Family don't end with blood

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    Scoperta del mondo Soprannaturale

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    E' la prima che scrivo. Vediamo come va

    - Titolo Fan Fiction: FAMILY DON'T END WITH BLOOD
    - Nome/Nick autore: TRISKELL
    - Fandom: Supernatural
    - Timeline:"linea temporale". Presumibilmente la prima
    - Sommario: una ragazza appassionata di paranormale e affini non sa che ciò che ricerca è reale e si trova catapultata in una realtà che le cambia completamente la vita
    - Personaggi: Sam e Dean Winchester, personaggi originali, Altri della serie.
    - Spoiler: Nessuno
    - Disclaimer: I personaggi delle serie non mi appartengono. L’autore scrive senza alcuno scopo di lucro e non intende violare alcun copyright.


    Family don't end with Blood




    Capitolo uno



    Perchè scrivere un diario?
    Non lo so nemmeno io.
    Forse perchè da quando ho scelto di vivere come una cacciatrice professionista temo sempre di lasciare indietro qualcosa.
    Oh, Dio... cacciatrice professionista.... in fin dei conti non esistono cacciatori professionisti o cacciatori amatoriali. Esistono solo cacciatori. Cacciatori e basta.
    Dovrei presentarmi, anche se a rigor di logica chi leggerà questo diario, se mai lo leggerà, saprà esattamente che è il MIO diario.
    Comunque, tralasciando le cose logiche... beh, io sono Eirin O'Keefe e... sono irlandese.
    Ero ancora una bambina ma già mi affascinava il mondo di fate, leggende, folletti... d'altra parte essendo irlandese tutte quelle storie di miti, di arcobaleni e di leggende incantate è nel mio DNA.
    Sono nata in un paesino a nord di Dublino, non lontano dalle scogliere di Moher, dove ho passato l'infanzia tra i racconti tramandati dalla mia famiglia.
    La nonna spesso diceva che tra leggenda e realtà c'era un velo sottile che mai, noi uomini, avremmo dovuto attraversare, ma io ero talmente rapita da quelle storie che desideravo sapere, con tutto il cuore, dove finiva la leggenda e dove cominciava la realtà.
    Così decisi di dedicare la mia vita alla ricerca. Cercavo ogni traccia possibile che mi portasse una prova tangibile di quello che era diventato poi folklore.
    E dalle mie terre passai poi a quelle vicine: prima l'Europa, studiando soprattutto le leggende rumene e la storia di Dracula, poi quella dei vampiri. Studiai e ricercai notizie su tutto ciò che la gente definiva inspiegabile.
    Ma fu solo in America che trovai la vera strada da imboccare per appagare la mia curiosità.
    Fu a Salem. Ci andai non appena compii vent'anni. Il giorno del mio compleanno diedi un bacio alla nonna, salutai gli amici e mi imbarcai per quel paese che sembrava essere il punto focale di tutta la magia del mondo.
    Mi dissi: "se non trovo nulla lì, allora non esiste nulla".
    E lo trovai. Lo trovai davvero.
    Insieme a coloro che poi divennero miei compagni di viaggio. E che divisero e dividono con me ogni cosa su questa terra, sia essa normale o non.
    Già, perchè ci volle poco per me a passare da una realtà di fiaba e di leggende su carta a una realtà ben più seria e soffocante: quella di cacciatrice di mostri.
    *
    "Prego i visitatori di radunarsi all'ingresso, la visita inizierà tra pochi minuti".
    La guida sembrava impartire ordini come un militare. Non ho mai gradito molto i toni rudi degli americani, ma visto che ero in casa loro, beh... pensai, dovrò adeguarmi.
    Il museo, nonostante da fuori sembrasse una normalissima costruzione d'altri tempi, era piuttosto lugubre, ma d'altra parte era il museo delle streghe e non poteva essere diverso. La gente si aspettava un ambiente tetro e tetro doveva essere.
    Ero appena al mio terzo giorno su suolo americano e dopo qualche giorno da turista decisi di iniziare la mia ricerca proprio da Salem: il capitolo introduttivo doveva per forza iniziare dal più antico mistero che l'America avesse vissuto.
    Il gruppo era omogeneo: bambini urlanti (e puzzolenti) che strillavano ancor prima che la guida iniziasse a parlare, come se fossero sulle montagne russe di Disneyland, venivano trattenuti a stento da genitori, che ad ogni particolare raccontato meticolosamente sulla caccia alle streghe storcevano il naso. Mi sono sempre chiesta se mai avessero avuto idea di dove stavano portando i figli...
    ragazzi curiosi, che tra risatine e sottili prese in giro, ripetevano tra loro "tutte storie".
    Gente come me che invece era affascinata e cercava di comprendere ogni singolo gesto, parola, respiro di quei manichini che impersonavano la gente dell'epoca.
    E poi c'erano loro: due strani ragazzi, che ascoltando la guida (quasi con noncuranza) si aggiravano con uno strano aggeggio tra i vari reperti storici: scope, calderoni, vestiti, libri... pensai che di gente strana il mondo è davvero pieno, ma come loro... insomma, sembravano usciti da "Ghostbuster".
    "sono proprio dei nerd"... pensai.
    La visita proseguiva quasi senza intoppi. Una sala poi un'altra: la ricostruzione del vecchio villaggio di Salem, la casa di Tituba e la trattoria della povera Bridget Bishop, la prima donna giustiziata per stregoneria.
    Mi soffermai un po' nella stanza dove era stato ricostruito il tribunale e sui manichini che raffiguravano le ragazze accusatrici di quel lontano 1692, dove, consapevoli o no, le loro accuse, le loro isterie, portarono alla morte di diversa gente, presunta innocente.
    Avevo letto e studiato diverse storie a riguardo. Molte teorie diverse spiegavano come queste ragazze avessero potuto portare avanti una tale manifestazione di possessione tutte insieme. Nessuna mi ha mai convinto fino in fondo.
    Ero assorta nei miei pensieri quando mi accorsi che la guida era passata oltre e il gruppo era ormai sparito dalla mia vista. Solo quei due ragazzi strani erano rimasti nel tribunale, guardavano ed esaminavano tutto: i libri e i registri aperti sui tavoli, ma soprattutto si soffermarono sui manichini e uno in particolare sembrò attirare la loro attenzione: quello di Abigail Williams.
    Abigail, così spiegò la guida, fu la prima ragazza a puntare il dito su diversi innocenti di Salem e di conseguenza a condannarli a morte.
    I due ragazzi si avvicinarono al suo manichino, l'aggeggio che avevano in mano suonò ripetutamente con terribili rumori e parlottarono tra loro.
    Decisi così di avvicinarmi: potevano essere certamente invasati fanatici, ma forse potevano insegnarmi qualcosa che ancora ignoravo.
    "ehi".... dissi avvicinandomi, un po' titubante.
    "eeeehi"...
    fu il più piccolo a parlare. Cioè, il più piccolo di statura, benche' mi superasse in altezza di diverse spanne. Dimostrava non più di 25 - 26 anni. Capelli corti ma non troppo, una giacca di pelle e jeans semi-aderenti. Indubbiamente era un gran bel ragazzo e quando mi disse quel "eeeehi" con tono sornione e sfoderò il suo sorriso migliore, ammetto che arrosii un poco.
    il ragazzo più alto nascose l'oscuro oggetto sotto la giacca cercando di non farsi vedere.
    "E quello cosa sarebbe?"
    "oh, beh, ecco... niente di che, sai.... è...come dire...è...."
    "un aggeggio da nerd" sentenziai.
    I due si guardarono, poi si voltarono verso di me con uno sguardo di superficialità.
    "sì esatto".
    Senza aggiungere una parola uscirono dalla stanza.
    Mi sentii un po' in colpa. In fondo, anche io potevo essere considerata tale, chi ero per giudicare?
    Cercai di raggiungerli per scusarmi.
    "aspettate! mi dispiace non intendevo offendervi"
    Il più basso mi si avvicinò. "non preoccuparti, nessuna offesa. Piuttosto, tu sei...?.."
    "Oh... Eirin. Eirin O'Keefe"
    "sento dal nome e dalla tua pronuncia che non sei americana"
    "Irlandese. Da generazioni"
    "turismo?"
    "Silenzio! si può sapere cosa fate qui? Raggiungete immediatamente il gruppo, stanno aspettando solo voi"
    L'uomo, che probabilmente era il guardiano, ci redarguì con severità. A quanto pare il gruppo era rimasto bloccato proprio perchè noi tre eravamo rimasti indietro e molti visitatori si stavano spazientendo,visto che la loro unica motivazione era quella di arrivare il prima possibile non solo alla ricostruzione dell'albero sulla collina delle impiccagioni, ma soprattutto al negozio di souvenir.
    ci incamminammo per il corridoio. Sussurrando i ragazzi mi dissero: "Piacere di conoscerti, Eirin. Io sono Dean e lui è mio fratello Sam."
    Pensai alla strana usanza degli americani che avevo incontrato fino a quel momento. Generalmente nel presentarsi non usavano mai il cognome. Poco importava, alla fine della visita chi mai li avrebbe rivisti?
    **
    La visita terminò, come prevedibile, allo store del museo dove era possibile comprare tutti i gadgets immaginabili. In realtà mi chiesi come mai la gente viene a vedere questi posti e poi compra magliette dai colori sgargianti. Bisognerebbe rimanere in tema e comprare magliette scure. Decisi che il blu, il bianco e il celeste non erano per me, così optai per un'agendina color carne ma con un simpatico disegno in copertina raffigurante una strega sulla scopa e, ovviamente, il logo del museo.
    Mi dissi che l'avrei usata per annotare le mie scoperte, un pò come preludio delle mie nuove conoscenze.
    Non vidi i due ragazzi ma non ci feci molto caso. Eppure mi chiesi cosa avrebbero comprato... da quel poco che avevo conosciuto mi balenò in mente una sola cosa: niente. Mi parevano troppo concentrati su fatti paranormali per abbandonarsi a inutili cose. In effetti mi sentii un po' superficiale pure io ma... cavoli, ero al museo delle streghe... cos'altro potevo fare?
    Mentre ero in fila alla cassa sentii la persona dietro me che parlava di fatti strani accaduti proprio nel museo. Non capivo da dove provenissero quelle voci, ma secondo quella ragazza alcune persone erano sparite durante le visite, per poi essere ritrovate in stato confusionale sulla witch hill, la collina delle streghe, luogo delle esecuzioni.
    Non volevo intromettermi nel discorso, da quel punto di vista sono un po' timida, ma ascoltai attentamente: alcune guide sostenevano che a volte il numero delle ragazze a inizio visita era totalmente diverso da quello alla fine del percorso... nel senso che almeno una o due ragazze durante il tour sparivano. All'inizio nessuno ci faceva caso ma poi sui quotidiani apparse la notizia di almeno tre ragazze ritrovate sulla witch hill, confuse, balbettare cose a caso e in evidente stato di agitazione. Nessuna delle tre sapeva cosa fosse successo loro nei giorni precedenti; ricordavano solo di essere entrate al museo e di aver sentito una voce nella loro testa. Poi, il buio.
    Quando furono ritrovate e fu chiesto loro le generalità risposero che il loro nome era Abigail, Mercy e Betty. La cosa più strana è che i loro documenti riportavano invece nomi diversi: Susan, Ann e Jodi. Rimasi impressionata da quei dettagli: in effetti le ragazze dissero di chiamarsi con nomi ben precisi: erano quelli delle prime ragazze a puntare il dito contro le presunte streghe nel 1692.
    Cercai di ascoltare qualche dettaglio in più e nel frattempo, senza accorgermene, presi appunti sul libricino appena comprato. Beh… in realtà non l’avevo comprato: non ero ancora alla cassa per pagarlo. Con notevole disappunto dei guardiani dello shop, ovviamente. Mi scusai dicendo che era mia intenzione assoluta acquistarlo, così senza che me ne accorgessi, persi tempo e le persone che raccontavano questa storia sparirono dalla mia vista.
    Pagai in fretta, non presi nemmeno il resto e corsi fuori dal museo sperando di rintracciarle. Non avevo una scusa ancora pronta per attaccare bottone ma dovevo trovarle e parlarci, dovevo!
    Non mi accorsi di un gruppo di giovani che passando mi travolsero letteralmente, gettandomi a terra e facendomi cadere ogni cosa: agendina inclusa che, nella caduta, si aprì.
    “’Sta attenta, cazzo, per poco non cadevo!”
    Mi girai furibonda…. Pensai alla maleducazione di quel tipo. Eppure a cadere ero stata io!
    D’altra parte non potevo certo controbattere… la colpa era mia che ero uscita dal museo di corsa senza curarmi di chi fosse di passaggio in quel momento.
    “Ehi, stronzo! Non ti pare il caso di essere più gentile e magari aiutarla?”
    Mi girai e vidi Dean, lo strano tizio che con il fratello girava per il museo.
    Era seccato e quasi prese a pugni quei cafoni ma il fratello lo trattenne.
    “Lascia stare, aiutiamola noi.” Si chinò su di me: “Tutto bene? Niente di rotto?”
    “A parte il mio orgoglio, direi di no”.
    Le mie calze erano ormai andate; i buchi erano irreparabili e le mie ginocchia sanguinavano. Per non tralasciare il fatto che ero praticamente seduta per terra. La gonna alzata.
    Mi tenevo le mani, sbucciate anch'esse e cercai un fazzoletto nella borsa che recuperai poco più avanti.
    Sam, il ragazzo più alto, mi tese una mano e, cercando di togliermi polvere dai vestiti, lasciai che mi aiutasse ad alzarmi.
    Dean raccolse la mia agenda.
    “non perdi certo tempo, appena comprata e già la usi. Ti piace scrivere eh?”
    Vidi un'espressione titubante nei suoi occhi: sembrava stesse studiando attentamente le annotazioni che presi circa le tre ragazze e a dire il vero (con mio sommo imbarazzo) anche uno schizzo schematico sulla collina delle esecuzioni.
    Gliela strappai di mano.
    “non voglio essere scortese….ehm..” balbettai...
    “Dean”
    “Dean, giusto, ecco… non voglio essere scortese ma non mi piace che la gente legga cose mie. E poi non sono importanti”
    Dean sembrò sospettoso.
    “Hai ragione, che ne dici se per farmi perdonare ti offro un drink? Che so, una birra, un bloody mary…”
    Sam gli diede una gomitata: “Non farci caso Eirin, giusto? E’ un po’ goffo ma non sei obbligata ad ascoltarlo”
    “come sarebbe a dire, goffo? Ti faccio presente che io sono quello intelligente e se non fosse per me a quest’ora non saresti in grado nemmeno di allacciarti le scarpe”
    “Dean, non mi sembra il caso…”
    “E’ sempre il caso”
    “no, io non credo”
    “e invece sì, ti dico…”
    Scoppiai in una risata fragorosa.
    “Mi dispiace ragazzi ma non ho mai visto un tentativo di approccio così ridicolo in vita mia! Comunque grazie per l'aiuto. E' da poco che sono in America e ancora mi dimentico che non è un posto così tranquillo come il mio villaggio. Allora....beh.... ciao!"
    Mi incamminai dalla parte opposta. Ormai il tentativo di ritrovare quelle ragazze era chiaramente fallito, così decisi di rientrare al Bed and Brekfast dove alloggiavo. Forse la proprietaria poteva dirmi qualcosa su quelle misteriose sparizioni e ritrovamenti. Dovevo saperne di più.
    "Ti accompagno!"
    Mi girai e vidi Dean incamminarsi nella mia stessa direzione.
    "Dean, non occorre, grazie"
    "insisto".
    Sbuffai un po'. Non che la cosa mi desse particolarmente fastidio, tutt'altro.
    Anzi, quasi mi faceva piacere. Ma dovevo ricordare a me stessa che non ero in viaggio di piacere e non avevo bisogno di svaghi o stupide relazioni a intralciare le mie ricerche.
    "Va bene. Però tenete il passo, non voglio fare tardi!"
    Dean sembrò dubbioso, come spesso vidi in quei pochi istanti di conoscenza.
    "Tenete?"
    "Certo, tenete. Non mi farò accompagnare solo da te, non ti conosco e, per quanto ne so, potresti essere un tipo poco raccomandabile!"
    Sam rise: "non sai quanto!"
    Lo sguardo fulminante di Dean mi rilassò i nervi. Non so perchè ma quei ragazzi non sembravano nerd qualsiasi. Voglio dire: mi trovavo a mio agio e in fin dei conti pensai che forse qualche amico su suolo americano mi avrebbe fatto comodo. Meglio se appassionato di occulto come me.
    Lungo la strada mi chiesero dove ero alloggiata e come mai avessi scelto proprio quel Bed & Breafast.
    In realtà, dissi, avevo adorato quell'affittacamere fin dal primo momento: si trovava in una stradina secondaria, ornata a un lato da vecchie case: quelle di legno che si vedono nei film che parlano dei primi coloni. Molte colorate, altre nere, ma comunque affascinanti. Dalla finestra della mia camera si vedeva il vecchio cimitero di Salem. Certo, una persona normale non ne sarebbe stata entusiasta, ma capii subito il motivo per il quale quella camera era ancora libera. Pensai che fosse tutto merito della fortuna.
    Arrivati alla porta di Miss Annah, la proprietaria della casa, ci salutammo, ma non prima di aver promesso ai due ragazzi di cenare insieme quella stessa sera. Dean in particolar modo insistette molto. A dire la verità volevo solo entrare, farmi una doccia, medicarmi le ferite e parlare con Miss Annah, ma ... in fin dei conti mi avevano appena aiutato e lui aveva praticamente sfiorato una rissa per questo. Almeno una cena gliela dovevo.
    Ci demmo appuntamento al pub dietro l'angolo e dopo aver chiuso la porta dietro di me rimasi un po' a pensare come mai quei due ragazzi avevano attraversato così improvvisamente la mia strada.

    *
    "Meeeoooowww"
    Abbassai lo sguardo e vidi Cagliostro, il gatto nero di Miss Annah, farmi le fusa e strofinarsi contro le mie gambe.
    Chiamai la padrona un paio di volte ma non ricevendo risposta mi ricordai che quella mattina mi disse di dover passare a trovare una vecchia amica. Probabilmente non era ancora rientrata.
    Accarezzai un po' il gatto. Sorrisi. Ci conoscevamo solo da poco ma sembrava essersi affezionato a me e la cosa non mi dava fastidio. Avevo un debole per quella piccola palla di pelo.
    Salii le scale e mi diressi in camera per un bagno caldo.
    Il bed & breakfast era molto piccolo. Praticamente oltre alla camera della padrona di casa c'era la mia, una stanzetta vicino alle scale e niente altro.
    Tutta la casa, in effetti, era molto piccola: due piani più una soffitta e risaliva, se non ricordavo male, ai tempi della grande caccia alle streghe, anche se tutto l'arredamento ricordava vagamente i fasti dell'epoca vittoriana. Dalla porta d'ingresso (di legno e verniciata di bianco) si accedeva al corridoio, sul quale si affacciavano due stanze perennemente aperte. A destra c'era un piccolo salottino, arredato con un divano e due poltrone che ricordavano tempi ormai passati e di fronte c'era un caminetto sormontato da un meraviglioso dipinto che ritraeva la vecchia via principale di Salem. Al centro della stanza un tavolinetto in legno decorato si intonava a qualche vecchio mobile con preziosi servizi di porcellane.
    Ricordo che la prima sera io e Miss Annah ci mettemmo sul divano e mentre le raccontavo dell'Irlanda lei mi ascoltava sferruzzando con i suoi ferri da lana.
    Sulla sinistra invece si apriva la sala da pranzo: un classico tavolo di legno intagliato e ricoperto di una tovaglia lavorata all'uncinetto, un centrotavola composto da frutta finta e foglie dai colori autunnali. Qui i mobili riprendevano le linee classiche dei vecchi coloni. La cucina si apriva proprio dietro la sala da pranzo arredata da un tavolino con due sedie e il fornello. Nell'angolo vicino alla porta sul retro faceva la sua bella figura una stufa a legna. Non appena vidi quella vecchia stufa mi venne in mente mia nonna e le pietanze che ancora cuoceva lì sopra, a discapito del progresso e dell'avvento del fornello a gas!
    Le scale per il piano superiore erano esattamente difronte alla porta d'ingresso e portavano al pianerottolo occupato da una lunga libreria ricolma di libri ormai impolverati e che mi sarebbe piaciuto leggere, se ne avessi avuto il tempo. La camera di Miss Annah che non avevo mai visto era a sinistra, vicino ad una piccola porticina che si apriva su una stanzetta contenente oggetti ormai dimenticati da tutti. Sotto la scala, in perfetto stile americano, una piccola porta trasversale portava al seminterrato.
    Entrai nella mia camera, a destra del pianerottolo: nonostante le dimensioni ridotte della casa
    Miss Annah si era premurata di ricavare da una vecchia cabina armadio una specie di piccolo bagno privato. Piccolo, certo, ma aveva tutto quello che serve, compresa una vasca da bagno. Non era certo il bagno privato della regina ma... cavolo, avevo una camera con un bagno tutto mio, roba da ricchi.
    Entrata nella vasca ripensai alla giornata: il museo delle streghe, le ragazze scomparse e i miei due nuovi amici.
    Amici??? Dovevo essere impazzita! Li avevo appena conosciuti e di sicuro non era mia intenzione conoscerli meglio.
    Eppure quel pensiero mi turbò. Qualcosa mi diceva che non sarebbero usciti dalla mia vita tanto facilmente.
    Sospirai, dando la colpa di quel pensiero solo al fatto che quel giorno erano successe tante cose tutte insieme ed uscii dalla vasca.
    La stanza profumava delle essenze che avevo versato nell'acqua e per un istante mi sentii così rilassata e serena che quasi venni tentata dal pensiero di disdire la cena.
    Ma non volevo essere scortese e rozza. Insomma... il bon ton va sempre rispettato. Sono irlandese, non maleducata, eccheccavolo!
    Si era avvicinata l'ora fissata per la cena, così aprii il mio trolley e con un po' di rammarico mi ricordai di non aver preso nulla da mettere per occasioni come quella. Vero che non avrei mai pensato di ricevere un invito, ma non volevo nemmeno fare la figura della stracciona.
    Alla fine optai per un pantalone jeans nero, una maglietta più chiara con un'enorme gatto nero raffigurato e una scritta che mi imbarazzava un po', ma in quel momento era la cosa che più si avvicinava a un abbigliamento "decente" per una serata.

    Guardai l'orologio: le sette e trenta, e non avevo ancora sentito rientrare Miss Anna.
    "Speriamo non sia successo nulla".
    Presi la mia borsetta, il mio taccuino nuovo, chiusi la porta di casa e mi incamminai verso l'indirizzo del locale indicatomi da Dean, dove, a dir suo, servivano ottima cucina e birra prestigiosa


    "E' uno scherzo vero??" pensai non appena arrivai davanti al locale.
    Non sono una ragazza che segue sempre quello che si ripromette, ma su una cosa non ho mai avuto dubbi: evitare come la peste tutti quei locali, pub, ristoranti che dir si voglia, che hanno la presunzione di saperne più di te su certe cose. Credevo fosse una cosa da sfigati. O da vecchi. E io non ero vecchia e di sicuro nemmeno sfigata. O almeno lo speravo.
    Sentivo vacillare le mie stesse convinzioni, e per la prima volta andai contro un mio saldo principio morale: quella regola non doveva mai essere infranta. Quindi, un po' seccata e dispiaciuta per essermi appena inserita nella lista degli sfigati, entrai nel locale, passando proprio sotto l'insegna che riportava, in orribile calligrafia pseudo-celtica il nome : OLD DUBLIN IRISH PUB.

    Capitolo due



    Varcai la soglia dubbiosa e nel contempo incuriosita a quello che mi sarei trovata davanti. L'ingresso era diviso in un bivio: a sinistra c'era una porta a vetri, con mosaici colorati e a destra una porta uguale ma con un cartello che riportava la dicitura "camere libere". Evidentemente era una vecchia locanda che hanno poi pensato di adibire a pub. Perchè poi a pub irlandese, lo ignoravo. Entrai nel locale.
    "Eirin! siamo qua"
    Dean si sbracciava da un tavolo posto in un angolo, su di una specie di palchetto. Indubbiamente una zona meno rumorosa. C'erano pochi tavoli in realtà. Le pareti erano rivestite in legno e il bancone sembrava veramente antico. Sorrisi perchè mi venne in mente una vecchia immagine delle osterie celtiche. Forse non era così antico, ma la polvere sul mobilio di sicuro aveva la sua bella età.
    In mezzo alla stanza c'era uno spazio vuoto e alcune ragazze ballavano sulla musica tipica della nostra tradizione.
    "ciao ragazzi, scusate il ritardo"
    "Nessun problema. Cosa bevi?"
    Sfogliai il menù con un certo fastidio: guinness e piatti irlandesi. In realtà erano piatti comuni internazionali e di sicuro non avevano nulla a che fare con i nostri piatti tipici, anche se qualcosa forse si poteva anche salvare.
    "beh, devo dire che c'è una certa idea confusa in questo menù"
    Dean mi guardò perplesso
    "Confusa?"
    Cercai di non apparire maleducata.
    "beh, ecco... presumo abbiate scelto questo locale per me, e vi ringrazio. Davvero. Però i piatti irlandesi sono mischiati con quelli scozzesi" Risi.
    Sam mi toccò un braccio e i suoi occhi penetranti mi misero un pò a disagio.
    "Tu cosa ci consigli?"
    riflettei un attimo.
    "Allora,direi che se l'Irish Stew è fatto come dio comanda è da prendere"
    "bene allora" sentenziò Dean
    "Irish Stew e Guinness per tutti".
    La cameriera, con un assurdo abito folkloristico, prese l'ordine e cominciammo a mangiare e chiacchierare. Volevo saperne di più su quei ragazzi e sentivo che anche loro erano incuriositi in modo parecchio strano a me. Mi balenò nella testa, quasi accidentalmente, che forse anche loro non erano a Salem per semplice turismo. dovevo scoprire cosa li aveva portati lì.
    Nonostante questo avevo comunque intenzione di concentrarmi solo sul mistero di quelle ragazze.
    Era un pensiero fisso. Non so perchè, ma sentivo che qualcosa non andava e che dovevo assolutamente indagare.
    "Allora, Eireen, come mai in America?"
    Appoggiai il bicchiere e mi chiesi se avrei dovuto parlare sinceramente con quei ragazzi. Decisi che forse era il momento di scoprire se le mie sensazioni erano giuste.
    "Beh, dunque, vediamo... voglia di evadere da una routine .... fatta di... sì ecco.. "
    Dean bevve un sorso, appoggiò rumorosamente il bicchiere e mi guardò dritto negli occhi.
    "Sai, a volte - il più delle volte, a dire il vero - riconosco lontano un miglio chi dice una bugia."
    Lo guardai. Quel ragazzo, che inizialmente mi sembrava innoquo, si stava trasformando in un inquisitore che mi faceva paura. Cosa vuole da me? Pensavo...
    "Eireen, sei... una cacciatrice?"
    Guardai Sam con sguardo stupefatto. Come potevano pensare che io ... che io...
    "cosa?? E da cosa l'avreste dedotto?? Io... Io non uccido quei poveri animali!! Ma che domande sono?? Trovo che la carne sia un elemento base della nostra alimentazione ma... insomma... da dove diavolo arriva questa domanda?? "
    Sam e Dean si guardarono. Scoppiarono a ridere. Io ero incredula. Domande strane, risate, e... non ci capivo più niente.
    Dean bevve di nuovo.
    "No, senti Eireen, sul serio... non sai cosa è ...un cacciatore?"
    "Gli unici cacciatori che conosco sono uomini crudeli che per appagare il loro smisurato ego e la loro smisurata frustrazione di esseri totalmente inutili uccidono per divertimento o sport poveri esseri indifesi. Prendersela con gli animali... E' una cosa che mi fa inorridire!!"
    A questo punto era chiaro che stavamo parlando di due cose completamente diverse, perchè Sam divenne più serio "Intendo... cacciare i mostri".
    Ok, a quel punto ero davvero irrequieta. Questi due erano completamente pazzi. Dovevo fare qualcosa per concludere la serata o sarei diventata testimone oculare di un probabile omicido. Il mio, probabilmente. Magari questi erano serial killer e io... Oddio, non volevo nemmeno pensarci.
    "Eireen, ascolta, lascia perdere, è tutto uno scherzo.. ecco.... in realtà ho letto il tuo nuovo tacquino e... beh, ho pensato che fossi ... come dire... una cacciatr...no ecco, una... detective sul paranormale...Scusa, non volevamo spaventarti".
    Mi tranquillizzai un po'. Ma solo un po'.
    La serata proseguì e, forse complice la birra, mi rillassai al punto di dimenticare ciò che successe prima.
    "non hai risposto alla domanda, però. come mai in america?"
    Sam insisteva e io decisi di parlare più di quanto non avessi voluto. Cavolo, l'acool... fa sempre lo stesso effetto. Scioglie i cuori, le lingue, e ti caccia nei guai.
    "Beh, puoi scegliere tra diverse versioni. La mia: per inseguire la mia curiosità. Quella di mia nonna: per trovare il mio posto nel mondo. O quella di mio padre: per disonorare la famiglia e dimostrare quello che sono sempre stata: un'ingrata che non apprezza quello che la vita le ha dato".
    Presi un sorso della terza pinta ordinata. Poi mi persi per un istante nel mio silenzio.

    Mi ridestai solo quando Dean mi disse se volevo ballare.
    Rimasi sbigottita. Non lo immaginavo ballerino e invece mi prese per un braccio e mi trascino in mezzo al locale, muovendo le gambe in un finto movimento folk irlandese che non mi diede scampo: scoppiai a ridere e cercai di insegnargli qualche movimento del reel. Inutile dire che fu un fiasco totale, così ridendo tornammo a sederci.
    "Dean, onestamente, non immaginavo riuscissi a farmi ridere tanto"
    "Guarda Eireen, ti posso garantire che far ridere non è il mio unico pregio"
    Il suo sguardo ritornò al solito: ammaliatore di femmine.
    Forse arrossii per un istante, perchè Sam mi chiese subito se volessi bere altro.
    "no fin per carità, credo di aver già bevuto abbastanza!! E comunque... risponderò alla vostra domanda se voi rispondete a una mia domanda."
    "Spara" disse Dean mentre sorseggiava la sua ennesima Guinness
    I modi degli americani sono sempre molto diretti.
    "allora, io sono qui per studiare .... come dire... ecco... vi prego di non ridere ma... io credo molto nel soprannaturale e ... beh, ho girato parecchi posti per scoprire dove effettivamente finisce la realtà e inizia la fantasia. Sono convinta che ci sia davvero qualcosa oltre a noi e ... vorrei saperne di più.
    Ecco, ora potete ridere"
    Nonostante fossi convinta che anche quegli strani ragazzi la pensassero come me, mi vergognai un mondo. Per la prima volta. Non avevo mai avuto modo di riflettere su cosa la gente potesse pensare realmente mentre svolgevo le mie indagini private,ma con loro... era tutto diverso. Avevo davvero paura che potessero prendermi per pazza. Accidenti, forse mi stavo divertendo troppo. Dovevo rientrare nei ranghi...
    Sam mi scrutò, stava per chiedermi qualcosa ma la cameriera lo interruppe
    "Scusate, stiamo chiudendo. Potete pagare il conto alla cassa, per favore?"
    Ci alzammo, pagammo e uscimmo dal locale. In realtà offrirono tutto loro. A volte essere una ragazza ha i suoi vantaggi, a quanto pare!

    Il vicolo dove c'era il mio bed and breakfast non era certo noto a Salemper la sua illuminazione: scarsa, per non dire inesistente. Solo le piccole lanterne ai lati dei viali del cimitero lo illuminavano. Era una luce alquanto fioca e indubbiamente sinistra, ma rendeva l'atmosfera così magica che fin dalla prima sera pensai che fosse un segno del destino: un'appassionata di paranormale non poteva certo scegliere la via più frenetica e illuminata della città!!
    Arrivai davanti alla porta, insieme ai ragazzi, che instistettero per accompagnarmi. Ancora non sapevo se fidarmi di loro, ma era palese che per quanto il cervello mi aizzasse contro i demoni del dubbio il mio corpo e le mie parole agivano di volontà propria. O forse erano gli ormoni. Sicuramente era colpa delle birre bevute, ma sentirmi scortata da due ragazzi così affascintanti... beh, il cervello aveva decisamente perso su tutta la linea.
    "così è qui che alloggi. Carino"
    Dean si guardava intorno mentre Sam si perdeva in lunghe nozioni storiche e architettoniche del periodo in cui presumeva fosse stata costruita la casa.
    "certo che la visuale...." Dean mi guardò. Sapevo benissimo dove voleva arrivare a parare e sapevo perfettamente che non aveva lasciato perdere la questione del taccuino. Già.. i miei appunti. Mi tornò alla mente la storia della cacciatrice, così mi chiesi se davvero fosse uno scherzo quello che mi avevano detto. Vabè, la serata era finita, e dopo essere entrata in casa non li avrei più rivisti. O per lo meno così pensavo, quindi che problema c'era? Presi le chiavi e per istinto anche lo spray antiagressione regalatomi da Ryan - il mio migliore amico. Me lo regalò perchè secondo lui in America sono tutti pazzi o criminali. Oppure criminali pazzi. C'è differenza?
    Lo presi giusto per precauzione. Quanto ero paranoica a quel tempo, quando pensavo che le sole cose che potessero farmi del male avessero DNA umano....
    "Ragazzi, vi ringrazio. Mi sono divertita e la serata è stata molto piacevole. Ora però è meglio che vada, Miss Anna sarà preoccupata e domani sarà una giornata impegnativa....poi..."
    Sam sorrise
    "non devi giustificarti! ha fatto piacere anche a noi conoscerti. Se ti serve qualcosa, chiamaci."
    Mi passò un biglietto da visita, molto strano in realtà. Riportava solo il numero di cellulare con il nome "Sam e Dean". niente altro.
    Mi sarei immaginata un biglietto pieno di cose strane... di cose... da nerd, ecco.. invece....
    Quei ragazzi non facevano che stupirmi. Ma ormai non era più affar mio.
    "Allora, buonanotte".
    Non so perchè ma istintivamente abbracciai Sam e poi Dean, e mi chiusi la porta dietro le spalle.


    Accesi la luce delle scale e mi diressi in camera. La casa era avvolta nel più profondo silenzio. Indubbiamente avevo fatto un'ottima scelta: la viuzza era secondaria e non c'erano rumori di traffico o illuminazioni forti a disturbare le mie notti di sonno e riflessioni.
    Mi cambiai in fretta e mi infilai sotto le coperte. Ero davvero stanca, quella giornata era durata un'infinità e probabilmente risentivo ancora del fuso orario. Guardai l'orologio e vidi che dal saluto ai ragazzi al mio ingresso nel lettone non erano passati che dieci minuti.
    Così feci la cosa più stupida che una persona possa fare per dormire: cercare di non pensare.
    Infatti, non appena chiusi gli occhi cominciai a riflettere: il museo delle streghe, i due strani ragazzi e soprattutto le ragazze scomparse e riapparse in modo poco normale.
    Decisi che l'indomani sarei andata in biblioteca a fare qualche ricerca sui quotidiani locali e mentalmente stilai uno schema di tutte le mosse che avrei fatto per saperne di più. Mi giravo e rigiravo nel letto, cercando di prendere sonno quando sentii dei rumori fuori dalla porta.
    Il ticchettio di piccole unghiette sul legno e il miagolio non lasciavano spazio a dubbi: Casgliostro stava facend i capricci.
    Di solito, a quanto diceva Miss Annah, era solito dormire ai piedi del suo letto, quindi mi chiesi cosa ci facesse in corridoio a quell'ora. Forse senza volerlo la tenera vecchina lo aveva lasciato fuori dalla camera.
    "E va bene" mi dissi "Tanto non riesco ancora a dormire"
    E aprendo la porta sfoderai un gran sorriso.
    "sai che ho debole per te, cucciolo, stanotte puoi dormire da me".
    Il gatto rimase sulla soglia qualche secondo. Sembrava fosse intimorito e aveva un aria strana, quasi inquieta. Feci per prenderlo in braccio ma scappò fino al piano di sotto.
    La cosa mi indispettì non poco.
    "Cagliostro! Insomma, ti offro un letto e tu vuoi giocare???"
    Sbuffando lo vidi fermarsi ai piedi delle scale e aspettarmi. Mi venne il dubbio che volesse essere seguito.
    Guardai verso la camera di Miss Annah e mi chiesi se non fosse meglio svegliarla per dirle che il suo gatto era agitato e forse qualcosa lo turbava, ma pensai subito che forse nel cuore della notte la cara signora avrebbe potuto non essere così propensa alla dolcezza sempre dimostrata nelle ore diurne. Essere svelgiati per i capricci di un gatto potrebbe risvegliare anche nell'essere umano più docile manie omicide.
    A questo punto decisi di seguirlo.
    Si fermò davanti alla porta dello scantinato che cominciò a graffiare in modo che oserei definire quasi isterico.
    Interpretai questo gesto come un segno di stizza dovuta alla fame: era infatti nello scantinato che Miss Annah teneva le sue scatolette di cibo. Non mi soffermai a pensare come mai avesse così fame, di solito la sua padrona gli dava da mangiare alle otto in punto. Era ovvio che il peloso rompiscatole aveva solo voglia di fare i capricci.
    "Caglistro, accidenti!! Ma come? non hai mangiato a sufficienza prima? Uff... e va bene, aspetta"
    Decisi che la cosa migliore era farlo mangiare e poi tornarmene a letto.
    Mai avrei pensato che quello sarebbe stato l'inizio di un incubo.
    Aprii la porta e scesi le scale.
    Vidi una flebile luce tremolante in fondo alla scala, non sufficiente per illuminare tutti i gradini. Mi dissi che forse Miss Annah si era dimenticata di spegnere la seconda luce della stanza.
    Il seminterrato infatti era diviso in due stanze: la prima, appena in fondo alle scale si illuminava accendendo il primo interruttore subito a destra della porta. La seconda stanza era praticamente un piccolo angolo dietro la scala, dove la padrona di casa teneva delle scaffalature con le provviste alimentari, qualche vecchio esperimento di cucina e il cibo di Cagliostro. Quella luce si accendeva una volta scese le scale, tramite uno di quei vecchi interruttori anteguerra.
    Non so perchè non accesi la prima luce. Forse, pensai inconsciamente e distrattamente di fare prima lasciandola spenta e salendo poi "a memoria".
    Sapevo perfettamente in che scaffale erano le scatolette così prelibate del felino. Prima di arrivare allo scaffale, ai piedi della scala, però scivolai. Fu allora che mi dissi che forse la luce sarebbe stata l'idea più sensata. Cercai di rimettermi in piedi ma qualcosa di scivoloso e quasi vischioso mi teneva ancorata al pavimento. Scivolavo costantemente e solo con enorme fatica riuscii ad aggrapparmi al corrimano della scala e ad arrivare all'interruttore della luce.
    L'accesi e con mio grande orrore vidi le mie mani sporche di rosso.
    A dire il vero ero completamente ricoperta di questo strano liquido che sembrava sangue.
    Ebbi quasi un conato di vomito quando realizzai che quel liquido non sembrava sangue: lo era.
    Spaesata mi girai verso la stanza delle vettovaglie e da quella fioca luce e.... e... la vidi.
    Dio, era agghiacciante.
    In terra, nel punto più largo del pavimento, c'era lei, la povera Miss Annah, sdraiata sulla schiena.
    Le braccia e gambe erano divaricate: a ogni punto esterno delle estremità c'era una candela rossa e per terra, sotto il suo povero corpo, era disegnata una stella, o quello che sembrava esserlo. Il sangue non dava modo di distinguere esattamente cosa c'era sotto il corpo. Sangue, sangue ovunque....e il suo viso...Dio anche ora, a ripensarci, mi viene da gridare. non aveva più gli occhi, la bocca aperta in un ghigno di dolore. Il ventre mostrava esattamente quello che conteneva. Mi ricordava l'illustrazione di un libro di anatomia. Sembrava essere stata vuotata completamente, di organi e sangue!
    Pensieri sconnessi mi vorticavano in testa: volevo scappare, andarmene, dovevo chiamare la polizia, ma prima dovevo dare da mangiare a Cagliostro. No no no non potevo certo pensare a quello in un momento del genere. La polizia, sì... dovevo andare alla polizia. Però uscire in strada da sola... chi era stato? Era ancora in casa? Perchè? Cagliostro doveva mangiare... no poteva farlo dopo...
    Non ci capivo più niente. Mi avvicinai. Scivolai di nuovo e caddi appoggiando una mano su una gamba della donna.
    Miss Annah... la mia povera e gentile Miss Annah... in quel modo...
    ritrassi la mano, inorridita, mi toccai la faccia, sporcandomela... guardai Cagliostro, che nel frattempo si era avvicinato al povero corpo della sua padrona e leccava insistentemente le sue guance...
    Mi venne da vomitare... ma cominciai a gridare, solo gridare con quanto fiato avessi in corpo, e finalmente riuscii ad alzarmi e a scappare via.
    Ero finalmente arrivata alla porta del seminterrato, la spalancai e in quel momento vidi la porta di casa aprirsi con un gran fragore. Dean e Sam entrarono correndo.
    Sam mi afferrò, lo guardai in volto ma le lacrime mi appannavano la vista. Potei sentire solo un ordine impartito al fratello:
    "Dean, di sotto!"
    Mi voltai e vidi Dean, con una pistola in pugno, correre di sotto, dove c'era quell'orrore.
    "No, no no!!! tornate indietro... lì sotto.... lì.... oddio... io...io..."
    Sentii solo la voce di Dean imprecare prima di perdere i sensi.

    Quando riaprii gli occhi ero distesa in un letto. Non il mio, però.
    Sentivo delle voci in lontananza, così mi misi a sedere e notai che la stanza in cui ero mi era completamente sconosciuta. Stavo per gridare quando Dean e Sam si avvicinarono.
    "come stai?"
    "Dove sono?"
    "Nella nostra camera del motel. Abbiamo pensato che forse era meglio farti riposare fuori dalla casa dove... sì..ecco... hai capito".
    Non conoscevo molto bene Sam. Da quello che potevo capire però mi pareva fosse più sensibile di suo fratello. Il suo modo di fare, di parlare... erano gentili. Dean invece dava l'idea di avercela con il mondo intero e di non prendere mai nulla sul serio. L'avrei praticamente definito un tipo piuttosto superficiale.
    Pensai che questo potesse essere un argomento divertente di discussione con miss Annah.
    A questo pensiero, mi si ripresentò come un fulmine a ciel sereno tutta la scena del seminterrato.
    Mi strinsi nelle braccia e cominciai a tremare.
    "cosa..." presi un respiro profondo
    "cos'è successo?"
    Sam e Dean si scambiarono un occhiata, poi Dean si mise a sedere sul mio letto.
    "E' quello che vogliamo scoprire. Ci sono state cose troppo strane a Salem di recente, e credo che siano collegate. Quando eri a casa hai avvertito cali di tensione o strani odori, come di uova marce?"
    Lo guardai stupita.
    "Che razza di domande sono?" C'era un cadavere nel mio seminterrato, il cadavere della mia padrona di casa, sventrato, sangue ovunque, una scena tremenda e ... mi chiedeva se avevo sentito strani odori? Questo era tutto matto.
    "non so cosa c'entri con quello che è successo a... " non riuscii a trattenere un singhiozzo
    Sam mi prese le mani
    "Eirin è importante, non possiamo tralasciare nulla"
    Lo guardai
    "Ma voi... chi siete, veramente?"
    Ancora una volta si guardarono. Fu Dean a spiegare il reale motivo per cui si trovavano a Salem
    "Senti, forse per te è difficile da credere, o forse no, visto che a quanto pare ti interessi di paranormale ma... noi siamo cacciatori. Cacciamo mostri. Sono reali"
    Ancora una volta mi domandai se fossero davvero innoqui o se non fossi finita nella rete di due depravati serial killer.
    "Come scusa?"
    "vampiri, zombie, licantropi, demoni... tutto vero. E noi li cacciamo e li eliminiamo"
    Calò il silenzio. Un silenzio in cui cercai di riflettere su questa sconvolgente rivelazione. Non volevo crederci ma in effetti le mie ricerche ogni tanto mi avevano portato ad avere dei dubbi sulle creature della notte e poi ricordai la serata al pub con i ragazzi. Va bene, avevo deciso di fidarmi.
    "Vuoi dirmi che sai cosa è successo a Miss Annah?"
    "Non ancora, ma siamo convinti che ci sia un legame con la scomparsa e il ritrovamento delle ragazze di Salem. Stavi indagando anche tu, dico bene?"
    Arrossii. Non capivo il perchè ma ad un tratto mi sentivo una vera stupida.
    "Sì, beh... non avrei mai pensato di ritrovarmi a scivolare sopra un cadavere, per dirla tutta"
    Sam si schiarì la voce.
    "Mi dispiace per Miss Annah. E' per evitare che capiti la stessa cosa ad altre persone che dobbiamo risolvere questo caso. Ti ha detto niente di strano prima di stasera?"
    Riflettei.
    "hmmm.. no direi che era la solita Miss Annah. In realtà oggi non l'ho vista, so che doveva andare a fare visita a una vicina per le solite chiacchiere. Però a pensarci bene ieri mattina mi ha detto una cosa strana. Io ero in cucina a lavare i piatti della colazione quando Miss Annah ha risposto al telefono. La sentii sussurrare qualche cosa, ma non so cosa. Poi, prima di riappendere, l'ho sentita dire che certe persone non sanno quello che fanno e che i giovani dovrebbero imparare ad avere pazienza. Ha detto anche qualcosa circa la nipote di una signora ma poi ha riattaccato ed è venuta in cucina."
    Dean si accigliò
    "Quindi? Sai per caso chi era al telefono o il nome della nipote?"
    "No mi spiace, mi ha solo detto che il giorno dopo sarebbe stata fuori tutto il giorno e che avrei dovuto pensare al pranzo di Cagliostro ...e..."
    "E?"
    "la cosa strana è questa. Mi ha detto: se va tutto bene ci rivediamo per il tardo pomeriggio. E' quel se va tutto bene che mi ha fatto pensare, ma siccome sono da lei solo da pochi giorni pensavo fosse un suo modo di fare. E se invece fosse andata diversamente? Se fosse stata in pericolo e lo sapesse?"
    Sam mi guardò con sguardo dolce e pieno di empatia.
    "Tranquilla, scopriremo chi le ha fatto questo. Ricordi il nome dell'amica dove doveva andare?"
    Ci pensai un po'
    "non so penso mi abbia detto Sheridan...o Sullivan.. non mi ricordo. Scusate"
    "Nessun problema, non preoccuparti.. lo scopriremo".
    Si alzarono e andarono al tavolino della stanza. Dean cominciò a sfogliare l'elenco del telefono mentre Sam picchiettava sui tasti del computer.
    "Così... è questo che fate" dissi, alzandomi e avvicinandomi a loro
    "Siete giustizieri della notte, in un certo senso? Cioè....davvero combattete i mostri?"
    "Esatto."
    "Da quanto?"
    Dean sospirò "da tutta la vita. Praticamente da quando è nato Sammy. Affari di famiglia"
    Ero sconvolta. Un bambino che prima ancora di imparare a parlare impara che i mostri sono reali...
    E' devastante. Certo, anche mia nonna mi raccontava delle leggende della nostra terra, dei folletti, dei troll, della terra di Tir nan og ma... erano favole!!!
    "e non avete paura?"
    Dean assunse la sua solita aria da bullo
    "nahh... come dice Sammy, se sanguinano, posso ucciderli" e si mise a ridere.
    A me dava i brividi.
    "Ok...quindi... pensate che quello che è successo alla povera Miss Annah sia da imputare ai mostri?"
    "Probabilmente"
    "Va bene...e... come facciamo a scoprire cosa è stato e soprattutto come lo fermiamo?"
    Dean e Sam si guardarono. Ancora.
    "Noi? no no no Eirin, tu ora te ne vai in hotel o prendi una stanza qui, e al resto pensiamo noi"
    Mi sentii offesa.
    "Non se ne parla nemmeno. Intanto devo badare a Cagliostro e poi chiunque sia stato ha fatto l'errore di uccidere la mia cara Miss Annah, la persona più dolce che abbia mai conosciuto (dopo mia nonna), in quel modo orribile. Ho paura. Davvero, ma ho fatto la scelta di scoprire il soprannaturale e non ci penso minimamente a tornare indietro!"
    Sinceramente, ancora oggi non so come abbia fatto a dire quelle cose. Me la stavo facendo sotto.
    "Eirin, non è una bella vita, credimi. Potresti morire"
    Sgranai gli occhi. Scrivere di fantasmi o cercare indizi sull'al di là era una cosa ma finire ammazzata per questo... era decisamente stupido. Molto stupido. Il mio cervello cercava di inviarmi segnali di razionalizzazione, ma purtroppo sono sempre stata famosa per le mie scelte avventate. E sbagliate.
    "non esiste. Io vi aiuto. Ma voi cercate di non farmi ammazzare, se fosse possibile vorrei terminare il mio viaggio a Salem senza avere una lapide nel cimitero locale."
    Dean e Sam scoppiarono a ridere
    "Non te lo consigliamo, davvero. Ma se vuoi potrai aiutarci con qualche ricerca"
    Annuii e chiesi a Sam da dove potevo iniziare.
    "Trova l'amica di Miss Annah. E scopri tutto quello che puoi sul loro rapporto".
    Uscii dal motel per rientrare a casa. Forse avrei trovato qualcosa negli effetti personali della poveretta.
    Lungo il tragitto una folata di vento mi fece rabbrividire. Pensai che forse non avevo fatto la scelta più intelligente di questo mondo, ma ormai ero in gioco e non potevo tirarmi indietro. Lo dovevo a me stessa, alla povera Miss Annah e, ovviamente, a Cagliostro.
    **
    Entrai in casa proprio quando il grande pendolo ai piedi della scala battè le 4.
    Le 4 del mattino. Pensai che in circostanze normali a quell'ora sarei stata a letto a sognare e rilassarmi. Ma quella notte non era come tutte le altre.
    Mi sedetti sul divano e presi la testa tra le mani. Quante cose, quante orribili cose erano successe. Pensai che come prima visita nel nuovo mondo poteva sicuramente andare meglio e pensai che forse sarebbe stata una bella idea salire sul primo aereo e tornarmene a Killary Harbour, da mia nonna.
    Ma poi cosa le avrei detto? Mi sarei sentita come una fallita. Avevo intrapreso questo viaggio per cercare me stessa e alla prima difficoltà sarei corsa tra le braccia di nonna. No, non dovevo farlo.
    Certo quello che era successo avrebbe scosso chiunque ma più ci pensavo e più mi convincevo che era mio dovere scoprire cosa aveva ucciso la povera Miss Annah.
    Cominciai a piangere. Era come un brutto sogno. Un incubo da cui avrei voluto risvegliarmi.
    Ad un certo punto sentii Cagliostro miagolare e strusciarsi contro le mie gambe.
    Poverino, era rimasto solo. Non potevo certo portarlo con me ma mi ripromisi di trovargli una sistemazione adeguata, per quanto possibile.
    "Tesoro... credo che tu abbia diritto ad una porzione extra di pappa"
    Mi alzai per andare a prendergli una scatoletta, quando mi ricordai del seminterrato e mi bloccai sulla porta. Non avevo nessuna intenzione di tornare là sotto e vedere quello strazio.
    Mi chiedevo come avremmo fatto a nascondere tutto questo alla polizia.
    Decisi di andare in cucina
    "Stamattina colazione d'élite per te, piccolo mio ".
    Presi dal frigo una grossa bistecca di manzo. So che Miss Annah l'aveva conservata per una cena speciale che avrebbe fatto quando sarei partita, ma al momento era l'unica cosa che potevo dare al micetto.
    "Credo che Miss Annah non avrà di che lamentarsi".
    Recitai una preghiera nell'antica religione dei miei antenati. Non sono molto credente ma mi sentivo in dovere di scusarmi con la povera defunta, cucinai la bistecca e la diedi a Cagliostro, che sembrò gradire il diversivo.
    Osservandolo mangiare mi resi conto che avrei dovuto iniziare le ricerche richieste da Sam. La cosa mi elettrizzava e inquietava allo stesso tempo: mi sembrava di essere una supereroina che doveva scovare i malvagi ma nello stesso tempo non avevo idea da dove partire. Provai a frugare in qualche cassetto. A parte vecchie carte da gioco, appunti sui conti della spesa e oggetti di cui non conoscevo l'origine non trovai molto.
    Poi mi venne in mente che Miss Annah, refrattaria a qualsiasi forma di tecnologia, potesse avere qualche agenda dove appuntava le cose più importanti.
    Trovai una rubrica nel cassetto del suo comodino.
    Sfogliai le pagine e vidi che alla lettera "S" c'era un solo numero: "Sullivan E."
    Era forse questa l'amica che era andata a trovare?
    Non sapevo che fare, che dire, ma istintivamente composi il numero di telefono.
    Squillò a vuoto un paio di volte
    "...pronto...?"
    La voce dall'altro capo del telefono sembrava assonnata. Guardai l'orologio: le 7 del mattino.
    Dovevo pensare in fretta... molto in fretta...
    "Annah...sei tu?"
    Rabbrividii al pensiero di essere smascherata. Mi sentivo come un bambino colto in flagrante con le mani nella marmellata.
    "Ah... no... ecco... mi scusi, mi chiamo Eirin. Eirin O'Keef"
    "E' successo qualcosa?"
    Ok, ora ero in panico. Come giustificare quella chiamata? Come non allarmare una tenera vecchietta?
    Agii d'impulso
    " sono l'affittuaria di Miss Annah....io.. non la vedo da ieri e vorrei sapere ..se... ecco... sì, insomma... se era rimasta da lei"
    Mi morsi la lingua. Che cosa assurda avevo appena detto? Rimasta da lei? Come due adolescenti che fanno un pigiama party????
    Stranamente, la voce dall'altra parte dell'apparecchio sembrò calma
    "No cara, sei sicura che non sia rientrata?"
    in quel momento sentii un calore intenso. La testa cominciò a girare e...mi sembrò che la stanza cominciasse a essere .... diversa.
    Insomma, come quando ti sbronzi.
    "Io.. sì, chiedo scusa, l'ho vista rientrare poco fa. Mi scusi per il disturbo"
    "Di nulla mia cara. Salutami Annah" e riattaccò.
    Non potevo crederci. In quel momento ero davvero convinta di averla sentita rientrare. Cosa era successo? E perchè la voce di quella donna mi aveva stordito?

    Abbassai la cornetta del telefono e istintivamente cominciai a girare per casa cautamente: era entrato qualcuno, lo sentivo. Entrai in cucina per chiudere a chiave la porta del retro e decisi di prendere la prima arma da difesa che mi si parò davanti: un apriscatole. Lo guardai e mi dissi che non era proprio una gran scelta ma nel dubbio avrei potuto tirarlo e ... beh, un po' di male lo avrebbe fatto.
    Entrai in salotto: nessuno. Eppure l'atmosfera era così tesa... sentivo freddo, troppo per essere in una casa abitata e ben riscaldata. Mi sentivo inquieta. Mi sentivo comunque osservata e mi venne in mente una storia che la nonna mi raccontò da bambina: la leggenda della Dea Morrigan, dea delle tenebre, che perseguitava le sacerdotesse della luce sotto forma di corvo e le studiava nel profondo per farne le proprie servitrici.
    "Sciocchezze!" mi dissi
    "primo, è una leggenda. Secondo, non sono una sacerdotessa"
    Chiamai a raccolta i miei antenati e promisi loro che se mai me la sarei cavata avrei fatto di tutto per onorare la loro memoria. Beh, quasi tutto, si intende...non avevo certo intenzione di tornarmene a casa. O Forse sì?
    Stabilii mentalmente che avrei preparato un banchetto speciale per Samahin ogni anno. Dopotutto, mangiare mette sempre tutti d'accordo.
    Ok, stavo impazzendo, lo ammetto, ma nonostante io mi sia sempre definita una persona coraggiosa, in realtà in quel momento sapevo di non esserlo per niente.
    La mia ricerca non mi condusse a nulla. La casa era vuota. Completamente. Solo Cagliostro mangiava di gusto ed emetteva fusa di risonanza epocale.
    "Va bene Eirin, credo che tu possa per ora andare a dormire un po'"
    E così feci. Salii in camera un po' intimorita. Pensavo che non sarei riuscita a chiudere occhio, invece, non appena toccai il cuscino, mi addormentai come un bambino, cullata dalle fusa del gatto (salito per dormire comodamente sul mio letto) e dal pensiero che prima o poi tutto questo sarebbe finito e sarei ritornata da mia nonna orgogliosa del mio operato.
    Fui svegiata dal suono fastidioso e monotono della sveglia che avevo puntato la mattina prima.
    Mi stropicciai gli occhi.
    "Acc... ma che diavolo.... uff... la sveglia!"
    Guardai l'orologio del pendolo: le sette in punto
    "Ma chi cavolo va in vacanza e punta una sveglia alle sette???? Avrei dovuto spegnerla ieri... cioè oggi... E va bene... tanto ormai la nottata è persa".
    Spensi l'odioso marchingegno e mi alzai. Cagliostro scese di sotto.
    Ero quasi arrivata al bagno quando un brivido mi attraversò il corpo e mi sentii raggelare.
    Era lo stesso brivido che avevo sentito poche ore prima ed ero sicura non fosse una coincidenza.
    Nei miei studi mi è capitato spesso di leggere come la temperatura calasse quando nelle vicinanze è presente un fantasma, ma solo in quel momento presi in considerazione l'ipotesi che forse Miss Annah era lì con me.
    Come stordita cominciai a parlarle.
    "miss Annah... è Lei non è vero?? mi dispiace tanto... se avessi potuto fare qualcosa... mi creda... io..."
    In quel momento mi assalì un senso di inquietudine. Era lo spirito di Miss Annah che era arrabbiato o... c'era qualcun altro nella casa?
    Mi lavai la faccia con l'acqua fredda, mi diedi una rinfrescata e scesi le scale.
    L'atmosfera era strana. Tutto sembrava immobile e congelato. Cagliostro era sul divano intento nel suo lavaggio quotidiano, sul tavolo c'erano gli avanzi della sua bistecca. Poi vidi che la porta del sottoscala, che ero sicura di aver chiuso, era aperta.
    Mi si gelò il sangue nelle vene. Allora qualcuno era davvero entrato!
    Presi uno degli ombrelli vicino alla porta di ingresso e mi diressi verso il seminterrato. La mia anima era paralizzata dalla paura, ma il mio corpo era di tutt'altro avviso: dovevo scendere e vedere chi si nascondeva. Razionalmente sapevo che quella era una pessima idea ma... cosa potevo fare?
    Poi, un lampo di genio: telefonare ai ragazzi. Composi il numero sul cellulare proprio mentre ero quasi all'altezza della porticina dello scantinato quando sentii uno squillo e rumore di passi che, correndo, salivano le scale.
    Ora ero davvero terrorizzata così cominciai a muovere compulsivamente l'ombrello avanti e indietro tenendo gli occhi chiusi e pregando, al solito, i miei antenati facendo voti che probabilmente non avrei mai rispettato.
    "Ehi... Ahi.. no aspetta! Eireen, ...ferma..."
    Aprii gli occhi e Dean era lì, con una ferita sulla fronte e le mani che cercavano di fermare l'ombrello.
    "Dean!! " sgranai gli occhi
    "Ma che accidente ci fai qui???? Mi hai spaventato a morte, deficiente!"
    "sì beh, scusa tanto. Tu mi hai quasi cavato un occhio!"
    "Te lo saresti meritato, idiota!"
    "Siamo in vena di complimenti, vedo"
    Mi resi conto solo allora che la mia maschera di ragazza bene educata era miseramente caduta.
    "Cos... hai ragione, scusa, ma credevo che quell'assassino fosse di nuovo entrato e..."
    "Se così fosse stato, un ombrello non ti sarebbe certo servito". A parlare fu Sam, che salì le scale lentamente con fare sicuro.
    "Hai ragione" continuò.
    "Avremmo dovuto chiamarti ma meno vedi quello che facciamo, meglio è per te"
    "Cioè?" mi venne un dubbio. Spostai Dean con una gomitata, passai intorno a Sam e scesi nello scantinato. Vidi il punto esatto in cui la notte prima era sdraiato il povero corpo martoriato di Miss Annah: non c'era più. Non c'era più niente.. tutto pulito, come fosse stato solo un brutto sogno.
    Guardai i ragazzi "E'...è opera vostra?"
    "Eireen, quando si tratta di soprannaturale, meno tracce si lasciano, meglio è."
    Sam si avvicinò e mi mise una mano sulla spalla.
    Mi scostai e andai esattamente nel punto dove, pur essendo tutto pulito e lucido, mi sembrava di vedere ancora quel lago di sangue. Mi inginocchiai e sospirai. "Perdonami, Ryan. Ora capisco"
    "Come?"
    mi voltai verso Dean.
    "niente, pensavo ad alta voce. Quindi, ora che facciamo?"
     
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    Good Girls go to Heaven, Bad Girls go Hunting with Dean!

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    Allora, comincio subito con il dirti che la storia mi interessa, la trovo abbastanza intrigante, vorrei davvero capire chi, o meglio, cosa ha ucciso la povera Miss Annah; sarebbe GANZO se fosse stata davvero Morrigan del popolo Túatha Dé Danann, essendo una divinità irlandese associata alla guerra, alla morte e al fato, sarebbe una caccia degna dei fratelli Winchester. Ma forse vorrai stupirci con qualcosa di più? Vedremo.
    Su Eirin direi che, al momento, sembra più una "Donna di Lettere". :D Gli Uomini di Lettere, o Letterati, prima di cacciare passavano il tempo a STUDIARE il paranormale, ed Eirin è proprio quello che sta facendo, STUDIA. Ma se poi diventerà una cacciatrice, bè, conoscere i mostri che devi affrontare è sempre importante!
    C'è solo un piccolo errore (a parte qualche parola non scritta bene, ma non temere, io ho scritto cose grammaticali da far accapponare la pelle): quando Eirin ha telefonato all'amica della povera Miss Annah hai scritto che erano le 7 del mattino. Poi è andata a dormire e si è risvegliata alle 7 in punto. Dunque, o Eirin ha dormito per ben 24 ore a causa del forte shock, permettendo ai Bros di ripulire tutto con calma, oppure la telefonata è avvenuta prima? Diciamo le 4 o le 5?!?
    Continua così, mi raccomando, mai lasciare una storia incompleta.
     
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1 replies since 10/11/2020, 19:33   45 views
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