima cosa di cui voglio parlare è la Forza di Castiel. La questione "Castiel" è sempre stata, per me, molto ingarbugliata. Quanto è forte questo angelo? Boh, e chi lo sa? Nella 4x16, Dean viene mandato all'ospedale da Alastair, Sam chiede a Castiel di curarlo ma lui risponde "non posso", quindi ci da l'impressione che non ne sia in grado...ma se ricordiamo la 5x02, dove Bobby chiede a Castiel di curarlo, allora è logico pensare che un angelo dovrebbe esserne in grado (io però non ricordo, nella quarta stagione, Cas & Bobby nella stessa stanza e voi?). Anche Bobby non fu curato, ma ho pensato che Cas non fosse al 100% perché era stato ucciso da Raffaele. Nella quarta stagione, invece, è logico pensare che un angelo sia perfettamente in grado di curare un essere umano. Castiel ha afferrato l'anima d Dean e l'ha rimessa in un corpo morto da quattro mesi, ormai in putrefazione avanzata, rimettendolo a nuovo. E credo che anche Zaccaria abbia curato Dean per poi fargli passare le tre settimane come Dean Smith (le ferite ci mettono molti giorni a guarire, per nasconderle, è meglio farle guarire subito). Insomma, io penso che Cas nella quarta stagione sia in grado di curare un essere umano, ma siccome il dubbio rimane (Cas dice troppo spesso NON POSSO) ho scritto che ha dovuto usare parecchia energia della sua Grazia.
    2) La spada scintillante che per poco non uccide tutti gli angeli è una mia creazione. La Spada di Michele è, di fatto, l'arma più potente del Paradiso e Dean è conosciuto come La Spada di Michele. Askeladd, che voleva riavere la sua vita, era anche incavolato nero con gli angeli perché per migliaia di anni hanno cercato di eliminarlo, quindi diciamo che voleva due piccioni con una fava, e cioè la sua vita e la distruzione degli angeli per mano della Spada. È stato Askeladd a fare un collegamento psichico, tra Dean e gli angeli, che ha debilitato gli alati; ricordate però che, normalmente, se qualcuno uccide Dean Winchester gli angeli continuano a vivere, state tranquilli. Ed è inutile aggiungere che, una volta morto Askeladd, gli angeli si sono subito ripresi (almeno quelli sopravvissuti).
    3) Mi sono sempre chiesta una cosa: perché nella 4x18 Castiel si comporta in modo normale, aiutando Dean a salvare Sam, utilizzando l'arcangelo a difesa del Profeta, mentre nella 4x20 (e nella 4x19 non si è nemmeno visto), doveva parlare a Dean dei sospetti che aveva sugli angeli e la questioni dei Sigilli? Perché a Castiel sono venuti dei dubbi? Chi gli ha messo la pulce nell'orecchio? Così ho messo la conversazione tra Cas e l'angelo biondo, dove il biondo gli insinua il dubbio, dopotutto le parole hanno il loro peso e non si possono più ritirare, se uno ti dice che c'è qualcosa che non va è facile che venga un piccolo dubbio, no?
    4) E questo ci porta all'angelo biondo e al fatto che non gli ho dato un nome. La verità è che non sapevo che nome dargli. Il fatto che sappia che gli angeli non impediscono del tutto la distruzione dei Sigilli perché alle alte sfere vogliono fa scoppiare l'Apocalisse ci fa capire che non è un angelo della stessa portata di Castiel (che non sa mai nulla), anzi...a dirla tutta potrebbe essere benissimo un arcangelo. Arcangelo minore per l'esattezza, quelli maggiori li conosciamo. Avevo pensato a nomi come Jehudiel o Zerachiel, ma forse l'arcangelo minore migliore potrebbe essere UMABEL che è anche un angelo custode sotto il comando di Michele in persona; non per scherzare, ma dovrebbe essere l'angelo custode di Dean Winchester, nato il 24 Gennaio. Ma essendo un Custode, non ha molto senso che lo abbia mandato contro Askeladd mettendolo seriamente in pericolo, quindi...questo arcangelo minore rimarrà senza nome.
    5) Askeladd urla che sta per uccidere il Tramite di Michele (l'avete capito che il generale era lui, vero?), Dean non sa di essere il suo Tramite, lo scoprirà solo all'inizio della quinta stagione, ma dato che stava cercando di sopravvivere, non ci ha fatto proprio caso. La stessa cosa vale per la conversazione con l'angelo biondo in bagno, lui gli dice che dovrà fare una scelta...questa scelta, che si rifiuta di dirgli quale sia, è quella se dire Sì a Michele....oppure No a Michele...l'angelo vuole fargli capire che crede in lui, qualunque sarà la sua scelta, sarà quella giusta. Significa che questo arcangelo minore non è affatto contento che i Sigilli vengano distrutti e che l'Apocalisse venga fatta scoppiare perché agli angeli va bene così. A lui no!
    C'è altro? No. Grazie per la pazienza, anche le Note sono state incredibilmente lunghe, come sono prolissa io, nessuno lo è!


    Edited by Jeena - 5/8/2020, 12:38
     
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